mercoledì 12 febbraio 2014

IL FISCO. EUROTASSA/PRELIEVI. SCADENZA. BUSTA PAGA E PENSIONI DI MARZO SARANNO PIU’ LEGGERE PER LA PRIMA RATA DEL CONTRIBUTO UME . QUALI ADEMPIMENTI PER AUTONOMI E ALTRI REDDITI LO STIPENDIO ENTRA IN EUROPA. - Cesare Rietto

DOPO averne sentito parlare a lungo, con gli stipendi e le pensioni in pagamento a marzo molti contribuenti vedranno gli effetti del contributo per l’Europa .
E’ proprio in questa settimana che i sostituti d’imposta inizieranno a trattenere la prima delle 9 rate del contributo dovuto in base ai redditi di lavoro dipendente corrisposti nel ’96.
Non sara’ una vera sorpresa perche’ l’importo della ritenuta mensile (da marzo a novembre) era facilmente calcolabile.
DISPOSIZIONI Metodi di calcolo, dichiarazione e versamento del contributo per l’Europa erano stati pensati in modo da ridurre al minimo gli adempimenti.
La linearita’ delle disposizioni si e’ pero’ scontrata con la complessita’ storica del sistema fiscale, determinando cosi’ diversi termini e modalita’ di versamento, necessita’ di calcoli, riconteggi, rimborsi, compensazioni e versamenti integrativi, versamenti cumulativi annuali o sostitutivi delle ritenute non effettuate dal sostituto d’imposta.
A FINE ANNO Ma, ben peggio, e’ che il nuovo gioco del contributo per l’Europa non potra’ dirsi definitivo sino al 15 dicembre ’97.
In alcuni casi il comportamento del contribuente variera’ in relazione al rapporto con il sostituto d’imposta, e cioe’ alla continuita’ del legame e all’entita’ delle somme erogate.
Non e’ il caso di allarmarsi in quanto, nella maggior parte dei casi, dipendenti e pensionati non dovranno fare nulla: soltanto subire le ritenute effettuate dal loro sostituto d’imposta.
MODALITA’ DI CALCOLO L’addizionale per l’Europa e’ calcolata sul reddito del ’96 e cioe’ in base al reddito imponibile indicato sul modello 101 o 201, o quello risultante dal prossimo 730 o 740.
Ed ecco la prima eccezione: la base imponibile puo’ essere diversa per i contribuenti che nel corso del ’96 hanno incassato dividendi non assoggettati a cedolare secca.
In questo caso l’importo su cui calcolare l’Eurotassa e’ al netto del credito d’imposta spettante sui dividendi incassati.
LIQUIDAZIONI Resteranno esclusi dal contributo i redditi soggetti a tassazione separata (liquidazioni, arretrati di lavoro dipendente, plusvalenze su cessioni di aree fabbricabili), i redditi soggetti a imposta sostitutiva (plusvalenze su cessione di quote sociali ecc.
) e i redditi assoggettati a ritenuta a titolo d’imposta (interessi sui titoli pubblici, obbligazioni ecc).
COME PER L’IRPEF Il criterio per calcolare il contributo e’ simile a quello dell’Irpef in quanto anche in questo caso abbiamo aliquote progressive per scaglioni e il riconoscimento di alcune detrazioni.
Determinata la base imponibile, costituita dal reddito complessivo diminuito degli oneri deducibili, occorrera’ calcolare il contributo lordo applicando le seguenti aliquote: _ nulla sino a 7.
200.
000 _ oltre tale importo e sino a 20.
000.
000 l’1% _ da 20 a 50 milioni l’1, 5% _ da 50 a 100 milioni il 2,5% _ per i redditi superiori a 100 milioni il 3,5%.
Il contributo lordo indicato dai sostituti d’imposta nei modelli 101 e 201 e’ stato determinato applicando queste aliquote al reddito imponibile indicato nella casella 1 dello stesso modello.
DETRAZIONI Per ridurre il carico fiscale sono state previste alcune detrazioni: 80.
000 per tutti i contribuenti.
Per i titolari di reddito di lavoro dipendente o di pensione un’ulteriore detrazione di 100.
000 lire.
L’incremento della detrazione compete in proporzione al periodo di lavoro o pensione nel corso del ’96.
In pratica, si ha diritto a una detrazione di 8333 lire per ogni mese o di circa 273,224 per ciascun giorno lavorato.
FAMIGLIARI A CARICO Sono previste detrazioni soggettive per i familiari a carico: 40.
000 lire per il coniuge e per gli altri familiari conviventi e lire 20.
00 per ciascun figlio.
Se il coniuge e’ a carico o manca, la detrazione per ciascun figlio raddoppia e spettera’ pertanto nella misura piena di 40.
00 lire.
Ricordiamo che sono considerati familiari a carico i soggetti che nel ’96 hanno avuto un reddito complessivo non superiore a 5.
500.
000 lire.
La detrazione dovra’ essere ragguagliata ai mesi per i quali competono le detrazioni.
Esempio: per un figlio nato il 12/7/96, la detrazione compete per 6 mesi mentre per un figlio nato il 30/12/96 la detrazione compete per un mese.
PARI IMPORTO In generale il contributo per l’Europa sara’ versato con le stesse scadenze previste per l’Irpef e cioe’ in due rate di pari importo nei mesi di maggio e novembre ’97.
In realta’, poiche’ la maggioranza dei contribuenti percepisce pensioni o redditi di lavoro dipendente non e’ cosi’.
Come accade per l’Irpef, il sostituto d’imposta (datore di lavoro o ente pensionistico) tratterra’ una parte del contributo, calcolato sui redditi di lavoro da lui corrisposti nel ’96, in 9 rate sui compensi dei mesi da marzo a novembre ’97.
DIPENDENTI Chi ha solo redditi di lavoro dipendente corrisposti o certificati da un solo datore di lavoro vedra’ detrarsi automaticamente l’importo dovuto e non sara’ obbligato a ulteriori adempimenti.
Se pero’ si hanno altri redditi (fabbricati, capitale ecc.
) o piu’ redditi di lavoro dipendente o oneri deducibili da far valere, l’importo trattenuto potrebbe essere minore o maggiore di quanto effettivamente dovuto.
Se l’importo dovuto e’ maggiore di quello trattenuto dal datore di lavoro, per chi ha presentato il 730, la maggior imposta dovuta e’ trattenuta dal datore di lavoro in due rate nei mesi di giugno e novembre.
Per chi presenta il 740, la differenza deve essere versata con delega bancaria in due rate, a maggio e novembre.
I CREDITI Qualora l’importo trattenuto sia superiore al dovuto, per chi presenta: _ il 730 il rimborso avverra’ automaticamente a giugno _ il 740 si presentano due possibilita’: compensare il credito con l’Irpef dovuta (anche in acconto) o chiederne il rimborso.
CASI PARTICOLARI Nella determinazione delle somme da versare a saldo o da compensare o chiedere a rimborso si parte dal presupposto che il sostituto d’imposta effettui tutte le ritenute calcolate sul reddito di lavoro dipendente del ’96.
Puo’ accadere che il sostituto d’imposta non possa effettuare le ritenute previste perche’, ad esempio, viene interrotto il rapporto di lavoro o perche’ stipendio o pensione sono di importo troppo basso.
NUOVO DATORE DI LAVORO Se si interrompe il rapporto di lavoro a gennaio o febbraio, si presentano due possibilita’: a) comunicare entro lo scorso 28/2/97 al nuovo datore di lavoro l’importo dell’Eurotassa indicata sul modello 101 e chiedere che il nuovo sostituto d’imposta trattenga l’importo in 9 rate, da marzo a novembre b) provvedere alla liquidazione dell’Eurotassa dovuta con il 730 o il 740 senza tener conto delle trattenute indicate sul modello 101 del vecchio datore di lavoro.
Per chi presenta il 730 le somme saranno trattenute dal nuovo datore di lavoro mentre chi presenta il 740 dovra’ versare autonomamente la somma dovuta in due rate, a maggio e novembre.
A MARZO Per chi cambia datore di lavoro a marzo si presentano due possibilita’: a) comunicare al nuovo datore di lavoro gli importi non ancora trattenuti b) versare autonomamente le somme non trattenute entro il 15/12/97.
L’importo non trattenuto sara’ indicato nelle annotazioni dei modelli 101 rilasciati nel corso del ’97 per i redditi erogati dai sostituti d’imposta nello stesso anno.
LICENZIATI Chi, a marzo, rimane senza lavoro o si licenzia per iniziare un’attivita’ autonoma, dovra’ versare le somme non ancora trattenute dal datore di lavoro entro il 15/12/97.
Chi ha solo redditi diversi da quelli di lavoro dipendente calcolera’ il contributo sui redditi del ’96 compilando il 740 e versera’ quanto dovuto suddiviso in due rate, a maggio e novembre ’97.
COLF E PORTIERI Collaboratrici domestiche, autisti, giardinieri, custodi e portieri alle dipendenze di privati e condomini, anche se sono a tutti gli effetti dipendenti, non subiscono ne’ ritenute Irpef ne’ quelle dell’Eurotassa e sono pertanto tenuti a presentare il 740 e a versare tutta l’Eurotassa dovuta in 2 rate, a maggio e novembre.
VERSAMENTI Le somme dovute saranno versate con le stesse modalita’ dell’Irpef (modulo arancio per titolari di conto fiscale e modulo azzurro per gli altri soggetti).
La rata in scadenza a maggio potra’ essere versata fino al 20 giugno con una maggiorazione dello 0,5%.
Il codice tributo da indicare per l’autoliquidazione e’ il 4996 – Contributo straordinario per l’Europa – autotassazione.
L’anno da indicare in questo caso e’ il ’96.
Per le somme non trattenute dal sostituto d’imposta e da versare autonomamente entro il 15/12/97 non e’ stato precisato quale codice tributo debba essere utilizzato.
Ma c’e’ tempo.
SOSTITUTI D’IMPOSTA I datori di lavoro effettueranno il versamento delle ritenute con modalita’ e termini previsti per le ritenute Irpef, utilizzando il codice tributo 1996 – contributo straordinario per l’Europa – sostituti d’imposta.
In questo caso il periodo di riferimento da indicare e’ il mese in cui e’ stata effettuata la ritenuta, l’anno e’ il ’97.
Se le somme trattenute ogni mese sono inferiori ai minimi di versamento (12/13 mila lire) dovranno essere versate cumulativamente entro il 15/1/98 utilizzando il codice tributo 1915 – contributo straordinario per l’Europa – importo minimo – sostituti d’imposta.
Per le somme trattenute a titolo di conguaglio ai soggetti che hanno presentato il 730, per il versamento si utilizza lo stesso codice tributo 1996 e l’anno da indicare e’ il ’96.

CHE GELIDA MANINA - Marco Travaglio - Il Fatto Q.-12 febbraio 2014



Il ceffone sferrato dall’onorevole questore Stefano Dambruoso alla deputata Loredana Lupo non è uno schiaffo, manrovescio, sberla, scapaccione, sventola, pizza, timpuluni. 

Tecnicamente si chiama “contatto accidentale” nell’ambito di un “controllo attivo che fa carico a chiunque svolga un’opera di controllo”, frutto di “obbligo giuridico, oltre che morale” e “di coscienza”. 
Anzi, lo sarebbe se fosse esistito. 
Ma per fortuna s’è trattato di un’ “illusione ottica e percettiva” dovuta a “immagini” abilmente manipolate dalla Spektre grillina con “interruzioni” e “dilatazioni artificiali” che hanno allungato il braccio destro del questore, ingigantito la sua mano destra e abbreviato la distanza con la guancia sinistra della collega, dando l’impressione fuorviante di una violenza di cui la malcapitata ha creduto di avvertire le spiacevoli conseguenze. 

Il fatto che ora giri con la faccia striata da cinque dita rosse non si spiega che con l’abile opera dei maestri pittori a cinque stelle. 
È la memoria difensiva presentata dal questore Dambruoso all’Ufficio di Presidenza della Camera. 
Il nostro eroe si dipinge vittima di un’odiosa “gogna mediatica” e di “esplicite minacce”, ragion per cui, dopo aver menato una deputata, la Camera ha dato la scorta a lui e non alla deputata. 
Segue una minuziosa ricostruzione dei “fatti”. Una via di mezzo fra l’assalto a Fort Apache, la presa della Bastiglia e “Scene di caccia in bassa Baviera”. Il questore picchiatore ha dovuto “fronteggiare” con le nude mani “un vero e proprio assalto alla Presidenza e ai banchi del Governo”. 
Qui s’impone una dotta digressione semantica sul “significato del verbo ‘ sovraintendere’”. Già, perché a norma di regolamento i deputati questori “sovraintendono al mantenimento dell’ordine e della sicurezza”. 
E lui, modestamente, ha sovrainteso. 
Scudo umano del governo di larghe sovraintese, ha interpretato il verbo in senso “inequivocabilmente letterale”: “vigilare, controllare, assumere il mantenimento di determinata situazione”. 
E “quando era ormai chiaro che l’aggressione aveva avuto un’escalation”, ha compiuto il suo “dovere”, sprezzante del pericolo. 
Già, ma per far cosa? 
A riga 95 si arriva finalmente al “contatto con la collega Lupo”: 
“Devo fermamente ribadire che – come risulta dalle immagini – io non sono andato allo scontro con la collega, non io ho provocato o fomentato il contatto”. 
Lui no, non lui. “Al contrario”: era “distante a sufficienza dal luogo della mischia, per non esserne coinvolto”. 
È la guancia lubrica della provocatrice che, allargandosi verso di lui, ha provocato il suo braccino inerme tentando di “aggirare il muro creato a protezione della Presidenza”. 
La cronaca è drammatica. 
“Cerco di fermarla nell’atto di sfondamento. 
Non ci riesco. 
Quindi mi rimane solo una possibilità”. 
Menarla? 
Nossignori, non sia mai. 
“Allungare il braccio in modo da creare un ostacolo tra lei e il banco del governo, dove peraltro si trova un rappresentante seduto”. 
L’Erinni indiavolata l’avrebbe fatto a brandelli. 
“Sono istanti”. 
Poi l’ “illusione ottica e percettiva” del “contatto che tanto ha destato scalpore”, ma “non è certo frutto di azione intenzionale”. 
Bensì “accidentale”. 
A sua insaputa. 
Gli è partito il braccio come al Dottor Strana-more. 
Non in avanti, però: di lato. 
“Pianificato e voluto” invece “l’atteggiamento eversivo” dei 5 Stelle che, “come riporta il dizionario Treccani, ‘ tende a rovesciare e sconvolgere l’assetto sociale e statale anche con atti rivoluzionari e terroristici’”. 
Le Brigate Grille avevano studiato tutto nei minimi particolari: “l’occupazione prolungata dell’aula” fino alla “messa in fuga della Presidenza”. 
Pare di vederli, la Boldrini e il fidanzato, avviati su un convoglio verso Brindisi come Vittorio Emanuele III e la regina Elena mentre Roma è messa a ferro e a fuoco dai nazi. 
Fortuna che c’era lui, il questore che sovraintende, a “circoscrivere e sedare” con “sincera abnegazione”. 
Una medaglia al valore è poco. 
Ci vuole il Cavalierato di Gran Botte.

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martedì 11 febbraio 2014

Destinazione Italia, i comitati: “Contiene condono bonifiche e regalo a chi inquina”. - Manolo Lanaro



Destinazione Italia è un decreto che contiene un condono per le bonifiche. Un vero e proprio regalo per gli inquinatori”. Questa la denuncia del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e altre associazioni ambientaliste. 
Il Governo Letta e il Ministro Andrea Orlando – denunciano i comitati – tornano alla carica per sollevare gli inquinatori dagli oneri delle bonifiche nei Siti di Interesse Nazionale e nelle aree disastrate da decenni di veleni. 
E inoltre con una norma contenuta nell’art. 4 del Decreto si arriva anche a finanziare i responsabili: “I proprietari delle aree, compresi i responsabili dell’inquinamento, se il disastro è stato compiuto prima del 30 aprile 2007 (praticamente tutti i siti nazionali di bonifica), potranno usufruire di un accordo di programma co-finanziato dallo Stato se propongono qualche percorso di re-industrializzazione – denuncia Augusto De Sanctis del forum Movimento per l’Acqua – Si potranno stipulare accordi di programma con uno o più proprietari di aree contaminate o altri soggetti interessati ad attuare progetti integrati di messa in sicurezza o bonifica, e di riconversione  industriale e sviluppo economico in siti di interesse nazionale individuati che prevedano anche i contributi pubblici e le altre misure di sostegno economico finanziario disponibili e attribuiti”. 
Quel che ne consegue è che il proprietario dell’area inquinata potrebbe vedersi pagare dallo Stato non solo integralmente gli oneri delle bonifiche, ma addirittura gli investimenti per i nuovi impianti.


Fs, in arrivo dallo Stato 3 miliardi l’anno per la rete e 500 milioni per treni nuovi.

Mauro Moretti

Per l'ad Mauro Moretti il gruppo non è più un'azienda di Stato, ma dalle casse pubbliche continuano a piovere soldi. E l'azienda vuole di più: "Così non basta per rispondere ai problemi dei pendolari".

“Siamo passati da azienda di Stato ad azienda punto e basta”, annunciava l’estate scorsa l’amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti. Dalle casse pubbliche, però, continuano a piovere soldi per il gruppo controllato interamente dal ministero dell’Economia. “Tre miliardi l’anno arriveranno dallo Stato con il contratto di programma”, spiega Moretti annunciando che “nei prossimi giorni presenteremo il piano industriale con investimenti per 11 miliardi in autofinanziamento in cinque anni per l’acquisto di treni”.
I tre miliardi l’anno – precisano dall’azienda – saranno destinati all’implementazione e alla manutenzione della rete Rfi, società del gruppo Ferrovie dello Stato preposta alla gestione dell’infrastruttura. I nuovi aiuti dai contribuenti, però, non finiscono qui. “Da più di dieci anni non riceviamo un soldo da parte dello Stato per treni nuovi”, aggiunge Moretti. Ma il numero uno del gruppo si smentisce subito dopo. “Ora c’è stata quest’ultima iniziativa che questo governo ha fatto di 500 milioni per autobus e treni, 200 milioni per questi ultimi, che sono già un’inversione di tendenza ma non è sufficiente per rispondere ai problemi che i pendolari hanno”. Denaro che – precisano dall’azienda – sarà stanziato dal Tesoro come previsto dalla legge di Stabilità.
“Da parte del ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, è arrivata la conferma che i 500 milioni arriveranno”, conferma Moretti. Ma gli aiuti pubblici non sono mai abbastanza. “Bisogna poi capire cosa possono fare altri enti territoriali e le Ferrovie che fanno parte del progetto per un treno che sia al centro del Paese”, aggiunge, sottolineando che “le imprese devono garantire il massimo della produttività e dell’efficienza industriale nell’utilizzare risorse ma ci vogliono risorse perché le cose possano essere messe a livello della domanda”.
Il gruppo, intanto, pianifica lo sbarco a Piazza Affari. “Sull’eventuale quotazione, su cui siamo disponibili a lavorare come abbiamo già detto altre volte, stiamo verificando qual è la soluzione migliore, visto che mettere sul mercato una società come il gruppo Ferrovie è qualcosa di abbastanza complesso, ma ci sono delle opportunità sicure che possono essere sviluppate”, ha detto Moretti alla fine di gennaio, annunciando che “crediamo che nel giro di sei mesi potremo arrivare a proporre una soluzione in merito”.
E a chi gli chiedeva se si pensava di quotare l’intero gruppo, Moretti ha risposto: “Stiamo pensando a varie possibilità, al gruppo o alle società, ma questa è una discussione che dovremo fare con l’azionista”. E ha ribadito: “Noi siamo in grado in sei mesi di poter fare delle proposte per dare all’azionista la possibilità di scegliere”.

Sicilia, i nomi e le foto dei 15 dipendenti regionali arrestati: hanno rubato 800.000 euro.



Sono quindici le persone arrestate nell’ambito dell’operazione “Iban” dei carabinieri del Comando provinciale di Palermo che hanno smascherato una truffa ai danni della Regione siciliana. Al centro dell’indagine le forniture dell’Assessorato alla Formazione professionale. I provvedimenti sono stati emessi dal gip del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Procura, nei confronti di due imprenditori e tredici dipendenti regionali ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di peculato, truffa aggravata nei confronti dello Stato, turbata liberta’ degli incanti e falsita’ materiale ed ideologica. L’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare conclude una complessa attivita’ investigativa sviluppata dai Carabinieri della Sezione di Polizia giudiziaria della Procura, coordinati dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Alessandro Picchi.

I provvedimenti sono stati notificati a Emanuele Currao, 46 anni, di Palermo, funzionario direttivo dell’amministrazione regionale, che e’ finito in carcere; all’imprenditore Mario Avara, 49 anni, di Palermo, anche lui condotto in carcere. Mentre sono finiti ai domiciliari Concetta Cimino, 67 anni, di Caltanissetta, dirigente dell’amministrazione regionale in pensione; Marco Inzerillo, 49 anni, di Lucca Sicula (AG), funzionario direttivo regionale; Gualtiero Curatolo, 47 anni, di Palermo, cassiere regionale; Maria Concetta Rizzo, 49 anni, di Palermo, istruttore direttivo regionale; Maria Antonella Cavalieri, 52 anni, di Palermo, istruttore direttivo regionale; Federico Bartolotta, 60 anni, di Palermo, istruttore direttivo regionale; Vito Di Pietra, 43 anni, di Palermo, collaboratore regionale; Giuseppina Bonfardeci, 51 anni, di Palermo, istruttore direttivo regionale; Giampiero Spallino, 43 anni, di Palermo, collaboratore amministrativo regionale; Carmelo Zannelli, 46 anni, di Palermo, collaboratore amministrativo regionale; Michele Ducato, 54 anni, di Palermo, funzionario direttivo regionale; Marcella Gazzelli, 48 anni, di Palermo, collaboratore amministrativo regionale; l’imprenditore Amedeo Antonio Filingeri, 51 anni, originario di Borgetto (PA).
Ammonta ad oltre 800.000 euro la truffa scoperta dalla Procura di Palermo nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto di 15 persone, tra cui tredici dipendenti regionali siciliani. E’ quanto confermano il Procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo e dal Procuratore aggiunto Leonardo Agueci nel corso della conferenza stampa in corso in Procura. Si tratta di soldi publici distratti a favore degli indagati. Uno degli arrestati, Emanuele Currao, avrebbe anche realizzato con parte degli introiti, come spiegano i magistrati, un appartamento a Sciacca (Agrigento) che e’ stato sequestrato.

domenica 9 febbraio 2014

Betta splendens.







http://it.wikipedia.org/wiki/Betta_splendens

LA GRANDE BRUTTEZZA – IL COMUNE DI ROMA, PUR ESSENDO PROPRIETARIO DI 60MILA BENI IMMOBILI, PAGA LA BELLEZZA DI 74 MILIONI L’ANNO PER GLI AFFITTI (CHISSA’ CHI LO HA PERMESSO). - Sergio Rizzo

ANGIOLA ARMELLINI
          ANGIOLA ARMELLINI

Questo dato sconcertante oggi possiamo conoscerlo grazie a una norma di tre righe sfornata dal governo di Mario Monti appena prima di andarsene – Invece di prendersela con i nomi dei soliti noti Armellini e Scarpellini perché non si domanda ai vari sindaci perché l’hanno permesso?…

Cinquantadue euro e 46 centesimi al mese.È la pigione media che il Comune di Roma incassa da ciascuno dei suoi 43.053 alloggi: moltissimi dei quali, ed è comprensibile, affittati a prezzo politico ai cittadini meno abbienti. Ma pur tenendo conto di questo non trascurabile dettaglio, è una miseria. Tanto più scandalosi, quei 27,1 milioni l’anno, al confronto con la somma che lo stesso Campidoglio tira fuoriper affittare da costruttori
e immobiliaristi privati 4.801 appartamenti da assegnare agli sfrattati o alle famiglie in difficoltà: 21 milioni 349.652 euro.
Di questi 21,3 milioni, per inciso, 4 milioni 242 mila finiscono nelle tasche di una società che si chiama Moreno Estate srl. Che fa capo ad Angiola Armellini, figlia dell’ex re dei palazzinari romani Renato Armellini, una signora che ha guadagnato qualche giorno fa l’onore delle cronache dopo che le hanno fatto tana: ha 1.243 appartamenti sui quali secondo la Guardia di Finanza non pagava Ici e Imu. Il bello è che l’hanno scoperto le Fiamme gialle e non il Comune di Roma, che da lei ha in affitto quasi tutti quegli appartamenti. Esattamente, 1.042.
Ma in quanto a immobili affittati al Campidoglio non è da meno sua sorella Francesca Armellini, cui sono riconducibili alcune società proprietarie di altre 388 case e vari stabili a uso commerciale che fruttano complessivamente, tenetevi forte, 9 milioni 922.374 euro l’anno. Pagati sempre dal Comune di Roma. Perché l’amministrazione capitolina, che oltre a 43.053 appartamenti è proprietario di altri 16.413 beni immobili con diversa destinazione d’uso (!) debba spendere tutti quei soldi per affittare uffici dai privati, sembra incomprensibile.
Anche se forse la spiegazione è nell’elenco dei beneficiari. Un paio di casi? Il sempre citato immobiliarista Sergio Scarpellini incassa 15 milioni 594.841 euro l’anno: 9 e mezzo per il solo immobile che ospita le commissioni del Consiglio comunale, a sua volta preso in affitto dall’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti, per poco più di 2 milioni. Domenico Bonifaci, proprietario del quotidiano romano «Il Tempo», intasca invece un milione 89 mila euro per i locali del Municipio XIV. E ci fermiamo qui, non senza chiudere questo capitolo con un numero: 74.063.805.
È la cifra che il Comune di Roma, pur essendo proprietario di 59.466 beni, paga ogni anno per le locazioni passive. Questo dato sconcertante oggi lo conosciamo grazie a una norma di tre righe sfornata dal governo di Mario Monti appena prima di andarsene.
Articolo 30 del decreto 14 marzo 2013, numero 33: «Le pubbliche amministrazioni pubblicano le informazioni identificative degli immobili posseduti, nonché i canoni di locazione o di affitto versati o percepiti». Ed è la dimostrazione del potere devastante della trasparenza. Certo, in un Paese come l’Italia nel quale prima di essere applicate le leggi si interpretano, dipende molto proprio dall’interpretazione.
C’è chi lo fa in senso estensivo, come il Comune di Roma che accanto ai canoni pagati pubblica diligentemente i nomi dei beneficiari. E chi, invece, visto che la norma di cui abbiamo parlato non lo prevede esplicitamente, semplicemente li omette.
Come sa bene Giuseppe Valditara, ex senatore di An animatore del forum Crescita & Libertà, che ha avviato una battaglia civile contro gli sprechi, di cui le locazioni passive sono una delle manifestazioni più lampanti, scontrandosi con l’ottusità di certe amministrazioni. Difficoltà, peraltro, che siamo sicuri abbia incontrato anche il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli.
Sul suo tavolo c’è la tabella pubblicata in queste pagine, che dice quanto l’amministrazione centrale spende per gli affitti passivi. La somma è enorme: 730,6 milioni, per un totale di 8.652 contratti di locazione, che si portano dietro 27 mila atti. E senza contare le agenzie fiscali, che non scherzano. La sola Agenzia delle entrate dichiara nel proprio sito circa 480 contratti, per un totale di 178,6 milioni.
Il che già la dice abbastanza lunga sui problemi che deve affrontare chi ha il compito di disboscare questa giungla. Se non fosse, poi, che ai dati dello Stato centrale bisogna aggiungere quelli, ben più numerosi, di enti pubblici, Regioni, Province, Comuni nonché società controllate e altri soggetti quali fondazioni, consorzi… Le scuole, per esempio. Ce ne sono affittate 1.567, pari al 4,2 per cento degli edifici scolastici censiti. E sono quasi tutti contratti stipulati dalle Province.
Nella sola Sicilia ce ne sono 338, e poi 295 in Campania, 163 in Puglia, 120 nel Lazio, 119 in Calabria. «Da parlamentare – ricorda Valditara – denunciai il caso di Reggio Calabria, dove si affittavano edifici fatiscenti dai privati mentre una scuola nuova, mai inaugurata, stava andando in rovina. C’era costata 8 milioni». Una massa di cui nessuno conosce i confini esatti, che spinge il costo (e lo spreco) degli affitti passivi a livelli inimmaginabili. Secondo l’ex ministro Corrado Passera non lontani da una dozzina di miliardi l’anno.
Con la particolarità che mentre i dati dello Stato si possono conoscere, sia pure con qualche problema, le difficoltà per avere gli altri risultano talvolta letteralmente insormontabili. Già. Intanto la legge che obbliga alla trasparenza non prescrive che le informazioni debbano essere pubblicate in un unico sito. Cosicché, se pure l’agenzia del Demanio decide volontariamente di mettere a disposizione dei cittadini l’elenco delle locazioni passive (245 pagine che si possono consultare sul suo web) dell’amministrazione centrale, accanto a ogni voce non figura il canone pagato, né il proprietario dell’immobile. Non tocca a loro.
Ma c’è di più. Il ministero dell’Interno, per esempio, pubblica solo la lista delle prefetture prese in affitto: non ci sono né le stazioni di polizia né le caserme dei carabinieri e dei vigili del fuoco. Eppure sono le voci più consistenti: 275 milioni sui 381 totali. Con situazioni che non ha mancato di sottolineare il documento sulla spending review messo a punto da Piero Giarda nel marzo 2013, citando il caso di Crotone, dove il costo degli immobili affittati per la locale polizia stradale risulta di 44.961 euro per addetto, contro una media nazionale di 2.547.
Nel sito del ministero del Lavoro, a quasi un anno dall’entrata in vigore dell’obbligo di trasparenza, la lista non c’è: la pagina risulta ancora «in allestimento». Eppure Cottarelli sa che hanno 133 immobili affittati per 23,1 milioni. Mica bruscolini. Il ministero della Difesa, invece, espone un solo contratto: 210 mila euro per il tribunale militare di Napoli. Però nella tabella di Cottarelli di contratti ne figurano 30. Ancora. Il sito del ministero dell’Ambiente cita due immobili in locazione, per circa 5 milioni l’anno relativi alla sede centrale del ministero, senza specificare la proprietà.
Il secondo immobile è un appartamento nel centro di Roma concesso in comodato gratuito dalla Regione Lazio: sede di rappresentanza. Mentre in realtà di locazioni passive ne risultano 34, per un totale di 13,2 milioni. Il sito delle Infrastrutture, poi, specifica i nomi dei proprietari con dovizia di particolari: l’Immobiliare Marinella, l’Immobiliare Tiziana, l’Immobiliare Valentina, il fondo Idea Fimit (quello presieduto da Antonio Mastrapasqua)…. Il ministero della Giustizia, al contrario, no. Fa persino sorridere la frase che compare nella stessa pagina web: «Percorsi chiari e precisi, un tuo diritto».
Sergio Rizzo per il Corriere della Sera