sabato 31 maggio 2014

No MUOS.



Se nel mondo ci sono 4 stazioni MUOS, delle quali 3 situate in zone desertiche per ovvie ragioni di sicurezza (checché possano dirne !!!) e soltanto una, quella di Niscemi, in costruzione tra le case di 3.500.000 persone, ci sarà o no una buona ragione per cui tutto il mondo debba scandalizzarsi di questa follia ? 
Urge quindi porre questo gravissimo problema all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale, anche perché sappiamo ormai bene le ragioni per cui la stampa locale e quella nazionale tacciono. Cari amici siciliani e non, impegnamoci oltre le nostre forze. 
Purtroppo la nostra lodevole adesione a questa iniziativa non basta. 
Dobbiamo credere nell'impossibile. 
Facciamo in modo che se ne parli e mettiamo alle strette in ogni modo le autorità governative che hanno il sacrosanto dovere di provvedere al benessere dei cittadini che rappresentano. E prendiamo spunto dai 20 intellettuali americani che in assoluta libertà ci hanno lanciato un segnale importantissimo che non abbiamo ancora saputo cogliere. Noi non possiamo essere nè cavie nè merce di scambio per meri interessi politici internazionali tra una nazione guerrafondaia e una nazione suo zerbino. Noi non saremo vittime sacrificali.

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Raddoppia la tassa sui passaporti.

Raddoppia la tassa sui passaporti

Da 40,29 a 73,5 euro. È questo l'aumento previsto a partire dalla data di entrata in vigore del decreto Irpef per ottenere un passaporto a titolo di contributo amministrativo.
La novità è contenuta in un emendamento (firmato da Giorgio Tonini del Pd) approvato ieri dalle commissioni Bilancio e Finanze del Senato durante l'esame del testo. Anche il riconoscimento della cittadinanza italiana sarà "salato": lo stesso emendamento fissa in 300 euro i diritti consolari da riscuotere per i maggiorenni.

Bankitalia: Tasi prima casa, rischio aggravio 60% su 2013.

Delrio (foto: ANSA)

Con aliquote al massimo. Si tornerebbe ai livelli Imu 2012.
La decisione è in mano ai Comuni: spetterà a loro decidere se le nuove tasse sulla casa saranno una nuova stangata, che porterà il prelievo al livello del 2012. Il superamento dell'Imu con l'arrivo della Tasi rappresenterà infatti per la prima casa un aggravio tra il 13 e il 60% rispetto al 2013, a seconda se i comuni scelgono l'aliquota base dell'1 per mille o quella massima del 2,5 per mille. Il calcolo e' contenuto nella relazione annuale della Banca d'Italia che, dopo aver diffuso i ''volumi'' reinterviene per spiegare che l'anno 2013, preso a riferimento, è un anno con valori base molto contenuti, vista la sostanziale cancellazione dell'Imu.
''Non è assolutamente così'', ribatte anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, che spiega che va preso a riferimento il 2012, l'anno in cui l'Imu era pienamente applicata sulle prime case. In realtà, se si guarda ai dati Bankitalia, che con il 2,5 per mille calcolano un 'pareggio' con il 2012, è facile pensare che la realtà potrebbe anche essere peggiore: moltissimi comuni hanno scelto il 2,5 per mille e sono tantissimi anche i capoluoghi di regione, che hanno deciso di aumentare ulteriormente di uno 0,8 arrivando al 3,3 per mille; in cambio introdurranno detrazioni e sgravi.
E' il caso di Torino, Bologna, Ancona, Genova, Napoli che però hanno introdotto cospicue detrazioni. Al momento, Roma e Milano - per le quali i pagamenti slitteranno ad ottobre - si attestano invece sulla aliquota massima ''simplex'', del 2,5 per mille. Bankitalia non entra nelle scelte dei singoli comuni. Si limita a fare i conti in tasca alla famiglia tipo italiana - 3 persone per un appartamento di medie dimensioni in un capoluogo di provincia - applicando le aliquote massime di legge (senza lo 0,8 per mille). Calcola cosi', per quest'anno, un esborso complessivo, tassa rifiuti compresa, tra i 400 e i 600 euro. La differenza, ovviamente, è dovuta al variare dell'aliquota Tasi. E l'impatto, se si guarda al recente passato, ovviamente differisce di molto.

Quei batteri così utili. - Francesca Petrera



SALUTE – I batteri non sono tutti “cattivi” e non sempre causano malattie. Forse non ci pensiamo spesso ma nel nostro organismo si trovano miliardi di microorganismi che quotidianamente convivono con le nostre cellule per tutta la vita. Un esempio è la flora batterica del nostro intestino che aiuta a proteggerci dalle infezioni esterne e “sorveglia” il corretto processo digestivo di assimilazione delle sostanze nutritive. Ci rendiamo conto di quanto sia importante quando inizia a funzionare male, magari in seguito a una terapia antibiotica che inevitabilmente ne riduce l’attività o quando siamo colpiti da un’infezione gastrointestinale. In realtà gran parte della nostra salute si basa sul delicato equilibrio tra le nostre cellule e questa miriade di “estranei” che colonizzano i nostri organi. Stiamo parlando di numeri molto alti: alcuni studi hanno dimostrato che nel corpo umano sano le cellule microbiche superano di dieci volte quelle umane. Ma come si sono evoluti questi batteri in rapporto con l’uomo? Una possibile risposta arriva da uno studio pubblicato su Nature Communications.
Il microbioma
Si chiama microbioma ed è lo studio del genoma di questi organismi colonizzatori, diventato così importante da essere oggetto di studio di numerosi progetti internazionali. Il microbioma è di fatto una manifestazione del nostro stato di benessere e gli scienziati stanno da diversi anni cercando di studiarlo in maniera più approfondita perché senza capire le interazioni tra i nostri genomi umani e quelli microbici, è impossibile ottenere un quadro completo della nostra biologia.
Oggi grazie alle importanti novità tecnologiche è possibile studiare nel dettaglio questi microorganismi, analizzando il loro genoma e cercando di capire come variano non solo in relazione allo stato di salute, ma anche rispetto all’età, lo stile di vita e l’origine di ciascuno di noi.
La medicina del ventunesimo secolo evolve la sua attenzione verso la prevenzione delle malattie, ma sono necessari nuovi e migliori modi di definire il nostro stato di salute. Il microbioma intestinale rappresenta molti aspetti legati alla nostra fisiologia normale. Ad esempio guida la sintesi di vitamine essenziali al metabolismo di ciò che ingeriamo e dei lipidi che produciamo, e modula anche l’attività del sistema immunitario, fondamentale per rispondere alle infezioni che arrivano dall’esterno. Ma non basta: i ricercatori hanno spiegato che il microbioma intestinale determina anche la suscettibilità a malattie come l’obesità, il diabete e le malattie infiammatoria intestinali.
Siamo cittadini o cacciatori?
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Un gruppo internazionale di ricercatori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, dell’Università di Bologna, dell’Istituto di tecnologie biomediche del CNR a Segrate, assieme a colleghi inglesi, americani e della Tanzania ha analizzato la variazione nella flora intestinale per capire come questi batteri possono essersi co-evoluti con l’uomo. In realtà già si sapeva che il microbioma intestinale delle popolazioni provenienti da Africa e Sud America è diverso da quello delle comunità occidentali industrializzate di Europa e Nord America. Questa diversità sembra riflettere un adattamento ai diversi stili di vita, ma fino ad oggi mancava una correlazione tra il microbioma e la condizione di cacciatore-raccoglitore, una condizione rurale importante se si considera che per il 95% della storia evolutiva l’uomo ha basato la propria esistenza sulle attività di caccia e agricoltura.
Per farlo sono stati analizzati i campioni di feci di 27 volontari appartenenti alle tribù Hadza di cacciatori-raccoglitori della Tanzania (provenienti dai campi Dedauko e Sengele , situati nell’ecosistema della Rift Valley intorno alle rive del lago Eyasi nel nord-ovest della Tanzania), con quelli di un gruppo di 16 italiani, analizzati come controllo rappresentativo della popolazione occidentale.
Sono stati scelti proprio gli Hadza perché sono considerati simili agli esseri umani del Paleolitico: tipicamente vivono in piccoli accampamenti mobili e sono a tutti gli effetti una delle ultime comunità al mondo di cacciatori-raccoglitori. La tipica dieta Hadza consiste di cibi selvatici che rientrano in cinque categorie principali: carne, miele, baobab, bacche e tuberi. In questa comunità non viene praticata la coltivazione o l’addomesticamento e gli Hadza ricavano praticamente meno del 5% del proprio introito calorico da prodotti agricoli. I risultati, appena pubblicati sulla rivista Nature Communications, dimostrano come il microbioma intestinale degli Hadza sia più vario rispetto a quello di controllo prelevato dalle popolazioni urbane italiane.
Tra uomini e donne Hadza è stata riscontrata una certa differenza nella composizione batterica della flora intestinale e questo probabilmente riflette quella che è la divisione sessuale del lavoro nella vita di tutti i giorni. Mentre le donne si occupano principalmente della cura dei bambini e restano al campo, nutrendosi di tuberi e piante, gli uomini spesso si allontanano e si cibano di miele e carne lontano dall’accampamento. Un esempio in questo senso è l’aumento di Treponema riscontrato nelle feci delle donne, il che faciliterebbe l’assorbimento dei nutrienti dalle fibre vegetali nella loro dieta. Nelle popolazioni occidentali il Treponema è considerato un patogeno opportunista: il T.pallidum è il batterio responsabile della sifilide e della framboesia, una malattia tropicale. Questo genere batterico è però in grado di idrolizzare efficientemente la cellulosa, aiutando la degradazione delle fibre.
I ricercatori ipotizzano che la diversità del microbioma trovata nelle zone rurali popolazioni africane e ora negli Hadza, sia la manifestazione dello stato ancestrale per gli esseri umani. L’adattamento allo stile di vita occidentale post-industrializzato coincide con una riduzione della biodiversità intestinale, causando una diminuzione della stabilità della stessa flora intestinale, con implicazioni sulla salute.
Gli studi del microbioma su larga scala
Quello di Nature Communications non è che l’ultimo articolo scientifico pubblicato sull’argomento. Ci sono diversi progetti internazionali che stanno studiando il microbioma umano, principalmente quello intestinale che contiene la più alta densità di batteri.
indexLo Human Microbiome Project (HMP) dei National Institutes of Health è un progetto di 5 anni partito nel 2008, con lo scopo di sviluppare strumenti e raccogliere dati per la comunità scientifica per studiare il ruolo di microbi sia in condizioni di salute che in quello di alcune malattie. In particolare il progetto riguarda lo studio delle comunità microbiche che abitano diverse aree del corpo umano: cavità nasali, cavità orale, pelle, tratto gastrointestinale e tratto urogenitale, per valutate il potenziale metabolico di queste comunità.
Va nella stessa direzione anche lo Human Microbiome & Metagenomics Project del Genome Institute della Washington University che sta applicando le nuove tecnologie di sequenziamento per analizzare i genomi dei milioni di microbi che vivono nel corpo umano e valutare come cambia il microbioma in relazione ai diversi stati di salute e malattia. Tra i diversi sotto-progetti c’è ad esempio quello per lo studio del Morbo di Crohn per capire come cambia la relazione tra le cellule dell’intestino e i batteri in questa condizione di infiammazione cronica del tratto gastrointestinale.
Questi sono solamente due esempi di quanto la comunità scientifica stia lavorando per conoscere meglio questo lato inesplorato del corpo umano che per anni è stato trascurato e considerato importante solo da un punto di vista “patologico”. Le moderne tecnologie hanno dimostrato che il microbioma ha un ruolo fondamentale anche in condizioni di salute e che il suo studio riguarda diversi campi, che vanno dalla nutrizione all’immunologia, dall’oncologia all’evoluzione, solo per citarne quattro.
Quando la dieta cambia il microbioma
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Bastano tre giorni per cambiare il microbioma del nostro intestino. Il microbioma intestinale è cioè in grado di rispondere rapidamente ai cambiamenti dell’alimentazione, venendoci incontro anche nelle situazioni in cui gli stili di vita alimentari sono piuttosto diversi e variabili nel corso della nostra vita. Almeno questo è quanto è stato scoperto all’inizio di quest’anno da Lawrence David, professore al Duke Institute for Genome Sciences and Policy e colleghi. La dieta a base animale aumenta il numero di microrganismi resistenti agli acidi biliari e causa invece una diminuzione dei livelli di Firmicutes che metabolizzano polisaccaridi vegetali alimentari. Le attività misurate riflettono sostanzialmente le differenze tra mammiferi, erbivori e carnivori, ma i dati dimostrano come microbi di origine alimentare causano una transitoria colonizzazione dell’intestino da parte di nuovi batteri, funghi e persino virus. Questo dovrebbe insegnarci a prestare maggiore attenzione a ciò che mangiamo e che i bruschi cambiamenti nella nostra dieta (magari per seguire la moda del momento) potrebbero essere la causa delle malattie tipiche delle società occidentali, come la malattia infiammatoria intestinale e l’obesità .

Nigel Farage, la verità.

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"La politica di libertà di voto dell'Europe of Freedom and Democracy (EFD) è rispettosa di ogni partito politico. 
A differenza dei Verdi e di molti altri gruppi del Parlamento europeo, il gruppo EFD permette alle delegazioni nazionali di votare come ritengono opportuno secondo la propria ideologia, preferenze politiche e di interesse nazionale. 
Per l'EFD , un gruppo non è un partito politico. Si tratta di una scelta strategica e pragmatica al fine di ottenere posizioni nelle commissioni del Parlamento europeo, per ottenere finanziamenti, tempo di parola in parlamento, e un segretariato esperto e professionale. 
Non è programmatica. 
Ciascuna delle parti all'interno del gruppo è libera di scegliere il proprio modello di voto, direzione ideologica ecc. Nell'ottica del gruppo EFD si tratta di un matrimonio di convenienza per il reciproco vantaggio.

Lo statuto del gruppo

Il gruppo è aperto ai deputati che credono in una Europa della Libertà e della Democrazia e che riconoscono la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti umani e la democrazia parlamentare.
Il Gruppo sottoscrive il seguente programma :
1 . Libertà e cooperazione tra le persone di Stati diversi
2 . Più democrazia e il rispetto della volontà popolare
3 . Rispetto per la storia d'Europa , delle tradizioni e dei valori culturali. Popoli e nazioni       d'Europa hanno il diritto di proteggere i propri confini e rafforzare i propri valori storici, tradizionali, religiose e culturali. Il Gruppo rifiuta la xenofobia, l'antisemitismo e qualsiasi altra forma di discriminazione
4 . Rispetto delle differenze e degli interessi nazionali: libertà di voto
Accettando di far propri questi principi nei suoi procedimenti, il Gruppo rispetta la libertà delle sue delegazioni e deputati di votare come meglio credono.

UKIP è contro la guerra
A differenza dei leader verdi e liberali ( ALDE ), che hanno entrambi urlato per la guerra in Libia, quando Hermann Van Rompuy ha visitato il parlamento a dicembre 2012, l'UKIP ha avuto una opposizione coerente e di principio alle guerre imperialistiche straniere e contrario alla Gran Bretagna come cagnolino della politica estera aggressiva dell'UE o degli Stati Uniti. UKIP si è opposta all'intervento militare dell'UE e del Regno Unito in Iraq, Afghanistan, Libia e Siria
UKIP è un'organizzazione democratica, con delle procedure decise dai suoi membri
Nigel Farage è il leader del partito UKIP, ma non decide la politica UKIP. 
Questa è una questione dei membri del partito e del Consiglio Direttivo Nazionale. UKIP è un'organizzazione democratica e non una dittatura. 
Nessuna forma di razzismo, sessismo o xenofobia è tollerataNessuno che sia mai stato membro di un partito di estrema destra può unirsi a UKIP
Questo è scritto nella costituzione del partito.
La costituzione del partito è stata modificata in modo che i membri del partito e i deputati che infrangono la legge o mettono in imbarazzo il partito possono essere espulsi. Ex eurodeputato UKIP Nikki Sinclaire è stato espulso dal UKIP dopo essere stato sorpreso nell'appropriazione indebita di denaro da parte del Parlamento europeo. La politica UKIP sugli errori dei membri è "Una volta che si trovano fuori, si sono gettati fuori". Nigel Farage si è offerto di testimoniare in tribunale contro l'ex deputato che è stato scoperto a prendere i soldi da parte del Parlamento europeo.
E' stato affermato nel corso della riunione dell'Ufficio di presidenza del Parlamento europeo all'inizio di quest'anno che le accuse formulate contro il signor Farage dal deputato liberal democratico MacMillan Scott sono state vagliate e nulla di male è emerso nei confronti del signor Farage.
Farage ha lavorato come broker al London Metal Exchange, non è mai stato un banchiere e non ha nulla a che fare con le banche o servizi finanziari.
Vedi biografia sul sito della BBC
Farage non ha mai sostenuto offerte di libero scambio UE e ha detto pubblicamente che non sosterrà l'affare TTIP. Farage ha attaccato le grandi banche, le grandi imprese e i grandi burocrati che come lui afferma dominano l'UE .
Il 15 gennaio 2014, nel Parlamento di Strasburgo, Farage ha detto: "Siamo dominati da grandi imprese, grandi banche e sotto forma di Barroso, da grandi burocrati. E in realtà è su questo che si giocheranno queste elezioni europee: sarà una battaglia tra le democrazie nazionali contro la burocrazia europea."

UKIP si oppone alla dominazione tedesca e al controllo della Troika
Farage ha difeso il diritto dei paesi di proteggere i loro poveri dagli effetti disastrosi della UE, della Commissione Europea, FMI, BCE (la Troika). Egli si oppone al federalismo dell'UE, più correttamente chiamato centralizzazione.Farage è contro la dominazione tedesca dell'Europa attraverso il suo potere politico ed economico. Il 1 febbraio 2012 ha dichiarato a Strasburgo che:
"Cameron sostiene attivamente questo patto spregevole, questo piano per distruggere e umiliare gli Stati nazionali che non sopravvivono alla visione germanica di come le economie dovrebbero funzionare. Ora, devo dire che ho pensato che le proposte del fine settimana uscite dal del Ministero delle Finanze tedesco suggerissero che un commissario europeo e il suo staff occupassero un grande edificio ad Atene per prendere le redini del paese. Nessuno può negare oggi che la Grecia è poco più che una colonia. E questo è tutto un terribile errore enorme. La Grecia non è una società controllata. La Grecia è una nazione con un'anima, una nazione con orgoglio, con la storia. Hanno inventato la democrazia! Stanno soffrendo, hanno la disoccupazione giovanile del 50% causata dal signor Van Rompuy."
Politica energetica UKIP
UKIP si oppone alla politica energetica dell'UE perché sovvenziona turbine eoliche inefficienti e assurdamente costose. Si ritiene che la politica energetica dell'Unione europea stia spingendo al rialzo i prezzi, provocando povertà di combustibile per i poveri e guidando l'industria di Europa e verso la Cina e l'India dove la manodopera e l'energia sono a buon mercato. Ha una politica di sostegno per il carbone, il gas di scisto, l'energia nucleare e delle maree.
L'appartenenza al gruppo EFD consente al MoVimento 5 Stelle di perseguire una propria politica distinta per l'energia

UKIP sostiene la democrazia diretta e si oppone all'Euro
UKIP ha sempre difeso la democrazia locale e nazionale. E' un appassionato sostenitore dei referendum locali e nazionali. Si oppone alle imponenti leggi comunitarie e alle politiche economiche sulle popolazioni che non danno il loro consenso per tali politiche. E' fortemente contrario alla centralizzazione della UE e al controllo della Troika. Si ritiene che il progetto euro abbia generato povertà e disoccupazione per milioni di persone nel sud Europa e debba per ciò essere combattuto.
Nigel Farage a Strasburgo il 15 febbraio 2012 disse: "Beh Commissario, hai scelto l'uomo giusto. Puppet Papademos è al suo posto ad Atene. Ha detto: "La violenza e la distruzione non hanno posto in un paese democratico" Quale paese democratico? Non è neanche un primo ministro democraticamente eletto. E 'stato nominato da voi. La Grecia non è gestita attraverso la democrazia, è gestita da una Troika. Tre funzionari stranieri che volano in aeroporto di Atene e raccontano ai Greci quello che possono e non possono fare. La violenza e la distruzione che si è vista è causata proprio perché le persone sono state espropriate dei diritti democratici. Che altro si può fare? E devo dire: se fossi un cittadino greco sarei stato là fuori durante le proteste! Sarei là fuori cercando di abbattere questa mostruosità."
Ufficio stampa di Nigel Farage.

Il virus del morbillo batte il tumore. -

Il virus del morbillo batte il tumore
Rappresentazione artistica del virus del morbillo, una cui versione ingengerizzata è stata usata nella terapia antitumorale sperimentale (© SEBASTIAN KAULITZKI/Science Photo Library/Corbis)

Battere il tumore con un virus: ci è riuscita Stacy Erholtz una paziente statunitense affetta da mieloma – una forma tumorale che colpisce il midollo osseo – e vari tumori metastatici, nell'ambito di uno studio della Mayo Clinic. Nel tentativo di salvarle la vita, i medici le hanno inoculato 100 miliardi di unità del virus del morbillo, una quantità sufficiente a infettare 10 milioni di persone.

“Il risultato è un'assoluta novità, perché è la prima volta che si dimostra l'attività antitumorale di un virus nell'essere umano”, ha spiegato Stephen Russell, che ha guidato la ricerca. “Potenzialmente potrebbe cambiare molte cose in ambito oncologico e innescare sviluppi terapeutici molto interessanti”.



L'idea di usare un virus per uccidere le cellule tumorali non è nuova: le prime sperimentazioni sui topi sono state effettuate negli anni cinquanta del novecento, con risultati positivi. Tuttavia, questa è la prima volta che viene documentata in un essere umano una completa remissione della forma tumorale in seguito all'esposizione a un virus.

Il meccanismo con cui funziona la terapia, detta viroterapia oncolitica, è quello tipico dell'infezione virale: il virus attacca le cellule tumorali e le usa come ospiti per replicare il proprio materiale genetico, prima di causarne la morte.

I due pazienti coinvolti nella sperimentazione hanno ricevuto entrambi una sola somministrazione di virus del morbillo ingegnerizzato, particolarmente tossico per le cellule colpite dal mieloma. Inizialmente, entrambi hanno risposto positivamente alla terapia, ma gli esiti successivi sono stati diversi. 

Nel caso di Stacy Erholtz, in cui il tumore era disseminato, è avvenuta una completa scomparsa di diversi tumori metastatici, tra cui uno al cervello, nell'arco di sei settimane dopo la somministrazione. Nel secondopaziente, il successo terapeutico è stato solo parziale, con una diminuzione della massa tumorale ma senza una remissione completa. 

I risultati per quanto incoraggianti, dovranno perciò passare al vaglio di uno studio clinico randomizzato di ampie dimensioni.


http://www.lescienze.it/news/2014/05/31/news/virus_morbillo_batte_tumore-2166067/

venerdì 30 maggio 2014

La casa su Monte Sole Marzabotto - Piero P.

Mettevamo la sveglia presto, molto presto.
Anche se ere piena estate, quando ci alzavamo era ancora buio, come a notte fonda.
Avevo 16 o 17 anni e passavo le mie lunghissime estati di studente bravo a scuola lontano da Bologna, con i miei nonni.
Dividevo quei mesi in due parti: una era a Montese, sull'appennino di Modena, con i nonni paterni, una era a Vado di Setta,  neanche trenta chilometri da Bologna, quasi fuori porta.
Ma allora era come passare in un altro mondo. E quella, con i nonni materni, era forse l'estate che vivevo di più.
Come in quell'alba appunto.
Ci vestivamo in silenzio, io e i miei compagni di scorribande, per non svegliare i "grandi" che dovevano andare a lavorare. Eravamo tanti . Dieci, dodici, a volte di più.
Il più grande era uno dei miei cugini: poco più di venti anni. Il più piccolo un altro dei miei cugini: 14 anni. Era quello più emozionato di tutti, quello che aveva fatto fatica ad addormentarsi, poche ore prima. Perchè era la sua prima volta sul Monte.
La casa dove vivevo con i miei nonni e i miei parenti faceva parte di un gruppo di case, un pò fuori dal paese. Un pugno di case alcune delle quali molto antiche, fra la montagna a strapiombo e il fiume.
Il fiume Setta. Sì, proprio quello che da più di duemila anni da l'acqua potabile a Bologna.
Ci vivevano gli Etruschi una volta da quelle parti e ci avevano scavato una galleria nella roccia viva, dal fiume a Felsina, per portarci l'acqua da bere. Non si fidavano del Reno, un fiumaccio alluvionale, col fondo limaccioso e sabbioso, di acqua scura e pesante, sempre pronto a far danni o andare in secca.
Il Setta no. Era un fiume placido, dalle acque chiarissime, pulite. Diventavano così scorrendo su sassi e roccia, per chilometri, fino a buttarsi in Reno vicino a Sasso Marconi.
 fiume Reno                     
Ma la galleria nasceva prima e a Bologna arrivava solo l'acqua del Setta.
Quella galleria esiste ancora e , come allora, anche se aiutata dalla tecnologia moderna, ci porta l'acqua in casa.
Le acque di Bologna - dall’Appennino alla pianura Ponte della ferrovia sul Setta
E' una delle poche cose rimaste intatte, perchè ormai quasi tutto è stato distrutto dall'uomo, che in quel fiume di paradiso, dove mi piaceva camminare sulle pietre lisce del fondo, vicino a canneti e prati, ci ha scavato per decenni. Ci ha trovato la ghiaia, l'ha sventrato, gli ha rubato la carne e l'anima. Se l'è inghiottito, l'uomo, quel fiume. E ha risputato fuori casermoni di periferia, che con quella ghiaia e con il cemento si costruivano a centinaia negli anni sessanta e settanta.
E ancora lo fanno, ancora non si sono stancati di massacrarlo. Gli hanno lasciato appena lo scheletro.
Ma in quegli anni, quelli di cui ti scrivo, no.
Il fiume era intatto e io ci passavo sulle sue rive metà estate.
E la gita al Monte non poteva mancare, in ogni estate.
Dunque , dopo esserci vestiti a modo e aver fatto  una colazione molto abbondante - con la nonna e il nonno immancabilmente già alzati per preparare le ultimo cose -, si partiva, nel buio più fitto.Noi ragazzi e ragazze e il cane: Lupo, il meraviglioso cane dei miei cugini. Quasi un'altra persona da quanto era intelligente.
Avevamo le torce elettriche per vedere il sentiero. Avevamo gli zaini, i bastoni da camminata, il coltellino in tasca, quello che fa mille cose. I più grandi portavano la roba da mangiare : salsiccia, fiorentine, bistecche. E le griglie.
Perchè si andava sul Monte per starci a pranzare, mica a mangiare un panino.
All'inizio c'erano solo le nostre voci e le risate. Oltre il cerchio di luce delle lampade non si vedeva nulla. Il cane girava attorno al gruppo, quasi si preoccupasse di tenerlo unito. Dopo un poco però si faceva silenzio: ascoltavamo l'acqua, là, davanti a noi, sempre più vicina.
Attraversavamo il fiume dove l'acqua era bassa, tirandoci alle ginocchia i calzoni. Tenevamo calze e scarpe. Si bagnavano è vero, ma si sarebbero asciugare in fretta al sole del mattino di luglio.
Perchè era oltre il fiume, oltre i ruderi di un vecchio cantiere lasciato lì dai lavori dell'autostrada più di dieci anni prima, che cominciava la terra sconosciuta, quella dove la realtà e le storie sentite per anni si confondeva, la terra dove ogni anno volevamo tornare.
Il sentiero si arrampicava subito, ripidissimo, su per i fianchi del monte enorme e nero contro il cielo che piano piano si tingeva di blu, poi di azzurro scuro scuro, poi, quai d'improvviso si illuminava con la luce del sole, che spuntava alla nostra destra, dall'altro crinale, oltre il fiume che avevamo appena attraversato.
LA RUPE DI SASSO MARCONI   parete rocciosa delle "Rupe"
E con le ombre lunghissime dell'alba cominciava la nostra fatica. 
L'Appennino era e ancora in gran parte è, il vero lato selvaggio di questo Paese. Le montagne non sono alte e scenografiche come le Alpi, ma sono molto, molto più inaccessibili.
Quelli che percorrevamo li chiamavamo sentieri, ma erano a mala pena tracce nel bosco libere da sterpaglie. Bisognava conoscerli bene, esserci già stati.
Non c'erano come adesso i cartelli del CAI a indicare direzioni, numeri e tempi di percorrenza. Ci si perdeva facile in quelle gole e su per quei fianchi coperti da un bosco selvatico e fittissimo, pieno di rovi e di rami intrecciati, quasi legati uno all'altro ai nostri fianchi, sulle nostre teste.
A volte , dove le tracce sparivano, dovevamo  farcelo noi  il sentiero , a colpi di bastone contro il muro di sterpi, felci e rovi spinosi. E il cane serviva, eccome se serviva. Lui il sentiero lo ritrovava sempre.
Una fatica pazzesca, con il sudore che cominciava ad inzuppare le maglie, a colare lungo il collo,con  lo zaino che pesava sempre di più mano a mano che si saliva, le scivolate, a volte le cadute.
Ma era la parte indispensabile e voluta di quella camminata.
Perché su quei sentieri, trenta anni prima , in condizioni molto simili a quelle nostre di adesso , erano passati altri, più o meno della nostra età. E quelli invece facevano parte delle storie che i vecchi e i grandi ci raccontavano alla sera. Anzi, facevano parte della Storia.
Ad un certo punto, quando il sole era già abbastanza alto nel cielo, si arrivava sul crinale. E ci si fermava un pò.
Il panorama e la nostra stanchezza lo meritavano, ma c'era un altro motivo per fermarsi.
Da quella specie di terrazza strapiombante, laggiù in fondo, si vedeva un paese , mezzo avvolto nella foschia della mattina di estate: Marzabotto.
Era da lassù che quei ragazzi, trenta anni prima, avevano visto tutto.
Avevano visto le case bruciate, sentivano gli spari, le raffiche di mitragliatrice, le esplosioni delle bombe. E le urla delle persone. Decine, centinaia, migliaia di persone che venivano uccise sotto i loro occhi. Milleottocento alla fine, circa, dove quel circa era la vera cifra dell'orrore. Non si sapeva neanche il numero esatto di quei morti. Vecchi donne e bambini. Tanti bambini. Di pochi anni, di pochi mesi, di pochi giorni.
Da lassù si vedeva e si sentiva tutto, ma non si poteva - o voleva secondo qualcuno - fare niente.
A Cà di Serra, la frazione dove abitavo con i nonni e da cui eravamo partiti, abitava una signora. Si chiamava L.... I suoi due figli erano con noi quel giorno, avevano più o meno la mia età, quella che aveva lei trenta anni prima.
La sua storia ce la aveva raccontata una sera, dopo cena, quando ci si ritrovava nella piazzetta fra le case a parlare e giocare, sperando che non arrivasse mai l'ora di andare a dormire.
Erano in sette nella sua famiglia, giù a Marzabotto.
Erano morti tutti, ammazzati a colpi di mitra. Lei si era salvata perché si era finta morta, sotto i corpi  degli altri e nessun soldato si era preso la briga di controllare. Perché ce n'erano altri da ammazzare. Bisognava fare in fretta e non si poteva perdere tempo a contare i morti.
Lei adesso odiava tutti. Nazisti e partigiani, in egual maniera. I Nazisti perché avevano fatto quello che avevano fatto, i Partigiani perché, diceva lei, non avevano fatto niente per impedirlo. E poi, diceva sempre lei, erano i Partigiani che cercavano. Perché non erano scesi dal Monte, quello dove eravamo noi adesso, a combattere ? Sì , è vero, sarebbero forse morti tutti, ma avrebbero portato un bel po' di nemici con loro e, forse, si sarebbe evitato il terribile  massacro della sua gente.
Non lo so. Non so cosa dire. Non lo so adesso che di anni ne ho sessanta, figurati allora.
Quello che però sentivo allora, chiarissimo, era il rumore spaventoso della Storia, quella con la maiuscola, quella che travolge tutto e tutti se, magari per caso, sei sulla sua strada.
E sentivo il dolore di certe cicatrici, che forse si sarebbero chiuse solo con la morte di tutti quelli che allora erano testimoni vivi, qualsiasi fosse la loro parte.
Marzabotto.
Un nome tremendo, già entrato nei libri di Storia.
Ma non era quella la nostra meta.
Cominciava adesso la camminata lungo il crinale. A destra del sentiero c'era la valle del Setta, da dove eravamo partiti ore prima, a Sinistra Marzabotto.
Adesso il sentiero percorreva boschi sempre più radi.
C'erano degli spiazzi, i fantasmi di terreni una volta coltivati, adesso invasi da erbacce ingiallite dal sole sempre più alto , circondati da frutteti scarni, ma che il tempo e l'abbandono dell'uomo avevano trasformato in foresta.
Campi e frutteti.
Sì, perché lì, trenta anni prima, l'uomo viveva in pace e coltivava la terra.
Lì, poco più avanti, c'era un paese, anzi, un po' meno di un paese, una frazione : Monte Sole. La nostra meta.
La fine del nostro cammino.
Adesso è come un Santuario a ricordo forse perenne dell'orrore e della stupidità umana . La Storia se ne è impossessata di nuovo, ne ha riportato alla memoria di tutti il ricordo.
Fino alla prossima amnesia collettiva.
Ma allora no. La Storia non era ancora arrivata da quelle parti. Marzabotto sì, Monte Sole ancora no.
Era passata da lì trenta anni fa, aveva seminato la morte e se ne era andata.
Non era rimasto niente di vivo. I pochissimi che si erano salvati, quelli che abitavano nelle case più distanti, quelli che avevano sentito per tempo la tempesta arrivare, se ne erano andati per sempre da lì. Erano rimaste le storie, quelle con la s minuscola, quelle raccontate dalle persone come la L..., quelle che si volevano dimenticare, che si faceva fatica, una fatica bestia a raccontare.
Fatica, quella che avevamo voluto fare noi per arrivare fino lì, evitando il sentiero- adesso una strada - molto più comodo che partiva dal paese laggiù, quello che gli abitanti di Monte Sole percorrevano tanti anni prima per portare al mercato le loro cose.
Noi avevamo voluto ripercorrere il sentiero della Storia Crudele, non quello della quotidianità perduta.
Lì dunque ci fermavamo. Lì dove non c'era più niente, neanche la pietà del ricordo storico.
Lì accendevamo il fuoco, lì riportavamo per un paio d'ore la vita, mangiando, parlando, ridendo, scherzando con le ragazze, come i giovani fanno e devono fare.
Ma prima non potevamo mai fare a meno di camminare in silenzio fra quei ruderi coperti di rampicanti, guardando i tetti sfondati dal furore degli uomini e dalla carezza del tempo, in quelle che una volta erano strade dove camminavano persone svanite nel nulla.
Mi ricordo come se fosse adesso il contrasto fra il silenzio del posto e il rumore della Storia, quella che conoscevamo tutti. Un rumore silenzioso che si appoggiava ai muri delle case, si nascondeva in quello che restava della chiesa, dove era stata ammassata la gente, dove avevano ammazzato con le bombe a mano e il mitra e poi il fuoco decine e decine di persone, dopo averle ammassate come bestie prima del macello.
Adesso c'era il sole, c'eravamo noi e, per un poco ancora, la vita. Rompevamo finalmente quel silenzio di anni.
Era il nostro saluto a quelli che non c'erano più per nessuno.
Perché il ricordo ha bisogno di sopravvissuti, ma lassù non si era salvato nessuno.
E lassù, anche dal sentiero più facile, non saliva mai nessuno.
Si sapeva tutto, tutti sapevano, ma era meglio dimenticare tutto o almeno far finta di dimenticare.
Poi tornavamo a casa , con il sole a picco, per la strada più facile e là rimaneva solo il silenzio di un pomeriggio di piena estate, il solito silenzio di ogni giorno.
Ma tutti, tutti noi sapevamo che un pezzetto di noi era rimasto lassù e un pezzetto di lassù era rimasto dentro di noi. E non sarebbe mai più andato via, sarebbe sempre rimasto giovane in noi che invecchiamo.
Come questo ricordo, chiamato dal un tuo intenso ricordare, ha cercato di dire.
Ciao.
Piero P. 
PS questo brano è stato pubblicato su gentile concessione dell'autore.