martedì 7 ottobre 2014

Borsellino ucciso perché indagava sulla trattativa, trovato il fascicolo. E spuntano nomi “pesanti”. - Sandra Rizzo e Giuseppe Lo Bianco



La ricostruzione dei giornalisti del Fatto, Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, mette i brividi: Borsellino è stato ucciso perché stava indagando, formalmente, sulla trattativa Stato-Mafia. La conferma arriva dal ritrovamento di un fascicolo assegnato a Borsellino in data 8 luglio 1992 (11 giorni prima di essere ucciso…) in cui viene fuori l’ufficialità dell’indagine e i nomi delle persone coinvolte. Nomi pesanti. Nomi di capimafia. Nomi di politici. Nomi di esponenti dei servizi segreti. 

In piena stagione stragista, a metà giugno del ‘92, un anonimo di otto pagine scatenò fibrillazione e panico nei palazzi del potere politico-giudiziario: sosteneva che l'ex ministro dc Calogero Mannino aveva incontrato Totò Riina in una sacrestia di San Giuseppe Jato (Palermo). Una sorta di prologo della trattativa. Su quell'anonimo, si scopre oggi dai documenti prodotti dal pm Nino Di Matteo nell'aula del processo Mori, stava indagando formalmente Paolo Borsellino. Con un'indagine che il generale del Ros Antonio Subranni chiese ufficialmente di archiviare perché non meritava "l'attivazione della giustizia".
IL DOCUMENTO dell'assegnazione del fascicolo a Borsellino e a Vittorio Aliquò, datato 8 luglio 1992, insieme alle altre note inviate tra luglio e ottobre di quell'anno, non è stato acquisito al fascicolo processuale perché il presidente del Tribunale Mario Fontana non vi ha riconosciuto una "valenza decisiva" ai fini della sentenza sulla mancata cattura di Provenzano nel ‘95, che sarà pronunciata mercoledì prossimo.
Ma le note sono state trasmesse alla Procura nissena impegnata nella ricostruzione dello scenario che fa da sfondo al movente della strage di via D'Amelio. In aula a Caltanissetta, infatti, nei giorni scorsi, Carmelo Canale ha raccontato che il 25 giugno 1992, Borsellino, "incuriosito dall'anonimo" volle incontrare il capitano del Ros Beppe De Donno, in un colloquio riservato alla caserma Carini, proprio per conoscere quel carabiniere che voci ricorrenti tra i suoi colleghi indicavano come il "Corvo due", ovvero l'autore della missiva di otto pagine.
Quale fu il reale contenuto di quell'incontro? Per il pm, gli ufficiali del Ros, raccontando che con Borsellino quel giorno discussero solo della pista mafia-appalti , hanno sempre mentito: una bugia per negare l'esistenza della trattativa, come ha ribadito Di Matteo ieri in aula, nell'ultima replica. Tre giorni dopo, il 28 giugno, a Liliana Ferraro che gli parla dell'iniziativa avviata dal Ros con don Vito, Borsellino fa capire di sapere già tutto e dice: "Ci penso io".
Il primo luglio ‘92, a Palermo il procuratore Pietro Giammanco firma una delega al dirigente dello Sco di Roma e al comandante del Ros dei Carabinieri per l'individuazione dell'anonimo. Il 2 luglio, Subranni gli risponde con un biglietto informale: "Caro Piero, ho piacere di darti copia del comunicato dell'Ansa sull'anonimo. La valutazione collima con quella espressa da altri organi qualificati. Buon lavoro, affettuosi saluti".
NEL LANCIO Ansa, le "soffiate" del Corvo sono definite dai vertici investigativi "illazioni ed insinuazioni che possono solo favorire lo sviluppo di stagioni velenose e disgreganti". Come ha spiegato in aula Di Matteo, "il comandante del Ros, il giorno stesso in cui avrebbe dovuto cominciare ad indagare, dice al procuratore della Repubblica: guardate che stanno infangando Mannino".
Perché Subranni tiene a far sapere subito a Giammanco che l'indagine sul Corvo 2 va stoppata? Venerdì 10 luglio ‘92 Borsellino è a Roma e incontra proprio Subranni, che il giorno dopo lo accompagna in elicottero a Salerno. Borsellino (lo riferisce il collega Diego Cavaliero) quel giorno ha l'aria "assente". Decisivo, per i pm, è proprio quell'incontro con Subranni, indicato come l'interlocutore diretto di Mannino. È a Subranni che, dopo l'uccisione di Salvo Lima, l'ex ministro Dc terrorizzato chiede aiuto per aprire un "contatto" con i boss.
È allo stesso Subranni che Borsellino chiede conto e ragione di quella trattativa avviata con i capi mafiosi? No, secondo Basilio Milio, il difensore di Mori, che ieri in aula ha rilanciato: "Quell'incontro romano con Subranni è la prova che Borsellino certamente non aveva alcun sospetto sul Ros".
Il 17 luglio, però, Borsellino dice alla moglie Agnese che "Subranni è punciuto". Poche ore dopo, in via D'Amelio, viene messo a tacere per sempre. Nell'autunno successivo, il 3 ottobre, il comandante del Ros torna a scrivere all'aggiunto Aliquò, rimasto solo ad indagare sull'anonimo: "Mi permetto di proporre - lo dico responsabilmente - che la signoria vostra archivi immediatamente il tutto ai sensi della normativa vigente".
(art. del 14 luglio 2013)

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La truffa dei fondi comuni - di Beppe Scienza

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Come imbrogliare i risparmiatori. Ovvero: Mini-guida ai fondi comuni - di Beppe Scienza

"Molti italiani hanno qualcosa da parte, anche senza essere ricchi. Peccato che una bella fetta dei loro risparmi sia in fondi comuni e simili. Tali prodotti attualmente hanno molto successo. 
Quasi 1.500 miliardi di euro sono nelle mani del risparmio gestitoOvvero in cattive mani.Il successo di vendita non è infatti frutto di buoni rendimenti. Ma piuttosto di una sistematica manipolazione della realtà da parte di banche e promotori finanziari; e ultimamente anche di impiegati delle Poste e cosiddetti consulenti finanziari indipendenti.
Quelli che seguono non sono segreti, per chi è addentro nel mondo finanziario. Sono cose che gli addetti ai lavori sanno benissimo e su cui, parlando fra di loro, concordano. Ma le tengono nascoste ai risparmiatori, perché tutta l'industria del risparmio gestito prospera ingannando i clienti; e i suoi dirigenti si arricchiscono rifilando porcherie e porcheriole.
Sono cose notissime anche ai giornalisti economici, che però di regola sono culo e camicia con banche, società di gestione ecc. E anche volessero scriverle, quasi nessuna testata gliele pubblicherebbe.
Per fortuna si possono però pubblicare in questo blog.
Ecco dunque i principali artifizi per abbindolare i risparmiatori e rifilargli fondi comuni.

1. Spacciare per successi i fallimenti
Banche e venditori porta a porta sbandierano i rendimenti dei fondi dal 1984, quando sono partiti in Italia. Certo che i soldi messi nei fondi sono mediamente aumentati; e ci mancherebbe altro in 30 anni. Ma ha ottenuto regolarmente di più chi ha fatto da solo, semplicemente rinnovando i Bot (lo dimostra un'indagine di Mediobanca). E ancora di più chi ha sottoscritto buoni fruttiferi postali. Due investimenti semplici, praticamente alla portata di tutti.

2. Barare sui rendimenti
È una tecnica truffaldina classica. Attualmente un risparmiatore non sa che pesci pigliare, perché Bot, Cct, Btp, Buoni postali rendono pochissimo. Allora il venditore gli mostra alcuni fondi dicendo: "Questi rendono più del 4%". È una truffa: tutt'al più hanno reso il 4% nell'ultimo anno. Mentre adesso i fondi monetari e obbligazionari sono sintonizzati su rendimenti futuri vicini allo zero e anche sottozero. Però i giornali, per favorire le vendite, non lo dicono e anzi pubblicano tabelle del tipo "I fondi che rendono di più". Imbroglioni: non "che rendono", bensì "che hanno reso", senza nessun merito dei gestori.

3. Creare allarmismi infondati
I venditori di fondi spaventano i risparmiatori raccontandogli che i fondi sono più sicuri, perché ora i titoli di Stato italiani possono ridurre il tasso d'interesse, rinviare il rimborso ecc. Li autorizzerebbero le cosiddette Cacs: Clausole di azione collettiva. È una frottola. Anche i titoli tedeschi prevedono tali clausole, che non sono contro i risparmiatori, bensì contro i fondi avvoltoio (vedi Argentina). E non aumentano il rischio di fallimento.

4. Ingigantire le difficoltà
Banche e promotori raccontano che i mercati finanziari sono difficili, insidiosi ecc., quindi inadatti al normale risparmiatore. C'è del vero, peccato che i gestori dei fondi regolarmente facciano figure barbine: i fondi azionari fanno peggio delle Borse, gli obbligazionari peggio del reddito fisso ecc. Anche questo appare dalla ricerca di Mediobanca. Per altro esistono investimenti certo non complessi e alquanto sicuri, come i buoni fruttiferi postali.

5. Frasi ingannevoli
Una furbizia dei venditori di fondi azionari, ma anche di fondi pensione, sono le espressioni capziose del tipo: "Con un fondo azionario si può ottenere di più che coi titoli di Stato o i buoni postali". Senza dire che si può ottenere anche molto meno; e anche subire crolli disastrosi. Ugualmente i giornali: "Coi fondi pensione si può battere il TFR". Ma si può anche finire in pesante perdita, cosa che non viene mai detta.

6. Nessuna trasparenza
Che i fondi comuni italiani siano trasparenti è una delle tante frottole dei loro venditori e propagandisti. Vedi il Sole 24 Ore che ripete da anni: "La chiave del successo dei fondi comuni presso le famiglie italiane è la trasparenza" (21-6-2003, Plus p. 9) e a ruota gli altri giornali. Per confutare tale bufala basta dire che i partecipanti non hanno mai diritto di conoscere i dati (prezzo, giorno ecc.) delle compravendite fatte coi loro soldi. Non solo, inizialmente (1984) c'era più trasparenza e poi (1993) è stata ridotta. Ma certo! Al buio si ruba meglio.

7. Lo sporco sotto il tappeto
La banda del risparmio gestito si vanta di avere evitato per esempio le Parmalat, i titoli della Grecia ecc. Tutto falso. Ai fondi è bastato vendere, dopo il crollo, ma prima della fine del semestre, quando debbono elencare i principali titoli posseduti. Altra tecnica truffaldina: quando un fondo precipita, lo chiudono, lo fondono con un altro o lo spostano di categoria e così sparisce dalle graduatorie.

8. Urgenza fasulla
Tipica furbata di banche e promotori è presentare le proposte come occasioni irripetibili, con scadenza brevissima. "Questo condizioni valgono solo per una settimana". Tutte frottole per non dare tempo per approfondimenti. La settimana dopo ci sarà un altro prodotto-immondizia, simile a precedente, e così via per i prossimi cinquant'anni.

9. Vantaggi fiscali inventati (1)
Su La Stampa Sandra Riccio favoleggia di un "buco" nella legge che favorirebbe gli investimenti attraverso fondi comuni bilanciati e titola allegramente "Il fai-da-te paga più tasse" (5-5-2014, tuttosoldi p. 19). Un risparmiatore sarebbe tassato al 15,2% con un fondo e al 21,3% investendo da solo. Tutto falso, con gli stessi investimenti potrebbe pagare anche solo il 6,4%. Dipende dai rendimenti che ottiene, senza nessun trattamento di favore per i fondi comuni.

10. Vantaggi fiscali inventati (2)
Raccontano che i fondi comuni ora convengono di più (!?) perché sono tassati solo quando si esce, anziché di giorno in giorno come fino a metà 2011. Altra menzogna, perché va perso il recupero automatico delle imposte in caso di perdite, a fronte di una riduzione della tassazione spesso irrisoria (per esempio -0,02% annuo).

11. Prodotti della ditta o peggiori
Per ingannare meglio i clienti, banche e promotori raccontano che scelgono i fondi migliori e poi offrono quelli ai risparmiatori, anziché i prodotti della casa. Ciance: scelgono i fondi che gli rigirano più commissioni, anche a prescindere dalle facili malversazioni.

12. L'inglese per imbrogliare
Per mettere in soggezione i risparmiatori, venditori e giornalisti eccedono poi in termini inglesi. Non obbligazioni, ma bond. Non azioni, ma equity. Non immobili, ma real estate. Non venditore di investimenti, ma wealth portfolio manager. Non consulente, ma fee only planner. Non investimenti a reddito, ma income oriented. Non ripartizione, ma asset mix. Non alto rendimento, ma high yield. 
Se uno parla così, è per imbrogliare il cliente o per coprire la sua crassa ignoranza.

Conclusioni
I fondi comuni hanno un solo vantaggio rispetto ai fondi pensioni o alle polizze vita. Si può uscire qualunque giorno. Quindi non rimandare a domani quello che puoi fare oggi." Beppe Scienza

Addio al Pap test, in Liguria arriva il nuovo esame contro l'Hpv.


Addio Pap test. 
Cambia in Liguria lo screening per la diagnosi precoce del tumore del collo dell'utero: il moderno test Hpv sostituirà progressivamente il più classico esame di controllo. L'introduzione della nuova tecnica di screening nasce dall'esperienza positiva dell'Asl 2 Savonese che, "a partire dal 2012, ha attivato un programma pilota utilizzando proprio il test Hpv come esame primario, grazie a un progetto frutto di un gruppo di lavoro interdisciplinare composto da anatomo-patologi, ginecologi, igienisti, ostetriche, infermieri e citolog", ricorda l'azienda sanitaria in una nota.
L'iniziativa ha interessato e interessa "una popolazione di circa 80.000 donne residenti nella provincia di Savona, di età compresa tra i 30 e i 64 anni. Inizialmente sono state contattate le signore appartenenti alla fascia d'età 40-50 anni, ma a partire dal gennaio 2014 è stata allargata la possibilità di adesione a tutta la popolazione bersaglio.
Nel corso del 2013 sono state invitate 20.267 donne, con un'adesione media del 51%, valore ben superiore a quello nazionale. Questo dato conferma l'alto gradimento del test Hpv tra la popolazione femminile. Attualmente è in corso la stesura del progetto regionale che, con buona probabilità, individuerà come centro regionale di riferimento l'Anatomia patologica dell'ospedale San Paolo di Savona, diretta da Ezio Venturino, ideatore del progetto".
"Lo screening con il test Hpv - osserva Alessandra Franco, responsabile della segreteria organizzativa Screening dell'Asl 2 Savonese - rappresenta un passaggio fondamentale per la diagnosi precoce del tumore del collo dell'utero, consentendo di individuare un maggior numero di lesioni ed eventuali alterazioni in tempi più precoci rispetto al Pap test".
A dimostrazione dell'alta qualità del progetto, riconosciuta non solo a livello regionale ma anche nazionale, evidenzia l'Asl, il Gisci (Gruppo italiano screening del cervicocarcinoma), ha scelto Finale Ligure come sede del prossimo convegno nazionale 2015.

sabato 4 ottobre 2014

Asta Christie’s a Parigi: Due ammoniti. - Benedetta Guerra

ammonite Asta Christies a Parigi: Due ammoniti

Alla casa d’aste Parigina di Christie’s è stata organizzata una nuova asta con elementi rari nella storia della terra, due ammoniti di un centinaio di milioni di anni fa.
In queste aste è assurdo scoprire, e lo dico con un velo di tristezza, come queste opere d’arte della natura, gioielli inestimabili siano trattati diversamente di alcune pietre preziose, con il prezzo di vendita minore.
Durante l’ultima vendita degli scheletri di dinosauro che comprendeva una mega ammonite da 50 centimetri è stata venduta la scorsa settimana a New York a 60 mila dollari.Questi molluschi sono sempre più richiesti e si trovano presso il Canada e Albertae sono quasi sempre conservati benissimo.
I due ammoniti verranno esposti oggi al Musée Naturelle di Parigi e sono stati stimati da 40 mila dollari a 67 mila dollari ed il più piccolo a 100 mila dollari. Il più costoso ammonite è stato venduto lo scorso anno, un esemplare da 70 centimetri del valore di 300mila dollari. Molti di questi ammoniti, devono essere accompagnati da un certificato dal Dipartimento del Patrimonio Canadese.

Ostaggio inglese decapitato, nuovo video Isis.

Isis: Henning, 'pago il prezzo della decisione Gb' (foto: ANSA)

Si tratta di Alan Henning. Lo riferiscono media americani, sottolineando che l'autenticita' del video non e' stata verificata.
Il boia dell'Isis torna a colpire: in un video la decapitazione dell'ostaggio britannico Alan Henning. Il quarto in poche settimane. Il secondo britannico. La moglie Barbara aveva supplicato un gesto di compassione. Per iscritto prima, in video pochi giorni fa ''Lasciatelo andare, e' un uomo buono''. Una preghiera caduta nel vuoto se e' vero, come rivendicano le immagine diffuse dall'Isis, che Alan Henning, tassista britannico di 47 anni, padre di due figli andato in Siria in missione umanitaria e rapito nel dicembre 2013, è l'ultima vittima dei jihadisti. Decapitato dalla mano dello Stato Islamico, come gli americani James Foley e Steven Sotloff e il britannico David Haines, prima di lui. Trema Londra. Il Foreign Office fa sapere che sono in corso verifiche sull'autenticità del video.
Ma c'e' poco spazio per dubbi ormai, e per speranze. Durissimo il primo ministro britannico David Cameron: il ''brutale omicidio'' di Alan Henning ''mostra quanto siano barbari e ributtanti questi terroristi. Faremo tutto il possibile per stanare questi assassini e portarli davanti alla giustizia''. Trema il Regno Unito, perche' nelle mani dell'Isis c'e' un altro britannico, John Cantlie. Il padre 81enne, malato, sofferente, dal letto di ospedale, l'immagine stessa del dolore, ha rivolto proprio oggi un'altra straziante supplica ai jihadisti: ''Sappiate che è un uomo buono, che voleva solo aiutare i siriani e vi chiedo, in nome di quanto c'è di più sacro, aiutateci e permettetegli di tornare a casa sano e salvo, da coloro che ama e che lo amano''. E perchè nel video, lungo un minuto e 11 secondi dal titolo 'Un altro messaggio all'America e ai suoi alleati', e' ritratto Henning che annuncia la sua stessa condanna a morte: ''Per via della decisione del nostro parlamento di attaccare lo Stato Islamico, io, in quanto britannico, pagherò il prezzo di quella decisione''. Ovvero il via libera di Westminster, una settimana fa, per i raid aerei sull'Iraq al fianco di Usa e dei paesi della coalizione.
Trema anche la Casa Bianca, perche' nel video si minaccia un altro uomo identificato come americano, sarebbe l'operatore umanitario Peter Kassig, fuggito in Medioriente per scappare da un matrimonio sbagliato e dal malessere del ''tornando a casa'' dopo un periodo in Iraq con i Rangers dell'esercito Usa. E' ''una nuova prova della brutalità del gruppo'', fa sapere la Casa Bianca, in un drammatico copione che sembra ripetersi ormai uguale a se stesso. E partono già le analisi delle immagini: il boia che compare in quest'ultimo un video sembra avere la stessa voce del jihadista che uccise a metà settembre un altro ostaggio britannico, David Haines, secondo il sito SITE, che precisa che la voce del boia è stata alterata elettronicamente, ma rivelerebbe un accento britannico.
Gli Usa hanno condannato con forza l'uccisione ''brutale'' dell'inglese Alan Henning. Per il presidente Obama gli ''Stati Uniti insieme alla Gran Bretagna e agli alleati continueranno a lavorare per portare i responsabili davanti alla giustizia''. Il ''brutale omicidio'' di Henning ''mostra quanto sono barbari e ributtanti questi terroristi'', ha detto il primo ministro britannico David Cameron. ''Faremo tutto il possibile per stanare questi assassini e portarli davanti alla giustizia''.
Il problema è alla fonte: cos'è l'Isis, chi la finanzia e perchè. Oltretutto: cui prodest? a chi giova?
Se i paesi - si fa per dire - sviluppati e democratici la smettessero di "imporre la democrazia" ai paesi sottosviluppati e poveri, forse, tutto ciò non avverrebbe; ma, poichè sappiamo che il loro fine ultimo non è quello di portare la democrazia, ma di appropriarsi delle materie prime dei paesi poveri di tecnologia e di fornire linfa alle potentissime industrie della guerra, dobbiamo abituarci a leggere queste brutte pagine di storia.
Se invece di imporre "finta democrazia" fornissimo "vera tecnologia", questi paesi più poveri potrebbero estrarre e trasformare le materie prime che la loro terra fornisce "democraticamente" e venderle per autodemocratizzarsi da soli.

venerdì 3 ottobre 2014

Addio al petrolio e alla bolletta: in Olanda l'energia rinnovabile si scambia coi vicini. - Roberta Ragni

vanderbron

Non avete la possibilità di installare un pannello fotovoltaico, ma vorreste alimentare la vostra casa con energia pulita? E se per dire addio alle fossili bastasse comprare energia rinnovabile da un vicino? È l'idea di una startup nei Paesi Bassi che ha creato un sito in stile Airbnb per scambiare energia elettrica. 
Già, avete capito bene. L'economia della condivisione sta arrivando nel settore energetico. In futuro, potremmo comprare energia gli uni dagli altri, proprio come ora ci scambiamo le case o i libri.Vandebron, questo il nome della start up, già lo fa, mettendo in contatto consumatori e produttori indipendenti, quali come, ad esempio, agricoltori con turbine eoliche nei loro campi. Le aziende energetiche in questo scenario? Semplicemente non esistono.
"Abbiamo scoperto che l'idea era semplice, 'perché non posso comprare energia da un agricoltore che ha l'eolico? Abbiamo iniziato a lavorarci e abbiamo scoperto che si trattava di una cosa facile, ma il progetto era invece piuttosto articolato", ammette uno dei fondatori di Vandebron, Remco Wilcke.
I consumatori entrano sul sito Web, specificano quale tipo di contratto vogliono (annuale, triennale) e di quanta energia elettrica avrebbero bisogno. Possono poi scegliere a quale produttore rivolgersi, che ha una sua pagina dedicata per descrivere se stesso e la sua produzione. Ad esempio, gli agricoltori Bernard e Karin Kadijk vivono nel nord dell'Olanda, hanno una turbina eolica e producono energia sufficiente per 600 famiglie. Se l'affare piace, si passa allo scambio di nomi e dati.

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Attualmente ci sono 12 produttori sul sito, in grado di fornire energia sufficiente per circa 20.000 famiglie. In parole povere, ecco un modo per dire addio alle bollette fossili e sempre più care, scegliendo energia sostenibile a un prezzo migliore.
E i consumatori sanno sempre da chi sta comprando l'energia, proprio come quando si fa la spesa dal contadino di fiducia.

In Congo l'origine dell'Aids, ricostruita grazie a genoma

AIDS conference

Torna malattia in bimbo che sembrava guarito.


E' scoccata in Congo, negli anni Venti del secolo scorso, la prima scintilla della pandemia di Hiv: da lì è divampato il violento 'incendio' che finora ha causato più di 75 milioni di contagi in tutto il mondo. Un flagello che nessun farmaco sembra ancora in grado di debellare: proprio in Italia si è registrato il secondo caso al mondo di guarigione 'apparente' in un bambino che, dopo essersi liberato del virus per tre anni grazie alle terapie, è tornato ad essere nuovamente sieropositivo.

''L'infezione da Hiv non è ad oggi da considerarsi guaribile'', spiega amaramente Mario Clerici, l'immunologo dell'Università di Milano e della Fondazione Don Gnocchi che con il suo gruppo di ricerca pubblica sulla rivista The Lancet il caso del bambino curato senza successo all'Ospedale Sacco di Milano. ''Malgrado i farmaci a nostra disposizione possano diminuire la morbilità e la mortalità - aggiunge - al momento non sono in grado di eliminare veramente il virus. La ricerca di una cura deve continuare''. Lo sforzo della comunità scientifica dunque continua, e si arricchisce anche grazie alla ricerca condotta da un altro gruppo di esperti, coordinati dall'università belga di Lovanio, che hanno puntato dritto alla 'culla' africana in cui la pandemia ebbe origine quasi un secolo fa.
Per localizzarla nello spazio e nel tempo, i ricercatori hanno analizzato varie sequenze del genoma del virus Hiv-1 appartenente al gruppo M (il più diffuso), incrociando queste informazioni con dati epidemiologici e geografici. Il loro studio, pubblicato su Science, dimostra che il contagio globale è partito negli anni Venti da Kinshasa, l'attuale capitale della Repubblica democratica del Congo: il rapido sviluppo della città africana, trasformata in quel tempo in un crocevia di viaggiatori e commerci, avrebbe scatenato la 'tempesta perfetta' alla base della diffusione del virus. ''I dati genetici ci dicono che tra gli anni '30 e '50 il virus si è diffuso rapidamente nel Congo grazie alle persone che viaggiavano lungo le linee ferroviarie e le vie d'acqua per raggiungere Mbuji-Mayi e Lubumbashi nel sud e Kisangani nel nord'', spiega il coordinatore dello studio Nuno Faria. ''Questo ha permesso la formazione di focolai secondari in centri ben collegati con gli altri Paesi africani del sud e dell'est. Pensiamo che con i cambiamenti sociali avvenuti negli anni '60 con l'indipendenza - conclude - il virus abbia iniziato a infettare una popolazione sempre maggiore''.