L’avrete saputo anche voi, perché le notizie tristi si fan sempre breccia anche se non dovrebbero: il centrodestra, in Puglia, ha scelto come candidato per la regione Raffaele Fitto. Non c’è ancora l’ufficialità, ma pare che prima o poi tutti convergeranno sull’eurodeputato salentino, co-presidente dei Conservatori e Riformisti a Bruxelles. E’ la “carta di prima fascia” (sic) su cui punta Giorgia Meloni, cui spetta la scelta della candidatura pugliese. Salvini, Berlusconi e Meloni hanno infatti sottoscritto un patto di spartizione per le Regionali (quattro alla Lega, due a FdI e altrettante a FI). Qualcuno mugugna, ma lo stesso Salvini è convinto di fare ingoiare il nome di Fitto financo ai più riottosi. Pare che per l’ufficialità si voglia attendere domenica prossima, quando avranno luogo le primarie del centrosinistra.
Sia come sia, la sola idea di (ri)pensare a Fitto come governatore destrorso della Puglia ha in sé del lisergico spinto. Sarebbe un po’ come se il Pd schierasse Orfini segretario, per spezzare le reni al sovranismo & populismo. Di Fitto non si ricordava nessuno (probabilmente neanche lui), eppure il centrodestra punta tutto su questo cavallo di ritorno. Se è lui la carta vincente, figuriamoci chi si cela dietro il due di picche. Fitto è nato a Maglie nel 1969. Figlio del leader Dc Salvatore, comincia pure lui nella Democrazia Cristiana. Consigliere regionale già a 20 anni. Aderisce al Partito Popolare Italiano di Buttiglione (daje) nel 1994 e l’anno dopo si allea con Forza Italia (daje) sotto le mentite spoglie del leggendario CDU (Cristiani Democratici Uniti). Nel 1998, terrorizzato che i centristi si stacchino da Berlusconi, vara i Cristiani Democratici per la Libertà. Europarlamentare nel 1999, ma dura solo un anno perché nel 2000 è eletto Presidente della Regione Puglia. Ha 31 anni ed è il presidente di regione più giovane nella storia d’Italia. Era 20 anni fa, e nel frattempo Fitto non ha dato granché segno di sé, ma il centrodestra pensa a lui per vincere: già qui c’è tutto il gattopardismo atavico della nostra politica. Sconfitto da Vendola nel 2005 per il bis in Regione, si butta dal 2006 in Parlamento come berlusconiano di ferro. E’ Ministro degli Affari Regionale e le Autonomie Locali nel Berlusconi IV (quello del 2008). Rieletto deputato nel 2013, nel 2014 è già europarlamentare: secondo candidato più votato in assoluto dopo la Bonafè, e anche solo da questo si capisce che anno tremendo sia stato il 2014. Qualche bega legale (La Fiorita, Cedis), da cui esce però assolto.
Nel frattempo rompe con Berlusconi, criticando duramente “il patto del Nazareno” con Renzi: è forse l’unica volta in cui Fitto ne indovina una. La rottura col Capo lo porta però a carambolare in gruppuscoli malinconicamente marginali (Direzione Italia, GAL, Noi con l’Italia). Resosi conto che non ne indovina una da anni, bussa alla porta della Meloni. Che gliela apre. Eletto ancora eurodeputato (va detto votatissimo) l’anno scorso, viene ora definitivamente scongelato: son soddisfazioni. Mai però come quelle che il funambolico Fitto ci regalò il 3 maggio 2008. Intervistato da Piero Ricca sulle parole di Berlusconi, che aveva definito il mafioso Mangano “un eroe”, Fitto ebbe così a rispondere: “Sono d’accordo con il Presidente Berlusconi come mi sembra la stragrande maggioranza degli italiani, quindi convincetevene e fatevene una ragione”.
Mi raccomando, pugliesi: votatelo! E’ il nuovo che avanza. Nel senso proprio che alla destra era avanzato un Fitto, non sapevano dove metterlo e han pensato bene che doveste riciucciarvelo voi.