sabato 29 settembre 2018

Scoperto il buco nero più famelico mai osservato prima.



Situato al centro della galassia PG211+143, distante un miliardo di anni luce dalla Terra, è in grado di inglobare la materia che lo circonda a una velocità pari a un terzo di quella della luce.

Un team di ricercatori inglesi dell'Università di Leicester ha scoperto il più vorace dei buchi neri mai osservato prima nello spazio, un gigante cosmico dotato di una massa 40 milioni di volte superiore a quella del Sole. Situato al centro della galassia PG211+143, distante un miliardo di anni luce dalla Terra, è in grado di inglobare la materia che lo circonda ad una velocità pari a un terzo di quella della luce. La sua scoperta è avvenuta grazie a delle osservazioni realizzate con il telescopio spaziale europeo XMM-Newton.

Ricreata una simulazione del funzionamento del buco nero.
Per compiere lo studio, pubblicato sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, gli esperti hanno utilizzato i dati raccolti dal telescopio XMM-Newton e un supercomputer al fine di realizzare una simulazione della materia che precipita all’interno del buco nero. La potente attrazione gravitazionale propria del gigante cosmico è capace di rompere gli anelli di gas e di polveri che lo attorniano, per poi inglobarli alla velocità esorbitante di circa 100.000 chilometri al secondo.
Durante la precipitazione nel buco nero, questi elementi acquisiscono una velocità sempre maggiore che ne determina il riscaldamento e una successiva emissione luminosa. Il centro della galassia viene così tramutato in un nucleo galattico attivo, uno degli elementi più energetici presente nell’intero universo.

Ingloba la materia ad una velocità impressionante
“Abbiamo seguito per un giorno il comportamento di un grumo di materia grande come la Terra, fino a quando non è stata inghiottita dal buco nero a una velocità impressionante”, spiega Ken Pounds, coordinatore del team di esperti. La ricerca potrebbe coadiuvare lo studio dei buchi neri e in particolare quello dei più longevi che hanno raggiunto, con il tempo, masse milioni o miliardi superiori a quella del Sole.
L’immensa velocità propria del gigante cosmico aiuta a spiegare i meccanismi grazie ai quali i suoi simili siano riusciti a influenzare la formazione e l’evoluzione delle prime galassie.

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