Quando il 9 marzo Giuseppe Conte decise il lockdown nazionale, gli italiani si chiusero disciplinatamente in casa e il tricolore esposto sui balconi simboleggiava lo spirito patriottico dell’unità nazionale. Se, come leggiamo, prima o dopo Natale il governo dovesse essere costretto a una misura analoga per frenare la curva impazzita dei contagi, dei decessi, degli ospedali presi d’assalto, teniamoci pronti a celebrare lo spirito fazioso della disunità nazionale. Il tutti contro tutti delle ultime settimane non lascia del resto molto spazio all’ottimismo.
All’interno del governo, dove l’allarme ripetutamente lanciato contro gli assembramenti nelle piazze e sulle spiagge, complice lo sfavillante novembre è già un modo per mettere le mani avanti. Del tipo: cari italiani ci eravamo raccomandati al vostro senso di responsabilità ma visto che continuate a fregarvene vi spediamo di nuovo tutti a casa. Quanto all’opposizione essa si opporrà in qualunque caso. Se ci sarà il lockdown strillerà contro la dittatura sanitaria, la catastrofe economica e il governo brutto e cattivo che ruba il Natale ai bambini. Se il lockdown non ci sarà strillerà contro la dittatura del contagio, opera del governo degli incapaci e degli assassini (sentiremo anche questa). Sui presidenti delle regioni, che ve lo dico a fare, c’è più armonia, compattezza e unità d’intenti nella Casa del Grande Fratello. Virologi e immunologi? Una credibilità messa a dura prova dai continui litigi televisivi, tanto che perfino il presidente della Lazio, Claudio Lotito può serenamente discettare su Covid e batteri nella vagina delle donne. E la babele dell’informazione? E gli opinionisti tre palle un soldo? E le associazioni dei medici e del personale sanitario che allo stremo delle forze gridano lockdown subito? E le categorie del commercio, del turismo e della ristorazione che tra le macerie delle loro attività implorano lockdown mai? E i cosiddetti ristori, giudicati elemosine nel migliore di casi (e nel peggiore non pervenuti)? E la demenziale guerra dei Toti contro gli anziani non più utili al processo produttivo? Inutile andare avanti perché il supercasino è sotto gli occhi di tutti. Non resterebbe che tornare al punto di partenza, a quel 9 marzo quando un uomo solo al comando decise per tutti. Ma oggi signor presidente del Consiglio siamo troppo confusi e non sappiamo più cosa sperare.
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