Fini sa come navigare, un colpo a salve e aspetta. Per il momento non succederà niente. I suoi trombettieri scelgono le parole con l’accortezza delle signore dalla mano dubbiosa sopra il vassoio delle cioccolate. Questa o questa? Lasciano capire senza compromettersi. Certo che la crisi fra i fondatori del partito quasi unico soffia come un uragano. Dietrologie raffinate provano a spiegare l’irriconoscenza verso l’uomo che l’ha sdoganato dall’ombra del fascismo. Fini geloso di Bossi? Delle banche, dei governatori e dell’egemonia nella quale avvolge Berlusconi? Si dice sia la tracotanza dei peones la goccia che ha traboccato il vaso.
Ore prima del famoso incontro non digerito, il senatore Gian Paolo Vallardi, Lega di Vittorio Veneto, aveva presentato un disegno di legge: dà la possibilità ai sindaci di battezzare col nome di personaggi locali le nuove scuole, insinuando che vecchi licei, piazze e strade possono essere titolati ai protagonisti della Padania. Basta con Garibaldi: chiamiamola Marcantonio Flaminio. Ma come cancellare da Torino a Vittorio Veneto scuole e piazze nelle quali è cresciuta l’Italia? Per Vallardi solo Nizza ne ha diritto. E la Francia inaugura il battaglione Garibaldi della Legione Straniera. Anche Fini ha qualche dubbio sulla vanità di Berlusconi puntellata dal Bossi salvato dalle fideiussioni del Cavaliere quando la sua banca stava tirando le cuoia. Ha perfino comprato il simbolo della Lega per scongiurare nuovi tradimenti. Per amor della patria unita Fini rimonterà, come è il segreto.
Da il Fatto Quotidiano del 17 aprile
Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 17 aprile 2010
Un colpo a salve e ora aspetta - Maurizio Chierici
Sta per investirlo uno tsunami - Rodolfo Brancoli
Non ho molta fiducia nella capacità di tenuta di Fini, e dei finiani, di fronte allo tsunami che sta per investirli, se decideranno di andare avanti. Però faccio il tifo per loro, perché sono i soli capaci di mettere una zeppa in un progetto cinicamente perseguito sulla pelle di questo sfortunato paese da un uomo che per sistemare le sue vicende giudiziarie, cambiare ancor più a suo vantaggio le regole del gioco e insediarsi al Quirinale, appare disposto a dare via libera ora e nel futuro prossimo ai massimi livelli di potere a una formazione come la Lega, nefasta per l’Italia sotto tutti i punti di vista, non solo svendendo il suo partito (e la cosa mi lascia indifferente) ma anche stravolgendo i valori e i meccanismi istituzionali che fanno della Repubblica una democrazia liberale europea.
La mia scarsa fiducia deriva dai comportamenti passati di chi ha pur sempre avallato la peggiore legge elettorale, e si è imbarcato in una formazione partitica che in un primo momento aveva lucidamente definito "una scorciatoia plebiscitaria e personalistica", nel mentre consentiva che il socio di maggioranza gli portasse via mezzo partito. E naturalmente è ben nota la capacità di seduzione e corruzione di chi non avrà certo scrupoli ad agire per fare il vuoto attorno al "traditore". Ma poiché Fini si trova davvero con le spalle al muro, avendo altrimenti avanti a sé un futuro politico alla Occhetto, si può sperare che vada avanti con determinazione con quel poco di ceto politico ex An che ancora gli resta.
Da il Fatto Quotidiano del 17 aprile
Il suo è un gesto coraggioso - Massimo Fini
Fini si deve essere reso conto del gravissimo errore commesso nell’aver accettato di far confluire Alleanza nazionale nel Pdl. Perché dove c’è Berlusconi comanda uno e uno solo. Inoltre Fini è, in fondo, un politico vecchia maniera, con i vizi ma anche i pregi della classe dirigente della cosiddetta Prima Repubblica. Non può accettare le continue, aperte, spudorate violazioni istituzionali del Cavaliere. Il ruolo di presidente della Camera, assolto con grande equilibrio, ha rafforzato questa sua sensibilità per le Istituzioni, le forme, la legge, la legalità, tutte cose di cui il Cavaliere si impipa.
Sono anche convinto che i due non si siano mai amati e che Fini non abbia mai digerito la polemica berlusconiana contro "i politici di professione", "quelli che non hanno mai fatto un solo giorno di lavoro", eccetera. Fini è un D’Alema di destra, di una coerente destra, con cui Berlusconi, che non ha ideologia alcuna se non la glorificazione di se stesso, non ha nulla a che fare. Il Pd dovrebbe appoggiare Fini (come pure Casini), cautamente perché la cosa non si risolva in una sorta di “abbraccio della morte”. La rottura di Gianfranco Fini è estremamente coraggiosa considerando che avviene con un personaggio che è quasi completamente padrone del Paese ed è ai limiti della criminalità. Temo che faccia una brutta fine perché molti degli ex An sono da tempo, anche quando erano ancora in Alleanza nazionale, a libro paga di Berlusconi.
Da il Fatto Quotidiano del 17 aprile
È una partita che riguarda tutti - Nando Dalla Chiesa
Ma davvero è solo una questione di conte, quanti deputati e quanti senatori? O di ambizioni frustrate di Gianfranco Fini? I numeri contano e conteranno, ci mancherebbe altro. E contano pure le ambizioni, che probabilmente portarono a suo tempo il presidente della Camera a convolare a nozze con il Cavaliere con leggerezza adolescenziale. Ma quel che sta venendo al pettine della Seconda Repubblica è qualcosa di più e di più duraturo. E’ il nodo di una destra conservatrice in culla che il paese non ha mai conosciuto. Che avrebbe dovuto prendere il volo quasi vent’anni fa, finalmente liberata dall’implosione dellaDc metà destra e metà sinistra.
E che invece è rimasta soffocata nelle spire mediatiche e finanziarie del progetto di potere personale di Silvio Berlusconi, con tutte le ricadute a noi vicine: l’alleanza privilegiata con la Lega, l’incontro posticcio tra nord e sud, l’eversione travestita da moderatismo, l’assalto all’arma bianca alla Costituzione, l’inciviltà del discorso pubblico, la rottura radicale tra i concetti di ordine e legge. La questione che si apre finalmente per la storia politica italiana è quella di potere disporre di una destra normale, fisiologica. Non la destra che piace alla sinistra, sia chiaro. Ma una destra che, vincendo, non pone problemi circa l’identità di fondo del paese. Una destra che non gonfia a forza di estrogeni ideologici le divisioni culturali, civili e politiche tra i cittadini. Che non mette in discussione i grandi principi della decenza istituzionale. Insomma, una partita vera. Che ci riguarda tutti.
Da il Fatto Quotidiano del 17 aprile
Continua la caduta di B - Furio Colombo
Dopo l’incontro-rottura-semirottura-aggiustamento parziale, quasi pace, tensione forte fra Silvio Berlusconi eGianfranco Fini, che cosa accade?
1. Continua la caduta lenta ma inarrestabile di Berlusconi, che è sostenuto quasi solo dalla buona volontà del Pd "pronto per le riforme" soprattutto la giustizia, anche nei giorni neri, anche quando Berlusconi ha già rovesciato il tavolo. Eppure è possibile che Berlusconi cada sul Quirinale. Come diceva Eduardo, "Le disgrazie non finiscono mai".
2. L'Italia è come un treno fermo bloccato fra due valanghe. La prima è cominciata con la storica "notte di Casoria" e la perdita di ogni credibilità e reputazione nel mondo di Silvio Berlusconi. La seconda è adesso, con lo smottamento della maggioranza. La massa della frana incombe, cadrà, non è ancora caduta. Misteriosamente, in un luogo e in un momento così poco adatto, vengono avanti 105 deputati Pd guidati dal "responsabile giustizia" e portano in offerta il tavolo delle riforme già apparecchiato per "fare insieme", non si sa con precisione assieme a chi.
3. Dall’altra parte c’è la Lega di Bossi che ha vinto e che ha perso. Ha vinto con le sue pesanti maggioranze. Ha perso perché la maggioranza a cui è agganciata, piano piano si sfalda. La Lega è un robusto rimorchiatore. Ma la grande nave Pdl appena agganciata è già inclinata su un fianco.
4. Usciranno dal porto le agili vedette dell'opposizione? Temo di no. Non sono agili, sono zavorrate di buoni consigli. Ci vorrebbe coraggio. Ed ecco la conclusione: di là, piano piano, la grande nave affonda. Di qua non succede nulla.
Da il Fatto Quotidiano del 17 aprile
Ammuina o conflitto bellico? - Oliviero Beha
Le ceneri islandesi si spandono sul Pdl. Difficile vederlo volare. Anche perché fingiamo di parlare di politica e in realtà invece si tratta esclusivamente di affari appena camuffati. Quanti parlamentari ex finiani sono in bilico tra i due presidenti? E da che cosa dipende il loro bilico, da differenti vedute ideologiche o non piuttosto dalla preoccupazione per il seggio o l’incarico? E aBossi mazziere interessa il futuro del Paese, oppure quello del paese (minuscolo) e del figlio "trota"? E Fini è uno statista in attesa o l’attesa di uno statista? Vedremo presto se è ammuina o conflitto bellico quale è stato dipinto dal bollettino di cronisti e politologi negli ultimi due giorni.
Certo è che tutto sta nel punto di vista. Se guardi la situazione dal predellino di Silvio, l’importante è il proprietario della Mercedes in questione, cioè lui. Se prendi un minimo di distanza, c’è l’oggettivo sfarinamento almeno di una parte del centrodestra, con il balenottero screziato di Casini e Rutelli a galla in acqua dolce. Se ti allontani ma neppure troppo, c’è il Pd che può godere solo delle disgrazie altrui, sperando che siano superiori alle proprie, ed è un bel match. Se infine guardi il predellino e il suo presepe dal tetto occupato dai disoccupati, ossia dall’Italia reale, bè, lo scoramento si espande dolorosamente nelle tasche e nelle teste e si riversa in una crisi che è molto altro da congiure e congiurette. E’ in crisi la politica, bellezza, mentre il padrone delle ferriere controlla quanti dipendenti ha.
Da il Fatto Quotidiano del 17 aprile
Contro la legge del più forte - Sandra Amurri
Occorre partire da un fatto: il Paese ha la necessità vitale di essere liberato da una maggioranza che considera la Costituzione carta straccia che ha fatto dell’illegalità prassi quotidiana, che ha stravolto il dettato: la legge è uguale per tutti nella legge del più forte. Dunque, se la decisione di Fini di abbandonare il Pdl serve ad indebolire Berlusconi e il suopartner leghista ben venga. Mi spiego meglio. Mentre io donna di sinistra non condivido nulla dall’estetica all’etica della destra neomoderna autoritaria presidenziale berlusconiana, della destra di Fini condivido il senso dello Stato, da cui poi deriva la difesa della magistratura, della legalità, il rispetto per le donne e gli uomini a prescindere dal colore della loro pelle e dalla loro religione.
Questioni fondanti per chi crede fortemente in una politica, che a prescindere dalla sua collocazione ideologica, sia passione, umanità delicata, lotta al cinismo e alla spregiudicatezza nel coltivare l’interesse personale a discapito dell’interesse collettivo. Certo esiste il rischio che la scelta di Fini si sveli nulla di più di uno scontro di potere all’interno del Pdl all’indomani dell’avanzata della Lega ma se così non sarà Fini costituirà uno strumento che ha impedito la possibilità non remota di un premier leghista e di un presidente-padrone della Repubblica che soffocherebbe per sempre ogni respiro democratico. Fini ha sfruttato, diciamo così, il ruolo di presidente della Camera per tenere saldi i paletti affinché il recinto della legalità non venisse definitivamente abbattuto. Solo il dopo ci dirà se Fini è qualcuno senza titoli o è stato qualcuno con i titoli.
Da il Fatto Quotidiano del 17 aprile