venerdì 24 giugno 2011

Napoli, la camorra “firma” la protesta contro l’emergenza rifiuti. - di Vito Laudadio


Dietro ai roghi e ai vari disordini non c'è più solo la reazione esasperata della cittadinanza, ma veri e propri raid organizzati in diversi punti della città che rispondono a un'unica regia.


Il segnale era arrivato nei giorni scorsi, la firma è stata apposta nella notte: c’è la regia della camorradietro la protesta sui rifiuti a Napoli. Non più la reazione di cittadini esasperati ma raid organizzati con un’unica regia, in diversi punti della città, con modalità inequivocabili. Al Corso Vittorio Emanuele, un lembo della cosiddetta “Napoli bene” che confina con i Quartieri spagnoli, a ribaltare i cassonetti in tarda serata è stato un gruppo di donne, che subito dopo si è dileguato. Alla Riviera di Chiaia, zona mare, in azione si sono visti ragazzini appena adolescenti armati di guanti in lattice.

È il metodo, antico, usato dai clan quando c’è da fare la voce grossa, quando c’è da ricattare il Palazzo: gli uomini in trincea, donne e bambini sul fronte. L’episodio più inquietante, tuttavia, è avvenuto poco prima della mezzanotte in via Montagna spaccata, tra Pianura e Quarto. Un gruppo di giovani, una ventina circa, è arrivato a bordo di scooter e motociclette di potente cilindrata: hanno ribaltato cassonetti, sparpagliato l’immondizia lungo la strada, creato una vera e propria discarica a cielo aperto per centinaia di metri chiudendo di fatto traffico una delle più importanti arterie che collegano la città alla provincia flegrea.





Fusione fredda: prima centrale nucleare costruita in Grecia entro il 2011

Sarà costruita entro la fine del 2011 la prima centrale nucleare basata sul concetto di fusione fredda. L’annuncio è stato dato oggi in una conferenza stampa indetta dall’azienda greca Defkalion Green Technologies che commercializzerà la tecnologia inventata e brevettata dagli italiani Andrea Rossi e Sergio Focardi.

Ricordiamo che mentre la fusione calda, o meglio termonucleare, avviene in regime di altissime temperature e pressioni necessarie per fare avvicinare e fondere i nuclei di elementi leggeri carichi positivamente, la fusione fredda, più correttamente definita reazione nucleare a bassa energia, avviene invece a temperature di poco superiori a quelle ambiente, partendo dagli isotopi dell’idrogeno, e soprattutto ha una produzione di scorie pressoché nulla.

Il reattore per la fusione fredda, realizzato da Rossi con la collaborazione di Focardi e denominato E-Cat,Fusione fredda: prima centrale nucleare costruita in Grecia entro il 2011 da un’alimentazione di circa 400-450 W/h, è in grado di produrre una quantità d’energia pari a 12 KW/h, ossia circa 20 volte maggiore di quella utilizzata per la sua messa in funzione. Ed è questa enorme energia sprigionata rispetto a quella necessaria per innescare la reazione in condizioni stazionarie che rende eccezionale questa tecnologia.

Tale dispositivo utilizza la fusione tra nichel e idrogeno, che, grazie a dei catalizzatori, reagiscono in una camera poco più grande di una stufetta elettrica. Camera posta in contatto con un recipiente contenente acqua, che quindi si surriscalda e diventa vapore in grado di alimentare una turbina per la generazione di energia elettrica.

Rossi afferma che “l’apparecchiatura costa duemila dollari (1300-1400euro) per kilowatt di potenza installato mentre l’energia prodotta costerà meno di 1 centesimo a kilowattora.” Sarebbe dunque davvero l’inizio di una vera e propria rivoluzione energetica per il mondo.

Tuttavia la comunità scientifica è ancora scettica a causa della mancanza di una soddisfacente spiegazione teorica del processo realizzato da Rossi e Focardi ed anche per l’assenza delle radiazioni gamma che invece dovrebbero essere presenti nel caso di avvenuta reazione nucleare.

Nonostante tutto la Defkalion Green Technologies ha deciso di puntare su questa tecnologia, assicurandosi i diritti in esclusiva per la distribuzione in tutto il mondo, ad eccezione degli Stati Uniti e delle applicazioni militari ed entro la fine dell’anno realizzerà una centrale da 1 Mega Watt termico di potenza ad Atene. I primi prodotti verranno assemblati inizialmente nella fabbrica di Xanthi, per il mercato greco e balcanico.

Donato Fazio

http://www.dottortecnologia.info/?p=587


Donne in pensione come gli uomini? Sì, a una condizione: la parità sul lavoro. - di viviana dabusti

Viviana Dabusti*

Nell’ ultimo ventennio abbiamo assistito a numerose riforme del sistema previdenziale italiano col solo fine di individuare le strade percorribili per risolvere i problemi di stabilità e solvibilità nel lungo periodo del sistema stesso.

Attualmente il welfare italiano ha come obiettivo, oltre a quello di allineare uomini e donne nel mercato del lavoro, quello di cercare di parificare il settore pubblico a quello privato sia nel sistema pensionistico sia in quello del lavoro. Negli ultimi anni, infatti, si è visto un forte avanzamento in questa direzione: prima i requisiti per l’accesso alla prestazione pensionistica e i metodi di calcolo erano fortemente diversificati, mentre adesso non sono evidenziabili differenze rilevanti in quest’ottica.
Ultimo passo in questa direzione è l’intenzione di parificare l’età di pensionamento delle donne del settore privato sia con quella degli uomini sia con quella delle donne del pubblico impiego (modificata quest’ultima nel luglio 2010).
Ma cosa comporterebbe questa modifica nell’età di pensionamento?
Attualmente l’età di pensionamento per VECCHIAIA è differenziata in base al sistema di calcolo e quindi all’anno di inizio lavoro; in sostanza le attuali regole sono:
- Sistema retributivo: spetta all’età di 65 anni per gli uomini e di 60 per le donne, con almeno 15 o 20 anni di contribuzione in base all’anzianità contributiva maturata al 31.12.1992.
- Sistema contributivo: si ottiene all’età di 65 anni per gli uomini e 60 anni per le donne con almeno 5 anni di contribuzione; oppure indipendentemente dall’età con 40 anni di contribuzione; o infine con il sistema delle “quote” (a somma del requisito contributivo minimo (35 anni) con l’età anagrafica).

In pratica la proposta è quella di posticipare l’età di vecchiaia dai 60 anni attuali a 65 anni dei maschi; si precisa però che rimarrebbero inalterate le altre possibilità di pensionamento oltre a quelle per anzianità (sistema delle quote).

La domanda che tutti si fanno riguarda la validità economica, previdenziale e sociale di tale operazione: nessuno mette in dubbio tale valenza (sicuramente dettata da studi volti a simulare la situazione previdenziale italiana el medio e lungo periodo), ma sicuramente un’azione di tale portata deve necessariamente essere accompagnata da azioni volte a sostenere le donne nel mondo del lavoro.

Al giorno d’oggi chiunque riconosce alle lavoratrici il ruolo fondamentale che hanno all’interno del proprio nucleo familiare e ci si rende spesso conto delle difficoltà che costoro hanno nel svolgere contemporaneamente le due mansioni: spesso o non sono previste condizioni lavorative o non sono presenti strutture adeguate, come scuole (siano esse asili, scuole materne o dell’obbligo) o servizi per genitori anziani non più autosufficienti , che permettano alle lavoratrici di gestire in modo efficace ed efficiente il proprio tempo.

Per questo motivo è necessario, se si vuole posticipare l’età di pensionamento, creare condizioni a contorno dell’attività lavorativa che possano permettere alle donne lavoratrici di svolgere al meglio la propria funzione sia familiare che lavorativa.

In conclusione, si precisa che tutte queste considerazioni riguardano le lavoratrici donne in senso generale, siano esse del settore privato che di quello pubblico: il doppio ruolo prescinde dal settore lavorativo.

*Responsabile Area Previdenza e Soluzioni Applicative di IRSA, Membro ufficio stampa Ordine Attuari




Cancro: nuove terapie da simulazione computerizzata.

Cellule tumorali (Foto: Flickr)

Cellule tumorali (Foto: Flickr)

Come fanno le cellule tumorali a crescere e riprodursi in maniera abnorme all’interno dell’organismo umano? Attraverso particolari meccanismi di adattamento, tra i quali l’alterazione del metabolismo, cioè del modo in cui assorbono e processano i nutrienti di cui hanno bisogno per sopravvivere e crescere. L’applicazione di un modello matematico può aiutare gli scienziati a capire quali siano i geni che favoriscono queste alterazioni del metabolismo delle cellule del cancro e a mettere a puntoterapie specifiche.

Lo sostengono i ricercatori israeliani Tomer Shlomi e Eytan Ruppin, rispettivamente dell’Istituto israeliano di tecnologia di Haifa, (Technion), e dell’Università di Tel Aviv. Hanno messo a punto un modello matematicoche è in grado di prevedere quali sono i geni essenziali alla crescita delle cellule tumorali e pubblicano oggi i risultati sulla rivista Molecular Systems Biology.

E’ un potenziale passo avanti nella direzione delle cure personalizzate: può permettere di identificare principi attivi e terapie che prendono di mira e ostacolano la crescita delle cellule tumorali, minimizzando gli effetti tossici sui tessuti sani.

Terapie ancor più specifiche sono rese necessarie dal fatto che lealterazioni del metabolismo legate al cancro cambiano a seconda deltipo di tumore e addirittura da persona a persona.

Shlomi, Ruppin e colleghi hanno dimostrato che quando si sa già che alcunigeni metabolici specifici vengono disattivati in certi tipi di tumore, è possibile con i modelli messi a punto prevedere quali trattamenticolpiranno selettivamente il cancro senza disturbare il metabolismo dei tessuti sani. Questo potrebbe portare a terapie tumorali nuove, con meno effetti indesiderati.

Sono state scrutinate 772 reazioni e 683 geni. Alla fine della ricerca gli studiosi hanno individuato 199 geni che si presume siano coinvolti nella crescita del tumore studiato nel modello. 52 hanno un alto punteggio citostatico, ovvero esercitano un’azione di rallentamento del metabolismo cellulare del cancro. Sarà su questi che si dovrà lavorare mettendo a punto terapie ad hoc.

marta.buonadonna



Napoli non subirà in silenzio la tua vendetta!



Ce l'avevi promesso che ce l'avresti fatta pagare e sei stato di parola.
Le migliaia di tonnellate che si accumulano e si decompongo a Napoli e provincia, con rischi crescenti per la salute di donne, uomini, vecchi, bambini, sono il prezzo per la nostra insubordinazione.
E' la vendetta contro un popolo che ha scelto di essere libero e di non votare i tuoi sgherri in odore di camorra.
E così oggi i tuoi alleati della lega, che ti tengono per le palle, si permettono di stralciare la discussione sul decreto dei rifiuti già in agenda in un consiglio dei ministri. E così continui a ignorare gli appelli del presidente Napolitano che ti invita a intervenire prima che la situazione degeneri.
E' la vendetta miserabile di un piccolo uomo, che vede dietro l'angolo la sua definitiva sconfitta politica e trasforma la frustrazione in rancore livido, più puzzolente della monnezza che infesta le strade della nostra città.
Ma Napoli saprà opporsi alla tua infamia, ci siamo sempre rimessi in piedi, sempre. Anche quando una parte dei nostri concittadini ha preferito collaborare con l'invasore, perché tu quello sei: un invasore.
Collaborazionisti prezzolati che rovesciano in strada i rifiuti con gli stessi mezzi con i quali dovrebbero raccoglierli.
Collaborazionisti e infami che minacciano gli equipaggi dell'Asia costringendoli con la forza ad abbandonare il campo.
Non ti illudere, Napoli saprà reagire, dovessimo venire a prenderti fino a Roma dove indegnamente eserciti la tua funzione di primo ministro di un governo che dovrebbe tutelare e rappresentare anche i tuoi avversari.
Anche noi. Napoli non dimentica e non subisce in silenzio.
Saremo noi, se la tua vendetta non evolverà in un ragionevole cambio di rotta, a cacciarti per sempre dalla politica italiana.
Ora basta, se sei contro di noi, Napoli sarà contro di te senza mediazioni e senza nessuna giustificazione per quei nostri concittadini traditori che ancora ti conferiscono legittimità.



giovedì 23 giugno 2011

Intercettazioni, Minzolini al Tg1: ''Improprie e di dubbia utilità''



Così il direttore del Tg1 nell'editoriale andato in onda nell'edizione delle 20



Il volto del potere.



Conoscere la faccia del Bisignani è un privilegio concesso a pochi. Quei dieci o undici milioni di italiani che gli hanno parlato al telefono non l'hanno mai visto di persona e i cittadini comuni che hanno appreso della sua esistenza solo in questi giorni continuano a vedere la stessa foto, quella con gli occhiali a goccia e il faccino stirato, scattata qualche secolo fa. Paradossale, vero? Il mondo non fa che dirci che esistiamo solo se siamo visibili, ma intanto i potenti veri non li conosce nessuno. Mai visto un banchiere sulle poltrone dei talk show, neanche in America. I burattinai mandano i pupazzi in tv ad agitarsi al posto loro. Forse temono che l'immagine rifratta in migliaia di schermi finisca per prosciugare l'anima. O più banalmente sentono che il potere si nutre di timore. E nulla toglie il timore quanto la familiarità.

Appena un gradino al di sotto degli invisibili, stanno gli audio-potenti: quelli che non vanno in tv però le telefonano, incombendo con voce monologante sugli ospiti effigiati in studio. Scendendo di un gradino ulteriore, ecco il potente distaccato: si fa vedere, ma in collegamento da un'altra sede, ritratto sul maxischermo con le dimensioni di un poster di Mao. Comunque appare, quindi conta già poco. Chi invece non conta proprio niente sono gli habitué. Le marionette abbarbicate alle poltroncine, che si agitano per strappare un primo piano alla telecamera, bofonchiando il mantra «io non ti ho interrotto tu non mi interrompere». Il popolo senza speranza li disprezza e li vota. Il potere senza volto li disprezza e li usa.