Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
lunedì 1 agosto 2011
Chi tocca Silvio Muore (È la stampa bellezza 29-07-11 Talk Il Fatto TV)
La Rai a New York, un colosso da 16 milioni. Al servizio di quattro giornalisti. - di Chiara Paolin.
La megastruttura è gestita dalla società Rai Corp. Si trova a Tribeca in uno spazio di tremila metri quadrati. Con due studi di ultimissima generazione, uno identico a quello della Cnn. Unico generoso cliente: il servizio pubblico italiano.
Nel bell’edificio di Tribeca, quartiere alla moda di New York, lo staff di Rai Corporation è quanto di più pacioso e lussureggiante si possa immaginare: 12 dirigenti, 30 tecnici, una decina di producer e supervisor più impiegati, amministrativi, collaboratori, stagisti e chi più ne ha più ne metta. Tanto lo spazio non manca: la sede costa cara, circa un milione di dollari l’anno, ma sono pur sempre tremila metri quadri su due piani con due studi di ultimissima generazione, uno identico a quello della Cnncon megawall al plasma e multivideo a 12 finestre che consentirebbe vere magie se non fosse che in realtà tutta la banda (47 dipendenti a tempo indeterminato più altrettanti con contratti variegati) è al servizio di Antonio Di Bella, Giovanna Botteri (Tg3), Gerardo Greco (Tg1, attualmente in Italia per condurre Unomattina Estate) e Dino Cerri (pure lui impegnato ordinariamente da Unomattina).
Certo a leggere la ragione sociale della compagnia (di diritto americano ma controllata Rai al 100 per cento) c’è di tutto e di più: produzione, distribuzione e commercializzazione di prodotti radiofonici e televisivi, coproduzioni internazionali, supporto all’intero gruppo Rai. In concreto, l’unico committente di un colosso che costa 16 milioni di dollari l’anno è la Rai. Per fare che? Semplice: coprire i tg e radiotg Rai coi quattro giornalisti ospiti, e poi rispondere alle eventuali richieste dei programmi cui serve un servizio dagli Usa.
Se per esempio Chi l’ha visto o La vita in diretta decidono di approfondire un tema, il responsabile chiama il direttore generale di Rai Corp, Guido Corso, e chiede una mano. Risposta sempre affermativa ed entusiastica: dove ci mandate? Chi intervistiamo? E via con la trasferta. Pare che le troupe siano numericamente sempre ben attrezzate, e senza particolare fretta di rientrare alla base considerato il generoso budget annuale. Un buon albergo, diversi giorni di viaggio – l’America è grande – e infine il conto, perché il servizio reso da Rai Corp si paga con tanto di maggiorazione dell’8 per cento secondo quanto stabilito da un apposito accordo.In più serve un giornalista made in Italy: o i famosi quattro o uno ad hoc mandato da casa, perché un pezzo fatto e finito non si fa nemmeno per sogno.
Forse anche per questo le richieste d’intervento dall’Italia non piovono copiose sulla società che – in ogni caso – garantisce lauti stipendi a tutti grazie a un efficiente e autocefalo sindacato interno. I cameraman prendono dai 100 ai 130 mila dollari l’anno, idem per producer e supervisor (che arrivano a scucire 250 mila dollari) e botta finale per il direttore che ne incassa 500 mila. Ma almeno lui parla bene l’inglese, ed è lì tutti i giorni. Peggio va in genere con i presidenti, scelti dal Cda italiano con il consueto abuso di spartizione politica. In carica ora c’è il direttore generale della Rai Lorenza Leigrazie a un interim con cui ha sbattuto fuori il vertice precedente: Mauro Masi (insediatosi lo scorso febbraio e subito scalzato dal precipitare degli eventi), Antonio Marano (il vicedirettore generale Rai che diceva: giusto la Gabanelli paghi in proprio le cause di Report) e Gianfranco Comanducci(vicedirettore generale Rai accusato di sostenere la struttura Delta).
Storia passata, adesso si dovrà decidere chi mandare laggiù evitando se possibile gli scandali alla Angela Buttiglione (multa della Corte dei conti per bonus e fuoriuscite milionarie conquistate anche nella Grande Mela) o Massimo Magliaro, pubblicamente fustigato per la casa da 11 mila dollari al mese, la carta di credito da 80 mila dollari, un piano industriale fatto stilare a Terni da gente fidata (200 mila dollari) e l’autista sempre in tiro. Spesucce in realtà piuttosto consuete da quelle parti, e più volte indicate come voragine assurda a fronte di un budget Rai sempre più in rosso. Eppure la soluzione ci sarebbe: se il gruppo di lavoro fosse messo a produrre contenuti anche per altri committenti, come siti web, canali digitali, reti locali e nuovi media, forse il missmanagement – lo scarso sfruttamento delle risorse – forse potrebbe essere corretto. Al momento l’unica voce di possibili cambiamenti riguarda l’arrivo di Bruno Soccillo, già responsabile della radiofonia, alla istituenda Direzione corrispondenti. Così forse ci sarà qualcuno cui chiedere: come mai Rai Corp è l’unica sede estera Rai a non avere un capo responsabile del budget? Come mai, da sola, spende come tutte le altre sedi estere messe insieme?
Piazza affari crolla: -3,84% Record spread Btp-Bund: toccata quota 352.
Dopo l'apertura in positivo, gli indici delle principali piazze del continente finiscono tutti in negativo. Milano è maglia nera. Differenziale tra titoli di Stato decennali italiani e tedeschi mai così alto.
Secondo gli analisti, sul tonfo di Piazza Affari ha influito la sfiducia nel sitema paese. Con lo spread tra btp e bund giunto al nuovo record oltre i 350 punti, i titoli bancari non hanno retto all’offensiva delle vendite trascinando all’ingiù tutto il listino. L’avvio di seduta è stato promettente, con un massimo del +1,9%, ma il quadro si è compromesso pian piano e già a metà seduta l’indice è tornato sulla parità. Troppo grande lo scetticismo sull’Italia, tanto che lo spread, pur calando nella prima fase, è sempre rimasto sopra i 300 punti. Nel pomeriggio tutto è precipitato, con Wall Street in timido rialzo e poi giù in seguito al dato Ism manifatturiero sotto le attese.
Crollano i bancari – A rotta di collo dunque le banche, con scambi congelati in alcune fasi in seguito ai ribassi. Intesa ha ceduto il 7,86%, Monte Paschi il 7,87%, Ubi il 7,93% e Banco Popolare il 7,69%. Unicredit, in rialzo in avvio si trova a chiudere la seduta con un -4,32%. Coinvolti anche gli altri titoli finanziari, con Fonsai protagonista di un forte ribasso, -9,19%. Tiene meglio Azimut, con un -0,96%. Tra gli altri titoli guida, Fiat perde il 3,77%, in attesa del dato sulle immatricolazioni di giugno. Fiat Industrial perde il 3,31%, nonostante un avvio brillante su un report favorevole. Giù i cementi, giù Finmeccanica che in apertura rimbalzava. Chiude in parità Autogrill, sale Campari (+0,61%), limitano i ribassi i titoli del lusso, con Ferragamo a +1,13%. Nell’energia meglio Saipem e Tenaris, Eni a -2,90%, Enel -3,73%. Tra i pochi rialzi, +1,59% per la Juventus, che ha ufficializzato l’acquisto di Vucinic dalla Roma.
Male tutte le Borse europee – Se Milano è maglia nera in Europa, a perdere sono tutte le principali piazze del continente. L’indice Dax di Francoforte chiude a – 2,86% e scende a 6.953,98 punti, il Cac di Parigi lascia sul terreno il 2,27% e segna ora 3.588,05 punti e l’Ftse di Londra cala dello 0,7% a 5.774,43 punti. Male anche la borsa di Madrid, in calo del 3,24% a 9.318,2 punti.
Spread Btp-Bund – Risale anche la pressione sullo spread tra Btp e Bund decennali che sfonda, per la prima volta, il tetto dei 350 punti. Il differenziale di rendimento si amplia a 352 punti base con tasso del Btp decennale in rialzo al 6%. Male anche i titoli di Stato spagnoli, il cui spread è volato a 361,5 punti.
Lampedusa, i sopravvissuti raccontano: ''volevano aria, li abbiamo ricacciati sotto''.
Tartaruga Caretta depone uova sulla spiaggia di Acqua dei Corsari. - di Giovanni Guadagna
Decine di ragazzi hanno assistito alla scena domenica scorsa. I carabinieri avvertiti l'hanno considerata una ''visione'' e hanno suggerito di chiamare la polizia. Allertati i volontari per proteggere il nido, e' scattata una gara di solidarieta' tra i residenti per difendere i futuri tartarughini nella loro marcia verso il mare. Giusy Nicolini, direttrice della riserva di Lampedusa: ''Forse e' tornata dove e' nata 25 anni fa''.
GEAPRESS – E’ avvenuto tutto intorno alle 23.00 di domenica scorsa, ed ogni precauzione, sul rilevare il luogo dell’evento (vedi articolo GeaPress) è già venuta meno. La zona è quella di Acqua dei Corsari, di fronte il depuratore cittadino. Mare non balneabile, ma spiagge profonde ed un tempo rinomate.
Le persone che erano in spiaggia, a prendere un pò di fresco, vedono arrivare una “cosa” pesante dal mare. Punta decisa verso l’interno ed inizia a scavare una buca.
Con lo sfondo dei palazzi di Palermo una tartaruga Caretta caretta vuole deporre le uova. L’eccitazione è alle stelle. Nugoli di ragazzini si precipitano sul posto. I quartieri della zona sono notoriamente un pò difficili, ma la scuola ha fatto il suo lavoro. Ai volontari del WWF, tra i primi a giungere sul posto, i ragazzi parlano dell’importanza di proteggere l’ambiente e di Don Pino Puglisi, il parroco della legalità, freddato da mano mafiosa nel vicino quartiere di Brancaccio.
Arrivano anche gli adulti ed uno di loro pensa di telefonare ai Carabinieri.
“Abbiamo la tartaruga marina nella spiaggia. Dateci una mano, non sappiamo cosa fare“.
L’insolita segnalazione viene però considerata come frutto di una visione e quasi nasce un diverbio tra l’operatore che aveva risposto alla chiamata ed il segnalante. In questi casi chiamate la Polizia, dicono dai Carabinieri, ed i cittadini eseguono. La segnalazione, a questo punto, va in porto e, poco dopo, giunge una volante della Polizia di Stato.
E’ notte, ma viene subito allertata l’Università di Palermo. Arriva il professore Mario Lo Valvo, docente presso il Dipartimento di Biologia Animale. La tartaruga, però, ha completato il suo lavoro e da appena cinque minuti si è inabissata. Sulla spiaggia, nonostante il calpestio dei bambini, le tracce dell’avvenuta nidificazione sono evidenti. La tartaruga ha tentato una prima volta, poi, forse spaventata, si è spostata di pochi metri ed ha deposto le uova in una seconda buca.
Su tutti vigila il sig. Antonino Lucido, del vicino Lido Italia (nella foto con il nipote, indica il luogo della deposizione). E’ in modo particolare lui a prendersi cura del singolare caso.
“Tutti i tartarughini devono potere arrivare a mare. Faremo in modo che a loro non accada niente” dice il sig. Antonino.
Intanto i volontari del WWF transennano sia la prima che la seconda buca. Non si sa mai. Da ieri, poi, il WWF ha iniziato una sorveglianza continua del luogo con la collaborazione dei cittadini (per info volontari:…. ).
Più di tutti, però, è il Sig. Lucido a volere che tutto vada per il meglio.
“Ma ci pensa? - dice a GeaPress – questi prima erano posti di mare bellissimi. Chi si sarebbe aspettato di trovare ora la tartaruga marina?”.
Eppure c’è chi giura che quattro anni addietro alcuni tartarughini furono visti nella stessa spiaggia. Probabile, dal momento in cui la Caretta caretta, è affezionata ai luoghi di deposizione.
“Speriamo che vada tutto bene – dice Giovanna Messina, Guardia volontaria del WWF – In questi anni le aree ancora libere della piana di Palermo sono state tutte attenzionate per lavori che le ingloberanno per sempre sotto colate di cemento. Sapere che in città nidifica la tartaruga marina, è una cosa che ci da molta speranza“.
Ma che ci fa la tartaruga in città? Non è il primo caso, e l’episodio più triste si ebbe forse l’anno addietro a Pellaro, nella periferia sud di Reggio Calabria, dove una Caretta depose le uova a due passi da una fogna.
“L’importante – spiega a GeaPress, Giusi Nicolini Direttrice della Riserva di Lampedusa, gestita da Legambiente –è che di notte le spiagge siano tranquille. Solo in quelle ore le tartarughe escono dal mare e devono trovare molta calma“.
A Lampedusa, come è noto, nella famosa spiaggia dei conigli nidifica la Caretta. Ancora quest’anno l’evento non è avvenuto “ma siamo ancora nei tempi. Le tartarughe – aggiunge la Direttrice della Riserva – parrebbero essere molto fedeli al nido e per questo era importante che quella di Palermo si arrivasse a marcare. E’ probabile che negli anni successivi, ritorni nei luoghi, dove non è da escludere che sia nata“.
Se così è stato, la sua nascita risale a non prima di 25-30 anni addietro, quando cioè le tartarughe raggiungono la maturità sessuale. Allora, forse, una piccola tartarughina sgusciava in una costa molto diversa. Ha nuotato per i mari del mondo ed è tornata a Palermo. Un vero e proprio salto nel tempo.
“Bisognerà vedere se ne arrivano altre e se l’anno prossimo si ripeterà l’evento. Le tartarughe – spiega Giusi Nicolini –possono deporre anche ogni 2-3 anni. A Lampedusa abbiamo ormai una notevole casistica. Certo che pensarla nel Golfo di Palermo, è una cosa molto bella“.
“Noi staremo qui giorno e notte – dice Giovanna Messina del WWF – e contiamo molto, oltre che sul sig. Lucido, anche sulla disponibilità degli altri abitanti del posto che hanno accolto l’evento con molto stupore ed entusiasmo. Spero che possa rappresentare un segnale di svolta nelle gestione della natura cittadina“.
Esclusivo/Monnezza del Sud: la rotta dei rifiuti da Napoli alla Sicilia. - di Giuseppe Pipitone.
Oltre 500 tonnellate di rifiuti al giorno sono arrivati in Sicilia provenienti da Napoli. Frutto di un accordo tra la Sapna, l'agenzia della provincia di Napoli per i rifiuti, e Vincenzo D’Angelo, leader del settore smaltimento, che incassa 200 euro per ogni tonnellata di rifiuti. Un affare da 6 milioni di euro senza che le regioni ne sapessero niente. E all'orizzonte spunta un altro maxi accordo per duemila tonnellate al giorno.
Sembrava quasi che fossero rifiuti senza odore. Ogni giorno hanno attraversato il sud Italia, eppure nessuno se n’era accorto. Ma se l’olfatto può essere debole, la vista non poteva ignorare una fila di grossi camion stracolmi di spazzatura che partiva dalla Campania e arrivava in Sicilia, dove l’immondizia partenopea veniva affidata a due specialisti dello smaltimento. Oltre cinquecento tonnellate di rifiuti al giorno, dal 17 gennaio al 14 aprile, sabati e domenica compresi. Un totale di oltre trentamila tonnellate di rifiuti trasportati dai grossi tir della ditta “Fratelli Adiletta” di Salerno, che arrivavano prevalentemente nella discarica messinese di Mazzara Sant’Andrea. Un lavoro quotidiano massacrante ma lucroso come raccontava un autotrasportatore a L’Espresso. "Facimmu na vita di merda, ma in questo periodo guadagniamo bene. Più viaggi riusciamo a fare, più guadagniamo". Per gli autisti dei tir ogni viaggio di spazzatura dalla Campania alla Sicilia valeva un bonus di 230 euro.
Un’isola pattumiera
Ma come? Eppure la Sicilia non sta molto meglio della Campania in tema di rifiuti. Lʼestate scorsa addirittura per far fronte allʼemergenza l’isola era stata dotata dal Presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, di un commissario straordinario nella persona del Governatore, Raffaele Lombardo. I cittadini, napoletani e siciliani, però non ne sanno nulla dei viaggi della spazzatura.
E le istituzioni? Vincenzo Emanuele, dirigente generale del Dipartimento Rifiuti della Regione, rispondendo allʼassessore allʼEnergia, lʼex prefetto Giosuè Marino, assicurava: “Escludo categoricamente ci sia un flusso di rifiuti. Ci risulta solo un passaggio di 25 tonnellate, in tutto”.
I primi ad accorgersi della migrazione di tir carichi di scarti sono stati i cronisti diCentonove, un settimanale regionale, con quel "Pattumiera Sicilia" sbattuto in prima pagina. Era il 25 marzo, ma la vicenda ad oggi non è ancora chiarita.
Chi riusciva a trasportare questo ciclo enorme di rifiuti da una regione all’altra senza quasi farsi accorgere da nessuno?
Il signore dei rifiuti
Autori di questa migrazione d’immondizia sono essenzialmente due soggetti. la Profineco spa con sede a Palermo e stabilimento a Termini Imerese e la Vincenzo D'Angelo srl di Alcamo che hanno sottoscritto un accordo con la Sapna, la società della Provincia di Napoli che ha il compito di gestire il ciclo dei rifiuti. Un contratto dorato di circa 200 euro a tonnellata. Un affare da più di 6 milioni di euro, se si moltiplica questo importo per la montagna di rifiuti portata sull'isola.
“Vista lʼenorme quantità di spazzatura per strada, i napoletani pagano cash e bene – gongolava D’Angelo con i cronisti di Centonove - Tutti siamo felici e contenti. Queste risorse sono essenziali per tutti gli operatori siciliani del settore, gestoridelle discariche in primis, che hanno crediti nei confronti degli Ato, ovvero delle casse pubbliche, per 900milioni di euro”.
Vincenzo D’Angelo è un nome noto non solo nel settore dello smaltimento rifiuti. L’imprenditore alcamese è infatti più volte oggetto di indagini da parte dell’autorità giudiziari. La Sirtec, una delle sue aziende più importanti, raccoglie il percolato delle discariche che poi dovrebbe smaltire negli impianti specialistici e in passato è stata anche sequestrata per alcuni periodi di tempo. Il nome di D’Angelo compare anche nell’indagine sullo smaltimento dei residui di lavorazione provenienti dal porto di Trapani dopo le gare preparatorie della Louis Vuitton Cup, la Coppa America della vela. In una notte portò via dal porto una incredibile quantità di materiali, dopo che aveva esibito ad un amico carabiniere il decreto firmato dall’allora prefetto di Trapani Per la procura di Trapani poteva esserci qualche connessione col fatto che sempre D’angelo consegnò ad un sottoufficiale dell’Arma cinque mila euro. Per l’imprenditore alcamese si sarebbe trattato solo di un prestito, precisando in Tribunale che sapeva bene di non aver mai recuperato quel denaro. Questi piccoli precedenti però non hanno fermato l’imprenditore alcamese che è il capofila degli smaltitori siciliani. “Molti gestori di discariche mi fanno la corte – ha spiegato - una parte sostanziosa dei 200 euro a tonnellata va a loro. Tirrenoambiente spa, per quanto mi risulta, se non avesse avuto questi rifiuti avrebbe dovuto chiudere per carenza di liquidità”.
Codice pattumiera
Eppure gli stessi affari d’oro che D’Angelo ha accettato al volo sono stati rifiutati dalla Puglia. Nel dicembre del 2010 infatti i camion che trasportavano gli stessi identici rifiuti sono stati mandati indietro dalla regione Puglia, a seguito dei rilievi fatti dallʼArpa, Agenzia regionale protezione ambientale, che a dispetto del codice tranquillizzante (19.12.12) con cui i rifiuti erano classificati, li ha ritenuti chimicamente “non esportabili” in altre regioni. I rifiuti che viaggiano sui tir dei fratelli Adiletta provengono dagli stabilimenti di tritovagliatura e imballaggio rifiuti (Stir) di Giugliano e Tufino, in provincia di Napoli. Eppure Dalla Regione Campania fanno sapere che "non è stata fatta alcuna intesa con la Regione Sicilia per il trasferimento dei rifiuti e, in ogni caso, questi trasferimenti fanno capo alle società provinciali". Dall'altra parte dello Stretto cambiano le parole ma la sostanza è la stessa. "Tutto quello che sappiamo lo abbiamo appreso dalla stampa", ammette il dirigente generale del dipartimento Ambiente della Sicilia, Vincenzo Emanuele. Che però tiene a ricordare che "abbiamo chiesto a tutte le Province di informarci quando arriveranno rifiuti dalla Campania, da altre parti d'Italia o da qualunque parte del mondo”.
Province mute
Le province però in certi casi non solo non informano la Regione, ma neanche rispondo ai comuni. E’ il caso di Alcamo, la città di D’Angelo, dove l’assessore all’Ambiente Massimo Fundarò si è accordo da maggio delle migrazioni nauseabonde. Dopo che alcuni ufficiali della Polizia Municipale avevano fermato e controllato un tir dei fratelli Adiletta proprio mentre entrava nell’azienda di D’Angelo in contrada Virgini, Fundarò ha preso carta e penna ed ha scritto al presidente della provincia di Trapani Mimmo Turano. L’oggetto della missiva era capire quali controlli avesse effettuato la Provincia sui rifiuti provenienti dalla Campania. Ma dopo quasi tre mesi da Trapani non è ancora arrivata alcuna risposta alle sollecitazioni di Fundarò.
E mentre si aspetta che ancora qualcuno si accorga al passaggio della carovana d’immondizia ecco che all’orizzonte spunta un'altra occasione d’oro formato immondizia per D’Angelo. “Sto lavorando per firmare un accordo da duemila tonnellate al giorno” annuncia l’imprenditore. In pratica un affare da circa 138 milioni di euro. E questa volta ignorare i tir pieni di rifiuti sarà davvero difficile.
Cantieri Zisa: al via la "rivolta" per recuperare gli spazi negati. di Rosalinda Liotta
"Il sindaco Diego Cammarata che per dieci anni ha voltato le spalle al recupero dei cantieri culturali della Zisa , in campagna elettorale decide di fare un bando per affidare i cantieri ai privati. Oggi ci rivolgiamo a chi si prenderà la responsabilità di governare questo paese e lo faremo con una lettera aperta. per ricostruire un futuro e una prospettiva di crescita per Palermo, il tema delle politiche culturali non può' rimanere marginale". Sono parole di Titti De Simoneche stamattina ha introdotto all'Istituto Gramsci la conferenza stampa sul recupero dei Cantieri Culturali della Zisa.
Durante la conferenza è stato presentato anche il libro bianco sugli spazi negati alla città. In pratica l'inizio di un lavoro di censimento, su 200 mila metri quadrati di spazi utili di cui la cittadinanza non può usufruire: i cantieri culturali della Zisa, il teatro Garibaldi, l'Ex deposito locomotive di S. Erasmo, il convento San Francesco d'Assisi, il Palazzo Gulì , l' Ex Chimica Arenella, l' Ex Stazione Sampolo, l'Expa, il Palazzo Sammartino. "Si deve lavorare sulla sinergia tra luoghi potenziali, che per anni hanno dimostrato di esserlo rimanendo in piedi mentre tutto crollava" ha spiegato l'architetto Giuseppe Marsala. Secondo Francesco Giambrone invece " La rivoluzione deve partire dal basso, c'è bisogno di una sollevazione cittadina. Non si può tacere davanti alle pessime condizioni nelle quali versa, qui nei cantieri l'opera di Emilio Tadini".
Tra i presenti Igor Scalisi Palminteri, dell'Arsenale, la prima federazione delle arti e della musica siciliana: "siamo con voi -ha detto l'artista- ma dobbiamo stare attenti perché siamo in campagna elettorale e chiunque può cavalcare la nostra protesta".
La cartina di tornasole della giornata è rappresentata dalle parole finali diSandro Tranchina: "Palermo oggi, ha un'occasione grandiosa di rinascita e gode di spazi che altre capitali europee non hanno, utilizziamoli con grandiose attività culturali, come quelle che per adesso si svolgono, in quei pochi padiglioni dei cantieri culturali rimasti in piedi".
http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=519