Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 4 novembre 2011
Nubifragio su Genova: muore una donna, tre persone disperse. Mezza città è allagata.
Genova - (Adnkronos) - Il corpo recuperato nel centro città dai vigili del fuoco.Esondato il torrente Bisagno. Circolazione in tilt. Un metro d'acqua in via XX Settembre. Automobilisti si rifugiano sui tetti delle macchine. Disagi nel Tigullio dove il torrente Recco si è ingrossato e a Camogli si sono allagati scantinati e box. Nello spezzino un migliaio di evacuati e strade chiuse. In Liguria c'era l'allerta '2'da ieri sera.
Genova, 4 nov. - (Adnkronos) - Ancora una vittima del maltempo in Liguria. Il corpo senza vita di una donna è stato recuperato dai soccorritori acquatici dei vigili del fuoco in via Fereggiano, nel centro di Genova, completamente allagato a seguito dell'esondazione del torrente Bisagno.
Ai vigili del fuoco sono arrivate anche segnalazioni relative alla scomparsa di una donna e due bambiniche sarebbero dispersi sempre nella zona centrale di Genova.
Tanta la gente in strada dove la circolazione è completamente paralizzata, con il traffico bloccato dal centro città a tutto il Levante. La situazione più impressionante nel primo tratto di via XX Settembre, l'arteria principale della città: la strada e le trasversali che la intersecano fino all'incrocio con via Cesarea sono sotto almeno un metro d'acqua. Numerose le automobili parcheggiate, tutte sommerse. Alcuni automobilisti in difficoltà si sono rifugiati sui tetti delle auto.
Ma al pericolo dell'acqua se ne aggiunge un altro. Numerose fughe di gas si sono verificate in centro dopo l'esondazione del torrente Bisagno e il conseguente allagamento della zona dietro la stazione di Brignole. I vigili del fuoco stanno provvedendo alla chiusura delle dorsali di gas ed elettricità per scongiurare il rischio di esplosioni.
Per la Liguria è allerta '2' e torna la paura.
Allagamenti si sono verificati a Quezzi, Sturla, San Desiderio, San Fruttuoso, Marassi, Quarto, Sturla. La zona più colpita è quella di levante con Albaro, Quarto, Quinto e Nervi.
Disagi nel Tigullio, dove il torrente Recco si è ingrossato e a Camogli si sono allagati scantinati e box. Per far fronte al maltempo che si sta abbattendo sulla zona di Genova stanno arrivando sei sezioni operative dei vigili del fuoco da Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna.
A La Spezia, dopo una debole precipitazione in nottata, la pioggia è cessta del tutto in mattinata, il livello dei fiumi è basso e non si segnalano nuove frane. Ieri un migliaio di abitanti delle zone più a rischio della provincia della Spezia sono stati evacuati precauzionalmente dalle proprie abitazioni e trasferiti in strutture ricettive ubicate in zone più sicure degli stessi Comuni o in Comuni limitrofi. Alla Spezia è stato allestito un centro attrezzato all'interno del Palazzetto dello Sport.
In vista dell'arrivo della nuova ondata di maltempo sono stati chiusi al traffico per motivi di sicurezza il casello autostradale di Brugnato e tre tratti dell'Aurelia all'altezza del ponte di Padivarma, nel comune di Beverino, in prossimità dell'abitato di Borghetto Vara e tra la località di Pogliasca e Borghetto Vara. Per il rischio di nuove frane sono state interdette alla circolazione anche alcune strade provinciali, che saranno percorribili solo dai mezzi di soccorso.
Nella notte è stato riaperto al traffico pesante il traforo del Monte Bianco. La circolazione era stata sospesa ieri per motivi di sicurezza, legati all'eccessiva differenza di pressione barometrica tra i due imbocchi del tunnel. La presenza del Fohn forte sul versante francese aveva infatti generato una corrente d'aria che minacciava la stabilizzazione della ventilazione meccanica in galleria: ora la differenza di pressione è tornata ad un livello compatibile con le normali condizioni di esercizio del Traforo. Pertanto è stata riattivata la circolazione di tutti i veicoli, compresi i mezzi pesanti, nei due sensi di marcia.
"NOI RADICALI PRONTI A VOTARE CON IL GOVERNO" - di Luca Telese
Torna la fiducia, e tornano in ballo, clamorosamente, con i boatos del Transatlantico, i voti dei Radicali. Secondo Radio Montecitorio, quando Denis Verdini dice “Abbiamo 320 voti”, già fa conto sul loro appoggio. “Berlusconi li ha già acquisiti”; sibila affilato Pasquale Laurito detto “velina rossa”, seduto su di un divanetto. Così intercettare Rita Bernardini, la pasionaria di Torre Argentina alla buvette è un modo per capire se si riprodurrà il thrilling sui voti dei Radicali. La Bernardini è dimagrita (“I digiuni aiutano”), è serena (“Ormai con tutte le balle che scrivete su di noi...”), ma non smentisce. Anzi: “Se il governo si dovesse presentare con un emendamento che contiene la traduzione legislativa di tutti i punti contenuti nella lettera del governo all’Europa, la domanda è un’altra: perché mai non dovremmo votarlo?”.
Magari perché i vostri elettori si potrebbero imbestialire, visto che vi hanno votato per fare opposizione nelle liste del Pd.
Ci sono tanti diversi problemi in quello che dici. Potremmo iniziare con il dire che gli elettori radicali si potrebbero imbestialire, visto quello che hanno dovuto mandare giù.
Ti riferisci al 2008?
(Sorride) Mi riferisco a una serie di fatti politici che si sono verificati a partire dal 1976 in poi, a dire il vero…
Parti da Adamo ed Eva?
Ma se vogliamo stare ai più recenti, ti ricordo che noi non abbiamo potuto presentare la nostra lista, come invece è stato consentito a Di Pietro.
Se vi foste presentati da soli quanto avreste preso?
Non è la domanda giusta. Saremmo stati eletti sicuramente, perché nella coalizione viene ammessa alla ripartizione dei seggi la prima lista che non supera il 4%. Dopo Di Pietro, che lo ha superato, c’eravamo noi.
Non mi dirai che dissentite ora perché vi hanno dato sei seggi nelle liste del Pd nel 2008!
Dico che la gente si dimentica tante cose.
Ad esempio?
Che i nostri elettori all’epoca hanno dovuto mandare giù un inspiegabile veto alla candidatura di Marco Pannella! Che subito dopo si è detto no anche a Sergio D’Elia!
Ma tutto questo precede l’inizio della legislatura. Lo sapevate quando vi siete “sposati” con Veltroni.
Non tutti sanno che c’era stato un patto, anche dopo il voto, con il Pd, per promuovere le nostre battaglie parlamentari. Solo un anno fa eravamo d’accordo con Bersani a presentare proposte di legge sulla flessibilizzazione del mercato del lavoro e sui diritti civili.
E come è andata a finire?
Tutto dimenticato! Pensa che con Bersani non ci sono stati più contatti nemmeno dopo quello che è successo nell’ultima fiducia. Non ci ha chiamato!
Forse non voleva a litigare.
Bè, fa male. Quando siamo andati a cena da Berlusconi, pochi giorni fa...
Ahi, ahi!
Quando siamo andati a cena da lui, Marco ha parlato per mezz’ora elencando tutte le riforme liberali che lui ha promesso e non ha mai realizzato, in questi 17 anni. Sai cosa ha detto Berlusconi?
No, dimmelo tu.
Nulla. È rimasto in silenzio perché non c’era nulla da obiettare. Erano i punti su cui avevamo stretto l’alleanza elettorale fra il 1994 e il 1996, nella speranza di fare la rivoluzione liberale di cui questo paese ha bisogno.
Ma quindi perché mai Berlusconi dovrebbe essere credibile se le ripropone ora?
Appunto. Anzi, mi preoccupa di più sapere i numeri degli altri, i suoi ce li ha davvero.
Nulla è certo.
Tranne una cosa. Quello che è scritto nella lettera all’Europa, penso alla possibilità di licenziare e alla flessibilità del mercato del lavoro, o alle pensioni, è quello che noi inascoltati chiediamo da anni. Se fosse la volta buona non capisco perché, proprio noi che abbiamo fatto i referendum dieci anni fa per realizzare queste riforme, proprio noi dovremmo opporci.
Ma allora avete già deciso!
Non abbiamo deciso nulla. Prima vediamo il testo, poi decideremo cosa fare. Come sono abituati a fare i Radicali: sempre e solo nel merito. (lutel)
Il ritorno di Santoro, via a 'Servizio pubblico'
Michele Santoro nello studio televisivo di 'Servizio Pubblico
ROMA - Il 12% del totale degli ascolti di prima serata: questa la media raggiunta ieri da 'Servizio pubblico' la nuova avventura di Michele Santoro trasmessa da un canale di Sky e da decine di emittenti regionali. Lo dicono Giuseppe Giulietti di art 21 e Vincenzo Vita del Pd. "Senza calcolare le centinaia di migliaia di persone - aggiungono - che l'hanno seguita in rete. Si tratta di un risultato senza precedenti, pari al doppio degli ascolti, per fare un solo esempio, raggiunti dal telefilm trasmesso alla stessa ora, su Rai due, in quello spazio che un tempo era occupato proprio da 'Anno Zero''. "Chi ha ideato, prodotto, scelto di partecipare a questo coraggioso esperimento, ha contribuito - spiegano - a scrivere una nuova pagina della tv, anche dal puto di vista industriale , e ha ribadito un sonoro no ad ogni forma di censura e di bavaglio. Chi ha compartecipato, in qualsiasi modo, a porre fine alla esperienza di" Anno zero" alla Rai dovrebbe oggi trarne tutte le consenguenze , scusarsi con gli spettatori ai quali è stato sequestrato il diritto di scelta e rassegnare le proprie dimissioni"."Per una volta ha vinto davvero - concludono - il " Servizio Pubblicò".
PER 'SERVIZIO PUBBLICO' 12-14% SHARE E 800MILA SUL WEB - Secondo i primi dati giunti nella redazione di Servizio pubblico, il nuovo programma di Michele Santoro partito ieri sera, lo share di ascolto sul network di tv locali, sul digitale terrestre e su Sky si aggirerebbe intorno al 12-14% di share. Per quanto riguarda i risultati su internet, le prime stime parlano di 400.000 utenti sui siti di Corriere della Sera e di Repubblica e altri 400.000 sui siti del Fatto Quotidiano e dell'associazione Servizio Pubblico.
PER 'SERVIZIO PUBBLICO' 12-14% SHARE E 800MILA SUL WEB - Secondo i primi dati giunti nella redazione di Servizio pubblico, il nuovo programma di Michele Santoro partito ieri sera, lo share di ascolto sul network di tv locali, sul digitale terrestre e su Sky si aggirerebbe intorno al 12-14% di share. Per quanto riguarda i risultati su internet, le prime stime parlano di 400.000 utenti sui siti di Corriere della Sera e di Repubblica e altri 400.000 sui siti del Fatto Quotidiano e dell'associazione Servizio Pubblico.
SANTORO, MIA RIVOLUZIONE PER BIAGI E MONTANELLI - ''Caro Biagi, caro Montanelli, so che siete molto in apprensione. So che siamo molto diversi, ma so che ci seguite. Non se ne puo' piu' di resistere, resistere, resistere. Bisogna fare la rivoluzione. Questa e' la nostra piccola rivoluzione''. Lo ha detto Michele Santoro aprendo 'Servizio Pubblico', il nuovo programma al via ieri sera su una multipiattaforma tv, web e radio.
"Come facciamo a fare la predica ai nostri figli se non si sentono rappresentati dalle nostre idee?", si è chiesto Santoro. "Vorrei usare argomenti razionali - ha proseguito -. Lo vorrei dire alla stampa che mi definisce guru e martire. Io non sono né guru, né martire. Ma come è stato possibile che abbiamo scoperto solo ora di essere sull'orlo del baratro? Non lo diceva Annozero, ma il New York Times che la situazione era difficile. Eppure accendevamo i televisori e sentivano dire: 'Stiamo meglio della Germania' o 'La Padania e meglio della Cina'. Una domanda che ci dobbiamo porre è quanto ci è costato scoprire così tardi la verità. Se il nostro sistema fosse stato libero, saremmo arrivati prima alla verità. Avremmo potuto cambiare il governo o costringere il governo a seguire strade diverse". "Di fronte alla cancellazione di Annozero, la reazione del sistema è stata fiacchissima, anche dell'opposizione - ha aggiunto il conduttore -. Ora centomila persone hanno deciso di accendere le luci di questa sera. Queste centomila persone si possono convincere che possono accendere tutto quello che vogliono. Possono accendere Celentano, Luttazzi, Dandini, la Rai che si sta spegnendo lentamente. Possono accendere un vero Servizio Pubblico".
Tremonti e Berlusconi, rapporto finito “Silvio dimettiti, il problema sei tu”
.
Fine del rapporto tra il presidente del Consiglio e ministro dell'Economia. Quest'ultimo: "Se avessi potuto fare il ministro come volevo, oggi non saremmo a questo punto". Il premier: "Se avessi potuto io fare il premier come volevo, tu non saresti il mio ministro!"
Uno voleva il decreto legge per arrivare al G20 di Nizza con qualcosa di concreto, l’altro puntava sul maxi emendamento e per ottenerlo ha fatto sponda sul Colle, a cui il dl ‘carrozzone’ era più che indigesto. L’effetto della dicotomia è stato uno scambio di accuse durissimo, come mai era successo prima. I ‘lealisti’ berlusconiani’ proponevano, Tremonti rimandava le ipotesi al mittenti. Fino alla goccia che ha fatto traboccare il vaso. “E basta, dillo chiaro che vuoi mandare a casa il presidente!” ha sbottato il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, con il titolare dell’Economia che, per rispondere, si è rivolto direttamente al premier. “Non sto dicendo questo – ha detto Tremonti -, sto dicendo che lunedì ci sarà un disastro sui mercati se tu, Silvio, resti al tuo posto e non fai un passo indietro. Perché il problema per l’Europa e i mercati, giusto o sbagliato che sia, sei proprio tu”.
Una stilettata al cuore del Cavaliere, che non ha potuto tacere. “No, il problema sei tu invece -ha detto Berlusconi – , sono tre anni che vai a sparlare in giro per il mondo del tuo Paese e del tuo presidente del Consiglio”. Tremonti, a questo punto, ha puntato sulla dietrologia. “Se avessi potuto fare il ministro come avrei voluto, oggi non saremmo a questo punto” ha detto, con Berlusconi che ha ribattuto usando lo stesso mezzo: “Se avessi potuto io fare il premier come avrei voluto, tu non saresti il mio ministro!”.
Accuse e stilettate a parte, alla fine la battaglia l’ha vinta Tremonti, tanto che il decreto tanto voluto è diventato solo un maxi emendamento, per giunta spuntato in mancanza di misure su pensioni e mercato del lavoro. E il pensiero della Lega, che puntava sulla linea dura, non si è fatto attendere. Sibillino e al tempo stesso ‘minaccioso’ il pensiero di Roberto Calderoli. “Decreto legge alla memoria: quando si calano le braghe bisogna stare molto attenti a coprirsi le spalle perché svolazzano i temuti uccelli paduli…”.
E sulla carcassa di un ‘amore’ politico ormai finito, ecco svolazzare gli avvoltoi che, secondo il segretario del Pdl Angelino Alfano, hanno colori e visi ben conosciuti. “Casini è scatenato, sta per lanciare una nuova formazione politica per raccogliere una decina di parlamentari nostri e far saltare il governo. Si chiamerà ‘costituente dei moderati’, guardate che sono pronti”. Forse l’exGuardasigilli ha ragione: stamane sul tavolo del premier è arrivata la lettera di sei frondisti e persino alcuni fedelissimi hanno iniziato a defilarsi. Insomma, scene da fine impero.
Fine del rapporto tra il presidente del Consiglio e ministro dell'Economia. Quest'ultimo: "Se avessi potuto fare il ministro come volevo, oggi non saremmo a questo punto". Il premier: "Se avessi potuto io fare il premier come volevo, tu non saresti il mio ministro!"
Titoli di coda. Il rapporto tra Silvio Berlusconi eGiulio Tremonti si è spezzato definitivamente nel Consiglio dei Ministri di ieri. In maniera fragorosa. Risultato? Il governo è nel caos più totale e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, con l’incapacità da parte dell’esecutivo di mettere a punto uno strumento in grado di respingere l’offensiva dei mercati. E se è vero, come è vero, che il quadro è questo, molto dipende anche dalla diversità di intenti e vedute tra Berlusconi e Tremonti.
Uno voleva il decreto legge per arrivare al G20 di Nizza con qualcosa di concreto, l’altro puntava sul maxi emendamento e per ottenerlo ha fatto sponda sul Colle, a cui il dl ‘carrozzone’ era più che indigesto. L’effetto della dicotomia è stato uno scambio di accuse durissimo, come mai era successo prima. I ‘lealisti’ berlusconiani’ proponevano, Tremonti rimandava le ipotesi al mittenti. Fino alla goccia che ha fatto traboccare il vaso. “E basta, dillo chiaro che vuoi mandare a casa il presidente!” ha sbottato il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, con il titolare dell’Economia che, per rispondere, si è rivolto direttamente al premier. “Non sto dicendo questo – ha detto Tremonti -, sto dicendo che lunedì ci sarà un disastro sui mercati se tu, Silvio, resti al tuo posto e non fai un passo indietro. Perché il problema per l’Europa e i mercati, giusto o sbagliato che sia, sei proprio tu”.
Una stilettata al cuore del Cavaliere, che non ha potuto tacere. “No, il problema sei tu invece -ha detto Berlusconi – , sono tre anni che vai a sparlare in giro per il mondo del tuo Paese e del tuo presidente del Consiglio”. Tremonti, a questo punto, ha puntato sulla dietrologia. “Se avessi potuto fare il ministro come avrei voluto, oggi non saremmo a questo punto” ha detto, con Berlusconi che ha ribattuto usando lo stesso mezzo: “Se avessi potuto io fare il premier come avrei voluto, tu non saresti il mio ministro!”.
Accuse e stilettate a parte, alla fine la battaglia l’ha vinta Tremonti, tanto che il decreto tanto voluto è diventato solo un maxi emendamento, per giunta spuntato in mancanza di misure su pensioni e mercato del lavoro. E il pensiero della Lega, che puntava sulla linea dura, non si è fatto attendere. Sibillino e al tempo stesso ‘minaccioso’ il pensiero di Roberto Calderoli. “Decreto legge alla memoria: quando si calano le braghe bisogna stare molto attenti a coprirsi le spalle perché svolazzano i temuti uccelli paduli…”.
E sulla carcassa di un ‘amore’ politico ormai finito, ecco svolazzare gli avvoltoi che, secondo il segretario del Pdl Angelino Alfano, hanno colori e visi ben conosciuti. “Casini è scatenato, sta per lanciare una nuova formazione politica per raccogliere una decina di parlamentari nostri e far saltare il governo. Si chiamerà ‘costituente dei moderati’, guardate che sono pronti”. Forse l’exGuardasigilli ha ragione: stamane sul tavolo del premier è arrivata la lettera di sei frondisti e persino alcuni fedelissimi hanno iniziato a defilarsi. Insomma, scene da fine impero.
giovedì 3 novembre 2011
E’ l’ora di Servizio Pubblico: stasera la diretta del programma dalle 21 su ilfattoquotidiano.it
Tutto pronto per la prima puntata della nuova trasmissione di Michele Santoro. Luigi De Magistris, Diego Della Valle e Valter Lavitola (in collegamento dalla sua latitanza) gli ospiti che risponderanno alle domande dei giornalisti in studio. E poi l'intervento di Marco Travaglio e le vignette di Vauro.
Ci siamo. Studi di Cinecittà, stasera ore 21, in onda il Servizio Pubblico. Il ritorno di Michele Santoro in televisione oltre la televisione, attraverso una multi-piattaforma: il satellite di Sky, il digitale terrestre con le emittenti regionali, siti dei quotidiani (dalle 21 la diretta suilfattoquotidiano.it), Facebook, Radio Capital. Il giornalista ha cambiato il titolo per la prima puntata, pensata e curata nei mesi in cui si formava una comunità di 100 mila sottoscritti (un milione di euro raccolto): “Azzerare la casta” con il sindaco Luigi De Magistris, l’imprenditoreDiego Della Valle, il faccendiere-latitante Valter Lavitola in collegamento.
E poi le domande di Franco Bechis e Luisella Costamagna, le intrusioni di Vauro, gli interventi diMarco Travaglio, l’analisi di Paolo Mieli, le cifre e le storie di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo sui politici, gli sprechi, le promesse mancate. Per non dimenticare festini considerati “cene eleganti” in quel di Arcore, ecco l’intervista esclusiva a Chiara Danese, la 19 enne che, assieme ad Ambra Battilana, si è costituita parte civile nel processo a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, i tre protagonisti del riposo postprandiale di Silvio Berlusconi.
Coinvolto nel progetto di Santoro (pubblicità e produzione), Sandro Parenzo ha parlato di trasformazione televisione, di mezzi e di messaggi: “Ci pensavamo da tanti anni, ora con il cambiamento culturale della Rai, quella politica del paese e la rivoluzione tecnologica del digitale, possiamo far partire questa avventura. Io la definisco la post televisione proprio perché interagiscono vari mezzi di comunicazione”. L’attivissimo Giuliano Ferrara è in contatto anche con Parenzo: “Fino a ieri i rumors non erano veri. Questa mattina invece – spiega l’editore – mi sono sentito con Giuliano Ferrara e se mi chiedete se in futuro ci potrà essere una sua trasmissione come per Santoro rispondo: perché no?”.
Prima, però, c’è il contrattone triennale con viale Mazzini che il direttore de Il Foglio deve e vuole rispettare. Lì dove c’era Annozero, in prima serata su Rai 2, viale Mazzini trasmetterà ‘Indiana Jones’. Nino Rizzo Nervo (Pd), consigliere di amministrazione, accusa l’azienda di miopia: “Avevo chiesto che anche la Rai s associasse alla rete di televisioni che hanno deciso di far vedere il programma di Santoro. Per miopia aziendale e timore politico sono rimasto inascoltato. Io vedrò Santoro e sono convinto, e spero, che saranno in molti a fare la mia stessa scelta”. Rizzo Nervo dice esplicitamente che la Rai asseconda ordini politici: “La perdita in pochi mesi di Santoro, di Saviano, di Dandini, di Ruffini, è stato puro autolesionismo di un vertice che sinora si è distinto soltanto nel rinunciare a pezzi pregiati di programmazione per assecondare i diktat della politica”.
Guarda la diretta di Servizio Pubblico su ilfattoquotidiano.it/servizio-pubblico
Il rendiconto dello Stato torna alla Camera Per Berlusconi martedì la prova dell’aula
La vignetta di Peter Brookes sul "Times"- Una caricatura di Berlusconi come uomo vitruviano
lmarchesiniblog.ilcannocchiale.it/?TAG=risult...
Il maxiemendamento arriverà in Senato dopo mercoledì. Prima ci sarà il passaggio a Montecitorio dell'articolo uno della legge bilancio, su cui la maggioranza venne battuta già lo scorso 11 ottobre. I dissidenti del Pdl, intanto, aumentano e già intravedono la Waterloo del premier.
La prova dell’aula per Berlusconi sarà martedì. Il premier ha blindato il maxiemendamento in Senato (1) ma prima ci sarà il passaggio a Montecitorio dove si voterà il rendiconto generale dello Stato. Sul quale lo scorso 11 ottobre la maggioranza era stata sconfitta (2). In via dell’Umiltà sono già molti a temere che l’8 Novembre possa essere la Waterloo del Cavaliere, il casus belli per costringerlo a lasciare. La fronda continua ad allargarsi. Oggi anche Alessio Bonciani e Ida D’Ippolito Vitale hanno deciso di lasciare il Pdl e passare all’Udc. Si aggiungono ai sei “ribelli dell’Hassler”, riuniti da una lettera e da un’unica regola: d’ora in poi manterremo le mani libere. Daranno il loro sostegno al governo di volta in volta, dopo aver valutato nel merito ogni provvedimento. I ribelli non “danno nulla per scontato, se non arriverà presto una risposta politica alle loro richieste” contenute nella lettera. Berlusconi è avvertito: serve subito un cambio di passo, va allargata la maggioranza. Anche Pippo Gianni del Pid annuncia che voterà contro la fiducia. Mentre gli ex responsabili Amerigo Porfidia, Elio Belcastro e Arturo Iannaccone, lasciano il gruppo di Popolo e territorio per iscriversi al Misto e costituire la componente ”Noi per il partito del Sud-Lega Sud”. Ma i tre confermano “la fiducia al governo”, ha garantito Iannaccone.
Isabella Bertolini chiarisce: “E’ da questa estate che siamo critici sulla politica economica. Attendiamo una risposta politica dal premier, valuteremo i singoli provvedimenti che il governo presenterà in Parlamento”. I frondistì pidiellini guidati da Roberto Antonione, dunque, rilanciano e cercano nuove adesioni (3). Ieri, a cena, tre si sono ‘sfilatì. Gli scajoliani Andrea Orsini e Paolo Russo hanno lasciato la riunione quando si sono accorti che “si stava andando oltre e l’obiettivo era far cadere Berlusconi, non rafforzare il governo”: i due deputati, dunque, restano fedeli al premier, come deciso da Claudio Scajola, che, per ora, garantisce pieno appoggio all’amico Silvio sulle misure anticrisi. Anche Guglielmo Picchi non ha firmato nulla e si riserva di sciogliere in futuro ogni riserva sulla sua collocazione politica.
L’obiettivo dei ‘dissidentì è quello di creare un nuovo gruppo parlamentare autonomo dal Popolo della libertà. Un progetto che sarebbe stato messo sul tavolo dei numerosi incontri della giornata di ieri. Anche se non tutti sono d’accordo. C’è chi tra i ‘malpancistì vorrebbe accelerare (come Fabio Gava), c’è chi resta attendista e chi, invece, spinge perchè si dia comunque vita a una componente autonoma del gruppo Misto, che convogli gli scontenti e costituisca il nucleo fondante di un eventuale gruppo autonomo. Allo stato, i numeri per partire non ci sono e Antonione sta lavorando per convincere altri delusi a firmare la lettera. In queste ore si parla anche di new entry tra gli ‘ex responsabilì. Non a caso Luciano Sardelli (che ieri si è affacciato alla cena dell’Hassler) osserva: “Sono con i sei deputati, condivido in pieno i toni della lettera. E’ il momento di fare un nuovo gruppo costituito da liberali e riformisti, che coinvolga tutti i moderati”. Michele Pisacane, deputato di Pt, smentisce ‘fughè: “Perchè mai dovrei lasciare la maggioranza? Mica un giorno faccio una cosa e poi il giorno dopo ne faccio un’altra”.
1) http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/03/governo-cazzola-berlusconi-si-dimetta/168183/
2) http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/13/governo-battuto-alla-camera-cicchitto-e-la-russa-%E2%80%9Cberlusconi-chieda-la-fiducia%E2%80%9D/163346/
3) http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/02/fuga-dal-pdl-dopo-laddio-di-antonionepronti-a-lasciare-anche-gli-ex-responsabili/167958/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/03/il-rendiconto-dello-stato-torna-alla-cameraper-berlusconi-e-la-prova-dellaula/168220/
Iscriviti a:
Post (Atom)