Fine del rapporto tra il presidente del Consiglio e ministro dell'Economia. Quest'ultimo: "Se avessi potuto fare il ministro come volevo, oggi non saremmo a questo punto". Il premier: "Se avessi potuto io fare il premier come volevo, tu non saresti il mio ministro!"
Uno voleva il decreto legge per arrivare al G20 di Nizza con qualcosa di concreto, l’altro puntava sul maxi emendamento e per ottenerlo ha fatto sponda sul Colle, a cui il dl ‘carrozzone’ era più che indigesto. L’effetto della dicotomia è stato uno scambio di accuse durissimo, come mai era successo prima. I ‘lealisti’ berlusconiani’ proponevano, Tremonti rimandava le ipotesi al mittenti. Fino alla goccia che ha fatto traboccare il vaso. “E basta, dillo chiaro che vuoi mandare a casa il presidente!” ha sbottato il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, con il titolare dell’Economia che, per rispondere, si è rivolto direttamente al premier. “Non sto dicendo questo – ha detto Tremonti -, sto dicendo che lunedì ci sarà un disastro sui mercati se tu, Silvio, resti al tuo posto e non fai un passo indietro. Perché il problema per l’Europa e i mercati, giusto o sbagliato che sia, sei proprio tu”.
Una stilettata al cuore del Cavaliere, che non ha potuto tacere. “No, il problema sei tu invece -ha detto Berlusconi – , sono tre anni che vai a sparlare in giro per il mondo del tuo Paese e del tuo presidente del Consiglio”. Tremonti, a questo punto, ha puntato sulla dietrologia. “Se avessi potuto fare il ministro come avrei voluto, oggi non saremmo a questo punto” ha detto, con Berlusconi che ha ribattuto usando lo stesso mezzo: “Se avessi potuto io fare il premier come avrei voluto, tu non saresti il mio ministro!”.
Accuse e stilettate a parte, alla fine la battaglia l’ha vinta Tremonti, tanto che il decreto tanto voluto è diventato solo un maxi emendamento, per giunta spuntato in mancanza di misure su pensioni e mercato del lavoro. E il pensiero della Lega, che puntava sulla linea dura, non si è fatto attendere. Sibillino e al tempo stesso ‘minaccioso’ il pensiero di Roberto Calderoli. “Decreto legge alla memoria: quando si calano le braghe bisogna stare molto attenti a coprirsi le spalle perché svolazzano i temuti uccelli paduli…”.
E sulla carcassa di un ‘amore’ politico ormai finito, ecco svolazzare gli avvoltoi che, secondo il segretario del Pdl Angelino Alfano, hanno colori e visi ben conosciuti. “Casini è scatenato, sta per lanciare una nuova formazione politica per raccogliere una decina di parlamentari nostri e far saltare il governo. Si chiamerà ‘costituente dei moderati’, guardate che sono pronti”. Forse l’exGuardasigilli ha ragione: stamane sul tavolo del premier è arrivata la lettera di sei frondisti e persino alcuni fedelissimi hanno iniziato a defilarsi. Insomma, scene da fine impero.
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