mercoledì 18 gennaio 2012

Da Daccò a Ponzoni fino alla “vicenda Obelix”. La devozione alle barche di lusso di Formigoni. - di Gianni Barbacetto



Secondo il commercialista dell'ex assessore arrestato ieri, il governatore lombardo si è fatto pagare le ferie a cinque stelle. Come nel caso del faccendiere coinvolto nel crack del San Raffaele. Per non parlare dell'imbarcazione acquistata dal gruppo d'acciaio di Comunione e Liberazione per 670 milioni di lire: 200 sono stati pagati in nero.


Chissà che cosa pensa don Julián delle vacanze di Roberto Formigoni. Don Julián Carrón è l’erede di don Luigi Giussani che da sette anni guida Comunione e liberazione. I “ciellologi” sostengono stia ora tentando, assieme al cardinale di Milano Angelo Scola, di raddrizzare la rotta al movimento, dopo l’ubriacatura berlusconiana e gli scandali all’ombra del Pirellone.

L’ultimo colpo è stato l’arresto di Massimo Ponzoni, ex assessore del presidentissimo della Regione Lombardia. Il ragioniere che curava i conti (piuttosto disastrati) delle società di Ponzoni,Sergio Pennati, in una sua lettera-testamento scrive: “La stessa Immobiliare Mais ha pagato varie volte noleggi di barche e vacanze esotiche allo stesso Ponzoni e al suo capo Formigoni”. Una società di Ponzoni dunque, la Immobiliare Mais, secondo il ragioniere avrebbe saldato il conto di barche e vacanze al “Celeste”. Più che imbarazzante, se si dimostrasse vero: ma Formigoni ha smentito subito con decisione e ieri ha cinguettato su Twitter: Whoever wishes to delegitimize the political system of the Lombardy Region is deluding himself (Chiunque speri di delegittimare il sistema politico della Regione Lombardia sta deludendo se stesso).

Non può negare di essere salito sullo yacht di un altro arrestato, il faccendiere Piero Daccò: lo incastrano le foto. Pantaloni bianchi, torso nudo o canottiera fucsia, il “Formiga” se la gode in buona compagnia, nel mare cristallino della Costa Smeralda. E Daccò è il mediatore targato Cl accusato dalla Procura di Milano di aver fatto sparire nei suoi conti all’estero i soldi sottratti alSan Raffaele di don Luigi Verzé. E non c’è solo la barca del faccendiere che sussurrava a Formigoni. C’è anche l’aereo di don Verzé. Su quel velivolo il Celeste è volato a Saint Marteen, Caraibi. Parola di Stefania Galli, fedele segretaria di Mario Cal, sventurato braccio destro di don Verzé: “Ricordo che una volta”, detta a verbale, “mi fu chiesto dal dottor Cal di prenotare un volo per Saint Marteen a bordo del quale ci sarebbero stato Daccò e Formigoni”.

Ci aveva provato, a non avere la tentazione di andare sulle barche degli altri. Nei primi anni del Duemila aveva la sua, 15 metri e due motori da 400 cavalli: Obelix, ormeggiata nel porto diLavagna, in Liguria. Oddio, non era proprio sua: in quanto membro dei Memores Domini, nucleo d’acciaio di Cl, ha fatto il voto di povertà, oltre che di obbedienza e di castità. Era una barca comunitaria, Obelix, proprietà collettiva dei Memores. Il vecchio proprietario, Adelio Garavaglia, l’aveva venduta nel 2002 a persone tutte del “Gruppo Adulto” di Cl: Fabrizio Rota, Alberto Perego, Alfredo Perico e Formigoni. In più, c’era anche Oriana Ruozi, unica non appartenente ai Memores e moglie di Mazarino De Petro, braccio destro del presidentissimo (condannato e poi prescritto per le tangenti degli affari petroliferi Oil for food con Saddam).

Garavaglia aveva incassato 670 milioni di lire, 470 dichiarati e 200 in nero. Il pagamento di Obelix è un’avventura. Formigoni versa a Garavaglia 111 mila euro dai suoi conti: 10 mila nel gennaio 2002 con un assegno della Banca Popolare di Sondrio; 51 mila euro nel febbraio 2002 con un bonifico che parte dalla Banque Populaire d’Alsace; e 50 mila euro nel luglio 2002 con un altro assegno della Popolare di Sondrio. Il resto lo paga De Petro un po ’ alla volta, per lo più in contanti. Racconta Garavaglia: “Ci incontravamo nei fine settimana a Lavagna, nei pressi della mia ex imbarcazione; io chiedevo a De Petro se avesse portato qualcosa per me, e lui tirava fuori dal suo borsello a tracolla mazzette di banconote tenute insieme da un elastico, sempre tra i 10 e i 15 mila euro per volta”. In altre occasioni, Garavaglia incassava assegni, a volte intestati a nomi falsi (gli inesistenti Carlo Rossi e Giancarlo Rossi). I Memores si affollano a portar soldi per pagare Obelix. Alberto Villa, per esempio, versa 10 mila euro presi da una cassetta di legno che tiene sotto il letto. È “la mia esigua quota di partecipazione”, spiega al pm Alfredo Robledo. Quando questi gli dice che dagli atti non risulta tra i proprietari, Villa cade dalle nuvole: “Apprendo solo in questa sede di non avere alcuna partecipazione nella proprietà dell’imbarcazione, ero convinto di esserne proprietario anch’io”.

Chissà se don Julián Carrón sa queste cose. Dicono che il suo programma sia ora quello di mettere al riparo Cl-movimento ecclesiale da Cl-Compagnia delle Opere-movimento economico e politico. Ha addirittura minacciato di dimettersi e di tornarsene in Spagna: vedremo chi vincerà, tra l’erede spirituale di don Giussani e il presidentissimo dalle vacanze pericolose.

Vada a bordo, cazzo. (E il gioco è fatto). - di Rita Pani



Rita Pani



Il capitano è già a casa, scrivono i giornali questa mattina. Agli arresti domiciliari, è arrivato al suo paese nottetempo, criticato ma protetto dalla cittadinanza che ora teme il circo mediatico, in questo paese di panem et circenses.

Quel che resterà di questa storia, quando tutte le telecamere saranno spente, temo sarà quella frase disperata: "Vada a bordo, cazzo!" che da ieri gira, e si annuncia già come il "tormentone" dell'anno. Finirà, immagino, dopo che un po' di bare allineate saranno benedette tutte insieme, in diretta TV, così come si usa fare quando la morte fa spettacolo, e aiuta la sopravvivenza dei vivi. Sappiamo tutto ormai di quella nave, e di quella crociera. Tutto il visibile è stato visto, le persone allineate come formichine, le immagini sottomarine, l'inchino al capitano, la faccia da coglione del capitano, la sua codardia - ancora da decifrare - e altro sapremo in ore e ore di dirette televisive alla ricerca di uno scoop che ci tenga distanti dal resto e obnubilati.

L'invisibile è quello che si dovrà dimenticare, di quella nave come troppe altre, che forse resterà inghiottita dal mare, e chissà, magari diventerà un altro reperto di archeologia sottomarina, che si potrà anche sfruttare negli anni a venire, quando finalmente avremo scordato i morti, la strage e tutte le altre anomalie.

L'invisibile è comprendere finalmente che le crociere Costa sono diventate accessibili a quasi tutti, anche a coloro che vogliono fingere di essere un po' ricchi comprando pacchetti offerta sul modello "low cost", perché come tutte le altre aziende che si rispettino, c'erano a bordo le maestranze extracomunitarie, quelle invisibili anche loro, che muovendosi con discrezione pulivano cessi o preparavano pietanze della tradizione italiana, in cucina. Lo si evince dai nomi dei dispersi, e c'è da gioire del fatto che forse, almeno per una volta, essendo sulla lista dei dispersi, son diventati persone anche loro, che se non fossero morti non ce li saremo mai nemmeno immaginati.

Poi, come per ogni tragedia che si rispetti, ecco nascere gli eroi. Anche di quelli sentiamo un bisogno disperato. Di solito sono uomini (quasi mai donne) che non hanno fatto nulla di più che il loro dovere; ma anche questo, ormai, fa parte delle eccezioni in questo paese al contrario, dove è speciale quello che dovrebbe essere normale.

E così un'altra tragedia è giunta in soccorso di questo paese che come la Concordia, affonda lentamente, piegandosi su sé stesso sulle proteste che non trovano spazio sotto il tendone del circo mediatico, e non attecchiscono, non coinvolgono e non contagiano. "Vada a bordo, cazzo!" è più simpatico di uno slogan lanciato in Sicilia, forcone in mano, e senza dubbio più sensato dei cartelli dei taxisti romani, che hanno paura di "Questo governo comunista".

Ci sarà solo da aspettare per vedere tutti i numeri del gradimento popolare, soprattutto quando finalmente il comandante codardo siederà al banco degli imputati, nel processo che ci sarà. Per assistere a quello dell'omicidio Scazzi, per entrare a teatro si fanno due ore di fila, chissà come andrà per Schettino!

Rita Pani (APOLIDE)

« La jaquerie siciliana » - di Francesco Iagher



Come ai Vespri, il popolo siciliano si sta ribellando dalla morsa degli aumenti incontrollati e vessatori, da sempre soggetto di consorterie e clan tentando di riavere la sua identità, sta adesso dimostrando la sua capacità d’aggregarsi e dare voce al malcontento che accomuna tutti gli isolani , ma anche il resto del paese. L’averlo denominato : “Movimento dei forconi”, è in perfetta sintonia con il sinonimo di “jacquerie”, da una rivolta contadina in Francia che prese il nome da Jacques Bonhomme avvenuta nel 10 giugno 1358, ed era abbastanza prevedibile che ciò avvenisse ; ormai la gente è esasperata e d esacerbata nel vedere l’ingrassamento della ‘casta siciliana’ a danno di tutta la comunità isolana.
Questa manifestazione nasce per il caro gasolio, ma può estendersi a macchia d’olio per tanti altri fattori, già se ne vedono le avvisaglie in rete con messaggi e pagine di sostegno su Facebook, altre dai cinguettii di Twitter.
Quanto agli altri, che s’incatenano o fanno i presidi, il pensiero comune che stanno difendendo il proprio orticello d’interessi, poi vedendo quello che dichiarano certe categorie al disotto di un impiegato o metalmeccanico, viene proprio da ridere, ancor di più leggendo il Sole 24 Ore leggi articolo.
E’ ovvio che in ogni manifestazione, qualche colore politico ci mette il cappello, ma comunque sia è una marea montante che ha preso coscienza delle gabole del 2008 che la crisi non esisteva ; sarà ben difficile rifarsi una credibilità, alla stessa stregua di chi adesso sta all’opposizione scordandosi che fino a ieri gozzovigliava sugli scranni.
Questa goliardata della “zanzara” la dice tutta ascolta la telefonata ; di sicuro un effettone sulla base dura e pura leghista.
Vedremo come andrà a finire, questo è solo l’inizio.



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Tir e “forconi’ paralizzano la Sicilia. Carburante quasi esaurito sull’Isola. - di Giuiseppe Pipitone



Bloccano strade, ferrovie, porti. La protesta continuerà fino alla mezzanotte di venerdì prossimo, portata avanti da un movimento che raccoglie camionisti, agricoltori e pescatori. Categorie unite nella protesta dall’esponenziale aumento del prezzo dei carburanti. E al caro-gasolio per i padroni dei tir si aggiunge la crescita delle tariffe autostradali.


A Palermo sono duecento e con quaranta mezzi pesanti stanno bloccando l’accesso alla strada statale per Sciacca. A Catania i presidi degli autotrasportatori si moltiplicano di ora in ora, e hanno interrotto quasi completamente la circolazione in tangenziale. A Messina hanno iniziato a scioperare i dipendenti marittimi, che hanno occupato il porto. A Gela sono migliaia, tra agricoltori riuniti in sit – in di protesta e blocchi di tir a guardia del petrolchimico dell’Eni.

Il secondo giorno di protesta del neonato Movimento dei Forconi sta letteralmente paralizzando la Sicilia. Gli improvvisati capi popolo del movimento – che annovera tra le sue fila soprattutto agricoltori e autotrasportatori – le avevano annunciate come “le cinque giornate di Sicilia”: una sorta di Vespri formato terzo millennio (leggi). Una manifestazione di massa contro l’aumento vorticoso del costo dei carburanti, le sempre più precarie condizioni lavorative nel campo dell’agricoltura, il cartello imposto dalle compagnie assicurative e una rete infrastrutturale inadeguata. In pochi ci avevano creduto veramente. Compresi i telegiornali che ieri hanno dato pochissimo spazio all’avvio del maxi sciopero che dovrebbe durare fino alla mezzanotte di venerdì. Stamattina però l’Isola si è svegliata in uno stato permanente d’assedio: bloccate le autostrade, le strade statali, le ferrovie e a breve saranno “congelati” anche i porti.

Oltre allo scalo di Messina anche a Termini Imerese il porto industriale e stato preso d’assalto dagli operai marittimi. A Santa Flavia, 20 chilometri a est di Palermo, la ferrovia è stata occupata da duecento pescatori arrabbiati per l’aumento del carburante per le imbarcazioni. Erano certi che il treno proveniente da Messina si sarebbe fermato. Invece il macchinista ha appena rallentato, i manifestanti si sono scansati per un soffio e la tragedia è stata appena sfiorata. Da stamattina la linea ferrata Palermo – Messina è stata comunque sospesa.

La zona più calda per ora è la parte orientale dell’Isola. A Gela lo stabilimento petrolchimico dell’Eni è off limits: passano soltanto i mezzi che trasportano medicinali e dopo parecchie ore di coda le automobili. Bloccati tutti gli altri automezzi. A Lentini, in provincia di Siracusa, lo sbarramento non è andato a genio ad un venditore ambulante che, estratto un coltello, ha ferito al volto un camionista che gli bloccava il passaggio.

Lungo le strade la temperatura sale di ora in ora. “A morte questa classe politica, come si è fatto con i francesi, con il Vespro. A raccolta tutti i siciliani per liberare la Sicilia dalla schiavitù di questa classe politica” gridano in coro i manifestanti di “Forza d’urto”, il gruppo più numeroso e acceso che costituisce il movimento dei Forconi. Che tra le sue file annovera anche l’Aias, il sindacato degli autotrasportatori che già nel 2001 aveva bloccato l’isola, associazioni ambientaliste e anche organizzazioni di studenti.

Già ieri però erano arrivate le prime critiche al movimento che si è più volte dichiarato lontano da qualsiasi partito. Sotto accusa è finito il leader dei Forconi Mariano Ferro, ex agricoltore con un passato nell’Mpa del Governatore siciliano Raffaele Lombardo. Proprio oggi però, proprio dalle parti di Catania, i Forconi hanno chiesto a gran voce le dimissioni del presidente della regione: “Lombardo ha tradito i siciliani – dicono alcuni manifestanti – li ha imbrogliati promettendo loro la defiscalizzazione della benzina”.

Più controverso invece il ruolo di Gaetano Bonanno, leader della sezione catanese di Forza Nuova, che è intervenuto alla manifestazione etnea dei Forconi il 15 gennaio. “Il Movimento dei Forconi, non è strumentalizzato da nessuna forza politica. Abbiamo più volte detto che il Movimento è apolitico e apartitico – scrivono i manifestanti sulla loro pagina Facebook – Certamente non possiamo impedire a nessuno di partecipare chiedendogli la tessera elettorale”. Una certa vicinanza di Forza Nuova al movimento siciliano però è certificata anche dall’appello di “pieno sostegno al Movimento dei Forconi” che i militanti del partito di Roberto Fiore hanno  diffuso su internet.

Nel frattempo i cittadini delle varie città siciliane potenzialmente “isolate” hanno iniziato a reagire alla protesta. Dopo aver sottovalutato il potenziale della manifestazione dei Forconi adesso si è aperta la corsa ai rifornitori di benzina: ci sono ancora tre giorni di manifestazione e il rischio di rimanere a secco ha allarmato i siciliani. O almeno quelli che non manifestano.

Costa Concordia, disperso il batterista Lasciò il posto sulla scialuppa a un bambino.



La famiglia appende le foto in vari luoghi all'isola del Giglio: «Se sapete qualcosa, se l'avete visto, chiamateci».

Giuseppe Girolamo (Facebook)
Giuseppe Girolamo (Facebook)

MILANO- Apprensione e angoscia. E quel filo di speranza che non si spezza. Nemmeno con il passare delle ore che inesorabilmente sono diventati giorni. Continuano le ricerche dei dispersi della Costa Concordia. Tra le decine di persone che non si trovano più, c'è anche Giuseppe Girolamo. La famiglia è arrivata al Giglio e ha appeso in vari luoghi dell'isola una sua foto e la richiesta: «Se sapete qualcosa, chiamateci». L'ultima volta che è stato visto era venerdì notte. Sul ponte con i migliaia di passeggeri. Testimoni raccontano che «aveva un posto sulla scialuppa di salvataggio, ma l'ha lasciato a un bambino».
Costa Concordia, Giuseppe Girolamo tra i dispersiCosta Concordia, Giuseppe Girolamo tra i dispersi    Costa Concordia, Giuseppe Girolamo tra i dispersi    Costa Concordia, Giuseppe Girolamo tra i dispersi    Costa Concordia, Giuseppe Girolamo tra i dispersi    Costa Concordia, Giuseppe Girolamo tra i dispersi
IL BATTERISTA - Da quel momento si sono perse le sue tracce. Nessuno sa più nulla di questo trentenne, di Alberobello, dai capelli lunghi e gli occhi scuri. Un giovane che ama il poker e la musica. Si era imbarcato sulla Concordia come batterista della band Dee Dee Smith a ottobre. Il collega Roberto Napoleone lo descrive come «educato e rispettoso di tutto e tutti come ce ne sono pochi, timido e fragile e se sta li dentro al buio e al freddo sarà spaventato come un bambino indifeso».
LA FAMIGLIA - Per il musicista si sono mobilitati tutti i suoi amici. Su una pagina Facebook continuano ad arrivare messaggi. «Sappiamo che ci sei, fatti sentire», oppure: «Siamo qui che ti aspettiamo». Al Giglio sono arrivati i familiari. La voce rotta al telefono: «La prego non vorrei che proprio ora chiamasse qualcuno per darci notizie». Ma per il momento nulla. Il suo nome è ancora nella lista dei dispersi. Un elenco di nomi a cui ne è stato tolto uno, quello di un tedesco che era tornato a casa senza darne notizia alle autorità locali. E così la speranza rimane ancora nel cuore di molti. Anche perché «si è comportato da eroe».

martedì 17 gennaio 2012

Il ragazzo che è diventato un ponte umano sulla Costa Concordia.

Un  diciannovenne  ha aiutato molti passeggeri a fuggire facendoli passare sul suo corpo
Un ballerino inglese ha aiutato alcuni passeggeri a sbarcare dalla Costa Concordia trasformandosi in un “rampicante umano”. Ne parla il Daily Mail.
PONTE UMANO - James Thomas, 19enne impiegato sulla nave, si è disteso sfruttando la sua altezza per collegare due ponti. A quel punto dozzine di passeggeri si sono arrampicati su di lui per raggiungere le scialuppe di salvataggio. “Non potevamo raggiungere le scialuppe e queste erano bloccate su un lato della nave. A quel punto ho tenuto con un braccio una scialuppa e con l’altro il ponte superiore. A quel punto ho fatto arrampicare la gente sulle mie spalle e lungo il mio corpo. Le ultime persone che ho aiutato erano un francese e sua moglie, disabile”.
ALLARME DATO IN RITARDO – James Thomas ha anche criticato le procedure di evacuazione della nave da crociera “l’ordine di abbandonare la nave doveva essere dato almeno un’ora prima, se non di più. Abbiamo iniziato ad inclinarci a babordo, e la situazione peggiorava con il passare dei minuti. Si è capito subito che la nave si stava inclinando in maniera innaturale. A quel punto dal sistema di altoparlanti è arrivato il messaggio ai passeggeri di stare calmi e che il tutto era dovuto solo a un piccolo problema tecnico”.
IMBARCAVAMO ACQUA – “Purtroppo – ha aggiunto il giovane – sono stati trasmessi una serie di codici sonori che son stati recepiti dall’equipaggio come l’avviso di una perdita. A quel punto qualcuno ha detto ai passeggeri di indossare i giubbotti di salvataggio anche se stava continuando l’avviso secondo il quale l’emergenza era dovuta a un piccolo problema tecnico. Quando poi abbiamo cominciato ad inclinarci, a quel punto ho avuto la conferma che qualcosa non andava”.
CONFUSIONE – L’allarme -continua il giovane- è stato dato in ritardo, al punto che ormai a causa dell’inclinazione non era più possibile sfruttare le scialuppe a babordo, per cui siamo dovuti andare sul lato di dritta. Alcuni andavano da una parte, altri seguivano diversi percorsi. La gente cadeva in acqua, e il tutto perché nessuno ha dato l’allarme quando andava dato, ovvero almeno un’ora prima rispetto a quanto successo”.
Panico a bordo durante l’evacuazione