venerdì 18 maggio 2012

Conti correnti pensionati: voluti da Monti per darli in pasto ad Equitalia.


Due governi consecutivi , Berlusconi prima e Monti dopo, con due normative che sembravano non avere nulla a che fare l'una con l'altra, hanno permesso ad Equitalia di svuotate i conti correnti dei pensionati riducendoli alla fame.

In Italia una legge impone che anche per il pagamento dei debiti non possa essere trattenuto dalla pensione di una persona più di un quinto del totale, direttamente dal gestore d’imposta, in questo caso l’Inps.
Ma ci hanno pensato i Governi Monti e Berlusconi a fare in modo di aggirare questa legge che tutela in parte chi è sommerso di debiti, e gli garantisce di avere comunque i soldi per il sostentamento quotidiano. 

Il contributo del Governo Berlusconi

Lo scorso ottobre il Governo Berlusconi aveva ampliato i poteri ad Equitalia, permettendo all’azienda, che si occupa di riscuotere i tributi dello Stato, di prelevare direttamente i soldi dovuti dai conti correnti dei cittadini insolventi; questo permetteva ad Equitalia di svuotare i conti correnti dei cittadini che avevano un debito con loro, senza tener conto della provenienza dei soldi. 

Il contributo del Governo Monti

All’ampliamento dei poteri concesso da Berlusconi ad Equitalia si è aggiunta una nuova legge emanata dal Governo Monti nella manovra finanziaria, ed entrata in vigore proprio questo mese, che costringeva tutti i pensionati con un importo mensile superiore ai 1000 euro, pena il non ricevere la pensione mensile, di avere l’accredito della pensione su un conto corrente.
Quindi tutti i pensionati di Italia che percepiscono più di 1000 euro di pensione sono stati costretti ad aprire un conto corrente, in banca o presso uffici postali, dove accreditare la propria pensione. 
Ma cosa ha causato la congiunzione di questi due provvedimenti?
Sta succedendo sempre più spesso che alcuni pensionati vedono accreditarsi la pensione sul proprio conto corrente che poi viene svuotato subito da Equitalia.
Equitalia, nel caso di insolvenze, può pignorare al massimo 1/5 dello stipendio o della pensione, quando questo pignoramento rende la vita difficile (a volte anche impossibile) allora invece che di un quinto il pignoramento viene fatto di un decimo dello stipendio.
Questo per tutelare l’individuo, una regola giustissima: chi ha un debito deve pagarlo, ma senza per questo essere costretto a morire di fame.
Ma a quanto pare in caso di prelievi forzosi, da parte di Equitalia direttamente sui conti correnti, la tutela del cittadino non è prevista, anche se non si capisce bene il perchè.
Quindi quando Equitalia decide per un prelievo forzoso può svuotare del tutto il conto corrente del cittadino insolvente, ed ora può farlo con tutti i conti correnti dei pensionati, costretti ad aprirli dal Governo Monti, che magari sono insolventi proprio perchè non riescono ad arrivare a fine mese..
Cosa deve fare un pensionato che non ha nulla, nessun altro reddito al di fuori della pensione, e che magari non ha familiari che possano aiutarlo, una volta che Equitalia e lo Stato gli hanno prosciugato il conto corrente?
E poi ci si stupisce che tanta gente si toglie la vita per la disperazione;  quando  la pensione sparisce e l’anziano non sa come arrivare a fine mese, non ha soldi per mangiare, ad Equitalia non importa, Equitalia si limita ad applicare le regole e le regole sono queste.

Ecco il sondaggio bomba che fa tremare la Casta – By Adele Palazzo


Sono scivolati via come fossero un fatto normale ma i numeri presentati dal sondaggista di Ballarò, Pagnoncelli, hanno del clamoroso e richiederebbero più di una riflessione. E non solo perché il Movimento Cinque Stelle, con il 16,5%, sarebbe la terza forza politica italiana ma anche perché sembrerebbe ad un passo dal raggiungere il Pdl, cioè il partito che ha fatto il bello e il cattivo tempo negli ultimi vent’anni.

Ma non solo: stando ai dati forniti da Pagnoncelli, i partiti che si collocano alla sinistra del Pd (Idv, Sel, Federazione della Sinistra e Verdi) e comunque critici nei confronti dell’azione di governo raggiungono tutti assieme quasi il 20%.
E dunque, archiviata la foto di Vasto e permanendo la rottura Pdl-Lega, se questo scenario si materializzasse nelle urne avremmo almeno quattro grandi poli (Pd, Pdl, Movimento Cinque Stelle e sinistra) più qualche robusto cespuglio (la Lega) che operano in concorrenza o in conflitto tra loro.
La fine del bipolarismo – e allo stesso tempo di molte rendite di posizione- che fa tremare i palazzi romani.

Debito pubblico Italia: l'abbiamo già pagato, conti alla mano.

Togliere il pane di bocca ai nostri figli, per restituire un debito che è già stato ripagato. Non dobbiamo nulla a nessuno, a ben pensarci.


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Scusate la lunga assenza. Torno, e scopro subito questo bel conticino sul sito finanziario cobraf. Molto interessante: dati alla mano (e gli ultimi disponibili risalgono al 2007) dimostra chel'Italia ha già ampiamente pagato il proprio debito. Così spiega GZ:

Ho finalmente trovato i numeri e uno studio che mostra che nel caso dell'Italia il debito pubblico attuale di circa 1.950 miliardi (2011) è pari alla somma cumulata di tutti gli interessi, cioè il debito è dovuto agli interessi, il problema del debito è solo che da 30 anni ci si pagano sopra interessi reali pazzeschi.
La tabella si ferma al 2007 con un valore del debito pubblico totale di 1.663.353 e un valore totale degli interessi pagati dal 1990 al 2007 di 1.605.543. Le due cifre sono identichenel 2007 e se aggiorni i dati vedi che pagando circa 50 miliardi l'anno di interessi (ma quest'anno saranno 70 miliardi di euro) il totale del debito pubblico, che è di circa 1.950 miliardi di euro è esattamente pari agli interessi pagati.
Qualcuno potrà obiettare che è ovvio che su un debito si paghino interessi. Ma io immagino di andare a chiedere un mutuo decennale per 100 mila euro, con una rata di 1000 euro al mese, e interessi pari a 12 mila euro l'anno. Al termine dei dieci anni, avrò logicamente tutti interi i 100 mila euro ancora da restituire. Qualcun altro obieetterà "Ehh, ma 12 mila euro di interessi l'anno non è possibile, sarebbe una rapina!"
Infatti, con gli interessi sul debito pubblico italiano pare che sia proprio questo il punto. Continuando così non lo ripagheremo mai, anche se fra altri vent'anni avremo già restituito il doppio.
Ancora convinti che è giusto togliere il pane di bocca ai nostri figli, perché "I debiti si pagano"?
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Grafico: Cobraf (cliccare per ingrandire)

Ferrara vs Ciuffini su Grillo. A Porta a Porta volano gli stracci.



Durante il programma di Bruno Vespa dedicato al Movimento 5 stelle, i vari ospiti fanno a gara per stroncarlo. L’unica a difendere le sue istanze è Sabina Ciuffini, storica valletta di Mike Bongiorno a “Rischiatutto”. Durante il dibattito, ha un duro scontro a più riprese con Giuliano Ferrara. Gli italiani onesti, secondo la Ciuffini, “vanno serviti” dalla politica. Per Ferrara i cittadini “devono smettere di lamentarsi, cercarsi di inventarsi un nuovo mondo ed essere meno protetti dallo Stato, più liberi e responsabili, altro che serviti”. E continua: “Dire che la politica è un servizio è una sciocchezza, è subcultura democristiana”. La polemica deflagra quando la Ciuffini ribadisce le sue ragioni e Ferrara tenta invano di difendersi sfoderando argomentazioni poco attinenti con la discussione: “Ciuffini, io capisco che lei è stata tanti anni alla Ruota della Fortuna ma la politica non è un quiz. Non si risolve tutto dicendo ‘Allegria’”


http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/05/18/ferrara-ciuffini-grillo-porta-porta-volano-stracci/197621/

Considerazioni in una giornata come tante.




Il mese scorso dalla mia pensione lo Stato ha prelevato più della metà in tasse, con l'addizionale e robette varie, questo mese, fortunatamente, solo un terzo.
Con una smorfia di disgusto misto a sgomento, mi vesto e mi accingo ad uscire.
Prendo la macchina, perchè la zona in cui vivo non è servita dai mezzi pubblici e poi, dovendo tornare carica, non credo di poter affrontare la salita che porta a casa mia.
Pazienza!
Camminando il disgusto e lo sgomento aumentano: strade dissestate e sporche, cumuli di spazzatura e roba varia ammassata da tempo sui cigli e sui marciapiedi.
Arrivo in città. Già in periferia ci sono problemi a posteggiare la macchina; facendo giri a vuoto, debbo anche destreggiarmi tra vari lavavetro e questuanti. 
Debbo sbrigarmi. Debbo fare prima una puntatina al mercatino rionale per acquistare alcune cose che mi servono.Vado al mercatino perchè lì costa tutto molto meno e lo faccio con sgomento ed un senso di colpa perchè penso che uno dei negozi dal quale mi fornivo, con quella graziosissima e gentilissima signora, probabilmente, con la crisi galoppante che c'è, chiuderà i battenti, ma non posso più permettermi il lusso di comprare da lei e come me tanti altri.
Debbo fare in fretta, perchè debbo passare anche da mia figlia per lasciarle un po' di soldi; è rimasta senza e deve arrivare alla fine del mese, con lo stipendio del marito non ce la fa. 
Ha perso il lavoro da due mesi. Lavorava presso una azienda di certificazione aziendale, una di quelle società che assumono a tempo indeterminato, con stipendi da fame erogati a metà del mese successivo, magari con assegni circolari barrati e, quindi disponibili dopo sette-otto giorni, condotte da sfaccendati che camminano in SUV, e prendono fondi dalla regione realizzando lavori a progetto. Naturalmente, queste società che vivono di finanziamenti pubblici, terminata la pecunia chiudono un'attività per aprirne un'altra sotto altro denominazione sociale per attingere a nuovi fondi con la compiacenza del politico di turno. E, chiudendo l'attività, hanno anche diritto a rescindere i contratti a tempo indeterminato. 
Ma tant'è.
E poi penso: ma come siamo arrivati a questo punto? 
Non mi preoccupa il fatto di dovermi fornire al mercatino, ci può stare, quello che mi preoccupa è: che avvenire hanno i nostri figli? I nostri nipoti? Che cosa gli stiamo lasciando? 
Quando non ci saremo più noi a dargli una mano, che faranno?
E lo sgomento diventa disperazione.

Pensieri mattutini. Arrovellamenti.


La notte porta consiglio; dicono che anche quando si dorme si pensa e, quando si pensa, generalmente, i pensieri sono quelli che hanno marcato la nostra mente durante la giornata precedente.
Uno dei fatti che ha marcato la mia giornata è stato quello della tassa occulta di Marchionne alla Fiom; il bellimbusto, fregandosene altamente delle leggi - lui può, è una specie di super man - oltre ad aver, illo tempore, negato il reintegro dei tre lavoratori di Menfi come disposto dal tribunale di Potenza, non solo si è rifiutato di operare come sostituto  d'imposta la trattenuta delle quote sindacali dagli stipendi dei dipendenti, ma li ha gravati di un ulteriore balzello punitivo anti sindacale  di 7-8 euro. 
Ora mi domando: se uno come Marchionne, che non riveste alcuna carica governativa ed istituzionale, può ignorare le leggi, fregandosene dei diritti acquisiti dai lavoratori, della volontà inalienabile di ciascun individuo, come possiamo sperare di avere il diritto di decidere della nostra vita e di operare le nostre scelte?
Ci viene detto che pagare le tasse è un dovere e se non lo facciamo arrivano anche a toglierci la casa pagata con il sudore della fronte e di tanti anni di lavoro, e magari in due. 
Perchè, allora, non si fanno pagare a tutti? 
E perchè non si sente mai parlare dei diritti? 
E perchè il Ministro Monti si dice vicino e solidale a Equitalia, che di equo ha solo il logo, ma non si sente  solidale con chi le tasse non le paga perchè impossibilitato a farlo? 
E perchè il Presidente della Repubblica Napolitano nega, lui che dovrebbe essere  "il garante della Costituzione", la volontà espressa da milioni di cittadini tramite il voto delle urne elettorali?
E perchè il governo permette ad un Marchionne qualsiasi di bypassare le leggi senza muovere un dito?
E perchè, sempre il governo, permette ai fabbricanti italiani di spostare le fabbriche all'estero mantenendo il marchio del "made in Italy"?
E perchè non si è controllato il mercato evitando le lievitazioni dei prezzi dei beni di consumo dopo l'avvento dell'euro?
E perchè assieme alla lievitazione dei prezzi dei beni al consumo non si sono fatti lievitare anche le paghe e gli stipendi dei lavoratori?
Eppure pare evidente a tutti che il costo della vita è raddoppiato; un esempio pratico è il costo degli affitti che, prendendo una cifra a caso, da 600milalire è passato a 600 euro; così come sono raddoppiati i prezzi delle derrate alimentari: una lattuga, ad esempio, da 1000lire è passata a 1 euro, e così all'infinito.
Un proverbio siciliano recita: "cu damme e tiè, l'amicizia sempre c'è" - tradotto in latino: con il do ut des, c'è sempre collaborazione - ma qui mi sa che ci si è bloccati a prendere e pretendere senza mai dare.
Il cittadino, quello che è costretto a pagare le tasse, non ha neanche più il diritto di manifestare un dissenso e, se lo fa, viene fermato e bastonato dalle forze dell'ordine su mandato di gente che vive a sbafo, che è corrotta, che ha dimenticato lo scopo del compito demandatogli: quello di governare in democrazia - che vuol dire governo del popolo - e amministrare "il bene comune", che è di tutti, tenendo sempre a mente che chi comanda, in quanto unico sostentamento dello Stato, è "il popolo sovrano".



La tassa occulta di Marchionne alla Fiom. In arrivo il balzello anti sindacato. - Luca Telese

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Un incredibile balzello anti-sindacato: trattenuti otto euro in busta paga per le spese sindacali. Questo  è quello che l'azienda annuncia di voler fare attraverso alcune lettere inviate dai suoi avvocati ai legali dei metalmeccanici della Cgil. Il Lingotto prima non voleva trattenere le quote associative, ora chiede indietro i soldi. 

Da Equitalia a “Equifiat”: ed ecco che, come per un brutto scherzo, gli operai del più importante gruppo auomobilistico italiano si ritrovano in busta paga la “tassa Marchionne”, ovvero un incredibile balzello anti-sindacato di ben sette euro e mezzo al mese. Forse persino di più.
POSSIBILE? Per quanto possa sembrare incredibile è quello che l’azienda annuncia di voler fare attraverso alcune lettere inviate dai suoi avvocati ai legali dei metalmeccanici della Cgil. Una reazione ritorsiva, cioè, che la Fiat ha messo in campo dopo essere stata sconfitta in tribunale, proprio dagli avvocati della Fiom, e proprio sul trema cruciale delle trattenute sindacali. Queste lettere non sono solo una strategia difensiva, ma anche un segnale: quello che la guerra senza prigionieri fra il numero uno del Lingotto e il sindacato di Maurizio Landini continua senza esclusione di colpi. Così, per capire che cosa sia successo è necessario un passo indietro. Tutto comincia, ancora una volta, da Torino. Solo la settimana scorsa l’azienda di Marchionne subisce un gravissimo smacco e viene condannata nel capoluogo piemontese per attività anti-sindacale. L’oggetto del contendere erano le quote associative degli iscritti della Cgil (circa 15 euro al mese), che i dirigenti del Lingotto – al contrario di quello che fanno con tutti gli altri sindacati, Cobas compresi – si rifiutavano di prelevare dalle buste paga dei propri dipendenti. Da quando il sindacato di Maurizio Landini ha rifiutato di firmare il cosiddetto “contratto Mirafiori”, infatti, la Fiat aveva cessato la sua opera di sostituito d’imposta, appellandosi allo statuto dei lavoratori, così come è oggi, dopo essere stato emendato dal referendum dei radicali del 1995. Un modo come un altro per mettere in ginocchio la Fiom, a cui – fra l’altro – già non viene riconosciuti il diritto alla rappresentanza, e a cui sono state chiuse le salette dedicate in tutte le fabbriche del gruppo. Una scelta che ha costretto il sindacato ad allestire sedi di fortuna, a ricorrere a camper e – addirittura – a tende della Protezione civile collocate davanti ai cancelli. Quando si è votato, Landini e Airaudo hanno dovuto organizzare consultazioni parallele a quelle degli organismi di rappresentanza da cui il loro sindacato escluso, con il voto simbolico su una scheda in cui è scritto: “Voglio la Fiom”. I metalmeccanici della Cgil hanno anche ricostruito da zero tutto il loro tesseramento, e proseguito la battaglia sul piano legale portando il gruppo Fiat in Tribunale, chiamandolo in causa per la condotta seguita in undici stabilimenti.
IL RISULTATO è stato clamoroso: perché la Fiat ha perso per undici a zero, condannata in tutti i casi a ripristinare la sua funzione di sostituto d’imposta. Nemmeno gli effetti del referendum del 1995, scrivono infatti i giudici nella loro sentenza, può impedire la cessione delle quote dei lavoratori al sindacato a cui liberalmente scelgono di aderire in virtù di un principio costituzionale : “È stato ripristinato un diritto elementare”, aveva commentato il responsabile auto della Fiom, Giorgio Airaudo. Tutto risolto dunque? Macché. Con una mossa a sorpresa (che peró è rivelatrice di una volontà politica chiara) la Fiat scegli di ignorare la sentenza e il suo spirito. Lo scrivono i legali dello studio De Dominicis, che rappresenta il Lingotto: “Le società da noi rappresentate , fatta ampia riserva di opposizione avverso l’indicato provvedimento – si legge nella loro lettera – ritengono di avere diritto comunque a ottenere il pieno e totale rimborso di ogni qualsivoglia onere conseguente alle attività di carattere gestionale, amministrativo e contabile e alle spese tutte collegate alle menzionate operazioni di accredito mensile”. Non solo: “Di ciò – scrivono gli avocati di Marchionne – verrà dato avviso anche ai singoli lavoratori interessati”. Ovvero, tradotto dall’avvocatese, gli iscritti subiranno una piccola campagna epistolare, a forte carattere dissuasivo. E a quanto ammonta il prelievo che la Fiat immagina di dover applicare per le sue spese gestionali: gli avvocati lo hanno già fissato, nella loro memoria difensiva. Di quanto? Sentite qui: “Questa difesa ritiene di dover stimare, avuto riguardo dei costi di una risorsa impiegatizia, un costo medio di 4, 5 euro per ciascuna cessione”. A cui secondo la Fiat vanno aggiunti “avuto riguardo ai costi nei praticati dagli istituti bancari nazionali per ciascun bonifico e agli oneri connessi per la materiale gestione contabile 3 euro”. Quindi, a seconda dei calcoli, 7 o 8 euro. “Marchionne – commenta Airaudo – si lamenta di essere costretto alle cause, ma è con questi comportamenti che ci costringe solo alle cause. Questo tentativo è grave per due motivi: da un lato cerca di imporre una tassa sulla libertà sindacale. Dall’altro cerca di intimidire gli iscritti. Su questo deve intervenire il governo”. Fornero se ci sei batti un colpo.