Se si andasse a votare oggi, tra gli elettori del ceto produttivo vincerebbe la coalizione di centrosinistra. Pdl e Lega ai minimi storici. Le prime preoccupazioni: debito pubblico e risanamento finanziario.
ROMA, 10 agosto 2012 - L’ITALIA è in attesa. E gli italiani sono in apnea, trattengono il fiato in un mare di preoccupazioni per il debito pubblico, per l’occupazione, per le tasse che asfissiano, per un futuro che non promettono nulla di buono. La Confederazione nazionale dell’artigianato (Cna) si è rivolta al centro di ricerche Ipsos per tastare il polso dei ceti produttivi (imprenditori, artigiani, dirigenti, professionisti) e scoprire quali effetti potrà avere sulle future elezioni politiche e, soprattutto, se vi siano differenze sostanziali rispetto all’insieme dei cittadini.
A fronte di un senso di scoramento generalizzato le differenze sono risultate lievi. È la conferma che stavolta un po’ tutti gli italiani si sentono sulla stessa barca, e tutti temono le falle che ci sono. La crisi economica ha generato una forte disistima per la politica. Se si votasse oggi, i ceti produttivi manifesterebbero (un po’ più della generalità dei cittadini) una forte preoccupazione per il risanamento finanziario e il debito pubblico. La differenza tra ceto produttivo e cittadini diventa netta, invece, rispetto alla situazione politica. Artigiani, dirigenti, professionisti eccetera sono compatti nel pollice verso nei confronti di tutte le più importanti istituzioni. Si salvano solo la Presidenza della Repubblica e, solo in parte, i governi locali. La politica nazionale è caduta nel baratro più profondo e solo il 7% degli intervistati continua a esprimere fiducia nei partiti politici.
A fronte di un senso di scoramento generalizzato le differenze sono risultate lievi. È la conferma che stavolta un po’ tutti gli italiani si sentono sulla stessa barca, e tutti temono le falle che ci sono. La crisi economica ha generato una forte disistima per la politica. Se si votasse oggi, i ceti produttivi manifesterebbero (un po’ più della generalità dei cittadini) una forte preoccupazione per il risanamento finanziario e il debito pubblico. La differenza tra ceto produttivo e cittadini diventa netta, invece, rispetto alla situazione politica. Artigiani, dirigenti, professionisti eccetera sono compatti nel pollice verso nei confronti di tutte le più importanti istituzioni. Si salvano solo la Presidenza della Repubblica e, solo in parte, i governi locali. La politica nazionale è caduta nel baratro più profondo e solo il 7% degli intervistati continua a esprimere fiducia nei partiti politici.
UN CROLLO verticale che non risparmia nessuna delle grandi coalizioni (centrodestra e centrosinistra) che hanno dominato la scena dai primi anni novanta. Sia il centrosinistra, sia il Pdl che il Pd sono visti a un livello di pura sopravvivenza (circa 20%), mentre il centro non tocca le due cifre (8%). L’unica lista politica che appare in crescita e riscuote credito dai ceti produttivi è il Movimento di Grillo. Lo studio dell’Ipsos gli assegna addirittura il 19%, ben sei punti in più dei cittadini italiani presi nel loro insieme. Se ne deduce che per molti imprenditori, artigiani, dirigenti, professionisti, il Movimento 5 Stelle è visto come risposta a una politica tradizionale investita dal discredito.
LA SOMMA delle preferenze accordate alle coalizioni politiche fa emergere che al primo posto spicca il ‘partito della sfiducia’: il 32% degli intervistati non sceglie nessuna coalizione. Questa fotografia da Paese in attesa nasce dalla nettissima contrazione della fiducia riposta nel centrodestra che nel 2008 aveva credito dal 54% dei ceti produttivi e ora annaspa al 20%. Il crollo è cominciato nel 2010 (l’uscita di Fini dal Pdl) e si è acuito con le tensioni tra Berlusconi e Tremonti e il relativo stallo del governo del ‘fare’ accompagnato dalla galoppata dello spreed. Se il Pdl piange, il Pd non ride visto che non ha approfittato dei guai dei dirimpettai politici scendendo negli ultimi tempi agli stessi livelli: 21%.
A questo punto, se si votasse oggi, secondo Ipsos, l’insieme dei partiti del centrosinistra (compreso l’Idv di Di Pietro) conquisterebbe il podio (40,2%) superando di quasi 15 punti il centrodestra con la Lega (25,3%) che toccherebbe il punto più basso della sua storia, mentre il centro si assesterebbe al 10,8%. Poi, però, ci sarebbe da fare i conti con Grillo seduto sul suo bel 21,7% circa di consensi e il campione dell’antipolitica potrebbe gloriarsi di un risultato di poco superiore al Pdl e sostanzialmente identico al Pd.
LA SOMMA delle preferenze accordate alle coalizioni politiche fa emergere che al primo posto spicca il ‘partito della sfiducia’: il 32% degli intervistati non sceglie nessuna coalizione. Questa fotografia da Paese in attesa nasce dalla nettissima contrazione della fiducia riposta nel centrodestra che nel 2008 aveva credito dal 54% dei ceti produttivi e ora annaspa al 20%. Il crollo è cominciato nel 2010 (l’uscita di Fini dal Pdl) e si è acuito con le tensioni tra Berlusconi e Tremonti e il relativo stallo del governo del ‘fare’ accompagnato dalla galoppata dello spreed. Se il Pdl piange, il Pd non ride visto che non ha approfittato dei guai dei dirimpettai politici scendendo negli ultimi tempi agli stessi livelli: 21%.
A questo punto, se si votasse oggi, secondo Ipsos, l’insieme dei partiti del centrosinistra (compreso l’Idv di Di Pietro) conquisterebbe il podio (40,2%) superando di quasi 15 punti il centrodestra con la Lega (25,3%) che toccherebbe il punto più basso della sua storia, mentre il centro si assesterebbe al 10,8%. Poi, però, ci sarebbe da fare i conti con Grillo seduto sul suo bel 21,7% circa di consensi e il campione dell’antipolitica potrebbe gloriarsi di un risultato di poco superiore al Pdl e sostanzialmente identico al Pd.