Palazzo Diedo a Venezia
Lo Stato pensa di vendere quote dei fondi immobiliari, ma la lista alla quale sta lavorando il Tesoro è ben più ampia e comprende circa 800 immobili.
ROMA, 9 agosto 2012 - «VENDESI palazzi e castelli in Italia» titola il Wall Street Journal, che parla di un elenco di 350 immobili pubblici del valore complessivo di 1.5 miliardi di euro tratti in parte dalll’elenco dei 13mila immobili che, in base al decreto sul federalismo demaniale del 2010, sarebbero dovuti passare dallo Stato agli enti locali. Tra i beni inseriti ci sono le caserme Sani, Masini e Mameli a Bologna; il Forte Boccea, la caserma di via Guido Reni e i magazzini di via del Porto Fluviale e via Papareschi a Roma. Poi l’ex palazzo dell’Intendenza di Finanza ad Alessandria, l’ex forte Pezzino Alto a Portovenere, la miniera di Vigneria/Rio Marina all’Elba. E ancora il castello Orsini a Soriano, palazzo Diedo a Venezia e palazzo Bolis Guardo a Milano. Di tutto, di più. E tutto di vendibilità non facilissima visto che uno dei problemi principali è il cambio di destinazione d’uso, che richiede un intervento a livello di Piano regolatore, senza il quale il bene è invendibile di fatto.
Ma in realtà, spiegano dal Demanio, l’elenco è già superato in vista di una lista ben più ampia, dato che il ministro Grilli ha proposto di vendere immobili e asset per un punto di Pil all’anno (quindi per circa 15-20 miliardi). E adesso al ministero dell’Economia si parla di un elenco di oltre 800 immobili per poterne vendere in tempi medio-brevi almeno la metà.
Ma in realtà, spiegano dal Demanio, l’elenco è già superato in vista di una lista ben più ampia, dato che il ministro Grilli ha proposto di vendere immobili e asset per un punto di Pil all’anno (quindi per circa 15-20 miliardi). E adesso al ministero dell’Economia si parla di un elenco di oltre 800 immobili per poterne vendere in tempi medio-brevi almeno la metà.
IL PUNTO è come cederli. Una cosa è certa: non si utilizzerà il sistema delle aste ma quello del conferimento a fondi immobiliari, che poi sceglieranno se cederli subito, ristrutturarli e poi cederli o magari affittarli o valorizzarli su esempio da quanto sta facendo Difesa Servizi spa, che gestisce 53 caserme e 10 sedimi con risultati interessanti. Ad esempio affitta 27 aree per installare pannelli fotovoltaici ha avuto da privati 12 milioni di euro all’anno per 20 anni: 240 milioni senza vendere nulla. E che valorizzare non deve portare a svendere è ben chiaro al ministero dell’Economia. «Il decreto legge 86 — spiega il sottosegretario Gianfranco Polillo — ha incrementato le modalità operative previste da Tremonti» e promuove la costituzione di uno o più fondi comuni d’investimento immobiliare a cui trasferire immobili di proprietà dello Stato».
PER PORTARE il debito dal 123,4% al 100% del Pil serve mobilitare qualcosa come 400 miliardi. Visto l’esito deludente di operazioni come Scip 2 (dal 2009 al 2011 venduto solo il 10% degli immobili cartolarizzati, con un incasso di appena 93 milioni di euro) il governo vuole evitare il rischio di una operazione che vada a solo beneficio degli acquirenti.
«DA QUELLA esperienza — osserva Polillo — siamo rimasti un po’ scottati. E quindi vogliamo andare spediti, ma con i piedi di piombo. Dobbiamo creare il fondo e poi vendere le quote del fondo. Ma farlo in un momento nel quale in Italia c’è pochissima liquidità diventa complicato: una delle soluzioni ipotizzate è vendere le quote a banche che poi le scontano presso la Bce, un’altra ipotesi è cederne una parte sul mercato internazionale». Al ministero lavoreranno da settembre per presentare una proposta entro dicembre.
PER PORTARE il debito dal 123,4% al 100% del Pil serve mobilitare qualcosa come 400 miliardi. Visto l’esito deludente di operazioni come Scip 2 (dal 2009 al 2011 venduto solo il 10% degli immobili cartolarizzati, con un incasso di appena 93 milioni di euro) il governo vuole evitare il rischio di una operazione che vada a solo beneficio degli acquirenti.
«DA QUELLA esperienza — osserva Polillo — siamo rimasti un po’ scottati. E quindi vogliamo andare spediti, ma con i piedi di piombo. Dobbiamo creare il fondo e poi vendere le quote del fondo. Ma farlo in un momento nel quale in Italia c’è pochissima liquidità diventa complicato: una delle soluzioni ipotizzate è vendere le quote a banche che poi le scontano presso la Bce, un’altra ipotesi è cederne una parte sul mercato internazionale». Al ministero lavoreranno da settembre per presentare una proposta entro dicembre.
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