domenica 9 giugno 2013

Consiglio d’Europa, da Dell’Utri a Ciarrapico i trombati restano a Strasburgo. - Sara Nicoli

Dell'Utri, Ciarrapico, Farina e gli altri I trombati restano in Consiglio d'Europa


I componenti della delegazione sarebbero dovuti cambiare dopo le elezioni, ma i partiti non hanno mandato agli uffici competenti i nomi dei propri candidati. E così l'Italia è rappresentata (anche) da condannati e inquisiti bocciati alle urne o neanche candidati.

Democrazia pluralista, rispetto dei diritti umani e preminenza del diritto. Sono le tre architravi su cui poggia il lavoro del Consiglio d’Europa, un organismo da non confondere con il Consiglio europeo, fondato nel 1949 col Trattato di Londra. Ne fanno parte i 47 principali Paesi sviluppati del mondo che ogni quattro anni inviano le loro delegazioni nella sede dell’organismo a Strasburgo proprio per parlare dei massimi sistemi della politica, della cultura e del progresso del mondo.
A tenere alto il vessillo dell’Italia in questo delicato compito ci sono ben 40 ‘personalità’ di indubbio prestigio: Giuseppe Ciarrapico (in quota Pdl), Vladimiro Crisafulli (Pd), Marcello Dell’Utri (Pdl), Renato Farina(Pdl), Gennaro Malgieri (ex Fli), Giuseppe Valentino (uomo di fiducia di Berlusconi), Italo Bocchino (ex Fli) e persino Giacomo Stucchi (Lega), neopresidente del Copasir. Nomi che spiccano all’interno di una lista di una quarantina di componenti (visibile sul sito di Camera e Senato) declinati anche in virtù del ruolo; c’è un presidente (Luigi Vitali del Pdl), due vicepresidenti e due segretari.
L’intera delegazione (18 componenti effettivi e 18 supplenti) è seguita costantemente da appositi uffici istituzionali con sede sia alla Camera che al Senato, dove sono presenti un segretario di delegazione, due documentaristi e due assistenti. Che hanno un costo che ricade sui bilanci delle Camere, al capitolo “spese per attività interparlamentari e internazionali”. Solo a Montecitorio questa voce pesa per 1 milione e 965mila euro, ma non tutta la cifra è ascrivibile alla nostra partecipazione al Consiglio d’Europa e alle sue necessità. Il costo, però, c’è.
Inoltre, tra i poteri dell’assemblea del Consiglio, c’è quello di eleggere i giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo e il Commissario per i diritti dell’uomo del Consiglio d’Europa. Nomine delicate e pesanti sul fronte internazionale. Delegate, per conto dell’Italia, proprio a Dell’Utri, Farina, Crisafulli. Ecco, questi signori e gli altri componenti della delegazione italiana, alcuni com’è noto non più parlamentari e pluri inquisiti, dovevano essere sostituiti all’inizio della legislatura dai presidenti delle Camere, su ‘suggerimento’ dei nuovi partiti eletti a febbraio.
Il problema è che, a oltre tre mesi dalle elezioni, non si ha alcuna notizia circa il cambio della guardia. A Strasburgo continuano a rappresentarci loro su questioni legate anche a ogni forma di intolleranza e la valorizzazione dell’identità culturale europea. Si sorride, poi, pensando che le lingue ufficiali del parlamentino di Strasburgo sono solo l’inglese e il francese e la mente vola subito all’immagine di Giuseppe Ciarrapico e al suo leggendario eloquio. Come mai tanto ritardo sulla sostituzione della delegazione europea? La colpa, invero, non è dei presidenti delle Camere, ma dei partiti. Che non hanno provveduto ancora a mandare agli uffici competenti i nomi dei propri (nuovi) candidati. Il perché, in alcuni casi, è facilmente intuibile; a chi è uscito dal Parlamento, restare almeno componente del Consiglio d’Europa è uno strapuntino che si tenta di preservargli fino all’ultimo. Ecco perché in special modo il Pdl è stato più volte sollecitato a proporre i nuovi, ma l’appello è caduto nel vuoto.

Eh, eh.....



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sabato 8 giugno 2013

Noam Chomsky: Il segreto di Ronald Reagan, guerre genocide.


Reagan condusse un assalto omicida sul Centro America. 
La festa della mamma, 12 maggio, il Boston Globe ha pubblicato la foto di una giovane donna con il suo bambino addormentato tra le braccia.
La donna, di origini Maya, aveva attraversato il confine degli Stati Uniti per sette volte durante la gravidanza, ma era stata catturata e spedita indietro attraverso il confine sei volte su sette di questi tentativi. Ha sfidato molte miglia, sopportando giornate straordinariamente calde e notti gelide, senza acqua e riparo, in mezzo a uomini armati di roaming. L'ultima volta che ha attraversato, a sette mesi di gravidanza, è stata salvata dalla solidarietà di attivisti dell'immigrazione che l'hanno aiutata a trovare la strada per Boston.
La maggior parte dei frontalieri provengono dal Centro America. Molti dicono che avrebbero preferito essere a casa, se la possibilità di sopravvivenza decente non fosse stata distrutta. I Maya come questa giovane madre stanno ancora fuggendo dalle macerie dell'assalto genocida di 30 anni fa contro la popolazione indigena degli altopiani del Guatemala.
L'autore principale, il generale Efrain Rios Montt, l'ex dittatore che governò Guatemala durante due degli anni più sanguinosi della pluridecennale guerra civile del paese, è stato condannato da un tribunale guatemalteco di genocidio e crimini contro l'umanità, il 10 maggio.
Poi, 10 giorni dopo, il caso è stato rovesciato in circostanze sospette. Non è chiaro se il processo continuerà.
Le forze di Rios Montt hanno ucciso decine di migliaia di guatemaltechi, soprattutto Maya, nel solo anno 1982.
Quando la sanguinosa carneficina terminò, il presidente Reagan assicurò alla nazione che  Rios Montt era "un uomo di grande integrità personale e di impegno, che ciò che si vociferava su di lui erano solo chiacchiere inventate delle organizzazioni per i diritti umani e che , invece, lui vuole migliorare la qualità della vita dei tutti i guatemaltechi e di promuovere la giustizia sociale. Pertanto - il presidente ha continuato - La mia amministrazione farà tutto il possibile per sostenere i suoi sforzi progressivi ".
Ampia evidenza di "sforzi progressivi" di Rios Montt era a disposizione di Washington, non solo dalle organizzazioni per i diritti, ma anche dai servizi segreti americani.
Ma la verità era sgradito. Interferiva con gli obiettivi fissati dal team di sicurezza nazionale di Reagan nel 1981. Come riportato dal giornalista Robert Parry, lavorando da un documento che ha scoperto nella Biblioteca Reagan, l'obiettivo della squadra è stato quello di fornire un aiuto militare al regime di destra in Guatemala, al fine di sterminare non solo i "guerriglieri marxisti", ma anche il loro "civile meccanismi di sostegno "- il che significa, di fatto, il genocidio.
Il compito è stato svolto con dedizione. Reagan mandò apparecchiature "non letali" per gli assassini, compresi gli elicotteri della Bell che sono stati immediatamente armati e inviati in missione di morte e distruzione.
Ma il metodo più efficace è stato quello di arruolare una rete di Stati clienti di prendere in consegna il compito, tra cui Taiwan e Corea del Sud, ancora sotto dittature sostenute, così come l'apartheid in Sud Africa e le dittature argentine e cilene.
In prima linea era Israele, che è diventato il principale fornitore di armi al Guatemala. Ha fornito istruttori per il killer e ha partecipato a operazioni di controinsurrezione.
Lo sfondo porta ribadire. Nel 1954, un CIA-run colpo di stato militare finì un interludio democratico di 10 anni in Guatemala - "gli anni di primavera", come sono conosciuti lì - e restaurato una élite al potere selvaggio.
Nel 1990, le organizzazioni internazionali che effettuano indagini in combattimenti hanno riferito che dal 1954 circa 200.000 persone erano state uccise in Guatemala, l'80 per cento dei quali erano indigeni. Gli assassini erano per lo più dalle forze di sicurezza e paramilitari guatemaltechi strettamente legati.
Le atrocità sono state effettuate con il vigoroso sostegno e la partecipazione degli Stati Uniti. Tra i pretesti standard di Guerra Fredda fu che il Guatemala è stato un russo "testa di ponte" in America Latina.
Le vere ragioni, ampiamente documentata, sono di serie anche: preoccupazione per gli interessi degli investitori degli Stati Uniti e la paura che un esperimento democratico che abilita la maggioranza dei contadini duramente repressa "potrebbe essere un virus" che avrebbe "diffuso contagio", in una frase riflessivo di Henry Kissinger, riferendosi al di Salvador Allende democratica socialista Chile.
(La Traduzione è di Google, la foto della donna con bambino è generica)

Leggi anche:
http://xsona.wordpress.com/2010/05/13/la-lotta-delle-donne-maya/

Inchiesta sulle multe cancellate a 255 tra politici e notabili. - Giulio De Santis

Arrestati due funzionari dell'Ufficio contravvenzioni. Migliaia di verbali distrutti. Nella lista dei beneficiati anche carabinieri e agenti dei servizi.

Una ex deputata dell'opposizione durante il precedente governo dei tecnici. Un consigliere municipale capitolino del Pdl. E poi, una sindacalista della Cgil, una concorrente del Grande Fratello. E anche un primario del Policlinico Umberto I e un ex assessore del Comune di Frosinone. Un Cavaliere della Repubblica ordinato nel 2008. Sono alcune delle persone inserite in una «sezione speciale» di cittadini - creata nell'Ufficio contravvenzioni del Comune di Roma - a cui sono state stracciate o annullate, senza un'apparente giustificazione, le multe prese nel 2011 per violazione del codice della strada.
I loro nomi sono nella lista acquisita dalla Procura, che indaga sulla distruzione di migliaia di verbali, molti dei quali riconducibili a deputati e senatori, funzionari di polizia, carabinieri, agenti dei servizi segreti.
Dall'elenco dei 255 «graziati», però, agli atti dell'inchiesta ne mancano molti: per 160 di loro è scattato un provvidenziale (quanto tempestivo) omissis . In questo gruppo di privilegiati - alleggeriti dall'onore di dover pagare multe spesso assai «salate» - compaiono pure cittadini privati che non ricoprono alcun ruolo istituzionale: è il caso degli imprenditori Paolo e Silvio Bernabei, a cui sono state cancellate oltre mille contravvenzioni a partire dal 2005.

Ed è proprio la scoperta della scomparsa delle multe dei Bernabei che ha dato il via all'inchiesta per la quale sono stati arrestati due funzionari dell'ufficio contravvenzioni, Angelo Vitali e Tiziana Diamanti, accusati di falso ideologico mediante soppressione di atti pubblici. La ragione che li ha spinti a cancellare migliaia di ricorsi e verbali non è ancora stata chiarita. Interrogato in carcere, Vitali ha detto che tutto è stato causato da un malinteso tra lui e la collega. «Le ho detto di "buttare" il cartaceo da una parte. Lei ha inteso le mie parole alla lettera e ha cestinato la documentazione», ha detto al pubblico ministero Laura Condemi. Una versione che non ha convinto affatto il magistrato. Anzi. Il pm è sicuro che dietro a quello che appare come un vero e proprio «mercato» delle multe si nascondano episodi molti gravi, da approfondire.
Mazzette? Favori? Il sospetto della Procura appare più che giustificato: tuttavia, al momento non è stata ancora trovata la prova del pagamento di nessuna mazzetta. Un «vuoto» che ha fatto balenare nella mente degli inquirenti un ulteriore sospetto: la cancellazione dei verbali sarebbe la conseguenza di una direttiva imposta dall'alto per privilegiare - senza alcuna distinzione particolare - una determinata categoria di persone, di «potenti».
Un'ipotesi diventata più concreta dopo la confessione della Diamanti, difesa dall'avvocato Claudio De Amicis: «Mi era stato dato l'ordine di cominciare a cancellare anche le multe dei gruppi consiliari della Regione e del Comune», ha detto.
A denunciare la scomparsa di migliaia di verbali è stato Pasquale Pelusi, direttore del dipartimento Risorse economiche dell'ufficio, insospettito per primo dalle strane e reiterare manovre nelle sue stanze. La cancellazione delle multe per motivi di servizio è corretta ma, come ha sottolineato Pelusi durante un colloquio riservato con un collega depositato agli atti, «qualcuno l'ha travisata e l'ha utilizzata per metterci dentro altro. A punto basta!», era sbottato prima che esplodesse il caso. Nell'inchiesta è coinvolto anche il funzionario Enrico Riccardi. Ma l'avvocato Antonio Paparo è sicuro: «Lui non c'entra nulla. Mi auguro di ottenere presto l'archiviazione».

giovedì 6 giugno 2013

Cucchi, condannati i medici. Agenti assolti. I familiari: ''Ce lo hanno ucciso due volte''.



Roma - (Adnkronos) - Assolti anche gli infermieri. La sorella Ilaria: ''Mio fratello è morto di ingiustizia''. La decisione della Corte dopo 7 ore e mezza di Camera di Consiglio. Le urla in aula: "Assassini. Vergogna, vergogna". La mamma di Aldrovandi: ''Oltraggio alla giustizia''. Il dispositivo della sentenza. Stefano morì nell'ottobre del 2009 a una settimana dal suo arresto.

Roma, 5 giu. (Adnkronos) - La terza Corte d'Assise di Roma, presieduta da Evelina Canale, ha condannato sei medici e assolto gli agenti e gli infermieri per la morte di Stefano Cucchi, il ragazzo romano di 31 anni morto nell'ottobre del 2009 a una settimana dal suo arresto.

"Me lo hanno ucciso un'altra volta... sono stati tutti assolti...", ha dichiarato Rita Calore, la madre di Stefano. "Sono stati tutti assolti - ha ripetuto - non esiste, è una sentenza inaccettabile, proseguiremo la strada intrapresa".
Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, ha commentato: ''Mio fratello è morto di ingiustizia. I medici dovranno fare i conti con la loro coscienza, mio fratello non sarebbe morto senza quel pestaggio".
La condanna a due anni di reclusione è stata inflitta al primario dell'ospedale Sandro Pertini Aldo Fierro, l'ospedale in cui Cucchi fu ricoverato e poi morì. La corte ha derubricato per lui e per gli altri condannati l'accusa di abbandono di persona incapace mutandola in omicidio colposo.
Oltre a Fierro a un anno e quattro mesi di reclusione sono stati condannati i medici Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi Preide De Marchis e Silvia Di Carlo. A un altro medico, che era responsabile del reparto di ricovero Rosaria Caponetti la Corte ha inflitto per l'accusa di falso otto mesi di reclusione. Per tutti i condannati è stata disposta la sospensione condizionale della pena.
Gli assolti secondo quanto dispone l'articolo 530 del Codice penale sono le guardie carcerarie Nicola Menichini, Corrado Santantonio e Antonio Dominici che erano accusati di lesioni personali. Sono stati assolti infine sempre con la stessa formula i tre infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe.
Per pronunciare la sentenza la Corte è rimasta riunita in camera di consiglio per 7 ore e mezza ma il verdetto non è stato accolto bene. Un pubblico composto da una cinquantina di persone ha reagito al giudizio con urla, e con frasi di "Vergogna, vergogna questa non è giustizia, assassini".
L'avvocato Fabio Anselmo costituito parte civile per conto della famiglia Cucchi ha commentato la sentenza dicendo: "Lo Stato non ha risposto. Non critico la Corte. Dico solo che non sono stati individuati gli autori del pestaggio... è un fallimento".
Soddisfatto invece Corrado Oliviero, avvocato difensore degli agenti di custodia. "Dopo più di tre anni - ha sottolineato - è stata restituito ai tre agenti di polizia penitenziaria l'onore che una stampa sempre pronta ai 'desiderata' della famiglia Cucchi aveva profondamente offeso". ''Dalle carte processuali - ha aggiunto - era di tutta evidenza che Cucchi era arrivato nella cella del tribunale già pestato e impossibilitato a camminare''. ''Giustizia è finalmente fatta", ha concluso.
Per Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, l'assoluzione dei poliziotti penitenziari conferma che ''la Polizia Penitenziaria ha lavorato come sempre nel pieno rispetto delle leggi, con professionalità e senso del dovere".
Perplesso invece l'Ordine dei medici. "Sulle base delle poche informazioni di cui disponiamo possiamo dire che la sentenza della Corte d'assise sul caso Cucchi ci lascia perplessi. Molto", afferma all'Adnkronos Salute il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Amedeo Bianco. "Mi sembra - aggiunge - che il cerino sia rimasto in mano ai soliti noti".
Il senatore Carlo Giovanardi, esponente del Pdl, commenta così all'Adnkronos la sentenza: "Il tempo è galantuomo e fa giustizia del linciaggio mediatico a cui sono stati sottoposti gli agenti di custodia, sulla base di pregiudiziali ideologiche".

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Cucchi-condannati-i-medici-Agenti-assolti-I-familiari-Ce-lo-hanno-ucciso-due-volte_32264394662.html