mercoledì 9 ottobre 2013

Carceri, messaggio di Napolitano alle Camere: “Servono amnistia e indulto”. -

Carceri, messaggio di Napolitano alle Camere: “Servono amnistia e indulto”

Messaggio alle Camere sulle carceri: "Il sovraffollamento cronico è incostituzionale". Proposti 3 anni di sconto" su tutte le pene e cancellazione dei reati minori. E a beneficiarne sarebbero soprattutto (e ancora una volta) i politici.

Intervenire d’urgenza, anche con rimedi straordinari: cioè amnistia e indulto. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano manda il suo primo messaggio alle Camere dopo 8 anni e mette al centro il dramma del sovraffollamento delle carceri. Una situazione “intollerabile”, dice il capo dello Stato, la cui soluzione è diventata “inderogabile”, che “umilia” il Paese davanti alla comunità internazionale, è “mortificante” e viola pure la Costituzione. Per “garantire i diritti elementari dei detenuti” e soprattutto per eseguire la sentenza della Corte di Strasburgo che ha già condannato l’Italia nel gennaio scorso intimando di risolvere la situazione entro il maggio 2014. Quindi servono misure straordinarie, come le pene alternative al carcere, ma bisogna fare presto e quindi si dovrà ricorrere – se serve – anche ai provvedimenti di clemenza che potrà decidere il Parlamento: amnistia e indulto. Parole che immediatamente accendono lo scontro sui possibili benefici per il pregiudicato Silvio Berlusconi e innescano uno scontro durissimo tra il presidente e il Movimento Cinque Stelle
Il messaggio alle Camere del capo dello Stato, dunque, è destinato a diventare l’ennesimo ring sul quale sono destinati a salire i partiti in lotta tra loro, maggioranza o opposizione che siano. Napolitano pone al Parlamento “con determinazione e concretezza la questione scottante” dell’emergenza dei penitenziari e Napolitano aggiunge di dover “mettere in evidenza come la decisione della Corte di Strasburgo rappresenta la mortificante conferma della perdurante incapacità del sistema italiano di garantire i diritti elementari e la sollecitazione pressante ad imboccare una strada efficace”. I dati ufficiali sulla popolazione carceraria, ricorda il presidente, parlano nel 2011 di 64.758 detenuti in carcere con una capienza di 47.615 posti. ”L’Italia – ha spiegato il capo dello Stato – viene a porsi in una condizione umiliante sul piano internazionale per violazione dei principi sul trattamento umano dei detenuti”.
“Le istituzioni e l’opinione pubblica – spiega ancora il presidente della Repubblica – non possono scivolare nell’indifferenza convivendo con una realtà di degrado civile e sofferenza umana”. Per evitare questo sono “necessari immediati rimedi straordinari”, quindi è “opportuno” varare contemporaneamente un provvedimento di amnistia e uno di indulto, perché questo “permetterebbe di conseguire rapidamente i seguenti risultati positivi: l’indulto avrebbe immediato effetto di ridurre popolazione carceraria”, mentre “l’amnistia permetterebbe di estinguere procedimenti per fatti bagatellari”, e con ciò “permetterebbe di ridurre i tempi di custodia cautelare”.
“Amnistia e indulto, ma anche strumenti alternativi”
Napolitano spinge a fondo sulla necessità di utilizzare più strumenti, a partire, con le loro peculiarità, dall’indulto e l’amnistia ma perseguendo anche innovazioni di carattere strutturale e puntando sull’aumento della capienza complessiva degli istituti penitenziari. Tra i rimedi che indica anche una “decisiva depenalizzazione” oltre all’applicazione di pene alternative alla cella: domiciliari o servizi sociali, per esempio. Ma anche “messa alla prova come pena principale”, con la possibilità di iniziare “da subito un percorso di reinserimento” e “riduzione dell’area applicativa della custodia cautelare in carcere”.  Per gli stranieri, inoltre, la possibilità di scontare la pena nei loro Paesi d’origine.
Resta però che “il combinato disposto di amnistia e indulto potrebbe favorire una significativa riduzione della popolazione carceraria”. Il capo dello Stato chiarisce che l’indulto inciderà sulla popolazione carceraria mentre l’amnistia può accelerare i tempi della giustizia e incidere anche sulla custodia cautelare. Quanto all’amnistia, scrive il Quirinale, “di fronte agli obblighi costituzionali e ad un imperativo morale e giuridico penso sia venuto il momento di rivedere le perplessità sull’adozione di atti di clemenza generali. Sull’amnistia non ritengo che il presidente della Repubblica possa indicare la perimetrazione della legge di clemenza, cosa che rientra nelle esclusive competenze del Parlamento e di chi eventualmente avanzerà una proposta di legge in materia”. “Fermo restando l’esclusione dall’amnistia dei reati di particolare allarme sociale come la violenza contro donne – aggiunge Napolitano – non ritengo che il capo dello Stato debba indicare le singole fattispecie da escludere: la perimetrazione dell’amnistia rientra nelle competenze esclusive Parlamento”.
“Risolvere la questione è una necessità inderogabile”
Ad ogni modo – precisa il presidente – quale che sia, serve un intervento d’urgenza, spiega Napolitano. “Sottopongo all’attenzione del Parlamento – scrive il presidente della Repubblica – l’inderogabile necessità di porre fine ad uno stato di cose che ci rende corresponsabili delle violazioni contestate all’Italia dalla Corte di Strasburgo. Esse si configurano come un’inammissibile allontanamento dai principi e dall’ordinamento si cui si basa l’integrazione europea”. La sentenza pilota della Corte europea da cui è partito Napolitano è quella che nel maggio scorso ha condannato l’Italia a risolvere, entro il maggio prossimo, il problema del sovraffollamento negli istituti di pena e a prevedere i rimborsi per i detenuti vittime del problema. L’Italia non può più opporsi in alcun modo alla richiesta che le viene dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, perché la Corte di Strasburgo ha rigettato il suo appello, confermando il verdetto contro l’Italia che aveva già emesso l’8 gennaio scorso. Nella sentenza i giudici condannano l’Italia per aver sottoposto 7 detenuti del carcere di Busto Arsizio e di Piacenza a condizioni inumane e degradanti: condividevano celle di 9 metri quadri con altri due carcerati e non avevano sempre accesso alle docce dove spesso mancava l’acqua calda. La Corte oltre ad aver condannato l’Italia a risarcirli con quasi 90mila euro, ha dato al governo un anno di tempo per risolvere il problema del sovraffollamento dei penitenziari.
Amnistia, indulto e gli effetti sul caso Berlusconi
Resta da capire come un atto di clemenza possa incidere sulle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi. Per quanto riguarda l’amnistia, disciplinata dall’articolo 151 del codice penale, “estingue il reato, e, se vi è stata condanna, fa cessare l’esecuzione della condanna e le pene accessorie” e, per effetto e nei limiti dell’articolo 210 dello stesso codice, “impedisce l’applicazione delle misure di sicurezza e ne fa cessare l’esecuzione”. Pertanto un’amnistia potrebbe risolvere in parte i problemi giuridici del leader del Pdl, almeno per quanto riguarda la condanna passata in giudicato relativa ai 4 anni per la frode fiscale nel processo Mediaset. Rimarrebbero scoperti però gli altri processi in dirittura d’arrivo. L’indulto invece è “causa generale di estinzione della pena, che condona in tutto o in parte la sanzione inflitta con la sentenza di condanna, ovvero la commuta in pena di specie diversa”. Questo provvedimento quindi non cambierebbe la situazione di Berlusconi per quanto riguarda la decadenza da senatore. Si tratta comunque di due atti di clemenza generali, ad efficacia retroattiva e, come tali, si distinguono dalla grazia che, invece, è un provvedimento individuale. 
I provvedimenti di clemenza e i benefici per la politica
Il rischio è che a beneficiare dei provvedimenti di clemenza collettiva non saranno solo i detenuti che soffrono in carcere del sovraffollamento ben oltre i limiti della decenza. Ma anche e soprattutto i “colletti bianchi“, quelli che in galera sono stati mai e che quindi potrebbero non andarci mai. Per parlare ancora più chiaro: coloro che hanno un’inchiesta in corso partirebbero da “meno 3 anni” (almeno secondo il suggerimento del Quirinale) da togliere alla pena che rischiano. I reati contestati ai politici solitamente sono corruzione, concussione, abuso d’ufficio, peculato. Questo significa che – quando va bene – con sentenze da 6 anni in su potrà accadere che non si sconterà neanche un giorno di carcere. Questo mentre sono una quarantina i parlamentari sotto inchiesta o sotto processo, mentre si trovano nella stessa situazione centinaia di consiglieri comunali, provinciali e soprattutto regionali (in carica o ex) dopo gli scandali sull’uso improprio dei fondi destinati ai gruppi consiliari nelle varie Regioni.
Leghisti scuotono la testa, Cinque Stelle non applaudono
Appena le parole amnistia e indulto sono risuonate nell’Aula della Camera e del Senato (lette dai presidenti Laura Boldrini e Piero Grasso) si è subito capito che il tema sarebbe diventato il nuovo motivo di scontro tra le forze politiche. I deputati leghisti hanno scosso la testa. Il capogruppo Giancarlo Giorgetti si è messo le mani alla fronte. Applausi invece dai banchi del Pdl. “E’ il primo passo verso l’amnistia a Berlusconi con la scusa di risolvere il sovraffollamento delle carceri” scrive subito il capogruppo uscente della Camera del Movimento Cinque StelleRiccardo Nuti su facebook. E i deputati di M5S non hanno applaudito al termine della lettura del messaggio a Montecitorio. E’ stato solo l’inizio dell’ennesima bufera politica. I partiti di maggioranza definiscono il discorso di Napolitano di alta levatura, i Cinque Stelle e la Lega vanno all’attacco. Tanto che alla fine è lo stesso Napolitano a perdere la pazienza: “Chi pensa sia un provvedimento pro-Berlusconi se ne frega dei problemi del Paese”.
Primo messaggio alle Camere in 8 anni
Il messaggio sullo stato delle carceri consegnato alle Camere è il primo in 8 anni per il presidente Napolitano. L’inquilino del Quirinale aveva concluso il primo settennato senza alcun messaggio. A pochi mesi dalla sua rielezione al Quirinale ha scelto di inviare al dibattito parlamentare un messaggio su un tema particolarmente che è quello del sovraffollamento delle carceri. Si tratta del suo primo messaggio al Parlamento in quasi otto anni di permanenza al Quirinale. Una mossa inaspettata ma che nasce da lontano. Da tempi non sospetti Napolitano si interessa al degrado carcerario e chiede alle forze politiche di interessarsi al problema nonostante la difficoltà che presenta il varo di un provvedimento – amnistia o indulto – che necessita di una maggioranza di due terzi del Parlamento. Di recente il presidente della Repubblica era tornato con forza sul tema. “Pongo al Parlamento un interrogativo – aveva detto il capo dello Stato durante la visita al carcere di Poggioreale - se esso ritenga di prendere in considerazione la necessità di un provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia”. Sono 11 anni che le Camere non aprivano un dibattito su un messaggio presidenziale: l’ultimo fu infatti nel 2002 quando Carlo Azeglio Ciampi investì le Camere del tema della libertà di informazione. L’anno successivo peraltro arrivò sulla scrivania dell’allora presidente la legge Gasparri sulle telecomunicazioni e Ciampi la rispedì alle Camere.
E uno, a 88 anni, scrive alle camere un messaggio di 9 pagine?
Per una questione che si protrae da minimo 10 anni?
Si è svegliato adesso o lo hanno fatto svegliare?
Inqualificabile, inoltre, il suo attacco ad una componente del parlamento votata da milioni di persone.
Esigo rispetto! E quando non lo ricevo, non lo rendo!

La verità piu scomoda del mondo.

Mafia, maxisequestro beni Messina Denaro.

Beni per un valore di 38 milioni di euro riconducibili al boss latitante Matteo Messina Denaro e alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara sono stati sequestrati dai Carabinieri nelle province di Trapani, Varese e Milano.
Il sequestro avviene dopo l'arresto di esponenti di spicco dell'organizzazione criminale e l'individuazione di un ingente patrimonio comprendente aziende olearie, attività commerciali, abitazioni, terreni e numerosi rapporti bancari.
Per un valore di ben 38 milioni...quelli scoperti.
Ora li affideranno a Diego Cammarata...bieddu spicchio!

Università, classifica migliori atenei del mondo: “Italia fuori dalle prime duecento”. - Luigi Spera

Università, classifica migliori atenei del mondo: “Italia fuori dalle prime duecento”


Secondo il Times Higher Education University Ranking, la società britannica che ogni anno stila la lista delle realtà più qualificate, il nostro Paese non è all'altezza di molti degli standard internazionali. Prima Trento in posizione 221, seguono a scendere Milano Bicocca e Bologna.

Insegnamento, ricerca, citazioni, contributo all’innovazione e prospettiva internazionale: questi i cinque principali parametri per giudicare l’importanza e la qualità di una università. E dall’indagine scientifica sui dati raccolti proprio all’interno di questa macro-aree, la società britannica “Times Higher Education University Ranking”, ogni anno stila la sua classifica dei migliori atenei del mondo. Una graduatoria di 400 istituzioni accademiche che condanna l’Italia a un ruolo di quasi assenza in tema di formazione universitaria. Nel ranking relativo agli anni 2013-2014, che nei primi 10 posti conta ben otto università statunitensi e due britanniche, gli atenei italiani ne escono con le ossa rotte. Prima classificata l’università di Trento. Ma per incontrarla bisogna scendere fino alla posizione 221. Un numero inclemente che non dovrebbe però sorprendere quanti quotidianamente denunciano il ritardo italiano in quest’ambito e la profonda incapacità nel migliorare gli standard, soprattutto in termini di contributo all’innovazione e ricerca. Voce quest’ultima che negli ultimi anni ha conosciuto solo feroci tagli. Il declino italiano è evidente: solo 15 gli atenei presenti nelle prime 400 posizioni.
Prima dunque, è l’Università di Trento, al 221° posto, che segna un discreto avanzamento rispetto al 274° dell’anno precedente. Seconda in classifica l’Università di Milano-Bicocca: 235° posto, in progressione rispetto al 262° posto del 2012-2013. Università di Trieste è al 245° posto, anche questa in risalita rispetto al precedente 272°. Università di Torino si piazza al 247° posto, meglio del 275° dell’anno precedente. Exploit dell’Università di Pavia oggi al 270° posto in netta risalita dal precedente 329°. Cresce anche l’Università di Bologna al 278° rispetto al precedente 282°. Chi scende è invece l’Università di Milano che si ferma al 289°, in calo rispetto al precedente 261° posto. Meglio va il Politecnico di Milano che risale al 292° dal 331° occupato l’anno precedente. Università di Padova scende al 333° posto, non molto distante dal 328° del 2012-2013. Università di Pisa: 334°, segna una lieve flessione rispetto al 330° raggiunto in precedenza. Migliora invece l’Università del Salento che arriva al 335, molto meglio del 384° dell’anno prima. Cambia poco a distanza di un anno la situazione dell’Università di Roma La Sapienza: 336°, due posizioni più giù rispetto al precedente 334°. Rientra dopo un ‘giro’ di sosta fuori della top 400, l’Università di Bari al 351° posto. Università di Ferrara si piazza 357° rispetto al 360° Posto dell’anno precedente. Chiude l’Università di Firenze al 358° posto, un crollo rispetto alla 282° posizione occupata nel 2013-2014.
A condannare gli atenei italiani è anche la particolare formula utilizzata per una valutazione scientifica e i parametri utilizzati. I criteri muovono lungo delle direttrici principali che rappresentano le missioni fondamentali delle università: l’insegnamento, la ricerca, il trasferimento di conoscenze e la visione internazionale. Tredici gli indicatori di performance, raggruppati in cinque aree. L’insegnamento, valuta l’ambiente di apprendimento e rappresenta il 30 per cento del punteggio della classifica generale. In questa categoria si impiegano cinque indicatori di performance. Seconda macro-area quella relativa alla ricerca. Anche questa categoria che rappresenta il 30 per cento del totale si compone di tre indicatori. Il più importante, con un coefficiente del 18 per cento, riguarda la reputazione di una università in quell’ambito. Ma cruciale per lo sviluppo della ricerca di livello mondiale è pure il reddito. È dai fondi investiti che dipende gran parte della ‘concorrenza’ e dei risultati. Questa voce ha un valore del 6%. Tanto quanto il volume: la misura di quanti articoli sono pubblicati nelle riviste accademiche indicizzate. Collegata in un certo senso a questa voce, anche quella relativa alle citazioni: vale da solo il 30% del totale e guarda al ruolo delle università nella diffusione di nuove conoscenze e idee. Molto importante è anche l’area della Prospettiva internazionale, che divide il coefficiente del 7,5% tra le voci persone e ricerca. Questa categoria analizza la diversità nel campus la capacità degli accademici di collaborare con i colleghi internazionali su progetti di ricerca. La capacità poi di una università di attrarre studenti e laureati provenienti da tutto il pianeta è la chiave per il suo successo. Ultima voce, quella relativa al reddito di settore, che misura la capacità di un universitario di aiutare l’industria con innovazioni. Missione ritenuta fondamentale nello scenario mondiale.
Scorrendo la classifica, salta subito all’occhio lo strapotere anglosassone: non solo Stati Uniti, ma anche Gran Bretagna, Canada e Australia. Ciò che emerge chiaramente però è la presenza di molte università, sebbene non nei primissimi posti, di paesi come Cina, India, Hong Kong, Sud Corea e altri giganti asiatici. Paesi dove forte è l’investimento sulla ricerca e il reddito di settore, cioè l’interazione tra università a aziende. Nelle nazioni in via di sviluppo questo rapporto è molto stretto. Spesso poi le università hanno corsi in inglese e possono attrarre anche insegnanti di facoltose università anglosassoni. Tutto ciò che di fatto manca all’Italia, così come ad altri paesi d’Europa come Francia e Spagna. Ex potenze destinate a cedere il passo anche sulla cultura.

Diego Fusaro a Piazza Pulita.


PiazzaPulita_Diego Fusaro_intervento da... di skorpion-05

Diego Fusaro 

http://www.dailymotion.com/video/x15o2jt_piazzapulita-diego-fusaro-intervento-da-standing-ovation-7-10-2013_news?start=3

Pandanus tectorius - Hala fruit.



Pandanus tectorius Parkinson ex Zucc. è una pianta della famiglia Pandanaceae.
Il suo areale si estende dal sudest asiatico, dalle Filippine e dall'Indonesia, ad est attraverso Papua Nuova Guinea e l'Australia settentrionale, coprendo la gran parte delle isole dell'oceano Pacifico, incluse la Melanesia (Isole SalomoneVanuatuNuova Caledonia e Isole Figi), la Micronesia e la Polinesia(Wallis e FutunaTokelauSamoaTongaNiueisole CookPolinesia francese e isole Hawaii).[2]
Presso alcune popolazioni tribali del Bangladesh, le foglie di P. tectorius sono usate come lassativo e per trattare le malattie da raffreddamento e lavaricella[5].
Nella medicina popolare hawaiiana, il polline, i fiori, le foglie e le radici di P. tectorius trovano svariati impieghi: nel trattamento della scrofula, delle infiammazioni cutanee e delle ferite, nella costipazione, nelle infezioni urinarie[6][7].
Nelle Filippine, un decotto di radici di P. tectorius è tradizionalmente utilizzato come diuretico. Decotti di foglie sono invece utilizzati per il mal di testa, i dolori reumatici ed il mal di stomaco. Le foglie secche polverizzate vengono utilizzate per favorire la cicatrizzazione delle ferite.[7]


Gli hawaiani utilizzano l’albero in mille modi: le foglie si trasformano in tessuti e stuoie ma hanno anche proprietà curative, i rami ed i tronchi vengono utilizzati per creare le tubature dell’acqua ed il frutto viene mangiato oppure utilizzato come colore per dipingere.
Ciò che infatti sorprende di più di questo frutto sono i colori accessi e la forma che lo caratterizza! Un vero e proprio spettacolo naturale…
Vi state chiedendo che gusto ha? Chi lo ha assaggiato dice che assomiglia un pò alla zucca.
  

Soluzioni - arredamento.



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=614501478589274&set=a.334092139963544.76312.225633884142704&type=1&theater