venerdì 15 novembre 2013

Maialini arrosto al convegno sull'obesità della Regione Sardegna: i politici ordinano, i cittadini pagano.

Maialini arrosto al convegno sull'obesità della Regione Sardegna: i politici ordinano, i cittadini pagano


Il singolare convegno sull'obesità organizzato da un consigiliere sardo nel centro fitness della moglie: quindici maialini arrosto per pranzo, tutto pagato coi soldi pubblici.

Maialini arrosto al convegno sull'obesità della Regione Sardegna: i politici ordinano, i cittadini pagano

ROMA - Va bene, si fa per dire, penne e orologi di valore. Passino, si fa sempre per dire, cene e pernottamenti in alberghi di lusso. Ma pagare quindici maialetti arrosto con i soldi del finanziamento ai partiti è davvero troppo. E pagarli per "papparli" durante un convegno sull'obesità è il "tocco di classe" finale. 
Ma tant'è: è tutto successo davvero. E', infatti, questa l'ultima novità che emerge nell'ambito dell'inchiesta della procura di Cagliari sui fondi ai gruppi del consiglio regionale della Sardegna. 
Secondo il pubblico ministero Mario Cocco il consigliere regionale Sisinnio Piras (Pdl) avrebbe organizzato una serie di incontri, pagati dal gruppo, sui temi di carattere medico e sportivo. I meeting, "L'obesità nella società moderna" o "Sport e salute", si sarebbero svolti tutti nel centro fitness della moglie di Piras. 
Dove, fra un intervento sull'obesità e una discussione sulla salute, i consiglieri avrebbero mangiato allegramente i maiali arrosto.

Il M5S all'attacco delle pensioni d'oro.

Senato 5 stelle.





Incredibile, sapete come sono arrivati a 3000 emendamenti? Semplice, copiano il testo e poi cambiano l'ordine dei firmatari. Sono i cosiddetti emendamenti fotocopia, utili solo a ingolfare il lavoro in commissione e allungare inutilmente tempi. Non potete immaginare quanti ne abbiamo trovati!!!

Barbara Lezzi, senatrice m5s, a Porta a Porta.



Brava, competente e comprensibile.

Superfood: Ulu, il frutto dell'albero del pane sfamera' il mondo? - Marta Albè

albero del pane breadfruit cover

Sentiamo spesso parlare di supercibi o superfood, cioè di alimenti particolarmente ricchi di sostanze nutritive fondamentali e di proprietà benefiche per la salute. Ora l'attenzione è puntata sul frutto dell'albero del pane. L'albero del pane, conosciuto anche con il nome di Ulu, fa parte della famiglia delle Moracee, piante che crescono spontanee nell'Asia tropicale e in Oceania.
Il frutto dell'albero del pane (Artocarpus altilis) presenta una scorza di colore verde chiaro e un polpa interna quasi completamente bianca. Il suo diametro è di almeno 10 centimetri, la forma è tonda o leggermente allungata. Il suo nome deriva dal sapore, che non ricorderebbe per nulla quello di un frutto, ma che sarebbe più vicino al gusto del pane appena sfornato o delle patate.
L'albero del pane cresce in alcune aree tropicali del mondo, che comprendono le Hawaii, Samoa e i Caraibi. Si tratta di un alimento ricco di carboidrati e povero di grassi. Conterrebbe da solo più potassio di 10 banane. Per le sue caratteristiche nutrizionali il frutto dell'albero del pane rappresenta un alimento base per le popolazioni locali, soprattutto nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo.
Il frutto dell'albero del pane sfamerà il mondo? Ad ipotizzarlo è il National Tropical Botanical Garden, secondo cui più dell'80% della popolazione mondiale che soffre la fame vive in regioni tropicali o subtropicali, l'ambiente perfetto per la coltivazione e la crescita dell'albero del pane. Questi alberi sarebbero molto facili da coltivare e garantirebbero raccolti carichi di frutti per decenni.
E' bene inoltre ricordare che la coltivazione di nuovi alberi, soprattutto se condotta in modo sostenibile, rappresenta la creazione di nuovi polmoni verdi per il nostro Pianeta. Sarebbe dunque più vantaggiosi dal punto di vista ambientale nutrire i popoli grazie a frutti che crescono sugli alberi, piuttosto che espandere i terreni da destinare all'agricoltura intensiva con l'abbattimento di boschi e foreste.
Organizzazioni come Global Breadfruit e Breadfruit Institute hanno dunque iniziato a dedicare un ampio progetto alla coltivazione dell'albero del pane nelle aree del mondo in cui la necessità di sfamare la popolazione risulta maggiore. Ogni volta che un albero del pane viene piantato, si garantisce una nuova possibilità di procurarsi del cibo.
Il Breadfruit Institute ha lavorato per riprodurre nuove piante a partire dagli alberi del pane delle Hawaii, che verranno destinate alle aree più povere del mondo. L'operazione ha già avuto inizio ad Haiti, dove i nuovi alberi del pane stanno sfamando almeno 1000 bambini al giorno, grazie all'operato di Trees That Feed Foundation.

albero del pane breadfruit
breadfuit

L'alimento che per secoli ha rappresentato la base dell'alimentazione degli abitanti delle Hawaii e della Polinesia ora potrebbe contribuire a sfamare i più poveri in modo sostenibile. L'albero del pane è un vero e proprio dono della Terra, come ricorda un'antica leggenda hawaiana, secondo cui una divinità di nome Ku aveva salvato la propria famiglia dal morire di fame sotterrandosi e rinascendo come albero carico di frutti.

Che tenera...



https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10151803690086234&set=a.10150895697556234.410541.64701136233&type=1&theater

Tegola Ue per Letta: “Debito italiano troppo alto, no flessibilità su investimenti”.

Letta e Saccomanni


L'Ue boccia la Legge di Stabilità. Chiede a Letta e a Saccomanni di accelerare "i progressi" e dubita che il debito verrà ridotto nel 2014.

La mannaia di Bruxelles cala sul governo Letta. Non sarà concessa alcuna flessibilità sugli investimenti, il cosiddetto “bonus Ue” che aveva chiesto l’Italia, perché il debito italiano è troppo alto. La Commissione Ue dopo aver analizzato (e bocciato) la Legge di Stabilità ha infatti deciso che “l’Italia non ha accesso alla clausola per gli investimenti perché il debito non si è evoluto in modo favorevole”.
La notizia ha subito suscitato le reazioni dei mercati con i titoli di Stato italiani che hanno ricominciato a salire portando lo spead con il Bund tedesco a 240 punti base. Del resto le parole della Commissione pesano come macigni. “Per l’Italia c’è un rischio che, con i piani correnti, la regola della riduzione del debito non sarà rispettata nel 2014″, si legge ancora nella comunicazione sulla valutazione delle leggi di stabilità dei paesi dell’Eurozona. Bruxelles, quindi, “invita” le autorità italiane “a prendere le misure necessarie per assicurare che la Legge di Stabilità del 2014 rispetti pienamente il Patto di Stabilità e Crescita“.
Non solo. La Commissione chiede anche di “accelerare i progressi per attuare le raccomandazioni fiscali nell’ambito del semestre europeo”. Secondo le regole del Two-Pack, Bruxelles può chiedere un piano riveduto se ha individuato inosservanze particolarmente gravi negli obblighi della politica di bilancio previsti dal Patto di stabilità e crescita. Ma, si spiega dalla Commissione, “non è stato il caso in questo round”.
A questo punto la Commissione non può che far “molto” conto sugli impegni presi dal governo italiano in particolare “sulla spending review portata avanti da Carlo Cottarelli“, che Letta ha prelevato direttamente dalla terza gamba della Troika, il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), dice il vicepresidente Olli Rehn parlando della situazione italiana. “Risultati chiari dalla spending review potrebbero permettere all’Italia di chiedere l’ammissione alla procedura per la clausola sugli investimenti, ha aggiunto il commissario Ue agli Affari economici.
”Non c’è bisogno di fare cambiamenti nella legge di bilancio”, ha risposto da Bruxelles il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, spiegando che “con le linee che abbiamo già programmato raggiungeremo il risultato” di ridurre il deficit 2014 al 2,5% ed essere in linea con i parametri. La Commissione Ue “non tiene conto di importanti provvedimenti annunciati dal governo, anche se non formalmente inseriti nella Legge di stabilità, e già in fase di attuazione per contrastare eventuali rischi su disavanzo e debito 2014″, ha aggiunto il dicastero dell’economia.
E ancora, le valutazione della Commissione secondo il Tesoro “discende da una stima di crescita del prodotto che, come è noto, non coincide con quella del governo italiano e comporta implicazioni per le proiezioni di finanza pubblica”. Via Nazionale sottolinea poi che “la crescita del debito in rapporto al Pil è la risultante della recessione che si è protratta fino al 2013 e del pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni (quasi 50 miliardi di euro in 12 mesi tra il 2013 e il 2014), operazione concordata con la Commissione europea. Anche il sostegno finanziario ai Paesi dell’area dell’Euro in difficoltà ha contribuito alla dinamica del debito”.
Quanto ai provvedimenti annunciati non formalmente inseriti nella Legge di stabilità e già in fase di attuazione, il ministero cita la spending review, “la riforma del sistema fiscale attraverso la delega che il Parlamento sta ormai per varare”, il programma di privatizzazioni, “il rientro dei capitali illecitamente detenuti all’estero”, la rivalutazione delle quote del capitale della Banca d’Italia. “Queste misure rafforzano il carattere innovativo della Legge di stabilità 2014 che, per la prima volta dopo diversi anni, avvia un percorso di riduzione della tassazione e di riqualificazione della spesa pubblica tagliando quella corrente ed aumentando la quota destinata agli investimenti, su un arco di tempo triennale, un periodo adeguato affinché gli interventi in essa contenuti possano estrinsecare pienamente i loro effetti”.
Il governo, in ogni caso, “condivide il giudizio della Commissione sull’esigenza di continuare a perseguire una strategia di consolidamento delle finanze pubbliche e di riduzione del debito e ritiene che le misure sopra indicate avranno effetti positivi sui conti pubblici, in linea con quanto richiesto dal Patto di Stabilità e Crescita, senza bisogno di ulteriori interventi”. Dopo il giudizio della Commissione, la Legge di stabilità sarà discussa dall’Eurogruppo il 22 novembre prossimo.