domenica 29 giugno 2014

REPETITA IUVANT. - Giancarlo Cancelleri



Le parole e le azioni di Federico Piccitto, sindaco di Ragusa, e di tutto il M5S ibleo sono così belle che meritano di essere ripetute.

"Azzerata l'aliquota Tasi, 5 milioni di euro risparmiati dai cittadini iblei. 


E' questa la novità più importante del nuovo Regolamento sull'Imposta Unica Comunale, la cosiddetta IUC, presentato questa mattina dall'assessore comunale alle risorse patrimoniali, Stefano Martorana. 
Siamo l'unico comune capoluogo di provincia in Italia, finora, insieme ad Olbia, ad aver introdotto questa importante novità che, sicuramente, darà un grande sollievo ai cittadini, già provati dalla crisi economica. 
Come ha ribadito, questa mattina, lo stesso assessore Martorana, l'obiettivo dell'amministrazione comunale è di rendere questa misura strutturale, anche se, a causa dei possibili nuovi tagli ai trasferimenti da parte di Stato e Regione, non sarà un'impresa facile. Ma era un atto dovuto. 
Così come alcune importanti misure riguardanti l'Imu e forme di detrazione sostanziali per quanto riguarda la Tari, specie per i cittadini meno abbienti. Ripeto, un atto necessario, in un momento difficile, come quello presente, per i cittadini."

Federico Piccitto Sindaco M5S di Ragusa


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Semi di albicocca: un potente antitumorale? Proprieta', benefici e dove trovarli. - Marta Albè

semi di albicocca anticancro

semi di albicocca sono un concentrato di benefici per la salute, un po' come i loro frutti. Le popolazioni del Pakistan ne sono conoscenza da tempo e praticamente da secoli ricorrono alle albicocche e ai loro semi come rimedi naturali per la cura della salute. Il popolo Hunza sarebbe il maggior utilizzatore e conoscitore delle proprietà benefiche dei semi di albicocca, oltre che dell'olio ricavato da essi e dei frutti secchi.
I maggiori benefici attribuiti ai semi di albicocca riguarderebbero le proprietà anticancro. E' stato infatti osservato che in Pakistan, per quanto riguarda il popolo Hunza, malattie come il cancro sono pressoché sconosciute, così come le comuni patologie del benessere che affliggono gli occidentali. Ancora una volta, il benessere e lo sviluppo economico non rappresentano una garanzia di salute.
I semi di albicocca sarebbero un vero e proprio elisir di lunga vita. La loro utilità per contrastare il cancro era già nota nell'antica Cina, oltre che in Medio Oriente. Sono infatti stati ritrovati dei documenti attribuiti all'imperatore Shen Nung e risalenti al I-II secolo A.C., nei quali erano state riportate delle ricette ottenute dall'estratto di semi di albicocca e ritenute un valido aiuto contro i tumori.

Vitamina B17 e proprietà anticancro

Le proprietà anticancro dei semi di albicocca hanno ricevuto in seguito la conferma da parte della scienza moderna e anche molte critiche. Il loro segreto consisterebbe nel contenuto di vitamina B17, anche conosciuta come amigdalina o nitriloside. Per alcuni si tratta di una sostanza in grado di inibire lo sviluppo dei tumori e delle loro metastasi.
La vitamina B17, in presenza di cellule malate, agirebbe sprigionando cianuro, in grado di distruggerle. Le cellule tumorali contengono infatti un particolare enzima, assente nelle cellule sane, che permette l'attivazione dell'azione anticancro della vitamina B17. Il cancro sarebbe una malattia quasi sconosciuta alle popolazioni che seguono un'alimentazione ricca di vitamina B17. Oltre che nelle albicocche, accompagnate dall'assunzione dei loro semi, la vitamina B17 è contenuta in legumi come le fave o i piselli, nei germogli di legumi e cereali, nell'erba medica, nella lattuga, nelle rape ed in altri ortaggi e bacche.
Di contro, negli ultimi anni, tali proprietà sarebbero state fortemente ridimensionate. Diversi studi hanno anzi affermato che non c'è alcun effetto positivo come anticancro

semi di albicocca

Assunzione e controindicazioni

Quanti semi di albicocca è possibile consumare al giorno? Ernst T. Krebs, l'autore degli studi a favore come anti cancro, sosteneva che 7 semi di albicocca, assunti quotidianamente, sarebbero la quantità ideale durante tutto il corso della vita. 
Le controindicazioni in proposito possono riguardare il loro contenuto di cianuro. E' stato calcolato che, per assumere una quantità di cianuro che possa risultare fatale, a seconda del peso e dell'altezza, un individuo dovrebbe mangiare da 80 a 560 semi di albicocca al giorno. Parliamo dunque di quantità spropositate rispetto al consumo di semi di albicocca come integratori alimentari. 
Più in generale, il loro normale impiego come integratori di vitamina B17 prevede il consumo di 1 o 2 semi di albicocca al giorno. I semi di albicocca vanno assunti accompagnati dal frutto fresco o secco, poiché gli enzimi contenuti nel frutto stesso sono considerati come componenti del loro meccanismo d'azione.

Semi di albicocca amari

La vitamina B17 è presente in quantità maggiore nei semi di albicocca amari rispetto ai semi di albicocca dolci. I semi di albicocca ricordano molto le mandorle nell'aspetto e nella forma. I semi amari provengono dalle albicocche selvatiche, dal sapore acidulo, mentre i semi dolci vengono ottenuti dai frutti freschi e maturi che troviamo comunemente in vendita. I semi di albicocca, dopo essere stati estratti dai frutti, vengono sottoposti ad essiccazione.

Dove trovare i semi di albicocca

I semi di albicocca sono un prodotto legato sia all'alimentazione naturale che alla cura della salute grazie a metodi alternativi ai tradizionali medicinali, con particolare riferimento alla prevenzione delle malattie. Possono essere acquistati nelle erboristerie (in cui dovrebbe risultare possibile ordinarli se non disponibili), nei negozi di prodotti biologici, oppure negli shop online dedicati al mondo del biologico e del naturale. E ovviamente potete mettere da parte i noccioli del frutto di cui avete fatto scorpacciate in estate.

STORIA DELLA CONDANNA DI DELL’UTRI - Alessandro Di Battista

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Dell’Utri è in carcere, tuttavia giustizia sarà fatta solo quando la mafia verrà sconfitta e “Cosa Nostra”, la principale organizzazione criminale italiana, sarà smantellata definitivamente. Borsellino diceva che il fenomeno mafioso non si può sconfiggere delegando alla sola magistratura il dovere di combatterlo. Li abbiamo visti i risultati. Decine di magistrati, investigatori, poliziotti e carabinieri trucidati e “Cosa Nostra” che prosegue nelle sue attività, prima con la teatralità delle stragi, poi inabissandosi, poi accettando di scendere a patti con lo Stato per vedersi riconosciute le sue richieste. “Cosa Nostra” non è stata affatto sconfitta, si è trasformata, si è infiltrata, ha mostrato delle qualità camaleontiche inimmaginabili. Quando la mafia non uccide più o uccide meno evidentemente è più forte che mai. 
I magistrati hanno preso a cazzotti “Cosa Nostra” ma vi sembra giusto che il “lavoro sporco” lo facciano solo i giudici? Sapendo che pezzi di partiti e pezzi di stato sono “cosa loro” siamo noi cittadini a dover prendere in mano la lotta alla mafia. Come? Partecipando alla politica (scegliendo qualsiasi partito purché non occorra scendere a compromessi per farne parte), contattando quei gruppi (il movimento delle “Agende Rosse”per esempio o Addio Pizzo) che fanno cose straordinarie sul territorio. Semplicemente informandoci e informando.
Quanti di voi sanno perché Dell’Utri è stato condannato? Intendo nello specifico. Lui ha «concorso nelle attività dell’associazione mafiosa “Cosa Nostra”, nel perseguimento degli scopi della stessa mettendo a disposizione l’influenza e il potere derivanti dalla sua posizione di esponente del mondo finanziario e imprenditoriale». Questo c’è scritto nella sentenza, ma cosa ha fatto concretamente? In quanti lo sanno? In quanti hanno provato a leggere delle carte o fatto delle ricerche web per conoscere e capire? Credetemi, si trovano molte più cose utili alla nostra vita e al cambio che vogliamo dare all’Italia scrivendo su google “Dell’Utri – Mafia”, non “Farage – xenofobia”. 
In questi giorni ho scritto meno su FB perché ho studiato molto. Con questo lungo post spero di fornirvi delle informazioni importanti.
Dell’Utri è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa in quanto, dal ’74 al ’92 ha fatto da tramite tra “Cosa Nostra” e Silvio Berlusconi.
Il patto tra i boss mafiosi e B. venne siglato tra il 16 maggio, data dell’arresto di Luciano Liggio, e il 26 maggio, giorno in cui venne arrestato Stefano Bontate. Il patto venne sottoscritto in un ufficio di Milano durante un incontro in cui, con l’intermediazione di Dell’Utri e Gaetano Cinà (un vecchio amico di Dell’Utri vicinissimo alla mafia) l’ex-cavaliere incontrò Stefano Bontate, Mimmo Teresi e Francesco Di Carlo. Il patto prevedeva la protezione di “Cosa Nostra” a B. e famiglia in cambio di cospicue somme di denaro. Per questo Vittorio Mangano (definito eroe perché in carcere non aveva mai “cantato”; Forza Italia gli omertosi come Mangano li chiama eroi, il PD li chiama “compagni G”) venne mandato ad Arcore. Si occupò senz’altro di cavalli (Borsellino nella sua ultima intervista disse che la mafia utilizzava il termine “cavalli” quando parlava di una partita di droga) ma soprattutto si occupò della sicurezza della famiglia Berlusconi. Era lui ad accompagnava i figli di B. a scuola.
B. lo conosciamo, Dell’Utri anche, di Cinà abbiamo già parlato ma chi erano gli altri attori del patto? 
Girolamo Teresi era un boss, il sottocapo della famiglia di Santa Maria del Gesù, braccio destro di Bontate. Secondo alcune testimonianza di Tommaso Buscetta, il boss-pentito che fu determinante per l’esito del maxi-processo istruito da Falcone e Borsellino, fu Teresi a rapire il giornalista Mauro De Mauro (poi scomparso nel nulla) perché aveva scoperto molte cose riguardo l’omicidio (di omicidio si trattò) di Enrico Mattei.
Stefano Bontate è stato il capo dei capi di “Cosa Nostra” fino a che non cadde sotto i colpi dei corleonesi (i Riina, i Provenzano, i Bagarella che vinsero la II guerra di mafia prendendo il controllo dell’associazione mafiosa). Prima di incontrare a Milano Berlusconi, Bontate era stato l’ideatore della strage di Viale Lazio, il blitz organizzato per uccidere il boss Cavataio. Cavataio venne finito da un giovane mafioso, un tal Bernardo Provenzano che gli spaccò la testa con il calcio della sua beretta (per questo lo chiamarono Binnu u’ tratturi). Sempre prima di conoscere e “collaborare” con Berlusconi Bontate aveva ricostruito la “Commissione”, l’organo di potere supremo di “Cosa Nostra” che era stato smantellato durante la I guerra di mafia. A ricostruire la Commissione ci pensò un triunvirato composto da Luciano Liggio – boss di Corleone e capo di Riina prima di essere arrestato -, Tano Badalamenti – mandante dell’omicidio di Peppino Impastato – e, appunto, Bontate. Insomma Bontate era “Cosa Nostra” in persona quando Dell’Utri lo presentò a Berlusconi.
Francesco Di Carlo è stato uno dei testimoni chiave nel processo a Dell’Utri. Prima di diventare collaboratore di giustizia faceva parte della mafia di Altofonte, una cosca appartenente al mandamento di San Giuseppe Jato, quello in cui comandava Brusca, il boss che fece sciogliere nell’acido il piccolo Di Matteo e che premette il tasto del telecomando che fece saltare in aria Falcone. Di Carlo venne addirittura accusato di aver ucciso Roberto Calvi, “il banchiere di Dio” trovato impiccato a Londra sotto il Ponte dei Frati Neri. Calvi in realtà pare sia stato ucciso, su richiesta di Pippo Calò, il cassiere di “Cosa Nostra”, da Vincenzo Casillo, un criminale legato ai servizi segreti deviati che faceva parte della Nuova Camorra Organizzata. La NCO era l’associazione criminale fondata da Raffaele Cutolo il cui autista, Luigi Cesaro, attualmente è un deputato di FI e si siede a 13 metri di distanza dagli scranni del M5S
Il patto, lo ricordo a tutti, non è teoria, è storia! B. pagava (prima per la sua protezione, poi per far istallare le antenne della Fininvest in Sicilia) “Cosa Nostra” e Dell’Utri faceva, assieme a Cinà, da tramite. Facendo da tramite, il fondatore di Forza Italia, il partito chiamato da Renzi per riformare la Costituzione, rafforzò il potere economico e l’influenza di “Cosa Nostra”.
Ho provato a fornirvi un quadro. Se mettiamo assieme i pezzi possiamo ricostruire molte pagine della storia repubblicana. Forse questo teme Napolitano, che i cittadini “colleghino” parti diverse di un passato che ci ha segnato e che ha contribuito a costruire questo nostro presente. Altrimenti come si spiegherebbe il suo ostracismo riguardo al lavoro dei giudici di Palermo che hanno istruito il processo sulla trattativa Stato-Mafia nel quale è coinvolto lo stesso Dell’Utri?
Studiare le sentenze, collegare fatti e denunciare quel che è accaduto ti crea molti nemici e non ti fa dormire tranquillo perché sei costretto a prendere una decisone per la tua vita. Se non sai non hai problemi ma quando inizi a sapere arrivi a un bivio con due strade. La prima è quella di fottertene, di pensare al tuo orticello e di dire “è sempre stato così, nulla si può cambiare”. La seconda è rischiare, è studiare, è alzare la testa, è parlare dovunque del passato perché solo il passato può convincere chi ha paura di cambiare a pensare davvero al futuro. Il futuro che mi immagino io è una Repubblica che non sia fondata sul compromesso, perché “Cosa Nostra” uccide con il tritolo e i kalashnikov ma il compromesso ci uccide polverizzando, giorno dopo giorno, quelle particelle di umanità che ci fanno sentire limitati, mortali, a volte in difetto, ma sostanzialmente vivi.



P.S. Questa foto l’abbiamo scattata in Via D’Amelio qualche giorno fa, poche ore prima che Patrizio Cinque diventasse sindaco di Bagheria.

La zoccola è tornata!


Stanotte non mi ha fatto dormire!

sabato 28 giugno 2014

IL SUICIDIO DI MARCHIONNE E LA SUA MESSA IN SCENA. - MONI OVADIA




I sui­cidi reali di ope­rai, arti­giani, pic­coli impren­di­tori depau­pe­rati sono atti dispe­rati, grida di denun­cia della bru­ta­lità di un edi­fi­cio sociale che ormai ha messo al suo cen­tro la sola dimen­sione eco­no­mica. Intesa peral­tro non come atti­vità mirante ad una legit­tima pro­du­zione di red­dito al ser­vi­zio della crea­zione di una vita pro­spera, cul­tu­ral­mente ed eti­ca­mente intensa, bensì a con­sen­tire da un lato l’accumulo di ric­chezze smi­su­rate e di potere, da parte di pochi pri­vi­le­giati e dall’altro lato ad impo­ve­rire le mol­ti­tu­dini di lavo­ra­tori, pre­cari, semi occu­pati, disoccupati.

Ma non solo que­sti ultimi ven­gono ridotti a vivere una vita grama, ad essere pri­vati di dignità. Sono pri­vati anche di spe­ranza, di oriz­zonte verso cui muo­versi per dare un senso alle pro­prie vite.


In un con­te­sto simile il sui­ci­dio cessa di essere atto estremo e diviene para­dos­sal­mente un modo di eman­ci­parsi da una vita che cessa di essere tale per­ché essa è da tempo pura soprav­vi­venza e, per sovra­mer­cato, soprav­vi­venza schi­fosa. La tra­ge­dia è immane per­ché il dramma si stinge sul cri­nale di una pos­si­bile rou­tine. L’operaio e l’operaia Fiat che si sono tolti la vita, per­ché non hanno potuto accet­tarsi come deie­zioni umane è come una col­tel­lata nelle anime e nei corpi dei loro col­le­ghi che non pos­sono, almeno in qual­che misura, non vedersi nella deci­sione dei due suicidi.

Devono dun­que rea­gire per non cedere, per ricom­porre la loro iden­tità di lavo­ra­tori e di esseri umani. Alcuni di loro lo hanno fatto insce­nando un atto tea­trale: la rap­pre­sen­ta­zione del sui­ci­dio, per rimorso, del Padrone. Di colui che da quando ha assunto il ruolo si è carat­te­riz­zato per totale insen­si­bi­lità nei con­fronti della con­di­zione del lavoro e per­sino per evi­dente ostilità.

La prova è che fra tutte le rea­zioni che l’azienda poteva sce­gliere per affron­tare l’atto tea­trale di quei dipen­denti, peral­tro in sof­fe­renza lavo­ra­tiva, ha scelto il più tetra­gono e ottuso: il licen­zia­mento addu­cendo un pre­sunto nocu­mento all’immagine della Fiat. Il licen­zia­mento per la colpa di avere por­tato su un piano sim­bo­lico e pro­vo­ca­to­rio la disu­ma­nità dello sfrut­ta­mento farà molto più danno a un’azienda che avrebbe potuto cogliere l’occasione almeno per riflet­tere sulla natura delle sue rela­zioni con i lavo­ra­tori che sono soprat­tutto e prima di tutto esseri umani. Inol­tre, punire una rap­pre­sen­ta­zione col pre­te­sto della sua radi­ca­lità e della sua durezza è un atti­tu­dine bieca che ricorda quella dei regimi. Ma Ser­gio Mar­chionne che uomo è? L’imprenditore lo cono­sciamo, ma l’uomo?

Non faremo l’errore di trac­ciarne un pro­filo psi­co­lo­gico d’accatto, ma un paio di osser­va­zioni pos­siamo ten­tarle. L’uomo pare sprov­vi­sto di distanza iro­nica e di senso dell’umorismo, ma anche di quell’aleatorio ma prov­vi­den­ziale sen­ti­mento sca­ra­man­tico per il quale sai che quando si sogna, ovvero si rap­pre­senta la morte di una per­sona, gli si allunga la vita.

 Moni Ovadia


Fonte: www.ilmanifesto.it
Link: http://ilmanifesto.info/il-suicidio-e-la-sua-messa-in-scena/
26.06.2014


http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13560

Leggi anche:
http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2014/06/24/AR9r3Rt-inscenarono_licenziati_marchionne.shtml

NUOVA RECESSIONE E NUOVO MONDO SENZA L' ARROGANZA DEGLI STATI UNITI. - Paul Craig Roberts

economia usa

La cifra del Pil reale degli USA nel primo trimestre del 2014 è stata pubblicata oggi.
Il totale non è un +2,6% di crescita predetta dai saccenti economisti a provvigione.
Il numero reale è invece una diminuzione che si attesta al -2,9%.

Ma parlare di un -2,9% è un eufemismo. Questa cifra è stata ottenuta sgonfiando il tasso del Pil nominale attraverso una misurazione attenuata dell’inflazione. Durante l’amministrazione  Clinton, la Commissione Boskin  praticava la manipolazione del calcolo dell’inflazione  per ingannare quelli che percepivano la Social Security (il fondo pensionistico del Governo Federale) sugli adeguamenti al costo della vita. Chiunque compri cibo, benzina o qualsiasi altra cosa sa che l' inflazione reale è molto più alta di quella ufficiale.


E’ possibile invece che la diminuzione del primo trimestre sia di tre volte maggiore di quella dichiarata.

Comunque la si guardi, la differenza è enorme tra le previsioni di Gennaio del +2,6% e la diminuzione del 2,9% della fine di Marzo.

Qualsiasi economista libero e non a libro paga di Wall Street, del Governo e dei Poteri Forti in generale sapeva che il 2,6% era una buffonata. I salari degli Americani sono cresciuti solo dell’1%, i soli crediti concessi agli studenti, per i giovani che non trovano lavoro e, forse sbagliando, si gettano nella dottrina che ha come slogan “l’istruzione è la soluzione”. Ma in un’economia basata sulla domanda di consumo, l’assenza di guadagno unita alla mancanza di credito determina, per definizione, una crescita economica negativa.

L’economia americana non può crescere perché le multinazionali spinte da Wall Street hanno portato l’economia reale fuori dai confini USA. Tutta la produzione americana è stata trasferita all’estero. Guardate le etichette dei vostri abiti, a quelle delle vostre scarpe, da quello che mangiamo agli utensili da cucina, ai computer e a tutto il resto. Anche le tradizionali posizioni professionali, come l' ingegneria informatica sono state mosse all’estero. Un’economia esternalizzata, semplicemente, non è un’economia.

E questo succede davanti agli occhi di tutti, quando ben pagati imbonitori del mercato dichiarano agli americani quanto possano beneficiare dal rilocalizzare il lavoro della classe media americana in Cina e in India.
Io ho esposto queste tesi per più di due decenni, ed è questo il motivo per cui non vengo più invitato nelle conferenze delle università americane e delle grandi associazioni commerciali. Gli economisti amano i soldi che ricevono per mentire, uno che dice la verità è l’ultima cosa che vogliono in mezzo a loro.

Una diminuzione ufficiale del – 2,9% nel primo trimestre implica, di conseguenza, una diminuzione nel secondo trimestre. Due diminuzioni di fila definiscono una recessione. Immaginate le conseguenze di una recessione. Significa che anni di strategia basata sul quantitative easing (quando la banca centrale acquista beni - generalmente si tratta di azioni o titoli di stato - con denaro creato "ex-novo" e al fine di incentivare la crescita economica) ha fallito nel rivitalizzare l’economia come, del resto, anni di deficit dello Stato alimentato dalle teorie keynesiane. Né le politiche fiscali o monetarie hanno funzionato. Cosa, quindi, può rivitalizzare l’economia?

Nulla, eccetto forzare il ritorno della produzione industriale che le compagnie americane hanno trasferito all’estero.


Questo però richiederebbe un governo credibile. Ma sfortunatamente, il governo U.S. ha perso credibilità sin dal secondo mandato di Clinton. Non né è rimasta neanche un briciolo.

Oggi, nessuno al mondo crede più al governo degli Stati Uniti, eccetto gli americani eterodiretti dai media mainstream. La propaganda di Washington domina le menti degli americani, ma produce sorrisi e sconcerto da ogni altra parte.

Le povere previsioni per l’economia americana hanno indotto due tra le più grandi lobby di affari, la Camera di Commercio U.S. e l’associazione nazionale dei produttori (o quello che rimane di essa) a prendere posizione contro l’amministrazione Obama per la paura di ulteriori sanzioni contro la Russia. Secondo Bloomberg News, iniziando da domani (26 giugno), i gruppi di affari inizieranno una campagna pubblicitaria sul New York Times, Wall Street Journal e il Washington Post contro qualsiasi sanzione nei confronti della Russia. Queste organizzazioni dicono che le sanzioni diminuiranno i loro profitti avendo come risultato la perdita di posti di lavoro americani.

Le due più grandi associazioni commerciali U.S.A., fonti importantissime di finanziamento delle campagne elettorali dei vari partiti politici, hanno finalmente aggiunto la loro voce a quella del mondo degli affari tedesco, francese e italiano.

Tutti, tranne l’opinione pubblica americana, sanno che la crisi in Ucraina è totalmente un "business" creato da Washington. Gli imprenditori europei e americani si stanno chiedendo “perché i nostri profitti e i nostri lavoratori debbano soffrire a causa della propaganda di Washington contro la Russia”.

Obama non sa cosa dire. Forse la sua feccia neocon. Victoria Nuland, Samantha Powers, Susan Rice se ne uscirà con qualche risposta. Obama può affidarsi al New York Times, Washington Post, Wall S.T. Journal e Weekly Standard per spiegare perché milioni di americani ed europei debbano soffrire affinché il "ratto" dell’Ucraina vada a buon fine.

Le bugie di Washington si stanno ritorcendo contro Obama. La Cancelliera Merkel è completamente assoggettata ai voleri U.S.A. ma l’industria tedesca sta dicendo all’amica americana che il valore dei propri affari in Russia è maggiore del valore sofferto a causa delle pretese imperialistiche del governo U.S.A. Il mondo imprenditoriale francese sta chiedendo a Hollande cosa voglia fare con la mancanza di posti di lavoro e se lui stesso porta avanti gli interessi americani. Anche gli italiani stanno chiedendo al loro governo (sembra che l’Italia ne abbia uno), che i rozzi americani, oltre a non avere alcun tipo di gusto, stanno infliggendo un danno all'economia, perché le sanzioni sulla Russia costituiscono un colpo mortale al settore italiano più famoso e universalmente riconosciuto al mondo: quello del lusso e della moda.

In Europa si sta spandendo a macchia d’olio il dissenso nei confronti di Washington e del ruolo da burattinaio mondiale da due soldi. L’ultimo exit poll ha rilevato che 3/4 dei tedeschi sono contrari alla permanenza delle basi NATO in Polonia e negli stati baltici. L’ex Cecoslovacchia, attualmente divisa in Slovacchia e Repubblica Ceca, nonostante membri NATO, si sono opposte alla presenza di truppe americane e NATO sul loro territorio. Recentemente, un ministrro tedesco ha detto che far piacere a Washington è come fare sesso orale senza ricevere nulla in cambio.
La pressione che i pazzi a Washington stanno mettendo sulla NATO potrebbe mandare in frantumi l’organizzazione. Preghiamo perché sia così. La scusa all’esistenza della NATO è scomparsa ventitré  anni anni fa con il collasso dell’Unione Sovietica. Washington ha fatto espandere la NATO molto oltre i limiti segnati dal Trattato del Nord-Atlantico. La NATO ora regola un territorio che va dal Baltico all’Asia Centrale. Quindi, per giustificare la continua espansione delle operazioni, Washington ha dovuto fare della Russia un nemico.

Ma la Russia non vuole assolutamente essere un nemico della NATO o di Washington, ma il complesso apparato militare di sicurezza americano, che assorbe più di un trilione di dollari dalle tasche degli americani, ha bisogno di una scusa per far continuare a far lievitare i profitti.

Sfortunatamente, gli imbecilli di Washington hanno scelto un nemico pericoloso. La Russia è una potenza nucleare, un Paese di vaste dimensioni che vanta un’alleanza strategica con la Cina.

Solo un governo imbevuto di arroganza e hubris, o uno gestito da psicopatici e sociopatici, sceglierebbe un nemico del genere. Il Presidente Putin ha più volte sottolineato all’Europa come le politiche americane in Medio Oriente e in Libia non siano state solo un completo fallimento, ma anche devastanti e pericolose per l’Europa e la Russia. I pazzi a Washington hanno rimosso dei governi che tenevano a bada gli jihadisti. Ora questi violenti sono sguinzagliati e senza alcun tipo di controllo. In Medio oriente i jihadisti sono al lavoro per ridefinire i confini stabiliti dagli inglesi e dai francesi dopo la Prima Guerra Mondiale.

Europa, Russia e Cina hanno tutte una percentuale di popolazione musulmana e ora si preoccupano che la violenza che Washington ha scatenato in M.O. possa destabilizzare anche loro stesse.

Nessuno al mondo ha una vera ragione per amare gli Stati Uniti. Meno che mai gli stessi americani dissuanguati per le pretese di dominio di Washington sul mondo. Il tasso di popolarità di Obama, è uno scarso 41% e nessuno lo riconfermerebbe. Invece, i 2/3 della popolazione russa vogliono che Putin rimanga presidente anche dopo il 2018.

A marzo, una società di sondaggi, la Public Opinion Research Center, ha dichiarato che il tasso di popolarità di Putin è del 76%, nonostante le forti opposizioni delle ONG russe, finanziate da Washington, istituzioni che lavorano attivamente in Russia da almeno vent’anni.

Per di più, il dollaro americano è nei guai. Il dollaro è tenuto a galla attraverso la manipolazione del mercato finanziario e Washington sta mettendo sotto pressione i sui suoi stati vassalli perché sostengano il valore del dollaro attraverso la stampa delle loro monete e conseguente acquisto di dollari. Per tenere il dollaro in vita larga parte del mondo patirà le conseguenze dell’inflazione. Quando la gente finalmente lo capirà e correrà a comprare oro, in quel momento ce lo avranno tutto i cinesi.

Sergey Glazyeb, un consigliere del Presidente Putin, ha detto che solo un’alleanza contro il dollaro potrebbe fermare le ambizioni degli Stati Uniti. Questa è stata la mia opinione per lungo tempo. Non ci può essere pace fino a che Washington continua a stampare moneta per finanziare nuove guerre.

Come ha detto il governo cinese, è tempo di “de-americanizzare il mondo”. La leadership degli Stati Uniti ha completamente fallito, producendo null’altro che bugie violenze, morte e promesse di maggiori violenze. Non ci scordiamo che Washington, senza rimorso, ha distrutto, in tutto o in parte, sette Paesi nel ventunesimo secolo. A meno che la leadership degli Stati Uniti, non venga sostituita con una più a misura d’uomo, la vita sulla terra non ha futuro.


Paul Craig Roberts
Fonte: http://www.prisonplanet.com/
Link: http://www.prisonplanet.com/a-new-recession-and-a-new-world-devoid-of-washingtons-arrogance.html
26.06.2014

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MISHA DI TEATRO NEL BICCHIERE

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13564

Tisa, accordo segreto: privatizzare anche scuola e sanità.


Si chiama “Tisa”, acronimo di “Trade in services agreement”, ovvero “accordo di scambio sui servizi”. E’ un trattato che non riguarda le merci, ma i servizi, ovvero il cuore dell’economia dei paesi sviluppati, come l’Italia, che è uno dei paesi europei che lo sta negoziando attraverso la Commissione Europea. 
Obiettivo: privatizzare tutti i servizi fondamentali, oggi ancora pubblici – sanità, istruzione, trasporti – su pressione di grandi lobby e multinazionali. «Un accordo che viene negoziato nel segreto assoluto e che, secondo le disposizioni, non può essere rivelato per cinque anni anche dopo la sua approvazione», spiega Stefania Maurizi su “L’Espresso”, che pubblica – in esclusiva un team di media internazionali – l’ultimo scoop di Wikileaks, l’organizzazione di Julian Assange. Gli interessi in gioco sono enormi: il settore servizi è il più grande per posti di lavoro nel mondo e produce il 70% del Pil globale. Solo negli Usa rappresenta il 75% dell’economia e genera 8 posti di lavoro su 10 nel settore privato.
Dopo il Gats del 1995 e il Ttip, il Trattato Transatlantico tuttora in discussione (anche quello a porte chiuse) per vincolare l’Europa alle regole Julian Assangecommerciali americane sulle merci, mettendo fine alle tutele europee sul lavoro, l’ambiente, l’energia, la salute, l’agricoltura e la sicurezza alimentare, il Tisa punta dritto alla deregulation privatizzata dei servizi, coinvolgendo i mercati più importanti del mondo: gli angolassoni Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda e Canada, i 28 paesi dell’Unione Europea, e poi Svizzera, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Israele, Turchia, Taiwan, Hong Kong, Corea del Sud, Giappone, Pakistan, Panama, Perù, Paraguay, Cile, Colombia, Messico e Costa Rica. «Con interessi in ballo giganteschi: gli appetiti di grandi multinazionali e lobby sono enormi», scrive “L’Espresso”, che indica la “Coalition of Services Industries”, lobby americana che porta avanti un’agenda di privatizzazione dei servizi, come «la più aggressiva». Per la “Coalition”, «Stati e governi sono semplicemente visti come un intralcio al business». Infatti ammette: «Dobbiamo supportare la capacità delle aziende di competere in modo giusto e secondo fattori basati sul mercato, non sui governi».
Bozze del trattato e informazioni precise sulle trattative non ce ne sono, scrive Stefania Maurizi. Per questo è cruciale il documento Wikileaks che “L’Espresso” rivela: «Per la prima volta dall’inizio delle trattative Tisa, viene reso pubblico il testo delle negoziazioni in corso sulla finanza: servizi bancari, prodotti finanziari, assicurazioni». Il primo testo risale al 14 aprile, mentre altre comunicazioni dimostrano divergenze tra i vari paesi, separati da ambizioni differenti. A colpire subito è il carattere di segretezza: «Questo documento deve essere protetto dalla rivelazione non autorizzata», si prescrive. Il documento potrà essere desecretato solo «dopo cinque anni dall’entrata in vigore del Tisa e, se non entrerà in vigore, cinque anni dopo la chiusura delle trattative». Osserva Maurizi: «Pare difficile credere che, nonostante la crisi senza precedenti che ha travolto l’intera economia mondiale, distruggendo imprese, cancellando milioni di posti di lavoro e, Stefania Maurizipurtroppo, anche tante vite umane, le nuove regole finanziarie mondiali vengano decise in totale segretezza».
Il carattere top secret si spiega forse con la paura che si scatenò dopo il fallimento del “Doha Round”, cioè i negoziati avviati nel 2001 a Doha, nel Qatar, che scatenarono un’ondata di proteste contro la globalizzazione selvaggia, culminata con il bagno di sangue al G8 di Genova. Il forcing per la mondializzazione forzata – da una parte Usa, Ue e Giappone, dall’altra Cina, India e America Latina – è fallito nel 2011, dopo dieci anni di trattative. «Con il fallimento del Doha Round – continua “L’Espresso” – gli Stati Uniti e i paesi che spingono per globalizzazione e liberalizzazioni hanno spostato le trattative in un angolo buio (impossibile definirlo semplicemente discreto, vista la segretezza che avvolge le negoziazioni e il testo dell’accordo), lontano dall’Organizzazione mondiale del Commercio, per sfuggire alle piazze che esplodevano in massicce, e a volte minacciose e violente, proteste “no global”». Il risultato è il Tisa, «di cui nessuno parla e di cui pochissimi sanno», anche se questo accordo «condizionerà le vite di miliardi di persone».
«Il più grande pericolo del Tisa è che fermerà i tentativi dei governi di rafforzare le regole nel settore finanziario», spiega Jane Kelsey, professoressa di legge dell’Università di Auckland, Nuova Zelanda, nota per il suo approccio critico alla globalizzazione. «Il Tisa è promosso dagli stessi governi che hanno creato nel Wto il modello finanziario di deregulation che ha fallito e che è stato accusato di avere aiutato ad alimentare la crisi economica globale», sottolinea Kelsey. «Un esempio di quello che emerge da questa bozza filtrata all’esterno dimostra che i governi che aderiranno al Tisa rimarranno vincolati ed amplieranno i loro attuali livelli di deregolamentazione della finanza e delle liberalizzazioni, perderanno il diritto di conservare i dati finanziari sul loro territorio, si troveranno sotto pressione affinché approvino prodotti finanziari potenzialmente tossici e si Jane Kelseytroveranno ad affrontare azioni legali se prenderanno misure precauzionali per prevenire un’altra crisi».
L’articolo 11 del testo fatto filtrare da Wikileaks non lascia dubbi su come i dati delle transazioni finanziarie siano al centro delle mire dei paesi che trattano. L’Europa richiede che nessun paese «adotti misure che impediscano il trasferimento o l’esame delle informazioni finanziarie», ma propone che il diritto dello Stato di proteggere i dati personali e la privacy rimanga intatto, a condizione che «non venga usato per aggirare quanto prevede questo accordo». Un paradiso fiscale come Panama, invece, chiede di specificare che «un paese parte dell’accordo non sia tenuto a fornire o a permettere l’accesso a informazioni correlate agli affari finanziari e ai conti di un cliente individuale di un’istituzione finanziaria o di un fornitore cross-border di servizi finanziari». Gli Stati Uniti invece sono netti: i paesi che aderiscono all’accordo permetteranno al fornitore del servizio finanziario di trasferire i dati dentro e fuori dal loro territorio, in forma elettronica o in altri modi, senza alcun rispetto della privacy.
«Quello che colpisce di questo articolo del Tisa sui dati – scrive Stefania Maurizi – è che risulta in discussione proprio mentre nel mondo infuria il dibattito sui programmi di sorveglianza di massa della Nsa innescato da Edward Snowden, programmi che permettono agli Stati Uniti di accedere a qualsiasi dato: da quelli delle comunicazioni a quelli finanziari. Ma mentre la Nsa li acquisisce illegalmente, nel corso di operazioni segrete d’intelligence e quindi la loro utilizzabilità in sede ufficiale e di contenziosi è limitata, con il Tisa tutto sarà perfettamente autorizzato e alla luce del sole». In altre parole, il Tisa rende manifesto che la stessa Europa, che ufficialmente ha aperto un’indagine sullo scandalo Nsa in sede di Parlamento Europeo, «sta contemporaneamente e disinvoltamente trattando con gli Stati Uniti la cessione della sovranità sui nostri dati finanziari per ragioni di business». E sui dati, i lobbisti americani della “Coalition of Services Industries” che spingono per il Tisa non hanno dubbi: «Con il progresso nella tecnologia dell’informazione e delle comunicazioni, sempre più servizi potranno essere Rosa Pavanelliforniti all’utente per via elettronica e quindi le restrizioni sul libero flusso di dati rappresentano una barriera al commercio dei servizi in generale».
Fino a che punto può arrivare il Tisa? Davvero arriverà a investire servizi fondamentali come l’istruzione e la sanità? “L’Espresso” ha contattato “Public Services International”, (Psi), una federazione globale di sindacati che rappresentano 20 milioni di lavoratori nei servizi pubblici di 150 paesi del mondo. L’italiana Rosa Pavanelli, prima donna alla guida del Psi dopo una vita alla Cgil, è sicura che il Tisa vorrà allungare le grinfie anche su sanità e istruzione. L’Italia? E’ nelle mani della Commissione Europea, delegata a trattare. Daniel Bertossa, che per “Public Services International” sta cercando di informarsi sulle trattative segrete, racconta che, anche se nessuno lo ha reso noto, «per ragioni tecniche che hanno a che fare con il Wto, noi sappiamo che il Tisa punta a investire tutti i servizi», come ammettono gli stessi paesi negoziatori. Bertossa sottolinea quanto sia problematica la riservatezza intorno ai lavori del trattato e il fatto che sia condotto al di fuori del Wto, che, «pur con tutti i suoi problemi, perlomeno permette a tutti i paesi di partecipare alle negoziazioni e rende pubblico il testo delle trattative». Invece, per sapere qualcosa del Tisa c’è voluta Wikileaks. «Ai signori del mercato, stavolta, è andata male».