lunedì 25 luglio 2016

EUREXIT: APPELLO PER UN’ALTERNATIVA ALL’EURO (DALLA GERMANIA). - Stefano Solaro

Formulato poco prima del referendum in Regno Unito e pubblicato nel mese di  luglio, il seguente appello vede diversi illustri economisti, politici e docenti universitari tedeschi esprimersi apertamente per la prima volta in favore di un superamento dell’Euro. Sebbene non escludano del tutto l’ipotesi di una nuova unione monetaria, i firmatari riconoscono con decisione l’Euro come un sistema economico fallace, autoritario e antidemocratico, e ne invocano la fine. Secondo i relatori di questo documento ai popoli europei deve essere consentito abbandonare liberamente l’Unione Europea e gestire autonomamente le proprie economie, in modo da poter promuovere un sistema politico e sociale più equo e democratico. 
Traduzione di Stefano Solaro
 Un’alternativa all’euro
C’è un fatto oggettivo messo chiaramente in luce dal referendum sulla Brexit: l’Unione Europea non può proseguire sulla stessa strada. E’ arrivato il momento di un cambio di rotta radicale. Se ciò non avverrà, si giungerà inevitabilmente a fratture incontrollabili, conflittuali o addirittura esplosive. Per evitare questa deriva un’analisi delle problematiche insite nella valuta unica è urgente oltre che indispensabile. Questo, sebbene non sia l’unico, è il punto cardine per il futuro dell’Unione Europea. Far passare questo messaggio è l’obiettivo del nostro appello, che è stato elaborato prima del referendum nel Regno Unito.
 Un’Europa sociale e democratica bloccata
Il disegno istituzionale dell’Euro svolge un ruolo decisivo nella crisi dell’Unione Europea. Una riforma della moneta unica richiederebbe almeno che il Sudeuropa venga in parte sollevato dall’attuale pressione competitiva. Tutto ciò è impossibile senza un innalzamento dei salari tedeschi e senza un piano coordinato d’investimenti statali per progetti sociali ed ecologici, nonché un’efficace regolamentazione dei mercati finanziari.
Al contrario, le istituzioni europee, sotto la guida decisa della Germania, impongono da anni al Sud programmi di austerità che hanno eroso stato sociale e democrazia. Il fallimento di questa politica è ormai evidente.
In Europa meridionale i popoli vivono i tentativi di salvare l’Euro come una serie di continue umiliazioni, schiacciati sempre più nel ruolo di meri destinatari di diktat imposti dall’alto. Le contraddizioni dell’Euro-regime alimentano il risentimento tra le popolazioni dei Paesi membri e dividono l’Europa. È qui che vanno cercate le ragioni che hanno portato alla nascita di focolai nazionalistici e populismi di destra.
L’Euro – un problema chiave
Il fatto che l’Euro sia un progetto fallace è ammesso ormai da molti professionisti.
Per sorreggere questa fragile costruzione è stato creato un intero sistema d’impalcature di sostegno, come il Fiscal Pact, il Six Pack, il Two Pack e il MES. La così detta Relazione dei Cinque Presidenti prevede una più profonda integrazione secondo logiche neoliberiste e prosegue con la via dell’austerità irreversibile, che si trasforma quasi in un dettato costituzionale.
È necessario pensare ad alternative concrete all’euro. Come elemento centrale di un’economia, una valuta è sempre espressione di dominio e potere sociale. L’Euro è molto più di una moneta, una banconota o un saldo sul conto in banca. Si tratta di un sistema di regole e istituzioni, con la BCE in cima alla piramide. Il modo in cui questo regime valutario è stato progettato ha un enorme impatto sull’economia e sulla società.
Un organismo monetario alternativo non risolverebbe tutti i problemi che a oggi bloccano il percorso verso una politica orientata al bene comune. Tuttavia, il sistema valutario resta un punto fondamentale. Che la moneta sia economicamente neutra è un’opinione diffusa spesso e volentieri anche nei circoli di sinistra. Ma si tratta di una convinzione sbagliata.
Ciò che è necessario è una discussione aperta al fine di esaminare le varie proposte che sono sul tavolo e verificare la loro validità. Al centro della questione ci devono essere le condizioni per una risoluzione consensuale della moneta unica, pensando eventualmente a un nuovo regime monetario europeo. Per i firmatari di questo appello appare indispensabile permettere a singoli stati o gruppi di paesi un’uscita dal sistema euro controllata e solidale. Un nuovo sistema dovrebbe impegnarsi per la cooperazione monetaria ed evitare politiche pubbliche puramente nazionali. Allo stesso tempo, è necessario porre termine alla corrente posizione di potere assoluto della BCE, e consentire alle singole economie flessibilità e autonomia per il loro sviluppo economico e per il superamento di eventuali crisi. Una santificazione dell’euro non è più accettabile.
Giustizia sociale, controllo dei mercati finanziari e democratizzazione
Vogliamo una politica economica allineata agli interessi della maggioranza della popolazione e alle esigenze ambientali, e una politica fiscale e sociale equa. Quale livello – locale, nazionale, europeo – debba ricoprire quale ruolo, è una domanda aperta alla discussione.
Vogliamo una riforma fondamentale del sistema finanziario; il casinò va chiuso immediatamente. I mercati finanziari devono essere messi al servizio dello sviluppo sociale e ambientale. Pertanto respingiamo il progetto di un’unione dei mercati dei capitali, che promuoverebbe ulteriormente la liberalizzazione dei mercati finanziari.
Vogliamo un rinnovamento democratico. Ciò vuol dire anche rafforzare le democrazie dei Paesi membri, e proteggerle contro l’intrusione autoritaria di UE e BCE.
Giugno 2016
I primi firmatari
  • Michael Aggelidis, Bonn, Rechtsanwalt, Europapolitischer Sprecher im Landesvorstand DIE LINKE. NRW
  • Jürgen Aust, Duisburg, Giurista, M DIE LINKE, NRW
  • Dr. Harald Bender, Heidelberg, Akademie Solidarische Ökonomie, Leitungsteam Koordinator Grundlagenarbeit
  • Stephan Blachnik, Berlin, Sozialpädagoge
  • Dr. Diether Dehm (MdB), Musikproduzent, Liedermacher und Politiker (Schatzmeister der Europäischen Linken)
  • Armin Duttine, Berlin, Gewerkschaftssekretär
  • Prof. Dr. Wolfram Elsner, Bremen, Wirtschaftswissenschaftler, iino – Institute of Institutional & Innovation Economics
  • Prof. Dr. Heiner Flassbeck, Genf, Herausgeber Makroskop
  • Nicole Gohlke, München, MdB Die LINKE, Hochschul- und wissenschaftspolitische Sprecherin
  • Prof. em. Dr. Eberhard von Goldammer, Witten (Ruhr), Biophysiker
  • Karl-Heinz Heinemann, Köln, Vorsitzender der Rosa-Luxemburg-Stiftung NRW
  • Inge Höger, Herford, Bundestagsabgeordnete für DIE LINKE
  • apl. Prof. Dr. Martin Höpner, Köln, Politikwissenschaftler, Max-Planck-Institut für Gesellschaftsforschung Köln
  • Willi Hoffmeister, Dortmund, Ostermarsch Rhein Ruhr Komitee
  • Jules El-Khatib, Landesvorstand Linke NRW
  • Ralf Krämer, Berlin, Gewerkschaftssekretär, Mitglied des Parteivorstands DIE LINKE
  • Dr. Lydia Krüger, Berlin, Mitglied des wissenschaftlichen Beirats von Attac
  • Kris Kunst, Mainz, Initiative „economy for the people“
  • Oskar Lafontaine, Saarbrücken, Vorsitzender der Fraktion der LINKEN im Landtag des Saarlands
  • Wilhelm Langthaler, Wien, Autor
  • Christian Leye, Bochum, Landessprecher DIE LINKE. Nordrhein-Westfalen
  • Prof. Dr. Ekkehard Lieberam, Rechts- und Politikwissenschaftler, Vors. Marxistisches Forum DIE LINKE Sachsen
  • Fabio De Masi, Mitglied des Europäischen Parlaments (DIE LINKE)
  • Dr. Julian Müller, Amsterdam
  • Siegfried Müller-Maige, Frankfurt, Ökonom, Attac
  • Prof. Günther Moewes, Dortmund, Verteilungskritiker
  • Dr. Werner Murgg, Abgeordneter zum Steiermärkischen Landtag und Stadtrat in Leoben
  • Prof. Dr. Andreas Nölke, Frankfurt, Politikwissenschaftler, Goethe Universität
  • Peter Rath-Sangkhakorn, Bergkamen, wiss. Mitarbeiter/Verleger;
  • Albert F. Reiterer, Wien, Statistiker, Demograph und Sozialwissenschaftler
  • Dr. Werner Seppmann, Gelsenkirchen
  • Dirk Spöri, Freiburg, Landessprecher DIE LINKE Baden-Württemberg
  • Dr. Paul Steinhardt, Wiesbaden, Herausgeber Makroskop
  • Steffen Stierle, Berlin, Attac-Aktivist, europ. Lexit-Netzwerk
  • Ben Stotz, Berlin, Organizer, DIE LINKE Berlin
  • Peter Wahl, Worms, WEED-Weltwirtschaft, Ökologie & Entwicklung, Wissenschaftlicher Beirat Attac
  • Andreas Wehr, Berlin, Jurist und Publizist
  • Lucas Zeise, Frankfurt/M., Chefredakteur der UZ, Zeitung der DKP
  • Thomas Zmrzly, Duisburg, Krankenpfleger, Duisburger Netzwerk gegen Rechts
http://vocidallestero.it/2016/07/24/eurexit-appello-per-unalternativa-alleuro-dalla-germania/

Dalmaviva, la lezione dimenticata di un gigante. - Pancho Pardi



È venuto a mancare Mario Dalmaviva, animatore di spicco dell’assemblea operai-studenti attiva a Torino e alla Fiat nel lungo autunno caldo tra la fine degli anni 60 e l’inizio degli anni 70.

Era un uomo grande e grosso di indole dolce e affettuosa. Dirigente nel ramo editoriale, fu convinto dal maggio francese a dedicarsi alla pratica sociale.

Con entusiasmo e contagiosa freschezza mise la sua enorme energia e la sua irresistibile simpatia nella costruzione dell’alleanza sociale tra operai e studenti. Ciò gli valse l’odio dei padroni e l’ostilità dei sindacati. L’apparato dello Stato preparava in silenzio la sua vendetta.

Quando alla fine della lotta Fiat si formarono Lotta Continua e Potere Operaio, Dalmaviva era già di fatto un dirigente di quest’ultimo gruppo. Contro di esso, pochi anni dopo, con il “teorema Calogero”, sostenuto dal Partito comunista italiano, scattò l’operazione giudiziaria del “7 Aprile” con l’accusa, infondata, di fiancheggiamento delle Brigate Rosse. Dalmaviva, con molti altri, fu incarcerato. A quel tempo il “garantismo” non esisteva e gli imputati del “7 aprile” scontarono interminabili anni di carcerazione preventiva. Dalmaviva passò più di cinque anni in carcere prima di vedere riconosciuta la sua innocenza.

Affrontò la prova con forza d’animo e si trasformò in vignettista dal carcere. La sua risposta all’oppressione fu l’esercizio instancabile di una mite ironia. Ora, chi non era stato fiaccato da cinque anni di ingiusta detenzione si è arreso a una malattia incurabile.

Molti dei suoi compagni di allora, che a quel tempo con presunzione mal riposta lo consideravano moderato, ormai troppo tardi devono avere l’onestà di dichiarare: Marione sei stato il migliore di noi e avevi ragione tu.


http://temi.repubblica.it/micromega-online/dalmaviva-la-lezione-dimenticata-di-un-gigante/

L'islamofascismo di Erdogan e le complicità dell'Occidente. - Paolo Flores d'Arcais



Nella Turchia di Erdogan è ormai vigente il fascismo. Volendo essere più esatti il fascioislamismo o islamofascismo. Di questo esito è complice Obama, la NATO e anche le istituzioni europee. 

Ovviamente non si poteva prevedere quale regime sarebbe scaturito dal successo del golpe dei militari anti–Erdogan, che comunque Usa e Nato avrebbero potuto condizionare in direzione democratica, ma certamente era più che prevedibile cosa sarebbe accaduto se Erdogan lo avesse sventato.

Del resto che il regime di Erdogan fosse avviato verso una fascistizzazione sempre più integrale e in chiave islamista era sotto gli occhi di tutti e questa rivista lo ha documentato in numerosi saggi nei numeri scorsi.

Decisivo per il fallimento del golpe è stato l'appoggio esplicito di Obama e della Nato ad Erdogan e al suo governo, considerato unico potere legittimo, esattamente come decisivo per la vittoria elettorale di Erdogan era stato l'esplicito appoggio della cancelliera Merkel nel suo viaggio in Turchia.

Ora l'Europa si indigna per la ventilata pena di morte che Erdogan vuole reintrodurre e per le condizioni di tortura delle migliaia di prigionieri e minaccia addirittura di non ammetterlo nelle istituzioni europee se continuerà su questa strada. Siamo alla follia: l'Occidente dovrebbe combattere Erdogan anziché sostenerlo "criticamente", dovrebbe appoggiare tutte le forze democratiche e laiche che in Turchia possono in prospettiva rovesciarlo. Ma come è noto "quos perdere vult, Deus dementat prius".


http://temi.repubblica.it/micromega-online/lislamofascismo-di-erdogan-e-le-complicita-delloccidente/

domenica 24 luglio 2016

TTP, TTIP, TISA e CETA: Un esperto dell’ONU li definisce illegali. - ERIC ZUESSE

TTIP, TTP, TISA and CETA: U.N. Legal Expert Calls Proposed Trade Deals “Illegal”

Ad Alfred de Zayas , esperto indipendente dell'ONU per la Promozione di un Ordine Internazionale Equo e Democratico, è stato assegnato il compito di verificare se i trattati sul commercio internazionale proposti tra i paesi atlantici (TTIP, TISA, e CETA) siano o meno in accordo con il diritto internazionale. Venerdì, 24 giugno de Zayas ha pubblicato il suo resoconto, arrivando alla stessa conclusione di un altro rapporto pubblicato in precedenza il 2 febbraio scorso sul TPP, il trattato di libero scambio tra le nazioni del Pacifico e cioè che tali trattati violano le leggi internazionali, e sono incompatibili con la democrazia.

Il resoconto sui trattati atlantici li condanna affermando che "accordi commerciali preparati e negoziati in segreto, escludendo le principali parti interessate, quali sindacati, associazioni dei consumatori, operatori sanitari, esperti ambientali e i rispettivi Parlamenti, non hanno alcuna legittimità democratica". Questo dice molto sulla natura dei trattati proposti dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che comprendono appunto il TPP, il TTIP, il TISA, ed anche il CETA, il trattato proposto tra l'UE e il Canada.
Egli ha inoltre osservato che "escludere il pubblico dalla partecipazione a questo importante dibattito è antidemocratico e manifesta un profondo disprezzo per la voce del popolo."
Un comunicato stampa delle Nazioni Unite datato 24 giugno, emesso dall' Ufficio dell'Alto Commissario per i Diritti Umani (OHCHR), nota in particolare:

"Una consultazione precedente condotta dalla Commissione Europea nel 2014 registro il 97% degli intervistati provenienti da tutta Europa esprimere un parere contrario all'inclusione della protezione asimmetrica degli investimenti nel Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) con gli Stati Uniti. "Lo stesso varrebbe per il CETA, tuttavia nessuna consultazione è mai stata avviata".
"La Protezione asimmetrica degli investimenti" si riferisce al potere che questi trattati concedono alle società internazionali di citare in giudizio (per presunta perdita dei loro profitti) nazioni che aumentano i regolamenti per proteggere la sicurezza del pubblico da prodotti tossici, e da danni ambientali e che proteggono diritti dei lavoratori e altri diritti umani che possono anche, in alcune circostanze, ridurre i profitti aziendali. "Asimmetrico" si riferisce all’assenza nel trattato proposto di qualsiasi potere simmetrico concesso a un governo, di citare in giudizio a protezione del pubblico, una società internazionale che violi le sue leggi.

De Zayas va oltre la sola condanna di asimmetria, aggiungendo che, "In caso di conflitto tra gli accordi commerciali e trattati sui diritti umani, sono questi ultimi che devono prevalere. Gli Stati non devono stipulare accordi che ritardino, eludano, ostacolino o rendano impossibile l'adempimento di obblighi derivanti dal trattato sui diritti umani ".
In una dichiarazione al Consiglio d'Europa, il 19 aprile, de Zayas aveva inoltre affermato: «Due ontologie sembrano essere state perse nella narrazione ideologica aziendale. In primo luogo, l'ontologia dello Stato, la sua ragion d'essere, di legiferare nell'interesse del popolo, comprese le misure preventive per scongiurare potenziali danni alla popolazione. In secondo luogo, l'ontologia del business, che è quella di assumersi rischi calcolati per il profitto." 
De Zayas intendeva dire che i trattati proposti consentono agli investitori internazionali di ignorare la sovranità delle nazioni democratiche, e imporrebbero un proprio sistema di “arbitraggio” che non è tenuto a rispettare le leggi e la costituzione delle rispettive nazioni, violando di fatto il diritto internazionale.

Il comunicato stampa dell' OHCHR conclude:
   
"Gli accordi commerciali devono essere ratificati solo dopo una valutazione del loro impatto sui diritti umani, la salute e l'ambiente, cosa che non accaduta nel caso del CETA e del TTIP".
"La ratifica del CETA e del TTIP farebbe iniziare una “corsa al ribasso”, sui diritti umani e comprometterebbe seriamente lo spazio normativo degli Stati. Questo è in contrasto con i fini ed i principi della Carta delle Nazioni Unite e costituirebbe un serio ostacolo al raggiungimento di un ordine internazionale equo e democratico", ha concluso l'esperto indipendente delle Nazioni Unite.

Queste dichiarazioni di de Zayas non lasciano scampo ai trattati proposti. Come consulente legale indipendente nominato dall’ONU, egli sta dicendo che indipendentemente dal fatto che essi diventino effettivamente legge in un determinato Paese, sono comunque in palese violazione del diritto internazionale.

Lo storico investigativo Eric Zuesse è autore del recente "They’re Not Even Close: The Democratic vs. Republican Economic Records, 1910-2010" [“Nemmeno vicini: confronto tra i dati economici democratici e repubblicani, 1910-2010”, N.d.t.] e di "CHRIST’S VENTRILOQUISTS: The Event that Created Christianity" [“I ventriloqui di Cristo: gli eventi che hanno creato la Cristianità”, N.d.t].
Fonte: http://www.globalresearch.ca
Link
23.06.2016

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org FRANCESCO C

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16698

È morta a 45 anni la giornalista di SkyTg24 Letizia Leviti: il suo ultimo messaggio alla redazione.



È morta a 45 anni la giornalista di Sky Tg24 Letizia Leviti: il suo ultimo messaggio alla redazione
Era gravemente malata da due anni. A dare l'annuncio su Twitter l'ex direttore Emilio Carelli : Resterai sempre nei nostri cuori
Addio a Letizia Leviti, morta a 45 anni la giornalista di Sky Tg24



sabato 23 luglio 2016

Le ciabatte dell'inquilino del piano di sopra.

18 luglio, la Lorenzin a Bari.....



È vergognoso...😡😡😡
Oggi al policlinico di Bari hanno bloccato tutti gli ingressi impedendo a pazienti di essere accompagnati con l'autovettura per eseguire chemioterapia, che hanno dovuto raggiungere il nostro ambulatorio a piedi sotto il sole e perché!??? Perché c'era la Lorenzin che prontamente accompagnata da auto e tanto di scorta ha paralizzato l' accesso alle varie strutture... ma dimenticavo... siamo in Italia dove un povero malato deve camminare x fare la chemioterapia ma la cara ministra dei miei stivali deve avere l'auto sotto il sedere fino alla porta d'ingresso 😡😡😡😡
Ripeto... è l'Italia


Teresa Di Bisceglie