giovedì 3 settembre 2020

Craxi Jr, Formigoni e Cirino Pomicino: arrivano i “mostri”. - Lorenzo Giarelli

Craxi Jr, Formigoni e Cirino Pomicino: arrivano i “mostri”

Il taglio - Il No mette in campo la Prima Repubblica.
Alle volte una campagna elettorale costa milioni. Altre volte, ed è la fortuna del fronte del Sì alla riduzione dei parlamentari, è sufficiente lasciar fare tutto agli avversari. Basta scorrere volti e dichiarazioni.
I padri nobili. Si parte da Bobo Craxi: “Anche mio padre avrebbe votato No. Quando la rappresentatività è amputata il popolo trova altre forme per esprimersi”. Tipo le monetine?
Paolo Cirino Pomicino: “Il significato di questo referendum è l’attacco alla democrazia rappresentativa”.
Pier Ferdinando Casini, in Parlamento dal 1983: “La riforma serve solo a tagliare teste, alla Robespierre”.
Emma Bonino: “È come se un coinquilino del primo piano togliesse la trave portante senza occuparsi della stabilità del caseggiato” (lei, il caseggiato, lo frequenta dal 1976).
Anna Finocchiaro, magistrata dem in pensione dopo 31 anni di aspettativa (passati in Parlamento): “Le Camere sono il luogo della rappresentanza plurale del Paese. Un Senato di 200 membri non può esserlo”.
Sabino Cassese, già giudice costituzionale e sostenitore della riforma del 2016: “Con il Sì il sistema diventerà più oligarchico: più decisioni dall’alto, meno decisioni prese dal popolo” (Invece ora…).
Rino Formica: “Il mio No va alle radici di una ferita profonda che rischia di essere mortale per il nostro sistema democratico-parlamentare”.
Mario Monti: “Il taglio mi piacerebbe solo se dentro a una riforma della legge elettorale e dei regolamenti parlamentari, altrimenti è pura demagogia”.
Fabrizio Cicchitto, che la Carta la riformava con B.: “La borghesia e la classe operaia sono uscite di scena. Ora ci si propone di fare uscire di scena anche la democrazia delegata”.
Roberto Formigoni: “Non è una riforma a favore del popolo, del risparmio, della trasparenza. È una trappola”. Su trasparenza e risparmi, come non fidarsi di un condannato per corruzione?
Luciano Violante: “Con questa riforma paralisi o disordine”. O le cavallette.
in trincea. Luigi Zanda: “Senza i correttivi non è una riforma, ma solo un taglio dei parlamentari”. Mica come la Renzi-Boschi.
Silvio Berlusconi: “Rischia di essere un atto demagogico che limita la rappresentanza, riduce la libertà e la democrazia”. Poi, accortosi che FI aveva proposto la stessa riduzione: “Libertà di voto”. Stessa strada seguita da Matteo Renzi: un buon modo per non prendersi la responsabilità di un No.
Vittorio Sgarbi, 79% di assenze alla Camera: “Uno stupro al Parlamento”.
Renato Brunetta: “È un referendum su Conte, facciamo campagna per il No!”. Quando si dice votare sul merito.
Carlo Calenda: “È una follia. La qualità dei parlamentari peggiorerà. Ci saranno solo i fedelissimi e i non presentabili”.
Claudio Borghi: “Ogni volta che si è voluto giocare con la Costituzione, la situazione è peggiorata”. Meglio giocare con l’uscita dall’euro.
Giorgio Gori: “I parlamentari saranno scelti in liste bloccate in mano ai leader”. Come nelle ultime due leggi elettorali del Pd di Gori.
Matteo Orfini: “Si tratta di distruggere la democrazia. Gli elettori ci chiedono un sussulto di dignità”. Come ai tempi in cui aspettava i risultati delle Regionali giocando alla Playstation con Renzi.
Marco Bentivogli: “È la pericolosa prosecuzione dell’opera di derisione della democrazia rappresentativa”.
Gianni Pittella: “Porta pochissimo risparmio, ma grandissimo danno al funzionamento di ciò che residuerà”.
I Giornalisti. Daniele Capezzone spiegherà “le ragioni del No” sul prossimo numero di CulturaIdentità, Vittorio Feltri ha nostalgia: “Quando si parlò di un Senato come Camera delle Regioni ero d’accordo. Questa riforma è inutile”.
Alessandro Sallusti: “Il taglio non migliora l’efficienza né costituisce un risparmio apprezzabile”.
Angelo Panebianco : “Il Sì testimonierà l’antiparlamentarismo, non aprirà la strada a buone riforme”. Per quelle bisogna per forza essere in 945.
Stefano Folli: “A essere colpito sarà solo l’assetto della democrazia rappresentativa”.
Claudio Petruccioli: “I grillini mi fanno venire l’orticaria”. Un manifesto.

mercoledì 2 settembre 2020

Un fossile di nodosauro, risalente a 110 milioni di anni fa, rivela il suo ultimo pasto. - Fabiana Leoncavallo

Nodosaur

Il dinosauro è stato ritrovato all'interno di un terreno fangoso che ha conservato in maniera ottimale i resti, arrivando a preservare in perfette condizioni anche il contenuto dello stomaco, consentendo ai ricercatori di scoprire che era un animale molto esigente sul cibo.

Il Borealopelta markmitchelli, noto come nodosauro, risale a circa 110 milioni di anni fa, e il suo aspetto era caratterizzato da delle piastre corazzate sulla schiena. I resti di un esemplare sono stati rinvenuti mummificati con al loro interno il suo ultimo pasto, effettuato probabilmente prima di morire. Gli stomaci dei dinosauri e le prove della loro dieta sono state rinvenute molto di rado, occasionalmente si sono ritrovati semi e ramoscelli nelle viscere dei resti dei dinosauri, ma mai delle prove conclusive sulle piante. Il ritrovamento ha permesso di fare questa incredibile scoperta, consentendo ai ricercatori il rinvenimento dei resti del suo ultimo pasto.
Il dinosauro è stato ritrovato all’interno di un terreno fangoso che ha conservato in maniera ottimale i resti, arrivando a preservare in perfette condizioni anche il contenuto dello stomaco, consentendo ai ricercatori di scoprire che era un animale molto esigente sul cibo. I dettagli della dieta vegetariana di questo dinosauro sono stati pubblicati sulla rivista Royal Society Open ScienceDavid Greenwood, coautore dello studio, biologo della Brandon University e professore aggiunto dell’Università del Saskatchewan, ha spiegato che “i frammenti delle foglie e altri fossili di piante sono stati preservati cosi bene, da consentire la visione delle loro cellule”. Il nodosauro, è stato trovato nel 2011 a nord di Fort McMurray in Alberta, durante delle operazioni di estrazione. I resti del dinosauro dopo la sua morte sono finiti in quello che una volta era un antico mare, posizionandosi sulla schiena nel fondale marino fangoso, e da allora sono rimasti totalmente indisturbati fino al rinvenimento di nove anni fa.
This artist's illustration places the nodosaur in its habitat 110 million years ago.Il fossile è stato esposto al Royal Tyrrell Museum of Paleontology in Alberta dal 2017, dopo che il tecnico del museo, Mark Mitchell, ha trascorso sei anni ad analizzare minuziosamente la pelle e le ossa del dinosauro, conservate dalla roccia marina in cui era racchiuso. Il dinosauro, appartenente al gruppo degli anchilosauri, pesava più di una tonnellata e il suo stomaco aveva le dimensioni di un pallone da calcio. Secondo quanto rinvenuto nello stomaco viveva lontano dalle piante e prediligeva un’alimentazione a base di felciJim Basinger, coautore dello studio e Geologo dell’Università del Saskatchewan, in una dichiarazione ha spiegato che “la scoperta del contenuto dello stomaco del nodosauro mummificato e perfettamente conservato è un fatto estremamente raro, e quello rinvenuto dal team del museo si mostra in perfette condizioni, un evento mai avvenuto fino ad oggi. Quando le persone vedono questo straordinario fossile, siamo in grado di descrivergli il suo ultimo pasto, grazie alle perfette condizioni di conservazione del suo stomaco all’interno dello scheletro. Non solo, possiamo anche spiegare le sue attività quotidiane, dove viveva e qual’era il suo cibo preferito”.
La scoperta è riuscita a far luce definitivamente sull’alimentazione di un grande dinosauro erbivoro, che in questo caso si nutriva di foglie di felce, alcuni steli e ramoscelli. I dettagli delle piante erano cosi ben conservati nello stomaco che si potrebbero paragonarli a dei campioni prelevati oggi sulle piante moderne. David Greenwood, spiega che “grazie alle analisi del fossile ho potuto vedere i diversi strati di cellule in un frammento fogliare, dove erano presente l’epidermide con i pori, gli stomi, parte con cui le piante assorbono l’anidride carbonica. Siamo riusciti anche a guardare la struttura superficiale delle cellule dell’epidermide, un modello molto simile alle attuali felci viventi”.

Un mangiatore esigente. 

I ricercatori dichiarano che il rinvenimento di questo fossile ha consentito di conoscere con cosa si nutrivano questi erbivori di grandi dimensioni, e il materiale vegetale ha fatto scoprire le interazioni che il dinosauro aveva con il suo ambiente. I ricercatori sono riusciti a capire, attraverso il confronto del contenuto dello stomaco con gli studi sulla foglie fossili dello stesso periodo e regione, che era un dinosauro molto esigente. Il nodosauro si nutriva principalmente con le foglie morbide delle felci, trascurando le foglie comuni come le cycad e le conifere. Durante le analisi sono state trovate complessivamente 48 microfossili di polline e spore, tra cui erano presenti il muschio, le felci, due piante da fiore e 13 conifere.

Caleb Marshall Brownautore dello studio e curatore della sistematica e dell’evoluzione dei dinosauri presso il Royal Tyrrell Museum of Paleoology, ha spiegato che “la mancanza di equiseti e la rarità della presenza delle cicadee e delle conifere è sorprendente, dato che erano tutti vegetali molto comuni nella flora presente nell’habitat del dinosauro. Questa scoperta dimostra anche che il Borealopelta preferiva alcuni tipi di felci, ignorandone altre tipologie”. La conservazione del materiale vegetale all’interno del suo stomaco suggerisce che il dinosauro morì e fu sepolto subito dopo aver mangiato. I ricercatori, si sono basati sulla base degli anelli di crescita e della maturità di parte del materiale vegetale, per determinare che la morte del dinosauro sia avvenuta probabilmente tra la primavera inoltrata e metà estate. Una scoperta che ha sorpreso i ricercatori è stata il rinvenimento di carbone all’interno dello stomaco, che potrebbe stare ad indicare che il dinosauro stava pascolando in una zona che era stata colpita da un incendio. I ricercatori sanno molto bene che gli incendi erano situazioni molto comuni durante il primo periodo del Cretaceo, risalente dai 100 ai 145 milioni di anni fa, ma sopratutto che creavano una situazione ottimale per la fioritura delle felci.
Caleb Marshall Brown spiega che “il nodosauro, per la sua conformazione fisica si poteva nutrire solamente vicino al terreno, e la nuova crescita creata dagli incendi produceva piante più appetibili e con un contenuto nutritivo più elevato. Molti grandi mammiferi erbivori che conosciamo di conseguenza si spingevano verso aree bruciate sia nelle praterie che nelle foreste, visto che offrivano un opportunità unica di alimentazione”. David Greenwood ritiene che gli incendi si siano verificati nell’area in cui viveva e pascolava il nodosauro, nei 6-18 mesi precedenti al suo ultimo pasto. Inoltre, “la scoperta del carbone nello stomaco insieme alle felci, apre molte ricerche sulla biologia di questo grande dinosauro erbivoro corazzato. La paleobotanica, che studia i fossili vegetali, è in grado di fornire informazioni che gli scheletri dei dinosauri non possono dare”. Anche pietre di ventriglio, molto simili a quelle ingerite dagli uccelli per favorire la digestione, sono state ritrovate all’interno dello stomaco del fossile di dinosauro.
I ricercatori continueranno a analizzare il dinosauro per riuscire a scoprire quali altri segreti potrà svelare, come ad esempio il modo in cui questo nodosauro è stato in grado di prosperare e raggiungere dimensioni così grandi, con cibo di qualità relativamente scarsa.

Spazio, onde gravitazionali svelano la nascita di buchi neri mai visti.

buco nero

La sua massa è 142 volte quella del sole, ed è stato generato da altri due oggetti cosmici.


Grazie al segnale delle onde gravitazionali, per la prima volta è stato osservato un buco nero di massa intermedia, anello mancante nell'evoluzione di questi oggetti cosmici, a lungo sfuggiti agli astronomi. A "catturarlo" i rivelatori Advanced Virgo dell'Osservatorio gravitazionale europeo e i due interferometri di Advanced Ligo, negli Usa. La scoperta è pubblicata sulle riviste Physical Review Letters e Astrophysical Journal Letters.

Un gigante che orbita nelle galassie. 
La massa del buco nero scoperto è 142 volte più grande di quella del sole, mentre i due buchi neri che lo hanno generato corrispondono a 66 e 85 masse solari. Nella fusione dei due oggetti cosmici i fisici hanno rilevato le onde gravitazionali, delle increspature nel tessuto dello spazio-tempo. Queste vengono prodotte nella fase finale della fusione.

Segnale rilevato a maggio.
Il segnale (soprannominato GW190521) era stato rilevato il 21 maggio 2019 dai tre interferometri della rete globale. "Le osservazioni di Virgo e Ligo stanno facendo luce sull'universo oscuro", spiega Viviana Fafone, responsabile nazionale della Collaborazione Virgo, "E stanno definendo un nuovo paesaggio cosmico. Il segnale osservato è molto complesso ed è stato visto solo per circa 0,1 secondi. Tuttavia, il breve cinguettio dell'onda, attentamente analizzato, ha rilevato una grande quantità di informazioni sulle diverse fasi di questa fusione, come le masse da record dei buchi neri coinvolti".

Come si producono i buchi neri?
Per gli studiosi tra gli aspetti più affascinanti della scoperta, c'è il fatto che il buco nero generato faccia parte della classe dei buchi neri di grandezza intermedia. La loro massa è compresa tra 100 e centinaia di migliaia di volte quella del Sole. L'interesse per questa popolazione di oggetti cosmici è legato ad uno dei quesiti più stimolanti per gli astrofisici: come si producono i buchi neri supermassicci, cioè dei giganti, milioni di volte più pesanti del Sole, che si trovano spesso al centro delle galassie? Tra le ipotesi più avvalorate c'è quella che nascano proprio dai buchi neri di massa intermedia. 

007 ragioni per finirla di scherzare. - Gaetano Padullà

CONTE GOVERNO

La scena principale è la seguente: il Centrodestra sta tutti i giorni in tv a lamentarsi perché il Governo è lento nel gestire i problemi della pandemia, ma poi quando l’Esecutivo chiede la fiducia sul decreto legge Covid proprio per accelerare allora è un tiranno. Questo è quello che è successo ieri alla Camera, e francamente non c’è da meravigliarsi vista la confusione mentale di chi ammicca ai negazionisti del virus e contemporaneamente rivendica il buon lavoro del governatore veneto Zaia, tutt’altro che incline a sottovalutare i contagi.
Poi c’è una scena secondaria. Dietro la baraonda di ieri in Parlamento c’è un emendamento firmato da cinquanta deputati M5S per impedire la proroga dei vertici dei Servizi segreti. Si tratta di una norma che ha spinto il Governo perché alle prese com’è con la pandemia e la progettazione delle opere da finanziare con il Recovery Fund evidentemente non ha tra le sue priorità la selezione di nuovi 007, e pertanto in questa fase di emergenza si tiene quelli con cui lavora da tempo.
Un ragionamento semplice, ma che a sentire gli onorevoli saliti sulle barricate nasconde chissà quali pericoli e retroscena. Ora, mentre gli obiettivi che contano sono solo due – favorire in ogni modo la ripresa economica e portare a casa lo storico referendum tagliapoltrone – divagare su questioni di lana caprina è insensato e dannoso, in quanto offre all’opposizione l’appiglio per la sua narrazione di una maggioranza nel caos e di un Gruppo parlamentare 5 Stelle ingestibile e diviso.

L'Australia è entrata in recessione.


Sydney - ANSA/EPA

Prima volta in 30 anni. Pesa la crisi coronavirus.


L'Australia è entrata nella sua prima recessione dal 1991, con una riduzione del 7% della sua economia nel secondo trimestre a causa dell'epidemia di coronavirus. Lo mostrano i dati ufficiali diffusi oggi.
Secondo l'Ufficio di statistiche australiano è la contrazione trimestrale più rapida mai registrata nel Paese, dopo aver vissuto 30 anni di crescita continua fermata nemmeno dalla crisi finanziaria del 2008.
Un Paese entra in recessione quando allinea due trimestri negativi: l'economia australiana si è ridotta dello 0,3% nel primo trimestre.

Coronavirus: 'Le mascherine non fanno male'.

Un papà in bici con i suoi bimbi ©
Un papà in bici con i suoi bimbi. (ANSA)

L'Ordine dei Medici smentisce fake news: 'Non intrappolano Co2 e niente danni al sistema immunitario'.

Le mascherine non sono dannose per la salute. A dimostrarlo potrebbe bastare anche il semplice dato che ogni anno, in Italia, vengono eseguiti più di tre milioni di interventi chirurgici e tutti i professionisti presenti in sala operatoria indossano una mascherina a protezione della salute del paziente. A evidenziarlo, smentendo alcune fake news sul tema, è la Fnomceo, Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, sul proprio sito anti-bufale: Dottore ma è vero che.
Un approfondimento risponde ad alcuni quesiti: ad esempio, perché con una mascherina si può avere la sensazione di beneficiare di una minore ossigenazione? Si tratta probabilmente di una sensazione dovuta a una percezione soggettiva e a meccanismi di tipo psicologico. In realtà i materiali traspiranti consigliati e prevalentemente utilizzati per la produzione di maschere per il viso non inibiscono la respirazione. E davvero indossare le maschere non può causare un avvelenamento da anidride carbonica? La risposta è si. Le molecole di anidride carbonica sono minuscole e non possono essere intrappolate da un materiale traspirante, in particolare durante periodi relativamente brevi come quelli durante i quali indossiamo le mascherine. Infine, possono danneggiare il sistema immunitario? "Si tratta di informazioni false-si legge nell'approfondimento- che non hanno alcuna prova scientifica". 

Referendum, il Sì rispetta l’assemblea costituente. - Nicola Ferri

Renzo Arbore e l'Orchestra Italiana mix - medley (8 pezzi) - YouTube
Come era già avvenuto con il referendum del 4 dicembre 2016 conclusosi con la bocciatura della maxi-riforma della Costituzione prevista dalla legge Renzi-Boschi (61,29 per cento No contro il 38,71 Sì), anche il referendum del 20 e 21 settembre che propone di ridurre i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200 è contrassegnato da bordate polemiche, scambi di accuse tra i due schieramenti, discesa in campo di contrapposti, agguerriti comitati elettorali.
Ma a differenza di quanto avvenne nel 2016, allorché i sostenitori del No, durante e dopo l’iter parlamentare, rimasero compatti sulle loro posizioni, stavolta non pochi alfieri del No provengono dalle file di coloro che in Parlamento (e fuori) avevano detto Sì, compiendo una incredibile giravolta di cui Il Fatto (28 agosto) ha fornito ampia documentazione con nomi, cognomi e foto per i posteri.
Orbene, mentre l’opposizione di destra sarebbe favorevole al Sì (ma Berlusconi è per il No), nella maggioranza di governo, essendo scontato il Sì dei 5Stelle, promotori con FI della legge-ghigliottina, il Pd sembra orientato per il Sì come Iv, ma non si sa come voteranno quei parlamentari che nel frattempo hanno abbandonato i loro gruppi per aderire al Misto.
Referendum “all’italiana” si dirà: referendum dell’incoerenza e degli spiriti ondivaghi che si barcamenano tra i Sì e i No a seconda delle convenienze elettorali. È lo stesso fenomeno che si riproduce in Parlamento con i “voltagabbana” e che non deve stupire più di tanto essendo un derivato del trasformismo nazionale giunto dalla fine dell’800 (Depretis) ai giorni nostri, ma già nel 1844 il poeta toscano Giuseppe Giusti nel Brindisi di Girella, ricordando il Signor di Talleyrand, principe dei Voltagabbana, declamava: “Viva Arlecchino e i burattini grossi e piccini, viva le maschere d’ogni Paese…”. (Per Openpolis dall’inizio della Legislatura hanno lasciato i gruppi di origine 15 senatori e 21 deputati 5S; 17 senatori e 38 deputati Pd; 17 senatori e 54 deputati FI).
Tornando al quesito referendario va sottolineato che gli strali dei No si appuntano soprattutto sulla drastica recisione dei numeri in entrambi i rami del Parlamento. Si afferma infatti in un documento di 183 costituzionalisti che la riduzione del numero dei parlamentari “avrebbe un impatto notevole sulla forma di Stato (Repubblica parlamentare, ndr) e di governo (esecutivo con la fiducia delle Camere, ndr) in quanto il taglio lineare incide sulla rappresentatività delle Camere e crea problemi di funzionamento dell’apparato statale”. Ma si tratta di un’obiezione priva di fondamento, poiché la rappresentatività si basa non tanto sui numeri, ma sulla qualità dei rappresentanti politici nonché sulla loro competenza e capacità di perseguire, mediante le leggi, gli interessi generali della collettività, contribuendo a realizzare nelle istituzioni gli obbiettivi indicati dalla Costituzione.
Costantino Mortati, uno dei Padri costituenti, già nel 1991 aveva sostenuto che il numero di 630 deputati fosse ingente, auspicandone la riduzione, e Gustavo Zagrebelsky ricorda che “il Parlamento, fino alla riforma costituzionale del 1963, era meno numeroso (la Camera dei deputati nella 1° Legislatura del 1948-53 era di 572) e ciò non ha mai fatto lamentare difficoltà nell’esercizio delle funzioni parlamentari… mentre va preso atto dell’assenteismo, dell’incompetenza, dell’anonimato, dell’irrilevanza di molti. Prende perciò corpo l’idea di diminuire i numeri degli oziosi valorizzando gli operosi”. Argomenti condivisi da altri autorevoli giuristi quali De Siervo, Clementi, Politi Di Suni, Zaccaria, Carlassare, Nicotra, Morrone, il quale ha notato che assemblee pletoriche si ritrovano solo in dittature come Cina, Corea del Nord ed ex Urss.
È importante rilevare infine che nell’Assemblea costituente prevalse la proposta che il numero dei componenti delle Camere dovesse essere indicato non in termini rigidi ma in rapporto all’entità della popolazione (Res. II S.C. p. 187 ss.) e l’onorevole Togliatti osservò che “una cifra troppo alta distacca troppo l’eletto dall’elettore con cui egli, in qualche modo, deve comunicare con rapporti personali e diretti” (Res. cit. pag. 437)*.
* “Meno siamo e meglio stiamo, che bisogno c’è di stare in tanti?”
(Renzo Arbore – Orchestra Italiana)