Il taglio - Il No mette in campo la Prima Repubblica.
Alle volte una campagna elettorale costa milioni. Altre volte, ed è la fortuna del fronte del Sì alla riduzione dei parlamentari, è sufficiente lasciar fare tutto agli avversari. Basta scorrere volti e dichiarazioni.
I padri nobili. Si parte da Bobo Craxi: “Anche mio padre avrebbe votato No. Quando la rappresentatività è amputata il popolo trova altre forme per esprimersi”. Tipo le monetine?
Paolo Cirino Pomicino: “Il significato di questo referendum è l’attacco alla democrazia rappresentativa”.
Pier Ferdinando Casini, in Parlamento dal 1983: “La riforma serve solo a tagliare teste, alla Robespierre”.
Emma Bonino: “È come se un coinquilino del primo piano togliesse la trave portante senza occuparsi della stabilità del caseggiato” (lei, il caseggiato, lo frequenta dal 1976).
Anna Finocchiaro, magistrata dem in pensione dopo 31 anni di aspettativa (passati in Parlamento): “Le Camere sono il luogo della rappresentanza plurale del Paese. Un Senato di 200 membri non può esserlo”.
Sabino Cassese, già giudice costituzionale e sostenitore della riforma del 2016: “Con il Sì il sistema diventerà più oligarchico: più decisioni dall’alto, meno decisioni prese dal popolo” (Invece ora…).
Rino Formica: “Il mio No va alle radici di una ferita profonda che rischia di essere mortale per il nostro sistema democratico-parlamentare”.
Mario Monti: “Il taglio mi piacerebbe solo se dentro a una riforma della legge elettorale e dei regolamenti parlamentari, altrimenti è pura demagogia”.
Fabrizio Cicchitto, che la Carta la riformava con B.: “La borghesia e la classe operaia sono uscite di scena. Ora ci si propone di fare uscire di scena anche la democrazia delegata”.
Roberto Formigoni: “Non è una riforma a favore del popolo, del risparmio, della trasparenza. È una trappola”. Su trasparenza e risparmi, come non fidarsi di un condannato per corruzione?
Luciano Violante: “Con questa riforma paralisi o disordine”. O le cavallette.
in trincea. Luigi Zanda: “Senza i correttivi non è una riforma, ma solo un taglio dei parlamentari”. Mica come la Renzi-Boschi.
Silvio Berlusconi: “Rischia di essere un atto demagogico che limita la rappresentanza, riduce la libertà e la democrazia”. Poi, accortosi che FI aveva proposto la stessa riduzione: “Libertà di voto”. Stessa strada seguita da Matteo Renzi: un buon modo per non prendersi la responsabilità di un No.
Vittorio Sgarbi, 79% di assenze alla Camera: “Uno stupro al Parlamento”.
Renato Brunetta: “È un referendum su Conte, facciamo campagna per il No!”. Quando si dice votare sul merito.
Carlo Calenda: “È una follia. La qualità dei parlamentari peggiorerà. Ci saranno solo i fedelissimi e i non presentabili”.
Claudio Borghi: “Ogni volta che si è voluto giocare con la Costituzione, la situazione è peggiorata”. Meglio giocare con l’uscita dall’euro.
Giorgio Gori: “I parlamentari saranno scelti in liste bloccate in mano ai leader”. Come nelle ultime due leggi elettorali del Pd di Gori.
Matteo Orfini: “Si tratta di distruggere la democrazia. Gli elettori ci chiedono un sussulto di dignità”. Come ai tempi in cui aspettava i risultati delle Regionali giocando alla Playstation con Renzi.
Marco Bentivogli: “È la pericolosa prosecuzione dell’opera di derisione della democrazia rappresentativa”.
Gianni Pittella: “Porta pochissimo risparmio, ma grandissimo danno al funzionamento di ciò che residuerà”.
I Giornalisti. Daniele Capezzone spiegherà “le ragioni del No” sul prossimo numero di CulturaIdentità, Vittorio Feltri ha nostalgia: “Quando si parlò di un Senato come Camera delle Regioni ero d’accordo. Questa riforma è inutile”.
Alessandro Sallusti: “Il taglio non migliora l’efficienza né costituisce un risparmio apprezzabile”.
Angelo Panebianco : “Il Sì testimonierà l’antiparlamentarismo, non aprirà la strada a buone riforme”. Per quelle bisogna per forza essere in 945.
Stefano Folli: “A essere colpito sarà solo l’assetto della democrazia rappresentativa”.
Claudio Petruccioli: “I grillini mi fanno venire l’orticaria”. Un manifesto.
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