Visualizzazione post con etichetta Pedullà. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Pedullà. Mostra tutti i post

venerdì 9 luglio 2021

Festeggia la banda dei disonesti. - Gaetano Pedullà

 

È da anni che ne avevo il sospetto, ma adesso c’è la prova che la campionessa olimpionica delle supercazzole è la ministra Cartabia. Nessuno si stupisca, perciò, se ce la ritroveremo Presidente della Repubblica, ma anche Papa se deciderà di farlo, perché vorrei vedere quanti saprebbero camuffare la prescrizione con l’improcedibilità e convincere tutti che non c’è trucco e non c’è inganno. Roba che Copperfield scansate!

Così finisce alle ortiche un’altra delle bandiere di civiltà – che i corrotti con i loro partiti di riferimento fanno passare per l’esatto contrario – secondo cui chi finisce sotto processo è innocente o è colpevole, mentre in Italia ogni anno migliaia di imputati la fanno franca, con una evidente maggioranza di chi ha i soldi per pagarsi gli avvocati più abili nell’allungare quanto basta i processi.

Purtroppo la caduta del governo Conte porta in dote anche questa schifezza, e se i Cinque Stelle avessero lasciato a Draghi e alle destre totale libertà di azione ora riavremmo la stessa prescrizione che c’era prima della legge Bonafede, e pure peggio, perché Italia Viva e Forza Italia (ormai due corpi e un’anima) hanno anche protestato per l’allungamento dei termini ottenuto dai ministri del Movimento in Appello e Cassazione prima che il processo si chiuda senza una sentenza.

Può bastare per giustificare l’appoggio a un Esecutivo tanto imbarazzante? Gli attivisti Cinque Stelle – non fa differenza se più simpatizzanti di Conte o Grillo – non ne possono più di queste concessioni, anche se è chiaro che andare all’opposizione non servirebbe a niente, perché con Maghi del calibro di Draghi e Cartabia i voti per approvare queste schifezze si materializzerebbero comunque.

E senza i 5S già oggi avremmo la separazione delle carriere, le Procure che indagano sui reati che decidono i partiti (e sugli altri lasciano fare), il gran ritorno delle correnti che si spartiscono il Csm e – allargando il tiro – Berlusconi presidente della Repubblica, una tassa su chi prende il Reddito di cittadinanza e due su chi nonostante questo marciume riesce a restare onesto in un tale Paese di Pulcinella.

LaNotiziaGiornale.it

domenica 7 marzo 2021

Segnali di saggezza da Marte. - Gaetano Pedullà

 

Dopo aver assistito inerme alla lapidazione quotidiana dei Cinque Stelle sul 98% dei giornali e telegiornali dello Stivale, ieri Beppe Grillo ha svelato ai suoi qualche buon trucchetto per comunicare meglio. Dove potranno essere usati questi suggerimenti non è facile dirlo, perché il sistema dei media è totalmente ostile al Movimento, e per certe trasmissioni par condicio vuol dire che una volta parla Salvini, un’altra la Meloni, un’altra ancora Tajani e poi si ricomincia con gli stessi.

Ai 5S quando va bene tocca un esponente mandato allo sbaraglio contro tre o quattro energumeni, più il conduttore di turno, dopo un servizio video sul flop del Reddito di cittadinanza o il degrado di Roma nell’era Raggi, magari riciclando le immagini di quando faceva il sindaco qualcun altro, così di sporcizia non ne manca. Il post del fondatore e garante M5S è però un nuovo segno del cambio di passo, dopo troppo lunghi silenzi, nel legame con i cittadini e gli attivisti.

Per la serie non tutti i mali vengono per nuocere, la fuga dei parlamentari contrari a fare gruppo con Draghi e Berlusconi, le dimissioni di Zingaretti e con esse la messa in discussione del progetto di un più largo campo progressista con il Pd, fino al possibile redde rationem con Casaleggio, stanno sollecitando segnali di vita da Marte. Segnali che indicano chiaramente la strada dell’inclusione e non della divisione, che parlano di futuro e transizione ecologica, ma anche di presente e sostenibilità del Movimento, includendo una serie di condizioni insindacabili, dall’impegno del Governo per l’ambiente e la digitalizzazione sino alla candidatura blindata della Raggi al Campidoglio.

Un Grillo che si è fatto attendere, ma che così può affidare a Conte e al direttorio un soggetto politico pronto anche a trasformarsi in altro, ma tutt’altro che velleitario nel guardare avanti, fino al 2050 e oltre se prevarrà il buon senso. E la voglia di dare battaglia alle destre e alle finte sinistre al servizio dei poteri finanziari invece che ai portatori di uno stesso sogno di equità e sostegno per tutti, di giustizia vera e difesa dell’unica Terra che abbiamo.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/segnali-di-saggezza-da-marte/

martedì 19 gennaio 2021

Che follia perdonare Matteo. - Gaetano Pedullà


Più imbarazzante di Renzi che manda in crisi il Governo in piena pandemia c’è Renzi che lallo lallo prova a fare marcia indietro, aprendo porte e saracinesche a quel dialogo che lui stesso ha chiuso con Conte e in special modo Zingaretti. Il motivo è sotto gli occhi di tutti: alla Camera e al Senato c’è un assembramento di parlamentari pronti a votare la fiducia, e tra questi molti sono di Italia Viva, ben felici di poter essere riaccolti nel Pd, costretto dalle circostanze ad essere meno schifiltoso con chi era andato via sbattendo la porta per inseguire le illusioni dello statista di Rignano.

Invece di seppellire il premier, dunque, l’uscita dei renziani dalla maggioranza metterà fine alla carriera politica di Renzi, a cui in Parlamento non resterà nemmeno il simbolo e dovrà accomodarsi nel gruppo misto. Per questo dalla ministra Bonetti al deputato Faraone ieri è stato tutto un inseguirsi di amorosi sensi verso gli ex alleati, dicendo in estrema sintesi che tutto è perdonato, e le ministre ci mettono un secondo a ritirare le dimissioni, che peraltro Conte ha già archiviato da un pezzo.

Certo, l’offerta di pace ha degli innegabili vantaggi visto che le opposizioni di Centrodestra cavalcano la piazza che aspetta i vaccini e i ristori ma poi votano contro e rallentano tutto. Nel bilancio tra costi e benefici, riprendersi Renzi tra i giallorossi ha però un conto totalmente negativo. Mai l’ex rottamatore ci ha raccontato il vero motivo del suo tentativo di far saltare Conte, per quanto la conclusione a cui si arriva seguendo le impronte è la spartizione dei miliardi europei. Soldi che sono degli italiani e che dovranno servire per fare grandi infrastrutture e riforme strutturali.

Lasciare che questo ben di Dio – mai visto e che sicuramente mai più rivedremo – negli artigli di chi vuole prendersi il bottino, a partire dai soliti salotti industriali e finanziari, con i loro giornaloni tuttora a lutto per il demolition man che si è demolito da solo, significa sacrificare l’unica concreta possibilità di ammodernamento del Paese. Un prezzo che non c’è giustificazione per pagare, in special modo per un prodotto scaduto da un pezzo com’è l’ex rottamatore.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/che-follia-perdonare-matteo/

sabato 16 gennaio 2021

Che follia perdonare Matteo. - Gaetano Pedullà

 

Più imbarazzante di Renzi che manda in crisi il Governo in piena pandemia c’è Renzi che lallo lallo prova a fare marcia indietro, aprendo porte e saracinesche a quel dialogo che lui stesso ha chiuso con Conte e in special modo Zingaretti. Il motivo è sotto gli occhi di tutti: alla Camera e al Senato c’è un assembramento di parlamentari pronti a votare la fiducia, e tra questi molti sono di Italia Viva, ben felici di poter essere riaccolti nel Pd, costretto dalle circostanze ad essere meno schifiltoso con chi era andato via sbattendo la porta per inseguire le illusioni dello statista di Rignano.

Invece di seppellire il premier, dunque, l’uscita dei renziani dalla maggioranza metterà fine alla carriera politica di Renzi, a cui in Parlamento non resterà nemmeno il simbolo e dovrà accomodarsi nel gruppo misto. Per questo dalla ministra Bonetti al deputato Faraone ieri è stato tutto un inseguirsi di amorosi sensi verso gli ex alleati, dicendo in estrema sintesi che tutto è perdonato, e le ministre ci mettono un secondo a ritirare le dimissioni, che peraltro Conte ha già archiviato da un pezzo.

Certo, l’offerta di pace ha degli innegabili vantaggi visto che le opposizioni di Centrodestra cavalcano la piazza che aspetta i vaccini e i ristori ma poi votano contro e rallentano tutto. Nel bilancio tra costi e benefici, riprendersi Renzi tra i giallorossi ha però un conto totalmente negativo. Mai l’ex rottamatore ci ha raccontato il vero motivo del suo tentativo di far saltare Conte, per quanto la conclusione a cui si arriva seguendo le impronte è la spartizione dei miliardi europei. Soldi che sono degli italiani e che dovranno servire per fare grandi infrastrutture e riforme strutturali.

Lasciare che questo ben di Dio – mai visto e che sicuramente mai più rivedremo – negli artigli di chi vuole prendersi il bottino, a partire dai soliti salotti industriali e finanziari, con i loro giornaloni tuttora a lutto per il demolition man che si è demolito da solo, significa sacrificare l’unica concreta possibilità di ammodernamento del Paese. Un prezzo che non c’è giustificazione per pagare, in special modo per un prodotto scaduto da un pezzo com’è l’ex rottamatore.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/che-follia-perdonare-matteo/

sabato 9 gennaio 2021

Cosa fanno girare i due Mattei. - Gaetano Pedullà

 

Se l’ex assessore Gallera era stanco figuriamoci quanto lo sono gli italiani dei balletti dei due Mattei – Salvini al Pirellone e Renzi a Palazzo Chigi – che in piena pandemia fanno girare le poltrone, oltre a quelle altre cose che in questo momento vi sono sicuramente venute in mente. Commissariato per manifesta inefficienza Fontana e cacciato per affaticamento il suo attendente alla Sanità, in Lombardia si torna all’usato sicuro della Moratti, anche se di certo al momento c’è solo una condanna per danno erariale, mentre resta da vedere come conviveranno un governatore azzoppato e la paladina di San Patrignano.

A Roma invece è durato fino a tarda sera un vertice delle forze di maggioranza, dove i renziani hanno rispolverato parole grosse, tipo “non bisogna sprecare i soldi europei del Recovery Fund”. Proprio i seguaci di un signore che ha speso un botto per far comprare alla Presidenza del Consiglio un aereo da nababbi fa la lezione di austerità a Conte e ai 5 Stelle, che lasciano allo Stato metà dello stipendio e ad oggi hanno fatto risparmiare centinaia di milioni con i tagli dei vitalizi e dei parlamentari.

Anche oggi però Renzi e i suoi molleranno la poltrona domani, a patto di decidere come spartire i fondi Ue, ovviamente facendo la parte del leone, perché Italia Viva peserà pure il due per cento ma volete mettere quanto pesa la Bellanova? Certo fa impressione vedere dirottati miliardi dalle politiche green ai cantieri, esattamente al contrario di quanto si diceva alle Leopolde. Ma all’epoca non c’era Giuseppi che portava a casa i soldi dell’Europa.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/cosa-fanno-girare-i-due-mattei/

mercoledì 23 dicembre 2020

Meglio camerieri che servi. - Gaetano Pedullà

 

Ci sono molti modi di fare la cameriera, o il cameriere. C’è chi si spezza la schiena per portare a casa il pane. E chi se ne sta su comode poltrone, anche in Parlamento, svolgendo l’unica funzione di attaccare l’asino dove vuole il padrone. I primi pagano il prezzo della loro dignità, i secondi incassano per averla svenduta.

Dunque dare a qualcuno della cameriera, come ha fatto ieri Sgarbi rivolgendosi alla Raggi, non implica necessariamente un’offesa, anche se l’intenzione non era certo di farle un complimento. Il dibattito politico – si dirà – è sceso da tempo a livelli primordiali, e chi insulta si qualifica da sé, soprattutto se ha finito gli altri argomenti, e allora una parolaccia o un’allusione sono le soluzioni più facili per buttarla in caciara.

Mi capita spesso in tv, soprattutto se infrango certi luoghi comuni: i 5 Stelle sono incapaci, Conte è il peggior premier della storia, la sindaca di Roma ha fatto più danni dell’uragano Katrina. Opinioni legittime tanto quanto quelle diametralmente opposte, con però due aspetti in comune. Partiamo dal più evidente: chi scarica ogni genere di livore su Governo e 5S è lasciato generalmente libero di farlo, e può andare avanti con autotreni di bugie senza che nessuno interrompa o puntualizzi, mentre se è l’opposto, la contestazione o la parolaccia sono immediate.

Meno visibile ma non meno determinante è però l’altra caratteristica dei distributori a senso unico di ingiurie e corbellerie: o hanno una tessera di partito o sono al servizio di qualche editore. Ma non chiamateli camerieri, che si offendono.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/meglio-camerieri-che-servi/

domenica 13 dicembre 2020

Chi sogna il bel mondo antico. - Gaetano Pedullà

 

Mentre ci avviamo alla fine di un anno da dimenticare per la pandemia e abbiamo abbondantemente scavallato i due anni di Conte e i 5 Stelle al Governo, seppure con maggioranze diverse, è naturale guardarsi indietro e fare quattro conti. A sentire l’intero establishment e i maître à penser dei giornaloni, per non parlare delle opposizioni, è stato tutto tempo perso. Il Paese era bellissimo quando in tempo di pace la politica ogni anno si inventava nuove imposte per poi rimpinzare di contributi industriali e prenditori, mentre adesso è una porcheria, nonostante col disastro del Covid non sia stata messa una sola tassa, e anzi qualcuna è stata cancellata e quasi tutte le altre sono state rinviate al secondo trimestre del 2021.

Ovviamente le cose potevano andare meglio, e un virus che fa montagne di morti in tutto il mondo è difficilissimo da fronteggiare, ma di cambiamenti ce ne sono stati tanti e profondi. A parte le chiacchiere dei convegni, di sostenibilità e svolta green prima non parlava nessuno, mentre oggi tutto il sistema produttivo, inclusa la piccola impresa, sta puntando in questa direzione. Milioni di poveri dimenticati pure dalla Sinistra sono stati aiutati dal Reddito di cittadinanza, migliaia di malavitosi la faranno finita di non pagare mai con la prescrizione, la casta ha visto finire i vitalizi (ricorsi e scappatoie permettendo) e sforbiciare il numero dei parlamentari.

L’Italia che subiva le politiche di austerity in Europa oggi ottiene la somma più alta del Recovery Fund, condividendo con Bruxelles una nuova impostazione solidaristica dell’Unione. Lo Stato che era scappato dall’economia, regalando pezzi del suo patrimonio con privatizzazioni farsa, si riprende le autostrade, la compagnia di bandiera e l’acciaio dell’ex Ilva. Certo, gli effetti economici del Covid sono devastanti, soprattutto per alcuni settori, ma quando l’incubo sarà finito si potrà ricostruire l’Italia su basi molto più solide di prima. Uno scenario molto più vicino del previsto, se solo non saremo così fessi da far partire una terza ondata della pandemia. O se Renzi non regalerà tutto questo lavoro alla destra degli affari che sbava di nostalgia per il bel mondo antico.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/chi-sogna-il-bel-mondo-antico/

giovedì 29 ottobre 2020

Il premier e la guerra dei matti. - Gaetano Pedullà

 

L’impennata dei contagi è inarrestabile, la Francia torna in lockdown, le Borse di tutto il mondo crollano, ma in Italia si continua con le polemiche su cosa chiudere o non chiudere, e a chi tocca deciderlo. L’opposizione con in testa Salvini non offre aperture al Governo neppure su un decreto che al di là del brutto nome (Ristori) distribuisce subito oltre cinque miliardi, mentre le Regioni procedono in ordine sparso: chi ferma le scuole, chi lascia i ristoranti aperti fino alle 23, chi ha sul tavolo previsioni di ricoveri ospedalieri insostenibili e non volendo assumersi la responsabilità di scelte impopolari come il coprifuoco di grandi città sfruculia il ministero della salute, per capire se gli atti del ministro ancora contano più delle interviste in tv di un suo consulente.

Siamo la culla della civiltà, ma in nome del diritto di ciascuno di fare quello che ci pare assistiamo inerti ad assurde manifestazioni di piazza, e dobbiamo pure sorbirci i sofisticati interventi televisivi di chi giustifica questi stronzi che bruciano auto e devastano vetrine, perché senza lavoro si muore mentre chi si becca il Covid è in gran parte asintomatico. E pazienza se muoiono ogni giorno centinaia di persone.

L’Italia grazie al buonsenso di chi sta governando, e che probabilmente anche i peggiori detrattori un giorno ringrazieranno, sta cercando di evitare un nuovo game over delle attività. Perciò in piena emergenza far guerra all’Esecutivo è da folli, come lo è anche nella stessa maggioranza chi pensa alle poltrone. Ma di questi tempi mancano tante cose, ma non i matti in circolazione.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/il-premier-e-la-guerra-dei-matti/

martedì 20 ottobre 2020

Calenda e la stampa che piace. - Gaetano Pedullà

 

In un Paese dove si va continuamente a votare, e migliaia di candidati non hanno neppure un minuto sulle tv locali per presentarsi, il trattamento riservato a Carlo Calenda dice tutto su quanto e come sia schierata la stampa italiana. Anticipato da pagine e pagine di giornali, l’ex ragazzo dei Parioli, ma anche ex collaboratore di Montezemolo, ex candidato alle politiche con Mario Monti, ex ministro di Renzi e Gentiloni, ex europarlamentare del Pd ed ex molto altro ancora, ha avuto il privilegio di ufficializzare la sua discesa in campo per il Campidoglio in diretta da Fabio Fazio, rilanciato il giorno seguente da un mucchio di trasmissioni e interviste generalmente in ginocchio, come sanno fare bene i giornalisti che piacciono alla gente che piace, e a cui naturalmente piace Calenda.

E dire che questo signore – di cui si ricordano i dossier Ilva e Alitalia (insieme ad altri 100 e passa) lasciati disastrosamente aperti dopo quasi cinque anni da ministro delle Attività produttive – è accreditato di uno scarso 2 virgola cocci a livello nazionale, e alle ultime regionali è pressoché evaporato. Esprimiamo perciò una doverosa solidarietà a Radicali, Potere al Popolo, Verdi e gli altri ectoplasmi elettorali che con le stesse percentuali, e pure qualcosa in più, non se li fila nessuno nemmeno se si impiccano al cavallo della Rai.

Calenda ha dalla sua che è simpatico come sa esserlo quel generone romano immortalato dai film dei Vanzina, tanto fumo e niente arrosto. E simpaticamente si è auto-nominato padrone del Pd romano, imponendo una candidatura che – sia chiaro – non si può nemmeno pensare di mettere in discussione con le primarie. Facile prevedere che si ritirerà o andrà al macello, in questo caso facendo pure un favore alla Raggi, perché indebolendo i dem spedirà la sindaca uscente ancora più certamente al probabile ballottaggio con la destra.

Ma di questo ai giornali adoranti interessa poco. Pur di togliersi di mezzo una prima cittadina con tre peccati gravissimi – è dei 5 Stelle, ha chiuso la mangiatoia di Roma e di nuovo è dei 5 Stelle – va bene tutto. Pure quel simpatico ex ragazzo di Calenda, anche se non ne ha mai combinata una giusta, nemmeno con questa candidatura.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/calenda-e-la-stampa-che-piace/

giovedì 1 ottobre 2020

A chi non piace la Raggi. La sindaca colpevole a prescindere

 















Non piace alla gente che piace. Nei salotti, ai piani alti, tra i notabili di Roma c’è un solo nome che mette d’accordo tutti: Virginia Raggi, la sindaca colpevole a prescindere, fosse anche dei peccati millenari della città. I trasporti, per dire, da quando c’è lei sono una piaga d’Egitto, e si fa una fatica inutile a spiegare che l’azienda dei bus ha chiuso il primo bilancio in utile dai tempi di Romolo e Remo, e perciò sta acquistando centinaia di nuovi mezzi, che andranno a sostituire quelli vecchi, pericolosi e spesso andati a fuoco. Incassato il colpo, per chiudere la discussione arriva sistematicamente chi sentenzia che la Capitale fa schifo!

Eppure non è che prima splendesse, ed è fin troppo ovvio che continuando a dare ai privati centinaia di milioni per il trattamento dei rifiuti – come si è sempre fatto in passato – poi non resta un soldo per la pulizia e il decoro affidati al servizio pubblico. Solo aver resistito al monopolio privato e alle intimidazioni di chi ha dato a fuoco gli impianti comunali e centinaia di cassonetti varrebbe una medaglia e può darci una possibilità di avere in futuro una città migliore. A questo punto diventa divertente guardare le facce di chi sta sudando per cercare nella memoria qualche altro disastro della prima cittadina, fin quando dai ricordi più lontani tornano le buche. Avete presente?

Fino a qualche anno fa erano proverbiali, ne scrivevano pure i giornali stranieri e ci si facevano più battute che sui carabinieri. Facendo un po’ di pulizia, togliendo sprechi e ruberie, nonostante i debiti ereditati dalle Giunte precedenti, l’amministrazione grillina ha riasfaltato gran parte delle strade, facendo lavorare un mucchio di imprese e riportando su livelli fisiologici i rischi della viabilità. A questo punto scatta quindi la domanda: ma perché una sindaca così non piace? E la risposta non è mai sincera. C’è chi farfuglia, chi ammette di poterci ripensare, chi continua a cercare il pelo nell’uovo, ma il motivo vero è uno solo: la Raggi ha un peccato originale, è dei Cinque Stelle, fa le cose sul serio e non fa rubare.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/a-chi-non-piace-la-raggi-la-sindaca-colpevole-a-prescindere/

domenica 6 settembre 2020

Un anno del Conte 2. E di miracoli. - Gaetano Pedullà

Giuseppe Conte

Oggi è un anno dalla nascita del Conte2, o se preferite dalla resurrezione di un premier che doveva scomparire insieme alla maggioranza gialloverde. A quell’epoca la politica italiana non aveva mai visto un Presidente del Consiglio passare in pochi giorni dal campo della destra a quello della sinistra, ma la risolutezza dei 5 Stelle nel blindarlo ha fatto di Palazzo Chigi un presidio talmente solido da resistere persino all’onda d’urto di una pandemia, oltre che dimostrare pure ai più scettici la natura sinceramente post ideologica del Movimento.
A sentire la sguaiata propaganda delle opposizioni e della stampa di complemento, in quest’anno non c’è niente da festeggiare. Il Covid in effetti ha impoverito il Paese e davanti a noi c’è un orizzonte preoccupante, ma se pensiamo a dove saremmo nel caso in cui a gestire l’emergenza avessimo avuto i negazionisti del virus tanto cari alla destra, adesso dovremmo tenere compagnia a Berlusconi in ospedale e a Briatore in quarantena. E non finisce qua. Conte e la maggioranza giallorossa hanno resistito a quel mondo economico che non voleva sentirne di fermare la produzione, sul modello di quanto predicavano Trump e Bolsonaro in aree del mondo che chissà come mai sono oggi tra le più contagiate del mondo.
Grazie a Conte sono rimasti a bocca asciutta i sovranisti che neppure si sarebbero potuti sedere al tavolo del Recovery Fund, e così saremmo stati costretti a prendere quel Mes che non vogliono neppure Salvini e la Meloni. Certo, Conte ha deluso quei poteri forti che gli preferirebbero Draghi e le prebende di una tecnocrazia forgiata sui valori della finanza, ma il Governo che ha guidato in questo anno l’Italia ha realizzato la più alta mediazione possibile tra la solidarietà verso chi è stato lasciato per troppi anni indietro e il mondo delle imprese. Una scelta che ha già ripagato lo sforzo, perché non disporre di strumenti come il Reddito di cittadinanza nel mezzo della pandemia ci avrebbe esposto anche a probabili tensioni sociali. Ovviamente di cose da fare ce ne sono tante altre, ma oggi questo compleanno merita se non gli auguri almeno un Grazie.
https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/un-anno-del-conte-2-e-di-miracoli/

giovedì 3 settembre 2020

Chi sta tradendo i Cinque Stelle. - Gaetano Pedullà

PIERA AIELLO

La deputata Piera Aiello (nella foto) ha lasciato i 5 Stelle. Non è una buona notizia per il Movimento, perché si tratta di una parlamentare simbolo della lotta alla mafia, essendo stata una testimone di giustizia, e per questo messa sotto scorta dallo Stato. Ma quella della Aiello non è una buona notizia nemmeno per lei stessa, in quanto come gli altri suoi colleghi pentiti di essersi fatti eleggere dai grillini, ha annunciato seraficamente che si terrà il seggio, facendo finire così in barzelletta la lealtà verso gli elettori che l’hanno scelta in quanto M5S, e di conseguenza la credibilità delle sue stesse battaglie per la legalità.
D’altra parte sono poco credibili, ma sarebbe meglio dire pretestuose, le stesse ragioni della fuga, che si rifanno pure al finto scoop di Giletti, dove purtroppo era vera l’uscita di galera di numerosi boss, ma non l’attribuzione di tale responsabilità al ministro Bonafede, visto che la decisione di spedire i mafiosi ai domiciliari è stata dei loro giudici di sorveglianza, e non certo del Guardasigilli che li ha riportati dentro. Una vicenda che inevitabilmente si lega alla fronda pentastellata sul decreto Covid e l’assenza ingiustificata di alcuni deputati al voto. La prova provata del Movimento a pezzi e della guerra dichiarata a Conte, hanno concluso autorevoli giornali, che al solito raccontano le cose come vogliono e non come sono.
Gli onorevoli assenti ingiustificati erano infatti solo 7, e non 28 come si è detto, e ciò non ha impedito all’Esecutivo di incassare agevolmente la fiducia. I problemi con alcuni miracolati portati in Parlamento da Grillo ci sono, ma da qui a dire che Conte è spacciato e i 5 Stelle di più, come al solito ce ne corre. Ai giornali però questa cosa piace da impazzire, facendo sperare le opposizioni e gli spasimanti di Draghi & Company. Peccato per loro che manca il finale dove tutti insieme vivono felici e contenti, perché finché le Piera Aiello, i Paragone, il comandante De Falco e quant’altri resteranno una riserva indiana a stare più sereni saranno gli italiani, con la destra più becera di sempre a bocca asciutta, a dire tutto e il contrario di tutto su Covid, immigrati, scuola e tasse non si sa come da tagliare.

mercoledì 2 settembre 2020

007 ragioni per finirla di scherzare. - Gaetano Padullà

CONTE GOVERNO

La scena principale è la seguente: il Centrodestra sta tutti i giorni in tv a lamentarsi perché il Governo è lento nel gestire i problemi della pandemia, ma poi quando l’Esecutivo chiede la fiducia sul decreto legge Covid proprio per accelerare allora è un tiranno. Questo è quello che è successo ieri alla Camera, e francamente non c’è da meravigliarsi vista la confusione mentale di chi ammicca ai negazionisti del virus e contemporaneamente rivendica il buon lavoro del governatore veneto Zaia, tutt’altro che incline a sottovalutare i contagi.
Poi c’è una scena secondaria. Dietro la baraonda di ieri in Parlamento c’è un emendamento firmato da cinquanta deputati M5S per impedire la proroga dei vertici dei Servizi segreti. Si tratta di una norma che ha spinto il Governo perché alle prese com’è con la pandemia e la progettazione delle opere da finanziare con il Recovery Fund evidentemente non ha tra le sue priorità la selezione di nuovi 007, e pertanto in questa fase di emergenza si tiene quelli con cui lavora da tempo.
Un ragionamento semplice, ma che a sentire gli onorevoli saliti sulle barricate nasconde chissà quali pericoli e retroscena. Ora, mentre gli obiettivi che contano sono solo due – favorire in ogni modo la ripresa economica e portare a casa lo storico referendum tagliapoltrone – divagare su questioni di lana caprina è insensato e dannoso, in quanto offre all’opposizione l’appiglio per la sua narrazione di una maggioranza nel caos e di un Gruppo parlamentare 5 Stelle ingestibile e diviso.

venerdì 28 agosto 2020

Conte è già in linea col futuro. Il via libera alla rete unica ha un valore eccezionale. - Gaetano Pedullà

GIUSEPPE CONTE

Chi dice che Giuseppe Conte e il suo Governo giallorosso tirano solo a campare, si segni che ieri è stato raggiunto un obiettivo paragonabile per importanza alla straordinaria gestione della pandemia o al mare di soldi strappati in Europa col Recovery Fund. Il via libera alla rete unica della telefonia, cioè alla costruzione dell’autostrada digitale che porterà la fibra e internet veloce nelle nostre case, ha un valore eccezionale. Soprattutto perché sarà a controllo pubblico.
Dopo l’aria e l’acqua, l’accesso al web diventerà nel tempo il bisogno principale, molto più di quanto non sia già adesso. Anche per questo era penoso che l’Italia fosse ancora al palo nella costruzione della più importante infrastruttura immateriale. Di strada, a dire il vero, se ne stava facendo da una parte con Tim e dall’altra con Open Fiber (società di proprietà di Enel e Cdp), col risultato però di duplicare i costi e procedere lentamente, sapendo sin dall’inizio che così si sarebbe coperto l’intero Paese solo tra molti anni.
I governi di destra, a cui interessavano solo le televisioni del principale, e quelli di sinistra, che non erano riusciti ad andare oltre l’insufficiente idea di Open Fiber, ci hanno condannato, insomma, a un’imperdonabile attesa, mentre in tutto il mondo i servizi internet sono da tempo più accessibili e avanzati. Ci voleva dunque Conte, e la spinta più di tutti di Beppe Grillo e del ministro Patuanelli, per mettere insieme i due grandi player (ai quali si è già aggiunto Tiscali) e aprire all’Italia questa porta del futuro.

mercoledì 26 agosto 2020

Sui social c’è un orrore da fermare. - Gaetano Pedullà

social

Azzolina e Briatore: quante persone conoscete più diverse per storia e stile di vita? Eppure la ministra e l’imprenditore hanno una cosa in comune. La prima è bombardata da insulti sessisti e violenti. Il secondo, in ospedale con il Covid, si è beccato pure gli auguri di non farcela, ripagato così per gli sproloqui in internet e tv contro lo stop delle discoteche, dove probabilmente anche lui stesso s’è infettato.
Azzolina e Briatore, così lontani e imparagonabili, sono due facce della stessa violenza alimentata sui social, e cambia poco se la responsabile della scuola si è sempre tenuta al largo dal provocare mentre Mr. Billionaire è un cliente abituale di battute grevi e “sparate” fuori luogo, a partire da quelle in cui minimizzava i rischi della pandemia, in compagnia con altri negazionisti del virus, tra cui lo stesso dottor Zangrillo presso cui adesso è ricoverato.
“Nessuna donna dovrà mai leggere commenti così infimi” ha detto l’Azzolina commentando le schifezze che le scrivono su Facebook e promettendo di fare di più, proprio nella scuola, per educare i giovani a rispettare gli altri – tutti – a cominciare dalle parole che si usano. Non sarà una battaglia facile e con una generazione ormai fuori da un pezzo dalle aule non c’è più molto da fare. Ma la violenza che generano certi attacchi non si può sottovalutare oltre. Senza discutere il diritto di critica, sulla rete è ora di garantire sul serio la moderazione, impedendo gli insulti degradanti, a costo di togliere la tastiera a chi da questo orecchio non ci sa sentire.

venerdì 24 luglio 2020

Manca Totò alla tavola dei Fondi Ue. - Gaetano Pedullà



La pappa non è ancora arrivata ma un sacco di gente si è già seduta a tavola. E vista la fame di questi tempi, il finale di Miseria e nobiltà, con Totò che si infila in tasca gli spaghetti, sarà nulla a confronto. Parliamo del Recovery Fund, la montagna di miliardi che il premier Giuseppe Conte si è sudato in una delle trattative europee più faticose di sempre. A sentire Salvini si tratta di soldi del Monopoli, ma al segretario leghista non crede più neppure lui stesso, e dunque figuriamoci la solita folla di capitalisti “de noantri”, boiardi, prenditori, Confindustrie varie, persino i partiti e le manine che fanno e disfano nei ministeri. Il Pd, per dire, ha appena proposto una Commissione parlamentare per metter becco sui quattrini, mentre in una Roma semi deserta per il caldo e la paura del Covid si assembrano aspiranti componenti di task force ed esperti nella spesa (tanto quelli capaci di farci guadagnare si trovano quanto gli idraulici a ferragosto). Per mettersi in vista, c’è da scommetterci, questi pavoni faranno a gara nell’esporre le loro piume in lunghe articolesse sui giornali, incuranti del fatto che su quelle stesse colonne fino a pochi giorni fa si diceva peste e corna del capo del Governo e delle sue possibilità di spuntarla al tavolo negoziale con l’Europa. Per chi ha a cuore l’interesse del Paese e non le tasche di Lorsignori parte perciò una missione decisiva: vigilare affinché gli aiuti europei non si trasformino da grande chance per l’Italia in una beffa, col danno di aumentare il debito pubblico e perdere quel briciolo di credibilità internazionale che ci resta.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/manca-toto-alla-tavola-dei-fondi-ue/

giovedì 23 luglio 2020

Recovery festival delle bugie. - Gaetano Pedullà

CARLO CALENDA

Non ne azzeccano una neanche per sbaglio, ma più sono smentiti dai fatti più girovagano per le tv a confondere le acque su quello che è appena successo in Europa. La quasi totalità dei giornalisti fissi nei talk show anziché chiedere scusa per aver sballato tutte le previsioni sul Recovery Fund, da ieri ci spiegano che quella di Conte è stata una vittoria di Pirro, se non addirittura una fregatura. Ora se portare a casa 209 miliardi, per quanto divisi in prestiti e contributi a fondo perduto, è una fregatura, speriamo che il Signore ce ne rifili altri di questi raggiri. 
Tuttavia il racconto prevalente, certificato dai giudizi a senso unico ora di un leghista, dopo da un direttore a caso della Triplice del buon umore – LiberoIl Giornale e La Verità – e infine da un Calenda qualunque, è che l’Italia al tavolo europeo ha perso perché Conte non conta, i miliardi li vedremo il giorno del poi dell’anno del mai e semmai qualcosa arriverà non sapremo spenderla. Roba da correre a prendere un bel corno rosso da strofinare a ogni apparizione di tanti menagramo. Niente da fare se invece capitasse di incrociare Salvini, praticamente in ogni dove a cercar voti. In questo caso oltre a non riconoscere di aver fatto male i conti sulla risposta europea alla pandemia, oltre a spacciare impunemente il successo di Conte per un disastro, il pittoresco leader della Lega non scuce una parola sui suoi amici sovranisti che hanno condizionato l’Olanda e provato a negarci gli aiuti con cui abbiamo la possibilità di far ripartire il Paese. Malgrado iettatori, leghisti e i loro scendiletto giornalisti.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/recovery-festival-delle-bugie/

martedì 21 luglio 2020

Aspettando gli aiuti di Paragone. - Gaetano Pedullà



Tra i fenomeni da circo della politica italiana quest’estate va di moda il numero della testa nella bocca del leone. La capoccia ovviamente non è quella di Lorsignori ma la nostra, che secondo mezzo Pd e i soliti Renzi, Calenda e Berlusconi (sempre più anime di uno stesso partito) dovremmo  infilare nella tagliola del Mes, cioè i prestiti europei che se non restituiti sono riscossi con proverbiale gentilezza dalla Troika. Mentre il Presidente del Consiglio Conte si fa il mazzo per convincere il Consiglio d’Europa che il Recovery Fund è fondamentale e urgente per non far saltare il Paese, qui gli remiamo contro facendo intendere che mezzo Parlamento per il momento si accontenterebbe pure del Mes. Il nostro arcinemico nel vertice sui fondi Ue, l’olandese Rutte, ringrazia.
Chi batte tutti per tempismo è però l’ex giornalista Paragone, un miracolato dai Cinque Stelle che l’hanno fatto eleggere senatore, e dal cui gruppo si è allontanato quasi subito, prima di essere formalmente espulso, casualmente dopo non aver ottenuto la presidenza della Commissione parlamentare sulle banche. Paragone da qualche giorno girovaga per Londra, dove è riuscito ad incontrare il leader della Brexit, Nigel Farage, con cui si sarebbe messo d’accordo per lanciare l’Italexit, cioè l’uscita dell’Italia dall’Unione europea. Cosa non si fa, d’altronde, per salvare la cadrega, in questo caso raccogliendo un po’ di voti da portare nella Lega, tanto Salvini sull’Europa dice peste e corna ma poi il coraggio di dire ai suoi amici imprenditori del Nord che vuole trascinarci fuori dall’Unione (e dall’euro) non ce l’ha. Mentre La Notizia va in stampa non si sa ancora come finisce il vertice Ue. La resistenza dei Paesi meno solidali, Olanda in testa, è stata strenua e in altri tempi l’Italia sarebbe rimasta a bocca asciutta. Stavolta, invece, grazie a un lavoro diplomatico certosino, pare che Conte riesca a strappare 200 miliardi tra prestiti e aiuti a fondo perduto. Aspettiamo che Paragone e Farage (quello che non voleva tirar fuori un soldo di Londra) ce ne diano di più.

mercoledì 15 luglio 2020

La balla dei 5 Stelle contro Conte. - Gaetano Pedullà

Conte Di Maio

Probabilmente seguo i Cinque Stelle in modo non così attento quanto gli illustri direttori dei giornali di destra e dei sedicenti poteri forti (Fiat, Confindustria, banche) secondo cui il Movimento è tutto uno schifo, e nemmeno quanto il bravissimo direttore dell’unico giornale insieme a questo che non li attacca a prescindere, a costo di inventarsi di sana pianta velenosi retroscena quando non ci sono altre cartucce per sparargli addosso. Seguo però la politica italiana da così tanti anni da poter affermare con certezza che prima dell’arrivo di questa forza nel governo del Paese mai si era fatto tanto per ridurre le disuguaglianze, aiutare chi è rimasto indietro, togliere privilegi e ruberie tanto delle destre che delle sinistre.
Poi gli errori li fanno tutti, le battaglie si vincono e si perdono, e se ancora brucia la sconfitta sull’inutile Tav tra Torino e Lione, o le concessioni fatte alla Lega in cambio di un percorso di riforme tradito da Salvini, non si può non riconoscere una montagna di meriti, con al primo posto aver risparmiato all’Italia di tornare al Medioevo con le follie isolazioniste del più becero Centrodestra di sempre, e al secondo posto di aver tirato fuori da chissà quale cilindro un Presidente del Consiglio equilibrato, di lunghe visioni, onesto e coraggioso come Giuseppe Conte. Per ottenere solo questi due risultati, senza parlare di tutto il resto, dal Reddito di cittadinanza al taglio dei parlamentari alla battaglia sui vitalizi e mille altre cose, il Movimento si è dissanguato elettoralmente.
Un sacrificio necessario per onorare la promessa di fare sempre quello che serve di più ai cittadini e non a se stesso, come fanno gli altri partiti. Questo però è fare Politica, con la P maiuscola, e di conseguenza trattare e discutere con tutti per centrare gli obiettivi nell’interesse del Paese. Quindi non dovrebbe stupire nessuno tanto Conte che incontra il premier olandese oggi arcinemico dell’Italia per bloccare i fondi europei, quanto Di Maio che sente Draghi, cioè chi conosce meglio di chiunque le dinamiche economiche internazionali per aver fatto il presidente della Bce, oppure Gianni Letta che è l’unico soggetto dialogante in quella gabbia di matti dell’attuale Centrodestra, che con Conte non parla e se parla è solo per insultarlo.
Certo Feltri, Belpietro, Sallusti e compagnia cantando non avranno difficoltà a spiegare i faccia a faccia di Di Maio come le chiare avvisaglie di un governissimo che avanza, e l’ex capo politico dei Cinque Stelle che tratta in proprio per cacciare Conte e fare il ministro con un altro premier, anche se tutta questa teoria fa acqua da ogni parte, se non altro perché Di Maio il ministro lo fa già. Siamo dunque nel campo delle balle messe in circolo per avvelenare il clima, come fa da sempre un giornalismo cinico fomentato da una politica intenta solo a farsi i cazzi suoi.
Ma da Travaglio non te l’aspetti proprio che cada nel tranello, e descriva i comportamenti di uno degli esponenti più visibili del Movimento esattamente come quelli di un qualunque politico della Prima Repubblica, mettendo così i Cinque Stelle in uno stesso frullatore con tutto il resto, scodellando un intruglio dal quale non si salverebbe neppure Conte. Esattamente il gioco di chi vuole proprio l’attuale premier fuori da Palazzo Chigi, possibilmente facendo compiere un omicidio-suicidio proprio ai Cinque Stelle.

domenica 12 luglio 2020

Le concessioni sono solo l’inizio. Ora il Paese può cambiare. - Gaetano Pedullà

AUTOSTRADE

A prendere sul serio quello che si dice su tutti i canali tv, l’Italia è spacciata. Nessuno è stato aiutato, a settembre ci saranno milioni di licenziamenti, e ovviamente il Governo dorme. Morale della favola: votate Salvini con Berlusconi e la Meloni, che toglieranno le tasse, ci libereranno dagli immigrati che rubano il lavoro agli italiani e tutti vivremo felici e contenti. Se però non crediamo agli asini che volano, è tutto un altro scenario quello che abbiamo di fronte. In un Paese con regole bizantine, indebitato da decenni di politiche di manica larga, per non parlare delle ruberie, mai si era fatto tanto per le fasce sociali più deboli, e mai si era messo con le spalle al muro il sistema come sta avvenendo con la concessione delle autostrade.
Per la propaganda delle destre, con il seguito dei loro giornalisti parolai, tutto questo è troppo poco, così come sono sempre pochi i miliardi erogati dall’Inps ai lavoratori autonomi e a chi è finito in cassa integrazione, sono pochi i miliardi che sta erogando il sistema bancario grazie alla garanzia pubblica, ed è poco il contributo a fondo perduto già accreditato alle imprese. Per chi ha un minimo di memoria e altrettanta onestà intellettuale non sarà difficile ricordare che storicamente in tutte le situazioni di crisi – terremoti, alluvioni o cicliche fasi di recessione – lo Stato ha sempre messo le mani in tasca agli italiani per prendere e mai per dare. Ma il livello delle opposizioni italiane è quello che è.
Prendiamo ad esempio gli Stati Generali dell’economia dove erano state invitate a dare un contributo di idee al Governo. Dopo aver frignato che la sede di Villa Pamphilj non gli piaceva, non si sono presentate per poi lamentarsi di non essere stati ascoltate. Il premier Conte allora le ha invitate di nuovo, e a quel punto la Lega ha risposto di averci ulteriormente ripensato e non andrà, Fratelli d’Italia ha accettato ma a condizione di trasmettere l’incontro in streaming e Forza Italia aspetta ancora ordini dai soci maggiori. Basterebbe questo per certificare quanto dobbiamo tenerci caro un Esecutivo che invece ha varato due manovre finanziarie gigantesche, si è dato da fare per non lasciare indietro nessuno e per trovare i soldi che ci servono in Europa.
Dove la maggioranza giallorossa, con tutte le sue contraddizioni e difficoltà interne, sta segnando però il gol decisivo è nell’affermare dopo decenni che lo Stato non è più il garage dei poteri forti, e per lor signori la pacchia è finita. Si comincia entro domani con i Benetton, che non sono più brutti e cattivi di altre decine di (im)prenditori privilegiati dalle privatizzazioni folli benedette da politici e lobby al loro servizio. Al momento non c’è ancora una decisione, ma a meno di sorprese le strade rimaste sono due. La prima prevede che i Benetton cedano il controllo di Autostrade per l’Italia o della holding Atlantia alla Cassa Depositi e Prestiti e al Fondo strategico pubblico F2i.
In questo modo parte dei proventi della rete viaria torneranno alla collettività, che garantirà anche le manutenzioni e il livello delle tariffe. In alternativa, la società dei Benetton può resistere, farsi togliere la concessione e fare causa per questo allo Stato, sperando che le vada meglio di com’è finita due giorni fa alla Consulta, dove aveva tentato di invalidare persino il diritto del Governo di affidare la costruzione del nuovo ponte di Genova a un soggetto diverso da quello che l’aveva fatto cadere.
Questo contenzioso legale potrebbe durare anni, e alla fine dare pure ragione all’attuale concessionario, per via di un contratto di affido della rete autostradale che l’Anas firmò a suo tempo tutelando all’inverosimile il contraente privato anziché quello pubblico. In ogni caso all’ex ministra renziana Maria Elena Boschi, che ieri ha difeso apertamente la concessione ad Autostrade proprio per questo rischio di dover pagare risarcimenti miliardari, andrebbe ricordata una frase ripresa da Paolo Borsellino: “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. Ecco, qui sta la vera cifra di un Governo che non potrà piacere mai all’establishment, inserendo in tale categoria le Confindustrie e combriccole simili, oltre alla stampa apparentemente di opposizione e in realtà beatamente serva di un padrone.
Sotto la spinta non certo del Pd, ma decisamente del Cinque Stelle, un pezzetto alla volta si sta smontando una montagna di potere costruita sulla pelle degli italiani. Un gigante blindato da leggi scritte per fare gli interessi di Lor signori e non dei cittadini, difeso da parrucconi e giannizzeri fuori dal tempo, come quelli che solo pochi giorni fa hanno ripristinato i vitalizi per gli ex senatori. Un sistema inscalfibile, che nel caso dei Benetton è riuscito ad allungare il brodo per due anni, nonostante 43 morti a Genova e 40 ad Avellino, e tutt’ora minaccia di fare cause aggrappandosi a qualche furbizia legale. Perciò dal disastro del ponte Morandi è passato tanto tempo, ma alla fine indietro non si torna. E questo si chiama cambiare il Paese.