Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
venerdì 19 febbraio 2016
Dal divano al freezer, tutti i nascondigli delle tangenti.
Da Duilio Poggiolini che, negli anni di Tangentopoli, imbottiva il pouf di casa con milioni di lire, passando per il funzionario di Caltanissetta che nel 2010 nascose 10mila euro in un vassoio di cassate, fino ai soldi trovati nel freezer di Fabio Rizzi: la storia della corruzione in Italia è anche una storia di luoghi "insoliti" per occultare le mazzette
http://video.sky.it/news/cronaca/dal_divano_al_freezer_tutti_i_nascondigli_delle_tangenti/v271982.vid
Ex Pip assunti nelle aziende senza saperlo. Maxitruffa in Sicilia. -
L'Inps sta passando al setaccio le posizioni di decine di lavoratori precari.
PALERMO. Assunti in ditte a Salerno, a Crotone, a Genova, a Taranto ma senza aver mai lavorato e ritrovandosi con richieste di disoccupazione mai presentate incompatibili col sussidio di cui sono beneficiari e che ora rischiano di perdere. A essere coinvolti, in quella che si profila come una maxi truffa, sono un centinaio di persone, precari siciliani appartenenti al bacino dei cosiddetti "ex Pip", che ricevono il sussidio pubblico di 830 euro al mese: negli archivi informatici dell'Inps risultano inquadrati da almeno un anno con contratti a tempo pieno in aziende del Mezzogiorno e del Nord Italia.
Una vicenda intricata esplosa in queste ore dopo che una donna consultando il proprio profilo contributivo nel sito dell'Istituto ha scoperto di risultare assunta in una ditta campana. Gli uffici dell'Inps di Palermo, presi d'assalto da un gruppo di precari che chiede spiegazioni, stanno cercando di capirne di più.
L'Inps sta passando al setaccio le posizioni di decine di lavoratori precari. "Abbiamo ricevuto un centinaio di segnalazioni di assunzioni sospette o fantasma, stiamo verificando. Al momento la situazione è confusa, possiamo fare delle ipotesi ma meglio non azzardare. Certamente non sarebbe conveniente per il lavoratore fingere un'assunzione per avere la disoccupazione dato che è chiaro che perderebbe il diritto a rimanere nel bacino degli ex Pip e dunque il sussidio".
Lo spiegano all'ANSA fonti dell'Inps a proposito della presunta truffa che coinvolgerebbe un centinaio di precari con assunzioni fantasma in aziende della Campania, della Calabria e di alle regioni d'Italia. Anche sull'eventuale connivenza da parte delle ditte, l'Inps è cauta: "Bisogna appurare chi trarrebbe vantaggio da questa vicenda e come".
La donna che ha sollevato il caso dice: «Non ho mai firmato contratti e non conosco questa azienda, che comunque esiste perchè ho verificato». «Qualcuno - aggiunge - si è impadronito dei nostri dati sensibili, girandoli a una serie di ditte. Non ho mai lavorato per questa azienda e non ho mai chiesto la disoccupazione, nonostante l'Inps me la stesse per accreditare».
I precari coinvolti nella presunta truffa adesso rischiano di perdere il sussidio, l'Inps inoltre sarebbe pronta a chiedere indietro la disoccupazione che ad alcuni di questi precari sarebbe già stata pagata. Nella vicenda, secondo le prime valutazioni dell'Istituto, sarebbero coinvolti alcuni patronati che avrebbero presentato le richieste di disoccupazione per conto dei lavoratori che si dicono ignari di tutto.
"Ho guadagnato 1.300 euro al mese, per un lavoro da impiegata in una ditta della provincia di Salerno con un contratto della durata di 51 settimane. Solo che io non ho mai firmato quel contratto, non conosco quella azienda, non ho visto neppure un euro, ora rischio di perdere il sussidio e in più devo pagare tasse per un reddito mai percepito".
A raccontarlo all'ANSA è uno dei circa 150 precari ex Pip coinvolti in una presunta truffa sulla quale stanno cercando di fare chiarezza gli uffici dell'Inps di Palermo che stanno monitorando diversi casi di assunzioni fantasma. "Controllando la mia posizione Inps - spiega la donna precaria - ho scoperto anche che risulto domiciliata a Bologna, ma io non ci sono mai stata. Hanno usato i miei dati, vorrei capire come è stato possibile. Sono sconvolta e disperata".
Il deputato regionale di Forza Italia, Vincenzo Figuccia, stamani s'è presentato all'Inps con una delegazione di precari per chiedere chiarimenti. «I precari sono stati truffati, bisogna fare subito chiarezza su questa squallida vicenda», afferma Figuccia. Il parlamentare ha subito contattato la dirigente del dipartimento Lavoro della Regione siciliana, Maria Antonietta Bullara. Anche la Regione sta cercando di capire cosa sia successo. I dati sensibili dei precari, infatti, sono custoditi negli archivi informatici del dipartimento e in quelli dell'Inps. Chi e come è riuscito a impadronirsene - è la domanda che si pongono i lavoratori precari - e chi ha guadagnato da questa vicenda?
mercoledì 17 febbraio 2016
ECCO L’IMPERO IMMOBILIARE DI NAPOLITANO. - Franco Bechis
Giorgio Napolitano si è giocato buona parte degli stipendi che i contribuenti italiani gli hanno erogato nella sua lunghissima carriera politica e istituzionale sul mattone. E non ha sbagliato: il suo primo investimento oggi si è moltiplicato quattro volte e mezzo di valore, nonostante la crisi del mercato immobiliare degli ultimi anni. Secondo le valutazioni di mercato oggi i mattoni di Napolitano (condivisi con la moglie Clio Bittoni) oscillano fra i 2,1 e i 2,6 milioni di euro di quotazione.
L’ultimo investimento è anche il più recente: i coniugi Napolitano hanno acquistato l’8 novembre 2012 (dopo un preliminare di vendita firmato il 20 luglio dello stesso anno) un appartamento al terzo piano di via dei Serpenti nel quartiere Monti - dove ora sono tornati a vivere - perfettamente identico a quello che già possedevano da decenni nello stesso immobile al piano terra: entrambi sono di sei vani. A venderglielo poco prima che scadesse il primo mandato alla presidenza della Repubblica, lo svizzero Mario Busetto e altri 11 comproprietari delle famiglie Persico, Maceratesi e Bertinetti. Non è noto il prezzo, perchè non indicato nell’atto sintetico depositato. Così come non è noto quanto fu pagato il villino con pertinenze che i coniugi Napolitano possiedono in una via privata all’imbocco di Capalbio, il paese della Maremma da sempre buen retiro della sinistra italiana.
Le quotazioni – L’ultimo acquisto in via dei Serpenti però è identico al primo, avvenuto nel lontano 1980. Allora i Napolitano pagarono quell’appartamento 100 milioni di lire alla Pars Italia spa. Secondo il calcolatore Istat che rivaluta le somme, sarebbero 243.767 euro di oggi. Ma oggi quell’appartamento viene valutato in una forchetta che oscilla fra 889.200 e 1.138.000 euro a seconda dello stato dell’immobile (ottimo): l’investimento si è quindi più che quadruplicato. I Napolitano hanno un fiuto particolare per gli affari immobiliari. Ed è una fortuna: perchè il valore degli immobili posseduti dai coniugi oggi è pari a quasi la metà degli stipendi ricevuti da Napolitano in tutta la sua vita politica.
Presidente della Repubblica “Re Giorgio” lo è stato per otto anni e otto mesi, ricevendo uno stipendio netto complessivo più o meno uguale al valore dell’ultimo appartamento acquistato: 1.094.391 euro. Non avendo sostanzialmente avuto spese (vitto e alloggio erano assicurati dalla funzione per i coniugi, così come ogni spostamento), saranno stati davvero messi da parte. Nel resto della vita Napolitano ha sempre ricevuto stipendio base e rimborsi spese dai contribuenti italiani, salvo che nel lustro 1963-1968, quando rimase fuori dal Parlamento e si occupò del suo partito: membro del comitato centrale del Pci e segretario regionale della Campania. Napolitano è stato invece 27 anni e 11 mesi deputato, e 5 anni senatore della Repubblica (anche adesso lo è, essendo senatore a vita).
In contemporanea (con il doppio mandato) è stato dieci anni europarlamentare e 2 anni ministro. Ha ricevuto stipendi da parlamentare (senza calcolare le indennità extra) per 2,5 milioni di euro netti. E in più ha percepito 1,8 milioni di euro di diaria per rimborso spese per il soggiorno a Roma (che lui non aveva, abitando nella capitale) che sono diventate altro stipendio netto non tassato. In tutto fanno 5.471.891 euro netti, a cui aggiungere le eventuali somme percepite per rimborso spese di segreteria, non spese e quindi andate a cumularsi anche esse allo stipendio netto, come è malcostume accada da sempre nel mondo politico.
Test per i tumori: arriva la biopsia liquida dalla saliva.
Allo studio uno strumento per la diagnosi precoce del cancro.
Un nuovo test per i tumori consiste in una vera e propria biopsia liquida dalla saliva, che si effettua in una decina di minuti e costa davvero poco. E’ la nuova scoperta messa a punto da David Wong, dell’Università della California di Los Angeles. Il prototipo di questo test è stato presentato ad un convegno dell’Associazione americana per l’avanzamento delle scienze e promette risultati immediati ed attendibili. Il nuovo strumento costituisce un vero passo in avanti nelle possibilità di diagnosi dei tumori, un test che va ad aggiungersi alle possibilità attualmente in fase di studio di effettuare una biopsia sul sangue.
Il nuovo test
Questo nuovo strumento, messo a punto dal ricercatore americano, costa poco, meno di 20 euro, e può agire in 10 minuti ricercando frammenti di dna tumorale nei fluidi del corpo. In particolare è possibile verificare l’eventuale presenza di tumore a partire da una sola goccia di saliva. Secondo lo scienziato, il test può essere effettuato in qualsiasi luogo, dal medico o anche a casa, e si sarebbe rivelato totalmente accurato. In particolare le ricerche effettuate attualmente sul nuovo test sono rivolte alla diagnosi del tumore ai polmoni e i risultati sarebbero molto accurati. Nel corso dell’anno lo strumento dovrebbe essere sperimentato sui pazienti con questa patologia in Cina.
Bisogna ricordare, infatti, che attualmente per controllare la presenza di un tumore ai polmoni a partire dal sangue esistono dei metodi complicati e poco accurati, che possono dare risultati solo dopo due settimane e non possono essere utilizzati come un esame iniziale, ma solo per monitorare la diffusione del cancro.
Il nuovo test, invece, promette di fornire dei risultati precisi nel giro di pochi minuti, già a partire dalle prime fasi dello sviluppo della malattia.
Il ricercatore che ha sviluppato questo strumento pensa ad un utilizzo del test integrato con altri esami. Potrebbe essere usato, ad esempio, se dovesse emergere un nodulo da una radiografia, per confermare la presenza di un tumore a partire dall’esame della saliva. Potrebbe, quindi, rappresentare un metodo per effettuare la diagnosi precoce di alcuni tumori per i quali al momento non ci sono degli strumenti di analisi precoce efficaci. Secondo Wong, l’agenzia USA che regola i farmaci, la Food and Drug Administration, potrebbe fornire la sua approvazione nel giro di due anni e il test potrebbe arrivare già in quattro anni nel Regno Unito.
Le biopsie liquide
Lo studio delle biopsie liquide rappresenta, però, un settore ancora in fase di sviluppo. Esistono, infatti, altre ricerche al riguardo e c’è anche un progetto completamente italiano, il Cancer-Id, portato avanti dall’Istituto oncologico veneto, con l’obiettivo di determinare dei nuovi marker, che possano monitorare i tumori e l’efficacia delle cure evitando la biopsia e agendo esclusivamente sull’analisi del sangue. Sempre negli Stati Uniti, poi, il test del National Cancer Institute ha permesso di individuare, a partire dal sangue, la ricomparsa di tumori con diversi mesi di anticipo rispetto alla tac.
Pensioni di reversibilità, il mandato di Palazzo Chigi è tagliare la voce di spesa. Ma l'intervento è un campo minato. - Giuseppe Colombo
“Diciamoci la verità: l’importo di queste pensioni in Italia è elevato, è troppo alto rispetto al resto dell’Europa, non c’è un limite alla spesa”. Dopo la bufera che ha travolto il Governo sull’ipotesi di un taglio alle pensioni di reversibilità, una fonte dell’esecutivo spiega all’Huffington Post che è questo il ragionamento che ha guidato palazzo Chigi per mettere in campo la “razionalizzazione” contenuta nel disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei ministri il 28 gennaio. “Ancora non ci sono proposte specifiche, ma non si può negare che l’importo di queste pensioni sia un’anomalia”, sottolinea la stessa fonte.
Le critiche che sono arrivate dai sindacati e dal Parlamento, a iniziare dal Pd, hanno rafforzato la convinzione iniziale dell’esecutivo, spiegano fonti di governo: meglio procedere con cautela per non rischiare di essere travolti dall’impopolarità e di passare come “il Governo che taglia le pensioni”. Proprio per questo motivo si è scelto lo strumento del disegno di legge delega, che ha bisogno dell’avallo del Parlamento, e che contiene indicazioni molto generiche. Nel provvedimento, infatti, si parla di una “razionalizzazione” delle prestazioni sia di natura assistenziale che di natura previdenziale e di un accesso secondo criteri che tengono conto dell’Isee, l’indicatore patrimoniale. È a quella “razionalizzazione” che si è appellato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, per sostenere che le polemiche sono infondate e che “per il futuro non è allo studio nessun intervento sulle pensioni di reversibilità”. Il titolare del dicastero di via Veneto ha però anche affermato che la delega si propone “il superamento di sovrapposizioni e situazioni anomale” e un taglio sulle pensioni di reversibilità, troppo alte, potrebbe rientrare proprio in quelle “situazioni anomale”, spiega la fonte di Governo.
I numeri che fanno da sfondo al ragionamento del Governo per un intervento sulle pensioni di reversibilità sono contenuti nella nota tecnica che accompagna il testo del disegno di legge delega. I beneficiari di queste pensioni sono più di tre milioni e la spesa, nel 2015, è stata pari a 24,1 miliardi di euro. Nella stessa nota si sottolinea che le prestazioni esistenti, tra le quali rientrano anche le pensioni di reversibilità, “devono essere verificate nella loro appropriatezza” e occorre “razionalizzare i trattamenti esistenti, ma anche riorganizzare il sistema di accesso alle prestazioni, a partire dalle modalità di valutazione del bisogno”.
Il cantiere è ancora ai primi passi e soprattutto fortemente condizionato dall’orientamento del Parlamento. “La discussione parlamentare interviene, integra, modifica, aggiunge”, sottolinea una fonte del ministero del Lavoro. Se la patata bollente vuole essere condivisa con le Camere, a Montecitorio tira una brutta aria per il Governo. Tra i dem, e non solo tra quelli che non sono vicini a Matteo Renzi, la linea è chiara: le pensioni di reversibilità non vanno toccate. I più oltranzisti, a iniziare da molti componenti della commissione Lavoro, vogliono che l’esecutivo cancelli del tutto il riferimento agli interventi di razionalizzazione “anche di natura previdenziale” all’interno del testo della delega, per allontanare ogni dubbio. Il presidente della stessa commissione, Cesare Damiano, è stato perentorio: “Si cancelli dalla delega ogni riferimento alla previdenza e se ne discuta in Parlamento riga per riga. Per quanto mi riguarda sono contrario a finanziare la lotta alla povertà con i soldi delle pensioni”. Anche l’ex capogruppo del Partito democratico alla Camera, Roberto Speranza, è netto: “Basta immaginare ancora tagli alle pensioni, ne sono già stati fatti molti negli ultimi anni”. Se parte del Pd è pronto alle barricate non da meno lo sono le opposizioni, da Forza Italia a Sinistra italiana. Il fuoco di sbarramento a Montecitorio, dove è attesa l’assegnazione del disegno di legge delega alle commissioni Lavoro e Affari sociali, è pronto. Ora il Governo fa attenzione a non scottarsi.
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