mercoledì 6 maggio 2009

NIGER-GATE I RETROSCENA DEL "DOSSIER" SULL'URANIO E PANORAMA

Lo scoop che non c'era
La telefonata di un informatore: "Ho roba per te...". Nasce così, nell'ottobre 2002, il caso del presunto traffico di uranio tra il Niger e l'Iraq che oggi imbarazza la Casa Bianca. Storia di una notizia che si è rivelata una bufala dopo un attento lavoro investigativo di verifica tra l'Italia e l'Africa
di Elisabetta Burba
24/7/2003
URL: http://archivio.panorama.it/home/articolo/idA020001020115


Venti milioni delle vecchie lire. Tanto valeva la patacca che sta facendo vacillare l'amministrazione Bush. Poco più di 10 mila euro: è la cifra richiesta a Panorama in cambio del dossier sul (falso) traffico di uranio dal Niger all'Iraq. Somma che il nostro giornale s'è ben guardato dallo sborsare... È una storia in cui i soldi non c'entrano proprio, quella dello scoop cestinato prima ancora di essere nato. Si svolge nell'ottobre 2002. In quei giorni mi trovo nei Balcani, per un'inchiesta sull'Uck. Dalla segreteria del giornale, mi chiamano sul cellulare: "Elisabetta, c'è una persona che ti sta cercando". Telefono. Mi risponde un'eco del passato. "Ti ricordi di me?". Certo che sì: grazie a quest'uomo a Epoca ho fatto due scoop internazionali. "Ho qualcosa per te..." dice. Coniugando frasi brevi con allusioni carbonare, mi presenta la sua merce: le prove che "l'amico coi baffi" ha acquisito uranio in un paese africano. Dice di avere le pezze d'appoggio: contratti, lettere, protocolli d'intesa... Tutti transitati dall'Ambasciata romana del paese. Ma qual è? Non vuole citarlo: riesco solo a scucirgli che è islamico. "Troppo bello per essere vero" penso mentre riattacco. Sono i giorni in cui gli Stati Uniti cercano disperatamente le prove che l'Iraq possiede armi di distruzioni di massa. Non solo. Tony Blair ha appena dichiarato che "l'Iraq ha cercato di procurarsi significativi quantitativi di uranio in Africa". E uranio, in un paese senza programma nucleare civile come l'Iraq, può significare solo armi nucleari. Ossia "pistola fumante", la prova provata della colpevolezza di Saddam Hussein. E mi arriva su un piatto d'argento? Se fosse invece una polpetta avvelenata?In redazione, vado da Giorgio Mulè, il vicedirettore che segue l'attualità. Gli racconto tutto. Rivelando anche il nome della fonte. Sorpresa: la conosce. Anche se per tutt'altri canali... (Giorgio è l'unica persona che, a tutt'oggi, sa chi è la mia fonte: per tutti gli altri è solo Mister Patacca). "Andiamo a vedere se c'è ciccia" mi dice. L'incontro avviene il 7 ottobre in un bar. A parte qualche capello grigio in più, è sempre lo stesso personaggio che mi ha sganciato uno scoop sui Balcani e una dritta sulle relazioni pericolose fra terrorismo e Islam. Elegante (quasi) come un lord, Mister Patacca non è riuscito a togliersi di dosso i modi popolani. Cosa che lo rende simpatico. Ci trasferiamo in un ristorante di sua scelta, al tempo stesso ruspante e pretenzioso. A tavola, tira fuori "la roba". Sono 17 pagine di documenti per lo più in francese tappezzati di timbri e ammonizioni: "Confidentiel", "Urgent", "Discrétion". "Vengono dall'ambasciata del Niger, a cui ho accesso attraverso una persona che vi lavora" spiega Mister Patacca. "Li ho scoperti mentre lavoravo su un'altra pista: la vendita di uranio alla Cina". È il Niger, dunque, il terzo produttore al mondo di uranio. Passiamo ai soldi. Vuole 10 mila euro a scatola chiusa. Io, categorica: "Prima verificare, poi pagare". E se le carte risultano false, non si paga. Un gentlemen's agreement che il mio informatore fa fatica a mandar giù, ma che accetta. Guardiamo i documenti. Il primo è datato 1 febbraio 1999. È una lettera dell'ambasciata irachena presso il Vaticano indirizzata all'ambasciata del Niger a Roma. E annuncia che "Sua Eccellenza Signor Wissam Al Zahawie, Ambasciatore della Repubblica dell'Iraq presso la Santa Sede si recherà alla capitale del Niger in qualità di Rappresentante di Sua Eccellenza Saddam Hussein". Però... Ma come mai è in italiano? "Gli iracheni parlano l'inglese, i nigerini il francese. L'italiano è la lingua franca" spiega Mister Patacca.


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