venerdì 15 luglio 2011

Berlusconi su Papa: “No all’arresto”. Ma la Lega annuncia il sì anche in aula.


Il deputato del Pdl incassa la solidarietà del premier, dopo che la Giunta per le autorizzazioni ha dato parere favorevole alla richiesta dei pm napoletani.

“Non si vota sì a una richiesta di arresto preventivo”. E’ la linea di Silvio Berlusconi sul caso Papa, secondo l’agenzia Agi. Che la giunta per le autorizzazioni spiani la strada alla magistratura, secondo il presidente del consiglio, è addirittura una cosa “assurda”. Arrivato a Montecitorio in tarda mattinata, Berlusconi ha incontrato il deputato del Pdl messo sotto inchiesta dalla Procura di Napoli per il caso P4. E gli avrebbe in questo modo manifestato tutta la sua solidarietà dopo il voto della giunta che, con la determinante astensione leghista, stamattina ha dato parere favorevole al suo arresto. Parere non vincolante, ma significativo, per la votazione definitiva che si svolgerà alla Camera.

“Sul voto in aula mi appello alla coscienza dei parlamentari e preciso che il carcere non mi fa paura”, ha commentato Alfonso Papa, ex magistrato, “se dovrà servire a veder trionfare la verità e la mia innocenza, di cui sono certo”. Gli alleati leghist rivendicano la scelta di stamattina e rincarano la dose: “La prossima settimana darò indicazioni per un voto favorevole della Lega in aula all’arresto di Papa”, ha annunciato il capogruppo del Carroccio Marco Reguzzoni.

In giunta, hanno votato a favore del provvedimento chiesto dalla Procura di Napoli che indaga sulloscandalo P4 tutte le opposizioni, dal Pd all’Idv all’Udc. I rappresentanti del Pdl hanno abbandonato l’aula per protesta, contro la decisione del presidente Pier Luigi Castagnetti di mettere ai voti la relazione di minoranza presentata dall’Idv.

Dopo giorni di polemiche e tentennamenti interni al fronte berlusconiano, i sì sono stati 10 (tra i quali lo stesso Castagnetti) e gli astenuti 3: i due leghisti Luca Paolini e Fulvio Follegot, il ResponsabileElio Belcastro. I rappresentanti del Pdl hanno lamentato la “violazione del regolamento”. Un caso originato dalla rinuncia del relatore Francesco Paolo Sisto, che aveva affermato di aver bisogno di più tempo per leggere le carte.

Ma più della mole di documenti arrivati dal tribunale di Napoli, ha pesato la certezza di andare incontro a una sconfitta, dopo che Umberto Bossi aveva annunciato l’astensione della Lega. Il presidente Castagnetti ha dato allora la parola al relatore di minoranza, Federico Palomba dell’Idv, scatenando la reazione dei berlusconiani. “Non ho fatto nessuna forzatura”, ha replicato Castagnetti. Che anzi ha fatto sapere di aver concordato la procedura con il presidente della Camera Gianfranco Fini, il quale di rimando ha definito lo svolgimento della seduta “ineccepibile”.

Il caso si presentava particolarmente delicato. Gli elementi raccolti contro Papa dai magistrati napoletani erano particolarmente corposi, soprattutto riguardo alla raccolta di informazioni riservate attraverso una rete di uomini delle forze dell’ordine al suo servizio. Nel momento in cui si discute una Finanziaria “lacrime e sangue” e la casta torna sotto accusa per i suoi privilegi, il salvataggio del deputato Pdl sarebbe stato politicamente rischioso, soprattutto per la Lega. Meglio, per il centrodestra, cercare di saltare il passaggio in giunta e andare direttamente alla Camera, confidando magari nel “miracolo” del voto segreto. Ma il colpo non è riuscito.

La parabola di Papa ricorda quella di Alberto Tedesco, il senatore del Pd (oggi nel gruppo misto) inseguito da una richiesta di arresto per lo scandalo della sanità pugliese. Anche in quell’occasione, nonostante le parti invertite, il Pd ha sostenuto l’arresto, il Pdl si è pronunciato contro e la Lega si è astenuta. Risultato, via libera al provvedimento dei magistrati. Però era il 6 aprile, più di tre mesi fa. Poi più nulla è successo, e l’aula non si è ancora pronunciata.



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