mercoledì 27 luglio 2011

Frequenze, ecco il bando pro B.- di Alessandro Longo



Il ministro Romani ha reso note le regole per l'asta pubblica: strafavorite (indovinate un po'?) le reti Mediaset, mentre Sky dovrà vedersela con le emittenti locali. Penalizzata, infine, la banda larga di Internet.

Il governo ha pubblicato (leggi) venerdì, di soppiatto, il bando (beauty contest) delle frequenze tv che ha scelto di dare gratis alle emittenti. Appare subito, ben oltre le aspettative dei giorni scorsi, un regalo da 350 milioni di euro a Rai e Mediaset. A danno delle casse dello Stato e dell'innovazione del Paese.

Sono le frequenze che si sono liberate, nell'etere, grazie al passaggio alla tv digitale terrestre. Con questo bando l'Italia vorrebbe scongiurare la procedura d'infrazione prospettata dalla Commissione europea contro alcuni aspetti della legge Gasparri (allora ministro di An).

Ma il rimedio è sorprendente, a firma di Paolo Romani (ministro dello Sviluppo Economico, che ha pubblicato il bando). Si sapeva già che il governo aveva rinunciato a chiedere soldi per quelle frequenze (la gara non è basata sulle offerte economiche migliori ma sulle caratteristiche delle aziende partecipanti). La sorpresa, rispetto a quanto previsto nei giorni scorsi, è che il governo ha scelto di "blindare" le migliori frequenze perché vadano quasi certamente a Rai e Mediaset.

Non si è accontentato di pubblicare un bando che indirettamente favorisse le due emittenti. No: ha voluto andare sul sicuro. E quindi ha suddiviso le nuove frequenze in tre pacchetti: A, B e C. A per i nuovi entranti, come Sky Italia, autorizzata dalla Commissione europea a partecipare, nonostante la pubblica opposizione dello stesso Romani. B per i preesistenti (il duopolio Rai-Mediaset) e C per i telefonici.

Il trucchetto: solo nel blocco B hanno messo le frequenze pregiate, quelle a singola frequenza e coordinate a Ginevra, utili a coprire a lenzuolo l'intero territorio nazionale senza rischio di interferenze.

Nel blocco A, da dare a Sky, hanno messo frequenze a forte rischio di interferenza, perché vicine a quelle utilizzate anche da emittenti locali.

E' solo l'ultima conferma di un vecchio piano: Romani aveva già dato a Mediaset, in via sperimentale, il canale 58, che ora va nel gruppo B. L'emittente così, a differenza di qualsiasi altro concorrente, ha potuto provare per mesi quello che ora avrà servito su un vassoio.

"E' l'ennesima conferma del conflitto di interessi", ha detto Paolo Gentiloni, ex ministro alle Comunicazioni e responsabile Ict del Pd. "Le difficoltà della finanza pubblica passano ancora una volta in secondo piano quando entrano in gioco gli interessi economici dell'azienda del premier", aggiunge. Già, perché le emittenti tv avranno gratis frequenze (dello stesso tipo, a 800 MHz) che invece gli operatori telefonici dovranno pagare con un altro bando recente, da cui lo Stato conta di ricavare tra i 2,4 e i 3,1 miliardi di euro. Così, prendendo questo come metro di paragone e dividendolo per la quantità di frequenze al bando, si può stimare in 350 milioni di euro il regalo a Rai e Mediaset. Sembra quasi che stia già cominciando l'opera di recupero di quanto forse sarà perso per il lodo Mondadori.

L'altro bando servirà a dare nuove risorse alla banda larga mobile, condizione necessaria per sviluppare in Italia connessioni veloci ovunque.

Ed è qui che si valuta il danno all'innovazione. Gentiloni e Antonio Sassano (docente della Sapienza) avevano infatti fatto una proposta: di non mettere a gara alcune frequenze nel beauty contest, ma di lasciarle libere per facilitare il bando per internet mobile. Questo è infatti minacciato da una controversia con le tv locali, a cui il governo ha deciso di togliere tutte le frequenze da dare alla banda larga, pur di assegnarne gratis, quante più possibili, alle emittenti nazionali. Nonostante le proteste da più parti e il rischio che le frequenze internet mobile siano paralizzate dalla guerra con le tv locali, il governo ha scelto di andare avanti imperterrito per quella strada. E, visto che si trovava, ha pure blindato le frequenze a Rai e Mediaset. Peggio persino di quanto previsto dai critici più pessimisti.


Romani è Viceministro dello sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, anche se:

A seguito del fallimento di Lombardia7 nel 1999, Romani viene indagato dalla procura di Monza per bancarotta preferenziale[6]. Interrogato, nega ogni coinvolgimento, avendo ceduto l'azienda prima del fallimento. Il reato è derubricato in falso fallimentare, le cui pene sono ridotte dalla nuova legge sulfalso in bilancio[7]La sua posizione è infine archiviata, ma deve risarcire 400.000 euro al curatore fallimentare[6].

(wikipedia)


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