domenica 14 agosto 2011

Così la manovra fa alzare la tensione nel governo.


berlusconi in ritardo

La manovra aggiuntiva approvata in fretta e furia dal governo dopo le pressioni dell'Europa e dei mercati sta rischiando adesso di accendere un po' troppe micce nella polveriera del Pdl. Le migliori parole per descrivere la situazione all'interno della maggioranza e del governo le ha usate Umberto Bossi. «Bisognava fare questa manovra pesantissima», dice, rassegnato. Ma aggiunge: «È stato un giorno infernale, al punto che Berlusconi al mattino ha fatto incontrare i ministri, prima del Cdm, per paura che venisse fuori un casino, scontri». Gli scontri non ci sono stati, almeno nel consiglio dei Ministri, ma già oggi molti non lesinano parole dure contro Tremonti e il suo provvedimento, tanto da spingere Fabrizio Cicchitto a mettere le mani avanti.

CALDEROLI: MODIFICHE SI' A SALDI INVARIATI
E la base della Lega è furiosa (leggi qui), tanto da spingere il ministro Calderoli ad avvisare:chi dissente è fuori. Poi cerca di scendere a patti: «Il testo può essere modificato soltanto a saldi invariati ma non può essere smontato perché si rischierebbe il default economico del Paese».



Tutte le misure: pensioni,
feste abolite, tfr, tagli a servizi pubblici


Berlusconi e Tremonti: cuore gronda
sangue, ma tagliate 54mila poltrone


Regioni ed enti locali in rivolta:
è disastro sociale (Formigoni, Rossi, Errani, Alemanno...)


«Certamente la manovra è aperta al confronto in Parlamento con le forze dell'opposizione ma essa non è allo sbando né può essere rovesciata come un guanto», dice il presidente dei deputati del Pdl Cicchitto. Stesso atteggiamento difensivo è quello dimostrato Ignazio La Russa. «La manovra è perfettibile e passerà al vaglio del Parlamento che potrà migliorarla», dice il ministro. E del resto, tra le file dello stesso Pdl c'è già chi pensa agli emendamenti da proporre, dopo aver definito il provvedimento di Tremonti «deludente». Sono in nove, al momento, i frondisti capeggiati dall'ex ministro Antonio Martino, ma le fila sono destinate a ingrossarsi.

A loro prova a rispondere Stefano Saglia, sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico: «Ai colleghi che alzano il dito e dicono non ci sto dico basta. È un inutile stillicidio. Tutti sono pronti a dire che la manovra non va ma pochi hanno idee alternative». «È tempo - continua il sottosegretario - di smetterla di giocare. Il Pdl si dimostri partito. Gli emendamenti si devono presentare solo con il consenso del segretario Alfano e del Capogruppo. Se la manovra si può migliorare lo si deve fare stando nel perimetro della maggiorana. Sennò tutti a casa».

Sarà, però un altro ministro mette le mani avanti sulle possibile dimissioni di Giulio Tremonti. A farlo è Saverio Romano, che certo giustifica il possibile cambio di passo con un «se lasciasse, sarebbe solo per stanchezza». Meno dorotee le parole di un altro ministro ancora. Stefania Prestigiacomo, addirittura, accusa Tremonti di aver inserito tra i tagli, quello al Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti. «Cancellare il Sistri, magari per rendere la vita più facile alla categoria dei parrucchieri, come è stato surrealmente argomentato, è un errore gravissimo, una follia. Quanti predicano legalità e rigore dovrebbero farsi un esame di coscienza, e capire che stavolta hanno fatto un regalo alle ecomafie».


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