domenica 13 novembre 2011

Agenda Monti: esame del debito. Poi pensioni e patrimoniale. - di Stefano Feltri



Il senatore vede Draghi e i leader del centrosinistra. I tecnici risanano, in Parlamento si fanno le riforme. 

Mario Monti con Giorgio Napolitano
Da professore, in questi ultimi anni, Mario Montiha imparato a coltivare una riservatezza tale da riuscire a tenere lezioni segrete nel cuore della Bocconi per i pochi studenti capaci di scoprire l’aula misteriosa. “Buona sera. È la dichiarazione più lunga che vi lascio oggi. Siete fortunati”, ha detto ieri sera ai cronisti rientrando in albergo, ieri sera. Ma ora che è ufficialmente un politico, qualcosa in più sulle sue intenzioni e ambizioni comincia a filtrare.

“Ha le idee molto chiare e una lista di priorità, molto determinato”, racconta chi ha parlato con il prossimo presidente del Consiglio. “Rimosso chirurgicamente” Silvio Berlusconi, per usare l’espressione del Financial Times di ieri, resta la sua eredità da gestire. Monti da giorni ragiona e si muove già da premier consapevole di quello che sarà il suo vero test: le aste del debito pubblico. Domani il ministero del Tesoro deve vendere all’asta fino a 3 miliardi di euro di Btp a 5 anni. L’ultima asta dei Bot, i titoli con scadenza 12 mesi, si è chiusa con un conto salato per lo Stato: tassi al 6, 08 per cento. Ormai l’Italia deve pagare di più per avere in prestito soldi con scadenze ravvicinate che lunghe, come se ci fosse un imminente rischio bancarotta. Monti spera di dimostrare che la sua sola presenza basta a invertire la tendenza e a far scendere i tassi domani. Ma restano altri 135 miliardi da vendere ai creditori entro marzo 2012.

Per questo Mario Monti ha incontrato ieri anche Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea che, stando alle voci che circolano sui mercati, negli ultimi giorni ha ricominciato a comprare ingenti quantità di titoli di Stato italiani per dare un po ’ di fiato all’Italia durante la transizione. L’ultimo dato disponibile, della settimana scorsa, è di 9, 52 miliardi di acquisti (tra Italia, Portogallo, Irlanda e Spagna) contro i 4 miliardi della settimana precedente. Draghi subisce la pressione della Germania perché ridimensioni il sostegno ai Paesi in difficoltà. Ma nei prossimi giorni non dovrebbe avere grandi problemi: ogni giorno arrivano nuove dichiarazioni di sostegno a Monti dai protagonisti della crisi del debito. Ieri si è pronunciata Christine Lagarde, direttrice del Fondo monetario internazionale: “Conosco molto bene Mario Monti, ho molta stima e rispetto per lui, penso che sia una persona estremamente competente con la quale in ogni caso ho sempre avuto un dialogo allo stesso tempo produttivo ed estremamente intenso”. Parole che rendono legittimo aspettarsi un approccio indulgente da parte degli ispettori del Fmi che arriveranno a Roma nelle prossime settimane. Il sostegno di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel viene ribadito quasi quotidianamente. Idem quello di Barack Obama, che ieri sera ha definito “positivi” i cambi di governo in Grecia e Italia.

Dal lato internazionale, quindi, tutto sta andando a posto. Peccato che ci sia anche il Parlamento. Ieri Monti ha pranzato con Silvio Berlusconi e, sempre in mattinata, ha incontrato il segretario del Pd Pier Luigi Bersani e il suo vice Enrico Letta. E poi Pier Ferdinando Casini, il leader dell’Udc. Stando a quanto filtra, il Cavaliere ha perorato due cause tra loro legate: l’ingresso di Gianni Letta nel nuovo esecutivo e la garanzia che non arriveranno leggi punitive su giustizia e televisione. Anche l’assegnazione di un ministero importante a Giuliano Amato, secondo molti parlamentari, potrebbe essere considerata da Berlusconi una garanzia di non eccessiva ostilità del governo Monti.

Il professore della Bocconi ha già elaborato se non una strategia almeno una tattica di sopravvivenza per i prossimi mesi: il Parlamento si occuperà delle riforme istituzionali, a cominciare dalla legge elettorale, il governo dei dossier economici. Così i leader, che non saranno tra i ministri, si terranno occupati con infinite divagazioni su sistemi proporzionali alla tedesca, doppi turni alla francese e, chissà, bicamerali. Nel frattempo Monti e la sua squadra, di cui dovrebbero far parte un paio di rettori come Guido Tabellini (Bocconi) e Lorenzo Ornaghi (Cattolica), rimetteranno in sesto il bilancio in coerenza con la lettera d’intenti del governo Berlusconi all’Unione europea.

Da notare che Monti non ha ancora sentito la necessità di incontrare il ministro del Tesoro Giulio Tremonti. L’agenda dei provvedimenti è ormai definita all’insegna dell’equità e della crescita. Che, tradotto in misure concrete significa riduzione o cancellazione delle pensioni di anzianità e imposta patrimoniale (di questa i dettagli sono già oggetto di negoziati, si parla di interventi sui patrimoni sopra il milione di euro). Senza dimenticare i provvedimenti di medio periodo, quelli a cui Monti tiene di più per uscire da una logica dell’emergenza e della “veduta corta”, come dicevaTommaso Padoa-Schioppa, che il professore considera una delle cause profonde della crisi. E questo significa liberalizzazioni, concorrenza e riforme del mercato del lavoro. Ma su questi temi di dettagli ce ne sono ancora davvero troppo pochi.

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