sabato 10 dicembre 2011

Indennità parlamentari, emendamento sui tagli. Fini: "Non è un modo per prendere tempo"




La norma del decreto - che prevedeva fino a 5 mila euro in meno per gli stipendi di deputati e senatori - sarà cambiata. "Il governo non può ledere l'autonomia delle Camere", dicono gli onorevoli. 

 

ROMA - Sarà modificata la norma della manovra che prevede il taglio degli stipendi dei parlamentari a partire da gennaio. Ad annunciarlo per primo è stato uno dei relatori, Pier Paolo Baretta del Partito democratico, spiegando: "Potrebbe arrivare un emendamento del governo o di noi relatori". Dunque, una modifica figlia di un accordo trasversale. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, difende l'iniziativa: 'Escludo che da parte del Parlamento ci possa essere un'azione dilatoria nei confronti dell'adeguamento del trattamento economico di deputati e senatori italiani alla media europea". Fini però definisce "inappropriato" il tentativo del governo di riformare le indennità per decreto. 

La manovra prevede che il governo 'recepisca' gli esiti del confronto sugli stipendi degli altri parlamenti europei di cui si sta occupando la commissione guidata dal presidente dell'Istat, Enrico Giovannini. Il "punto di fondo - ha sottolineato Baretta - è che non può essere il governo a 'recepire' i risultati ma deve essere il Parlamento". "Cosa faremo lo vedremo - ha aggiunto il relatore, ricordando che il Parlamento ha già dichiarato di voler assumere i risultati della commissione. Anche il vicecapogruppo del Pdl a Montecitorio, Massimo Corsaro, dice che non si tratta di un rinvio a tempo indeterminato. "Si sta lavorando per un emendamento - riferisce - in cui si stabilirà un tempo massimo entro cui la commissione Giovannini dovrà intervenire. Eventualmente la nuova formulazione per dare qualche mese in più di tempo".


Dunque gli onorevoli si appellano all'autonomia del Parlamento. Già da giorni, però, si parlava di malumori diffusi tra Camera e Senato. 1Dopo la cancellazione dei vitalizi, infatti, deputati e senatori erano sul piede di guerra. La norma scritta dal governo Monti, per l'adeguamento dello stipendio a quello dei colleghi europei, potrebbe comportare anche un taglio di 5 mila euro in meno alle indennità. I nostri onorevoli hanno infatti un'indennità di 11.700 euro, al netto della diaria mentre gli stipendi percepiti dai parlamentari dei Paesi dell'eurozona ammontano in media a 5 mila euro.

Il presidente della Camera Fini prova ad arginare le polemiche, dando rassicurazioni sui tempi dell'adeguamento: "La commissione dell'Istat terminerà il proprio lavoro nel più breve tempo possibile, mi auguro che lo faccia nelle prossime settimane, dopodichè le due Camere tradurranno in apposite norme interne il risultato dei lavori".

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