Dopo la polemica sull'abbonamento 'estendibile' ai personal computer e agli altri supporti informatici connessi alla Rete, viale Mazzini ha fatto dietrofront, negando di aver mai chiesto una simile tassa. La richiesta "si riferisce al canone speciale dovuto nel caso in cui i computer siano utilizzati come tv".
La nota di viale Mazzini, del resto, insiste molto sul punto: “Ciò, quindi, limita il campo di applicazione del tributo ad una utilizzazione molto specifica del computer – è scritto nel comunicato della Rai – rispetto a quanto previsto in altri Paesi europei per i loro broadcaster (Bbc) che nella richiesta del canone hanno inserito tra gli apparecchi atti o adattabili alla ricezione radiotelevisiva, oltre alla televisione, il possesso dei computer collegati alla Rete, i tablet e gli smartphone”. Detto questo, “si ribadisce pertanto che in Italia il canone ordinario deve essere pagato solo per il possesso di un televisore”. Già ieri la Rai aveva chiarito che “le lettere inviate non si riferiscono al canone ordinario (relativo alla detenzione dell’apparecchio da parte delle famiglie) ma si riferiscono specificamente al cosiddetto canone speciale, cioè quello relativo a chiunque detenga – fuori dall’ambito familiare (ad esempio imprese, società, uffici) – uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezioni di trasmissioni radiotelevisive”.
Sulla questione, tuttavia, continua i silenzio del ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, a cui alcuni parlamentari sia di centrodestra che di centrosinistra (oltre che ad una serie di enti) si erano rivolti per chiedere di intervenire sulla stramba richiesta di viale Mazzini.
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