giovedì 21 giugno 2012

In latino è meglio. - Rita Pani



Così, Squinzi dice che la legge sul lavoro è una boiata, ma va fatta. In quel che resta della destra ci si domanda come sia possibile, votare una legge che è una boiata. Ovviamente avendo la memoria labile si son scordati di quando l’allora ministro calderoli (sì, era ministro) disse che la legge elettorale era una porcata, ma la avevano fatta a posta.

Poi che male c’è? Siamo in Italia, rispettosi degli usi, dei costumi, delle tradizioni, e della cultura che ci ha sempre contraddistinto in questo vecchissimo continente. Quando una legge nasce storta, basta affibbiargli un nome latino, che la renda degna di tanta vetusta civiltà. Il latinismo, ormai, ha un suono quasi esotico. In fondo abbiamo votato col mattarellum – che non voleva dire un cazzo, ma rendeva l’idea della legnata – poi abbiamo trasformato la legge in Porcellum, e non ho mai visto nessun ministro, nessun politico e nessun giornalista, vergognarsi o non riuscire a pronunciare tanta bestialità.

L’Italia è stata capace anche di latinizzare il malaffare, promulgando leggi “ad personam” o normative “pro domo sua”. Senza imbarazzi, senza alcun rossore in volto, ci insegnavano che era normale, e che se era in latino, la cosa doveva essere serissima.

Ora tocca alla legge boiata in materia di lavoro, e io so già che a breve tutti i giornalisti parlamentaristi rinomineranno la cagata con un più consono “legge ad minchiam”. Poi verranno i dibattiti televisivi – per fortuna per poco dato che l’estate incalza - e le dotte disquisizioni sulla sintomatologia di un paese che sembra malato, invece è morto, piazzandoci qua e là un latinismo che fa sempre fine ed erudito chi lo usa.

D’altronde son giorni che la fornero, con la sua voce querula da vergine lacrimante, continua a battere su un punto fondamentale della questione lavoro: “Non è corretto parlare di esodati. Bisogna chiamarli con proprio nome, cioè salvaguardati.” E converrete con me, che almeno questa volta non le si può dare torto. Di fronte a cotanta rigida fermezza nella scelta del vocabolo più consono da usare, quale importanza potrebbe assumere il fatto che ad oggi, nell’Italia post latina, culla della civiltà, nell’era dell’abbondanza internettiana, non si sappia davvero quanti siano gli esodati, salvaguardati e sodomizzati?

Quo usque tandem …

Rita Pani (Ad polide)


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