La polemica è scoppiata dopo che il nuovo bando per l'assegnazione dei loculi a Castel San Pietro Terme accetta solo le persone legate da matrimonio o con parentela di secondo grado. Il consigliere Franco Grillini: "E' una questione politica". Ma il sindaco Brunori respinge le critiche: "L'articolo 41 non esclude il caso citato".
Sepolti l’uno accanto all’altro? È possibile, ma solo se sposati o se parenti fino al secondo grado. Nulla da fare invece per le coppie di fatto. A riportare d’attualità il dibattito è quello che accade a Castel San Pietro Terme, centro di quasi 21 mila anime ancora viventi in provincia di Bologna. Qui poche settimane fa è stato pubblicato pubblicato un bando per le “concessioni di gruppi familiari nel cimitero comunale del capoluogo”.
La pratica è stata affidata alla Solaris, la società che dal 2008 ha in carico la gestione dei cimiteri comunali, e per gli abitanti della cittadina emiliana c’è tempo fino al 16 luglio per richiedere uno dei dieci “gruppi familiari” raggruppati nella batteria 23 del locale camposanto. In altre parole, si tratta di 2 loculi a gruppo che, per 15 mila euro Iva compresa da versare alla sottoscrizione del contratto, sono accessoriati anche di lapide.
La particolarità della vicenda sta nei criteri di assegnazione. Criteri che, definiti nel burocratese del bando, parlano di “persone congiunte con un residente con rapporto di coniugo o parentela entro il secondo grado”. In termini più chiari, a farsi inumare vicine possono essere solo persone sposate con rito civile o religioso o nelle cui vene scorre lo stesso sangue. Escluse invece le coppie di fatto ed esclusi più in generale tutti i conviventi legati solo da vincoli affettivi privi di effetto di legge.
Le modifiche al regolamento? Grillini (Arcigay): “Questione politica”. Per motivare il requisito di parentela, a Castel San Pietro Terme si richiama il regolamento di polizia mortuaria, che all’articolo 41 parla di “loculi denominati ‘gruppi familiari’”. Al suo interno viene riportata la frase che si trova anche nel bando e che prevede un’unica eccezione: la tumulazione di cassette o urne cinerarie solo per “giustificati motivi” da sistemare eventualmente anche in un unico tumulo, se lo spazio lo consente. Tra i casi particolari niente invece a proposito dei vincoli extra familiari.
Uno dei primi a reagire è stato il segretario cittadino dell’Idv, Antonio Lannutti, che ha detto di condividere la parte del bando che dà priorità ai residenti. Ma non gli sta bene il resto: “Gli affetti non dovrebbero mai essere discriminati”. Concorda con lui – e chiede che il regolamento di Castel San Pietro Terme venga modificato – Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay, oltre che deputato e consigliere regionale per l’Emilia Romagna.
Annunciando in quest’ultima veste un question time apposito, aggiunge che “siamo alla follia. Perché a persone che hanno vissuto insieme non garantire la sepoltura vicini? Questa è una questione puramente politica che in altri Comuni italiani è stata risolta e anzi, a questo proposito, sembra essere più garantito un diritto post mortem mentre quello in vita è ancora negato”. Inoltre “l’episodio in sé può essere definito come ‘minore’, tuttavia è significativo di un modo di vedere del tutto ideologico e fuori da ciò che è la vita reale delle persone”.
Il sindaco di Castel San Pietro Terme, Sara Brunori, è intervenuta per respingere le critiche. A proposito dell’articolo 41 del regolamento, che risale al 2004, dice che “non esclude la possibilità del concessionario di essere sepolto insieme al proprio convivente”. E fa riferimento a un altro passaggio in cui si dice che “la concessione è nominativa, le domande dovranno specificare i nominativi di tutti gli aventi diritto alla sepoltura nel blocco richiesto e avranno diritto alla sepoltura solo le persone indicate nella concessione”. Formula di cui sembra riconoscersi la poca chiarezza. E in merito il sindaco aggiunge che la formulazione dell’articolo dovrà essere rivista per evitare le “interpretazioni strumentali”. Così facendo, dunque, si cercherà di approcciare un “tema delicato che va affrontato tenendo conto delle molteplici sensibilità presenti nella nostra comunità”.
Coppie di fatto in vita e in morte: dove accade in Italia. Casi diversi ne esistono e dovrebbe capitare – ma non sempre succede – laddove ci si è dotati registri delle unioni civili. “Può accadere che il registro esista, ma che la possibilità di tumulazione per coppie di fatto non sia contemplata”, prosegue Grillini. “Il problema è che i registri talvolta si limitano a essere una raccolta di principi con scarsi effetti pratici. E invece proprio con materie come quelle mortuarie, ma anche con questioni legate alla sanità, devono essere riempiti”.
Andando a vedere alcuni comuni in questo è possibile, uno dei casi di concessione di loculi familiari anche alle coppie di fatto risale al 2007 e si è concretizzato nel lecchese, a Cassago Brianza, dove l’allora giunta di centrosinistra ha introdotto la modifica al regolamento cimiteriale mentre infuriava il dibattito sui Dico (diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi), mai riconosciuti dalla legge negli anni a seguire.
E poi è accaduto anche a Rimini, che ha modificato il suo regolamento di polizia mortuaria nel 2008 introducendo, laddove si parla di “diritto d’uso delle sepolture” (articolo 53), il concetto di nucleo familiare anagrafico. Un concetto che si estende a “vincoli affettivi coabitanti e aventi dimora abituale nello stesso comune”, secondo la definizione che ne dà Ergo, l’Azienda per il diritto agli studi superiori dell’Emilia Romagna.
Lo stesso è stato proposto due anni più tardi in Sardegna, ad Alghero, dove il provvedimento è dato discusso come “ovvio riconoscimento a chi ha deciso di condividere una vita insieme”. Parola del consigliere Valdo Dinolfo, schieramento di centrodestra. Nell’aprile scorso la stessa scelta è stata inoltre effettuata a Golnate Olona, comune della provincia di Varese guidato anche in questo caso da un sindaco di centrodestra, Barbara Bison.
La quale, convivente more uxorio con il suo compagno e madre di un bambino concepito fuori dal matrimonio, aveva dichiarato: “Non vedo per quale ragione una prerogativa di chi è sposato non possa essere estesa a chi si vuole bene, ma non ha contratto matrimonio”. Così, aggiungendo al regolamento comunale solo la parola “convivente”, il diritto è stato esteso sia agli eterosessuali che agli omosessuali.
L'affetto, l'amore, non sono contemplati dalla chiesa che ammette solo un vincolo meccanico tipo palla al piede.
RispondiEliminaPer quanto riguarda la morte, c'è sempre la più sana e corretta cremazione, che toglie alla chiesa il piacere di sentirsi padrona non solo della tua volontà in vita, ma anche delle tue spoglie dopo la morte.