Dopo la pubblicazione di alcune intercettazioni relative alla vicenda dell’Ilva sarà davvero il caso di riporre in un cassetto qualsiasi ipotesi di “Legge bavaglio” comunque riformulata. Mai come in questo la tutela dell’interesse generale e la tutela della salute pubblica richiedono il massimo di trasparenza e la pubblicazione di qualsiasi notizia abbia il requisito dell’interesse sociale. I magistrati che hanno indagato e i cronisti che non si sono fatti corrompere dal “piano propaganda” hanno svolto bene il loro compito.Altri sono venuti meno ai loro doveri d’ufficio. A costoro i ministri competenti potrebbero inviare gli ispettori per accertare le ragioni della loro diserzione ed eventuali casi di corruzione. Altro che minacciare il gip di Taranto o valutare la possibilità di deferire i giudici competenti. Chi ragione così espone le istituzioni repubblicane alla ennesima figuraccia e contribuisce ad alimentare quella che viene chiamata “l’antipoltiica” e che trova il suo alimento nella “Malapolitica”. Su Taranto e sull’Ilva si possono legittimamente avere idee diverse, ma, almeno in questo caso, non si faccia finta che la colpa principale sia del magistrato. Le stesse parole identiche le abbiamo giá sentite a Marghera, a Priolo, a Casale Monferrato quando si negava l’esistenza di un qualsiasi nesso tra le produzioni e le morti per tumore, salvo, un ventennio dopo, riconoscerlo e piangere le centinaia di decessi. La situazione di Taranto è talmente grave che non servono proprio altre drammatizzazioni e scontri tra opposte tifoserie. Per queste ragioni sarà davvero il caso, anche dopo questa vicenda, e dopo il nauseabondo quadro che sta emergendo dalle intercettazioni, di lasciar davvero perdere qualsiasi ipotesi di “Legge bavaglio”. Era una follia prima, sarebbe un disastro oggi! Sarebbe la prova provata che questa legge ha un solo obiettivo: nascondere la polvere sotto il tappeto, chiudere occhi e orecchi alla pubblica opinione.
Nessun commento:
Posta un commento