mercoledì 29 maggio 2013

Chi finanzia la Fondazione Veronesi? Pulirsi la coscienza e riempirsi la bocca con la finta solidarietà. - Italo Romano

Capita spesso di ricevere inviti per partecipare a campagne di raccolta fondi in favore di enti più o meno legittimi che millantano di fare ricerca nella speranza di trovare cure a malattie spesso mortali, su tutte il cancro.
Si sprecano le sigle, i banchetti nelle piazze italiane sono oramai divenuti postazioni fisse, la solidarietà e la sensibilità delle comunità sono perennemente stimolate nel contribuire economicamente alla “progresso scientifico”.
Tra gli innumerevoli protagonisti spicca senz’altro la Fondazione Umberto Veronesi. Per i pochi che non lo conoscessero, Veronesi è un chirurgo di fama internazionale, direttore dell’Istituto Europeo di Oncologia, Presidente del comitato scientifica della Fondazione Italia USA, ma anche ex Ministro della Sanità ed ex Presidente dell’Agenzia per la Sicurezza Nucleare.
Umberto Veronesi, vegetariano, è noto per essersi apertamente schierato contro la vivisezione, a favore dell’aborto e dell’eutanasia. E’ anche tristemente famoso per alcune dichiarazioni in favore dell’energia nucleare e degli inceneritori prive di qualsiasi valenza scientifica.
Un luminare dell’oncologia a braccetto della lobby del nucleare? In Italia succede anche questo.
A questo punto è lecito domandarsi: chi finanzia la Fondazione Veronesi? 
E’ presto detto. Basta andare sul sito ufficiale dove vi è una intera sezione dedicata agli sponsor partner di Veronesi&Co..
E’ una lunga lista di multinazionali, banche, assicurazioni, general contractor e case cinematografiche:
Eni, Pzifer, Novartis, Acea, Astaldi, Pirelli, UniCredit, UbiBanca, Panasonic, Moncler, Intesa SanPaolo, Ferrarelle, Citroen, BMW, Alitalia, Yamamay, Universal, Todd’s, TNT, Sisal, RCS Quotidiani, Prada, Philips, Mondadori, Kleenex, Lavazza, Conad, HP, Ford, Gruppo Fondiaria SAI, Fastweb. Ferrovie dello Stato, Credit Suisse, Alleanze Assicuarazioni, Acer etc.
Sono solo alcuni dei sostenitori della Fondazione Veronesi.
C’è un’evidente conflitto d’interessi. Difatti questi magnanimi finanziatori sono tra i maggiori responsabili del disastro ambientale, dell’insorgere di nuove patologie mortali, dell’endemica diffussione del cancro e del fallimento socio-economico di interi continenti.
Lucrano tre volte sulla salute della collettività. Prima ci fanno ammalare, poi ci chiedono i soldi per cercare la cura e poi ce la vendono.
Alla luce di ciò viene facile spiegarsi alcune dichiarazione rilasciate da Veronesi in materie a lui completamente estranee se non per motivi meramente economici.
Nonostante il palese controsenso, lo stuolo della falsa solidarietà conta milioni di volontari, accecati dalla buona fede e armati di moralismo, ipocrisia e sensi di colpa, da vomitare contro chiunque cerchi di far luce su dinamiche quantomeno poco chiare e tenta di mettere in dubbio l’utilità del flusso danaroso in moto verso la ricerca privata S.p.a..
Il grande pedagogo Paulo Freire ci spiega, in un memorabile passo del suo ‘Pedagogia degli oppressi, cosa sia la falsa solidarietà.
E’ un’arma al servizio degli oppressori e degli oppressi che imitandoli vorrebbero prenderne il posto.
La cultura degli piagnisteo tende ad ignorare la fonte dei problemi, cercando conforto nel perbenismo radical chic, divenendo essa stessa una colonna portante del sistema tanto criticato.
E’ la società dello spettacolo a dettare legge. Confortata da un formalismo e da un incompetenza dilagante, da una disabitudine al pensare e da un conformismo avvilente.
Per esempio, si tace sulla realizzazione delle discariche e poi si raccolgono fondi per guarire le persone che si sono ammalate anche a causa delle discariche.
C’è chi la chiama polemica fuori luogo. Ma sono coloro per i quali la polemica non ha mai luogo e ne deve averlo. Sono quelli del quieto vivere, sono coloro che galleggiano, sono quelli che ben pensano e nulla hanno da imparare, arroccati nella fortezza Bastiani, divenuti fantasmi nell’eterna e tremante attesa dell’arrivo del nemico dal deserto dei Tartari.
L’unica cosa certa è che la maschera della solidarietà rende inattaccabile qualunque diavolo, immaginiamoci dei figuranti.
Che sia chiaro però: tutto ciò è solo moralismo, apparenza, spettacolo…
Vogliamo debellare gli effetti delle malattie senza estirpare le cause delle stesse. Vogliamo sentirci tutti un pò meglio, calmierando i sensi di colpa e dando sfoggio della nostra impareggiabile sensibilità, nella speranza che il male oscuro tiri dritto dinanzi la nostra porta.

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