'Non portano mai risultati e danneggiano chi ne fa ricorso'.
La scure delle sanzioni Ue si abbatte su Mosca colpendo i giganti del petrolio Rosneft, Gazprom Neft, e Transneft, dell'aerospazio come Opk Oboronprom e della produzione di armi, come la Khalashnikov, ma anche personalità vicine al presidente Vladimir Putin, come il top manager pubblico Serghiei Chemezov, alla guida di RosTekhnologi, principale società manifatturiera nel settore della difesa. Un'azione che in tutto colpisce 15 società e 24 personalità (anche se 'risparmia' nomi di primissimo piano, lasciando fuori il ministro della Difesa Serghiei Shoigu, indicato nei giorni scorsi come possibile bersaglio), e imprime un nuovo giro di vite alle misure di luglio contro i principali istituti di credito a controllo pubblico: Sberbank; Vnesheconombank; Rosselkhozbank; Vtb bank; e Gazprombank.
Una ghigliottina che si incrocia con quella del nuovo pacchetto di misure varato dagli Usa, dopo giorni di indecisione e attente valutazioni, nelle capitali, sulla tenuta della tregua e sull'evoluzione della situazione sul terreno. Nuove sanzioni, che fanno colare a picco il rublo, al suo nuovo record negativo (a quota 37,72 per un dollaro), e suscitano la dura reazione del capo del Cremlino: "passi che minano il processo di pace", li definisce. Perchè "le sanzioni", sostiene, "non sono mai state efficaci come strumento di politica estera e non portano mai i risultati attesi". Anche se di fronte alla possibilità di ulteriori contromisure Putin si mostra cauto: si faranno solo se queste non danneggeranno l'economia russa. Mosca, del resto, non si mostra intimidita: e in serata fa sapere che una nuova colonna di aiuti destinati alle zone controllate dagli insorti ha attraversato il confine russo con l'Ucraina orientale per un totale di almeno 35 camion. Dal canto suo il presidente ucraino Petro Poroshenko ribadisce la promessa che la Crimea tornerà sotto Kiev, ma ammette che questo avverrà "non necessariamente" con l'uso delle armi.
Mentre il presidente della commissione Josè Manuel Barroso, da Kiev dove è in vista a Poroshenko spiega: "non abbiamo voluto aggravare la situazione". Con queste misure l'Ue ha "dimostra alla Russia e al mondo che ci sono comportamenti che non possono essere accettati". Anche se "le porte del dialogo", e del "compromesso" restano aperte. Esempio della disponibilità europea a mediare è la decisione di rinviare al 31 dicembre 2015 l'applicazione dell'accordo di libero scambio Ue-Ucraina (il pezzo economico dell'Accordo di associazione all'origine di tutto il conflitto) al termine di una trilaterale (Ue-Ucraina-Russia) a Bruxelles. Aprendo così "uno spazio politico di dialogo tra Mosca e Kiev", come spiega il commissario europeo al Commercio Karel De Gucht.
Intanto il colosso dell'energia statunitense Exxon perde lo 0,94% in borsa. Pesa il rischio di uno stop all'accordo da 3,2 miliardi di dollari con Rosneft nel mar Artico, dopo che il Tesoro americano ha "imposto sanzioni che vietano l'esportazione di beni, servizi (non inclusi quelli finanziari) o tecnologia" che possa aiutare la produzione di petrolio nel mar Artico a Gazprom, Gazprom Neft, Lukoil, Surgutneftegas e Rosneft.
Minano la pace, mettendo a rischio l'erogazione di gas; la scusa buona per farne aumentare il prezzo anche se non dovesse verificarsi nulla di quanto detto.....
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