Il tenente Francesca Mola
Le intercettazioni del tenente Francesca Mola, prima militare donna arrestata, e del capitano Giovanni Di Guardo. "La sintassi, almeno la sintassi", diceva lei agli imprenditori. Lui aveva una condanna per truffa.
TARANTO - "La sintassi, che diavolo non dico tanto, ma almeno la sintassi. (...) Quelli avevano anche l'aroma terapia (...) e voi nemmeno un livello ba-si-co!. (...) E mi raccomando non faccia proprio la copia, altrimenti finiamo tutti in galera". Se si è in cerca di un manuale su come si trucca un appalto, senza troppo pelo sullo stomaco, è il caso di ricordarsi bene queste parole della tenente di Vascello, Francesca Mola, prima militare donna italiana arrestata per mazzette e la storia della gara bandita dalla Marina militare per il servizio di pulizia e sanificazioni per i prossimi tre anni a Taranto e Napoli.
Affidamento che, se non fossero arrivati i militari della Guardia di Finanza, sarebbe andato a finire alla Teoma, ditta dell'imprenditore Vincenzo Pastore. Grazie alle mazzette pagate o promesse al capitano Giovanni Di Guardo, capo della Maricommi della Marina e alla sua assistente, la tenente Molo. Le 30 pagine di intercettazioni telefoniche, registrate grazie a un virus inviato sull'Iphone di Di Guardo che si è dunque trasformato in un registratore telefoniche, offrono uno spettacolo desolante sulla situazione degli uffici militari di Taranto.
E dimostrano come la corruzione sia in Italia ferma ancora ai tempi di Tangentopoli. Ma la storia ha aspetti davvero paradossali. Di Guardo arriva a Taranto per 'moralizzare' lo scorso anno dopo lo scandalo tangenti: la Procura scopre che un giro di ufficiali della Marina applica la 'legge del 10 per cento' su ogni appalto. Cioè, incassano una mazzetta di un decimo del valore dell'affidamento. Vengono arrestati in otto, in un undici (compresi due civili) stanno per affrontare il processo.
La Marina sceglie Di Guardo per la sostituzione, chiedendogli di ripristinare 'chiarezza e trasparenza', sorvolando su un particolare del suo curriculum: una vecchia condanna per truffa. E così il capitano ci ricasca. Giovedì scorso viene arrestato dal pm Maurizio Carbone con in mano una tangente da 2.500 euro, acconto secondo gli inquirenti di una da 200mila, pagata da Pastore.
Di Guardo si è difeso dicendo prima che era il prezzo per la vendita di un'auto e poi di non sapere addirittura cosa ci fosse in quella busta (la mazzetta a sua insaputa). Ma a leggere gli atti ci sono pochi dubbi su quello che è successo. Pastore partecipa alla gara. Ma la sua proposta è molto peggiore di quella delle concorrenti. Arriva così al capitano e cerca di capire cosa si può fare. "Non abbiamo ancora cominciato ed è venuto con questi!" diceva il capitano orgoglioso alla compagna rumena, sventolando la busta, dopo aver incontrato l'imprenditore. "Chiamo mia madre così impazzisce" rispondeva, entusiasta la donna. E così tutti e tre si sono messi a contare le banconote, tutto a favore di microfono della finanza.
Secondo gli inquirenti l'accordo corruttivo prevedeva una tangente complessiva da 200mila euro. Oltre a un suv dell'Audi. Ma Di Guardo non poteva fare da solo: la commissione giudicatrice della gare era già insediata. Per questo "serve la piccininna", la ragazza. Chi? Francesca Mola, la tenente che Di Guardo aveva portato con sé da Roma per moralizzare. E per questo destinata al delicatissimo ufficio appalti. "Sono tutti convinti che sia la mia amante!" rideva con la fidanzata. "Ma io 'l'ho presa e l'ho messa là' perché ho capito che a questa qua i soldi gli piacciono!". "Lei che ci guadagna?". "Quaranta, cinquantamila euro (...) Su quello che guadagna quello (ndr, l'imprenditore) poi dopo facciamo le parti (...) magari le costruiscono una parte di casa invece di dargli i soldi: che so il soggiorno, la cucina, il tinello". Di Guardo aveva invece grande esperienza su come fare circolare il denaro. Come lui stesso spiega a Pastore: "Ho una fiduciaria a Malta: da lì posso spostare i soldi sul conto corrente della piccina (ndr, la fidanzata) che c'ha in Romania, quindi faccio un'operazione estero su estero. Poi dal suo conto rumeno passa i soldi a se stessa su un conto italiano".
La Mola è parte attiva del piano. Tanto che incontra in un appartamento a Taranto Pastore. E spiega, alla presenza di Di Guardo, che la situazione è difficilissima, perché la proposta concorrente è molto migliore. Trova però la soluzione: consegna all'imprenditore amico il progetto migliore per copiarlo, apportando alcune modifiche. Sarà poi il tenente Mola, "che detiene tutte le offerte tecniche presentate dalle imprese partecipanti alla gara - scrive il gip nell'ordinanza - a provvedere materialmente alla sostituzione, apponendo, la nuova offerta tecnica, in allegato al primo foglio di quella già depositata, in quanto recante la firma apposta da tutti i componenti della commissione il 4 agosto 2016, data di insediamento del seggio". "Voi me ne date uno così" spiega nella riunione operativa il tenente ai due, indicando il progetto dell'imprenditore avversario che Pastore stava fotografando. "Che poi io poi vi do questa, la prima pagina, e la mettete sopra".
Ora i tre sono in galera. Ma l'indagine è tutt'altro che finita. "Gli arresti - scrivono - costituiscono soltanto un 'momento' nell'ambito di una più complessa indagine, dalla quale sono già emersi elementi di prova circa la partecipazione degli indagati ad una vera e propria struttura associativa in grado di 'pilotare' numerosi appalti".
http://bari.repubblica.it/cronaca/2016/09/19/news/tangenti_in_marina_cosi_la_tenente_arrestata_a_taranto_truccava_l_appalto-148062624/?ref=fbpr
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