Vincenzo Consoli
Il nome del manager è nella lista di persone che potrebbero essere audite in commissione d’inchiesta. Nel 2015 parlò delle verifiche Bankitalia al padre della ministra. E questi rispose: "Ne parlo con mia figlia e con il presidente".
Più di Ghizzoni il pericolo per Maria Elena Boschi (e per il Pd) si chiama Vincenzo Consoli. Se, come sembra, la presidenza della Commissione d’inchiesta deciderà di convocare l’ex amministratore delegato di Veneto Banca, la sua audizione confermerebbe ripetuti interventi da parte di Pierluigi Boschi e figlia sulle vicende relative agli istituti di credito. E le parole di Consoli non potrebbero essere messe in dubbio perché le conferme arrivano da atti giudiziari: esistono infatti delle intercettazioni tra l’ex ad e Boschi senior. Telefonate in parte divulgate dal Fatto Quotidiano lo scorso 18 giugno e risalenti al 3 febbraio 2015, subito dopo il decreto legge varato dal governo Renzi per la trasformazione delle banche popolari in Spa, Etruria compresa; e una settimana prima il commissariamento della banca di Arezzo.
Boschi era vicepresidente dell’istituto di credito e cercava un salvatore. Per questo si rivolge a Consoli, impegnato a sua volta nel tentativo di alleggerire l’attenzione di Bankitalia su Veneto Banca e in cerca di sostegni politici a Palazzo Chigi. E Boschi lo rassicura. Con queste parole: “Domani in serata se ne parla, io ne parlo con mia figlia, col presidente domani e ci si sente in serata”. La figlia è Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme. Il presidente è Matteo Renzi. Del resto, l’aveva annunciato in una telefonata precedente avuta con Vincenzo Umbrella, capo della sede fiorentina di Bankitalia. Dice Consoli: “Io chiamo Pier Luigi e vedo se mi fa, mi fissa un incontro, anziché con la figlia, direttamente col premier”.
Con la famiglia di Laterina l’ad ha familiarità. Si erano già incontrati nel marzo 2014, quando papà Boschi non era ancora vicepresidente di Etruria ma consigliere del cda e la figlia era appena stata nominata ministro delle Riforme. Come pubblicato dal Fatto lo scorso maggio, Consoli parte da Vicenza insieme al presidente di Veneto Banca, Flavio Trinca, per raggiungere casa Boschi e discutere dei problemi delle rispettive banche. Al desco ormai ministeriale trovano ad attenderli il presidente di Etruria, Giuseppe Fornasari e i due Boschi. Padre e figlia.
Difficilmente dunque Maria Elena Boschi potrà sostenere di essersi disinteressata delle vicende di Etruria. E oltre a Consoli c’è Ghizzoni. Secondo quanto riportato nel libro Poteri forti (o quasi) di Ferruccio De Bortoli, nel novembre 2014, l’allora ex numero uno di Unicredit e oggi presidente di Rothschild Italia, avrebbe ricevuto direttamente dal ministro la richiesta di individuare una soluzione per la popolare di cui vicepresidente era il padre.
Stasera alle 18 una nuova riunione della presidenza di Commissione scioglierà il nodo sull’audizione o meno di Ghizzoni e Consoli. L’intento di Pierferdinando Casini è quello di arrivare a una decisione condivisa sui nomi, evitando di dover ricorrere al voto a maggioranza dei membri. Per questo sono stati stilati due “pacchetti” di soggetti da audire, solo in uno figurano i nomi dei banchieri. Anche in caso di voto, comunque, non è detto che il Pd esprima compatto un parere contrario. Tre membri dem, infatti, hanno chiesto di convocare Consoli. E un secco no da parte del partito di Renzi equivarrebbe all’ammissione di evitare problemi a Maria Elena Boschi. È altrettanto vero però che all’interno del partito l’oggi sottosegretario non gode di simpatie. Tutt’altro. E l’audizione di Ghizzoni e Consoli potrebbe smentire in maniera netta e inequivocabile le parole che l’ex ministro va ripetendo da anni: non mi sono mai interessata di Etruria.
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