Le parole del comandante dei pompieri australiani sono state facili e sintetiche. Perfino un bambino le capirebbe. E infatti erano indirizzate a un bambino. Anzi a una bambina. Charlotte. Quasi due anni, la piccola era ai funerali del papà il 7 gennaio.
Era un pompiere. Si chiamava Andrew O'Dyer ed è morto nel tentativo di spegnere gli incendi che stanno devastando l'Australia. In altre foto la bimba prende il casco del papà e se lo mette. Gira intorno alla bara, gioca. Perché per un bambino il confine tra la morte, l'assenza e il gioco è difficile da sfumare. Poi arriverà con precisione chirurgica il dolore e il conto delle mancanze da riempire. E mentre l'Australia è devastata, mentre gli animali muoiono, muoiono anche degli esseri umani che in ogni parte del mondo fanno un mestiere che sacrifica tempo, famiglia e purtroppo a volte anche vita.
Il comandante trova una spiegazione. E la dice alla bimba: "tuo padre è un eroe, un uomo speciale. E per questo è dovuto andare via.". Un concetto semplice: un uomo che ha combattuto per gli altri. Che ha voluto salvare altri. Altro che Avengers. L'eroe di Charlotte sarà sempre papà. Però che male che fa questa cosa.
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