Sistema 15%. Versava pure chi lavorava in grandi gruppi. I magistrati del caso Lfc: “Valutiamo”.
Il “Sistema del 15%” si applica su tutto, dalla nomina nel consiglio d’amministrazione del Museo militare di Turate, novemila abitanti in provincia di Como, fino ai cda di Eni ed Enel, di Intesa Sanpaolo e Monte dei Paschi di Siena, di Terna e Fondazione Cariplo. Nei giorni scorsi abbiamo raccontato come la lottizzazione della sanità da vent’anni significa assegnare posti in cambio di donazioni. Versamenti da 6-7 mila euro all’anno, che i più svariati direttori delle Asl lombarde hanno fatto affluire, anno dopo anno, nelle casse della Lega. La quale li ha poi premiati, nominandoli in posti sempre più importanti all’interno della sanità pubblica. Notizie di interesse per la Procura di Milano, che ha diverse inchieste in corso su uomini del partito di Matteo Salvini. Il documento inedito che pubblichiamo qui a fianco, racconta invece che cosa è successo a un livello molto più grande: quello delle società private, delle grandi multinazionali italiane, gruppi che competono a livello globale con altri giganti. La lista – un file di contabilità interna, compilato una decina di anni fa dalla segreteria di via Bellerio – raccoglie i nomi di tutti i manager piazzati in quel momento nei posti di vertice delle principali aziende private italiane. Manager che ufficialmente non avevano nulla a che fare con la Lega: commercialisti, avvocati, professionisti vari. Tutte persone che, in realtà, avevano il dovere di versare il 15% del loro compenso al partito. “Dovere morale”, l’ha definito sapientemente la Lega Nord in una delibera del consiglio federale del 2001, ancora in vigore. Dovere di fatto, secondo una ex segretaria del partito, secondo la quale nella pratica la regola sarebbe invece stata questa: “Dai il contributo, altrimenti la prossima volta non vieni più nominato”.
La nuova lista, di certo, mostra quanto è capillare il “sistema del 15%”. Pagare per una nomina in un consiglio d’amministrazione o in un collegio di revisione contabile sembrerebbe una regola trasversale. Come abbiamo anticipato sul Fatto ieri, nell’elenco ci sono i consiglieri d’amministrazione di due dei più grandi gruppi italiani: Paolo Marchioni, per sei anni nel board di Eni, presente tra i donatori del partito, e Marcello Sala, per una vita nel cda di Intesa Sanpaolo, fino a diventarne vicepresidente, che negli anni degli incarichi in banca ha donato almeno 51 mila euro alla Lega.
Da Eni a Terna ed Enel. Nell’elenco completo che pubblichiamo oggi (dopo aver analizzato gli altri nomi presenti) c’è tutto il resto dell’economia italiana. Ci sono professionisti come Marco Folicaldi, commercialista con un curriculum pieno di incarichi nei collegi sindacali di comuni della provincia milanese e di parecchie società private. Tra cui Avisio Energia, all’epoca controllata di Enel. Alcuni documenti contabili del partito dicono che Folicaldi avrebbe versato il suo obolo alla Lega nel 2010, nel 2012 e nel 2014, per un totale di 3 mila euro. Sempre nel settore energia la Lega aveva piazzato all’epoca il professor Piero Maranesi, già ordinario di Elettronica all’Università di Milano e associato di Elettrica nucleare al Politecnico: la lista di via Bellerio lo colloca sotto Terna, il monopolista della trasmissione di elettricità in Italia. E, in effetti, i rendiconti finanziari compresi tra il 2011 e il 2013 dicono che Maranesi, nominato in seguito anche nei board di Enea ed Rse, il suo contributo alla causa (allora padana, oggi nazionalista) si è sentito tenuto a darlo: 2mila euro in tutto, non molto.
Mamma rai. Sono stati invece più generosi come donatori i lottizzati in quota Lega della Rai, ufficialmente super partes. Sapere con certezza quanto abbiano versato tutte le persone elencate qui a fianco è impossibile: fino al 2014, non essendone obbligata, la Lega non pubblicava infatti gli elenchi dei suoi finanziatori.
Un rendiconto finanziario interno aiuta però a farsi un’idea di come funzionava. Elenca tutte le entrate registrate tra il 2004 e il 2014 su uno dei conti correnti della Lega Nord, uno solo dei tanti. È una goccia nel mare, ma racconta ad esempio chi pagava in Rai. Giovanna Bianchi Clerici, componente del cda dell’azienda dal 2005 al 2012, avrebbe versato soldi al partito: un bonifico una tantum da 9.420 euro, eseguito nel 2006. Massimo Ferrario, che dieci anni fa era il direttore della produzione della Rai a Milano, mentre oggi è il responsabile della sede regionale della Liguria, avrebbe regalato 10 mila euro al Carroccio nel 2004, mentre si sarebbe limitato a un versamento da 2 mila euro nel 2014 Antonio Marano, che però oltre che dirigente apicale della Rai è stato anche un deputato della Lega.
Banche. Con il partito non hanno invece in teoria alcun contatto alcuni professionisti del mondo bancario, i cui nomi però si trovano sia nell’elenco interno dei “nominati in quota Lega” che in quello dei suoi finanziatori. Come Marco Dell’Acqua, commercialista di Sondrio, Cavaliere della Repubblica.
Per sei anni è stato nel consiglio d’amministrazione della Fondazione Cariplo, azionista di peso di Intesa Sanpaolo. Oggi è nel collegio sindacale di Fideuram, la finanziaria del gruppo. I pochi dati contabili a nostra disposizione dicono che Dell’Acqua è un donatore storico della Lega: dal 2006 al 2014 avrebbe bonificato al partito almeno 22 mila euro, sul conto corrente che abbiamo potuto analizzare. Tanti o pochi, dipende in teoria sempre dalla paga ottenuta dalla nomina, perché l’unica cifra fissa è la percentuale: 15%.
Il che si traduce anche in piccole donazioni, quelle necessarie per ottenere gettoni di presenza nei collegi sindacali dei più noti istituti di credito italiano. Come i 500 euro annuali di Felice Tavola, uno dei più noti commercialisti di Lecco, “piazzato” dieci anni fa tra i revisori contabili di una controllata di Intesa Sanpaolo, della municipalizzata Aem Energia e anche di Mps Finance, oggi ribattezzata MPS Capital Services, il braccio finanziario del gruppo Monte dei Paschi di Siena. Una conquista in terra rossa per la Lega. Uno delle tante aziende italiane private finite sotto lottizzazione. Un meccanismo grazie al quale il Carroccio – come dicono tutti i documenti pubblicati finora – da vent’anni ottiene un mare di finanziamenti.
3 – Continua
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