La situazione degli ucraini è disastrosa. Stanno perdendo la guerra. Il loro capo supremo Zelensky ha probabilmente accumulato miliardi all’estero ma continua a chiedere che migliaia di soldati si immolino per gli interessi americani. Sembra che la guerra possa continuare almeno per un anno se qualcuno, cioè quei “bischeri”dei volenterosi, sgancino 360 miliardi. Il Generale Mini, ex comandante Nato, riporta un detto che trovo sublime: “Mai discutere con un imbecille: prima ti trascina al suo livello e poi ti frega con l’esperienza”. Il problema ora è capire chi sia l’imbecille. L’imbecille è colui che prova a spillarti 360 MILIARDI e trova una massa di capi di stato, inclusa la nostra Meloni, che pagano tutti i soldi che gli vengono chiesti dal boss americano mettendo in ginocchio l’economia europea ? Imbecilli sono coloro che pur vedendosi ridotto il benessere continuano a credere a dei bugiardi seriali che non hanno realizzato una singola promessa del loro programma elettorale? Oppure imbecilli siamo noi che ci incazziamo vedendo le tante cose che non vanno e comprendendo che quello che sta facendo chi è al governo non le migliorerà di una virgola? O imbecilli sono coloro che hanno smesso di andare a votare lasciando che chi comanda faccia tutte le porcherie del mondo?
FABIO MINI – IL FATTO – 06.11.2025
L’impressione che la guerra in Ucraina stia volgendo al termine è forte. Gli aiuti occidentali previsti o promessi non sono più sufficienti a salvare l’Ucraina. Zelensky ha chiesto altri 360 miliardi per continuare la guerra ancora un anno. Le sue infrastrutture energetiche non riusciranno a sostenerla nemmeno per questo inverno. La Russia avanza e le sue truppe stanno chiudendo le sacche in cui sono intrappolati migliaia di soldati ucraini, in pratica quasi tutti quelli ancora impiegati al fronte. Falliscono miseramente i tentativi di impedire la chiusura di altre sacche con commando ed elicotteri. Sono il segnale della disperazione piuttosto che della speranza. Le forze speciali ucraine sono gestite dagli inglesi, si muovono su elicotteri americani e forse hanno tentato di estrarre dalle zone occupate qualche importante personaggio, piuttosto che i soldati. In ogni caso ben due missioni nel giro di poche ore sono fallite e tutti i membri dei commando sono stati eliminati dai droni russi che evidentemente sapevano dove colpire. Gli Stati Uniti nicchiano sui missili Tomahawk e intanto forniscono agli ucraini i dati sugli obiettivi continuando nel coinvolgimento diretto nel conflitto. Zelensky appare in preda al panico. Circolano le sue immagini con l’elmetto circondato da comandanti militari turbati ma ossequiosi come si conviene a militari di fronte al Commander in Chief che viene a sollecitare il loro senso del sacrificio, per la Patria. In Ucraina, e non solo, a quelle immagini non crede più nessuno, un po’per nausea da assuefazione un po’perché il Comandante in capo è diventato tale a suon di sceneggiature. Chi lo manovrava sul set televisivo è ora lo sceneggiatore presidenziale, i militari turbati che lo circondano non prendono ordini da lui, ma dai loro alleati occidentali, lui stesso è ostaggio dei suoi sponsor europei e degli oligarchi che in tempo di “saldi”lo vogliono “saldo” al potere. E alla patria di Zelensky nessuno associa più l’Ucraina, ma i luoghi dei depositi dove si trovano i miliardi che non rispondono all’appello dei contabili americani e nemmeno del ragioniere sotto casa. La finzione sta prevalendo sulla realtà. L’Intelligenza artificiale su quella naturale che ormai è esaurita. Da parte sua, la Russia continua quasi imperterrita sulla strada dell’Operazione Militare Speciale (Oms). Un eufemismo adottato quando credeva veramente che sarebbe stata un’operazione temporanea a fini e obiettivi limitati sul piano militare. Un’operazione che doveva assistere quella diplomatica concentrata sui negoziati e sulla ricerca di un consenso internazionale che controbattesse lo schieramento antirusso occidentale. L’Operazione Diplomatica Speciale (Ods) modulava quella militare e non viceversa. Fino a quando la prospettiva diplomatica appariva possibile le truppe frenavano anche a costo di figuracce. Quando essa iniziava a perdere efficacia quella militare aumentava d’intensità. Guidata da un diplomatico di lungo corso che è rimasto alla guida del suo ministero anche quando i responsabili militari venivano drasticamente sostituiti, l’Ods ha ottenuto dei grandi successi in campo internazionale essenzialmente perché si è posta su un piano diverso dal conflitto sul campo. Il suo obiettivo non è la soluzione del conflitto ma la ripresa delle relazioni con gli Stati Uniti, la garanzia della propria sicurezza e dei propri interessi nel mondo e non soltanto in Europa. La Cina, il colosso che dovrebbe essere il prossimo nemico statunitense e occidentale, è con la Russia e così tutti gli altri Stati dei tre quarti del mondo suoi clienti e fornitori. Gli Stati Uniti parlano e trattano con la Russia come non accadeva da anni, anche se in maniera altrettanto ambigua e lingua biforcuta come i precedenti approcci di Clinton, Bush, Obama e lo stesso Biden hanno dimostrato. Parlano di guerra in Ucraina, ma pensando al dopo e altrove e se non ci fosse la guerra in Ucraina probabilmente non avrebbero alcun pretesto per parlarne ora a quattr’occhi. L’Ods tiene aperto il conflitto perché ora è il momento migliore per trattare sulle armi nucleari strategiche, sulle sanzioni, sulle regole d’ingaggio nel mondo, sui cambi di regime, sugli interessi reciproci e sulle nuove partite da giocare con somma diversa da zero. L’Ods va avanti da decenni e non finirà con la fine dell’Ucraina. Ha incontrato parecchi ostacoli, molti per errori interni e altri per quelli esterni, ma un elemento che impedisce il raggiungimento di obiettivi più durevoli è la difformità degli interlocutori. La Russia, ancorata al concetto del diritto internazionale e agli equilibri di potenza stabiliti dalle Nazioni Unite, ha applicato alla perfezione i metodi statunitensi di ignorare il diritto e gli equilibri quando questi non favoriscono gli interessi nazionali. A ogni cambio di interlocutori americani ed europei, la Russia ha dovuto cominciare da capo spiegando cosa siano il diritto internazionale, la diplomazia e gli interessi superiori sul piano globale. Ha trovato sempre gente con la bocca spalancata e niente da dire, ma sufficientemente arroganti da non voler capire. Così continua a trovarsi davanti degli ignari che se ne fregano degli interessi globali e duraturi e si concentrano su quelli locali e transitori. Locali in tutti i sensi: ristretti fra quattro mura e temporanei fino a che dura un mandato elettorale. Tuttavia ciò che disturba maggiormente la Ods non è il fatto di avere a che fare con degli ignoranti, o dei tangheri che in missione diplomatica in zona di guerra vanno a suonare e cantare nei pub, o dei perfetti imbecilli. Gli ignoranti e i tangheri si possono educare e istruire mentre con gli imbecilli è sufficiente non parlarci proprio, come insegna un antico adagio: “Mai discutere con un imbecille: prima ti trascina al suo livello e poi ti frega con l’esperienza”. La cosa peggiore per la Ods è avere interlocutori che pur conoscendo le forme e la sostanza della discussione si lasciano sedurre dalle fandonie o dalle ideologie perverse. Interlocutori un tempo ammirati per cultura e ragionevolezza sono ora prigionieri di vecchi schemi, maestri del linguaggio forbito si dedicano ora agli insulti gratuiti. Questo è per l’Ods un tradimento non della Russia ma dell’intelligenza. L’Italia si trova in questa infelice situazione e non è più rispettata come un tempo. Nemmeno da quelli che ne accarezzano i leader come se fossero cagnolini e che sono così affascinati dalla sua storia e dalle sue bellezze da chiedere alle guide turistiche di poter visitare le “riserve” degli Etruschi, come se fossero le riserve dei pellirosse. L’Ods ha tuttavia un elemento di vulnerabilità: la mutazione della conoscenza e dell’esperienza in arroganza. La cinica osservazione della Zackarova, pilastro della Ods, sullo spreco dei soldi italiani nelle armi per l’Ucraina a scapito della salvaguardia del patrimonio culturale non è solo di cattivo gusto, è arroganza ed è un colpo basso per l’intera Ods. È grazie a questa operazione che la Russia ha potuto riaffermare il proprio legittimo ruolo globale e meritare il rispetto e il sostegno di tre quarti del mondo. Ma si trova ancora a dover combattere contro i pregiudizi del cosiddetto mondo occidentale, a dover difendere la propria immagine istituzionale dai peggiori attacchi mai subiti da altre nazioni sovrane. L’uscita della Zackarova non aiuta l’Ods e lei se la poteva e doveva risparmiare.