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martedì 16 ottobre 2018

Bari, queste carrozze mai usate sono costate 22 mln, sono da rottamare.


(FOTO LUCA TURI)

Mai utilizzate dalle Sud Est, sono al centro di uno scandalo e il reato sta per prescriversi.

Il giudice Laura Calzolaro aveva fissato fino a fine anno un calendario di udienze fitto, che avrebbe potuto portare in tempi ragionevoli almeno a una sentenza di primo grado. Ma non aveva fatto i conti con la crisi della giustizia barese, tutt’ora senza casa. E così anche il processo per i treni d’oro di Ferrovie Sud-Est si avvia mestamente sul binario che porta alla prescrizione. Con una ulteriore beffa: le 25 carrozze acquistate nel 2006 per 22,5 milioni di euro, che non potranno più essere utilizzate, presto o tardi dovranno essere avviate alla demolizione.
Lo scandalo da cui è nato tutto il caso delle Sud-Est, partito da un articolo della «Gazzetta», si chiuderà dunque senza colpevoli. L’udienza teoricamente prevista oggi non si terrà, 
né sono state eseguite nuove notifiche per stabilire la data di rinvio. 

Le accuse di truffa allo Stato si prescriveranno nel corso del 2019, dunque ormai non si fa più in tempo a completare l’istruttoria che necessità dell’ascolto di buona parte dei testimoni di accusa e di quelli di difesa. Esclusa la competenza della Corte dei conti (lo hanno stabilito le Sezioni unite della Cassazione) resta soltanto il Tribunale delle imprese di Bari, dove è in corso l’azione di responsabilità che Sud-Est ha intentato a carico dell’ex amministratore Luigi Fiorillo. Ma, anche qui, si tratta di risarcimenti teorici perché il patrimonio dell’avvocato tarantino è stato completamente sequestrato.
Parliamo delle 25 carrozze acquistate da Sud-Est di seconda mano dalle ferrovie tedesche, con oltre un milione di km l’una sulle spalle, per 37.500 euro l’una, poi rivendute all’intermediaria Varsa di Varsavia per 280mila ciascuna, quindi ristrutturate in Croazia e infine rivendute a Sud-Est a circa 900mila euro l’una. Totale, appunto, 22,5 milioni di euro. Peccato che in base a una perizia chiesta dalla Procura di Bari (e contestatissima da parte delle difese) il loro valore di mercato è pari a circa la metà: con 900mila euro si acquista infatti materiale nuovo, di ultima generazione. Nei numerosi passaggi di mano - è l’ipotesi di accusa - il valore delle carrozze si è progressivamente incrementato: nell’affare sono intervenute fiduciarie sparse in mezza Europa, ma le indagini non hanno mai approfondito questo aspetto se non per evidenziare alcune curiose coincidenze.
Che fine hanno fatto quelle carrozze? Sono abbandonate sui binari delle stazioni Sud-Est, ormai in condizioni disastrose: alcune (come mostrano le foto in alto) sono state chiuse con tavole di legno per evitare che possano diventare rifugio per i disperati della notte. Il punto è che non potranno mai circolare (solo dieci sono state effettivamente utilizzate, le altre non hanno mai percorso nemmeno un chilometro), perché - come confermano alla «Gazzetta» fonti ministeriali - anche ammesso che possano essere rimesse in sesto, non sarebbe possibile ottenere l’autorizzazione all’esercizio da parte dell’Ansf. Potrebbero al limite essere vendute in qualche Paese extraeuropeo dove non sono in vigore le normative di sicurezza Ue, ma che esista un acquirente interessato è tutto da dimostrare. Il destino inevitabile è dunque la demolizione: non nel primo lotto di 60 rotabili che l’azienda del gruppo Fs si avvia a distruggere nelle prossime settimane, ma con ogni probabilità quando gli accertamenti giudiziali saranno definitivamente conclusi.
Nelle aule del Tribunale di Bari si sta infatti discutendo della richiesta da 260 milioni che Sud-Est (con gli avvocati dello studio Grimaldi) ha avanzato nei confronti di Fiorillo per il buco in bilancio creato nei suoi ultimi dieci anni di gestione della società. Nell’elenco degli atti ci sono anche una serie di decreti ingiuntivi che riguardano, a vario titolo, le carrozze d’oro. Nella prima udienza del 12 settembre, davanti al giudice Magaletti, le parti hanno depositato una serie di memorie e si sono costituiti i componenti del collegio sindacale che Fiorillo ha chiamato come presunti corresponsabili delle spese a lui contestate. L’udienza è stata aggiornata al 27 marzo, ed è ipotizzabile che non si arrivi a sentenza prima di altri due anni.


Fonte: lagazzettadelmezzogiorno del 16/10/2018