giovedì 9 maggio 2013

Mediaset: appello conferma, 4 anni a Berlusconi. - Francesca Brunati



Nessuno sconto per Berlusconi che si è visto confermare la condanna in secondo grado.

Nessuno sconto per Silvio Berlusconi che oggi, per il caso Mediaset, si è visto confermare in secondo grado la condanna a quattro anni di carcere, tre dei quali coperti da indulto, e cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Lo ha deciso la seconda Corte d'Appello di Milano condividendo in pieno la sentenza emessa lo scorso 26 ottobre dal Tribunale. 

Dopo quasi sei ore di camera di consiglio e un processo che, per una serie di 'stop and go', si è trascinato dallo scorso 18 gennaio, il giudici, presieduti da Alessandra Galli, hanno anche di nuovo inflitto 3 anni di reclusione (condonati) a Frank Agrama, il produttore statunitense ritenuto "socio occulto" del Cavaliere, 3 anni e 8 mesi e un anno e due mesi agli ex manager Daniele Lorenzano e Gabriella Galetto. In più, per questi e per l'ex premier hanno disposto, come il collegio presieduto da Edoardo D'Avossa, una provvisionale di 10 milioni di euro da versare in solido alla Agenzia delle Entrate. Per la vicenda, con al centro una presunta frode fiscale commessa tra il 2001 e il 2003 con la compravendita dei diritti tv (andrà prescritta nell'estate 2014), sono stati ancora mandati assolti Fedele Confalonieri e Giorgio Dal Negro e Marco Colombo, mentre per il banchiere Paolo Del Bue, con il rigetto del suo ricorso, è stato dichiarato ancora il non doversi procedere per intervenuta prescrizione e non l'assoluzione con formula piena come avrebbe voluto. L'avvocato generale Laura Bertolé Viale, accanto alla conferma delle condanne per il leader del Pdl e per gli altri tre imputati, aveva chiesto 3 anni e 4 mesi di carcere per il presidente di Mediaset e tre anni per gli altri due. 

E se per conoscere i motivi della decisione ci vorranno due settimane, questo è il tempo che si è presa la Corte, la sentenza ha sollevato una pioggia di critiche da parte del Pdl. La difesa di Berlusconi, invece, non ha mancato di attaccare i giudici ritenuti 'ostili', come aveva scritto nell'istanza di rimessione rigettata l'altro ieri dalla Suprema Corte: "La forza della prevenzione è andata al di là della forza dei fatti – ha commentato Niccolò Ghedini – Avevamo la consapevolezza che sarebbe andata così". Il legale ha poi aggiunto: "Non mi interesso della stabilità politica del governo e non credo che ci sia una correlazione tra questa sentenza e la stabilità politica". 

Ora il Cavaliere e i suoi difensori, per dirla sempre con le parole di Ghedini, confidano che il verdetto si "possa ancora giocare" davanti alla Cassazione o alla Consulta chiamata a pronunciarsi sul conflitto di attribuzione sollevato dalla Presidenza del Consiglio nel marzo del 2010 per via di un'ordinanza con cui il Tribunale aveva respinto un rinvio di un'udienza per legittimo impedimento chiesto dall'allora capo del Governo.

mercoledì 8 maggio 2013

il PD...



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Fassina...



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Il mostro spiaggiato della Nuova Zelanda. - Sofia Lincos


orca

A fine aprile, una misteriosa carcassa è apparsa sulle spiagge intorno alla baia di Plenty, in Nuova Zelanda. In Italia ne hanno parlato oggi Giornalettismo e DireGiovani, che lo presenta così:
Quasi del tutto sepolto nella sabbia, l’animale ha delle caratteristiche inquietanti: lungo circa 9 metri, con la testa priva di occhi, presenta una mascella spalancata che mette in mostra una dozzina di denti a forma di “cono”.
Che sia un mostro? Un animale preistorico? Uno scherzo?
Il video della carcassa misteriosa è apparso su Youtube il 28 aprile, con un richiesta di aiuto:
Chi può aiutarci a capire che animale è?
La risposta non si è fatta attendere. L’animale è stato identificato come un’orca assassina da Anton van Helden, esperto di mammiferi marini, grazie alla dentatura e a una pinna rimasta intatta.
A quanto pare la scopritrice, Mrs Lovell-Dewes, ne è rimasta piuttosto delusa.
È noioso, non è vero? Non è l’animale preistorico che pensavo.
Molto interessante la risposta di Sharon Hill su Doubtful News:
No, non è noioso. È la verità. Ogni carcassa che rimane spiaggiata è interessante, perché non abbiamo spesso la possibilità di vedere cose simili così da vicino, nè di constatare direttamente come la natura si riprenda ciò che è suo. È deludente quando la gente presume che una storia non sia interessante se ha una spiegazione naturale. Penso che la finzione ci abbia fatto il lavaggio del cervello. Io sarei stata elettrizzata a fare un ritrovamento del genere, e non avrei supposto selvaggiamente di aver scoperto un mosasauro o un altro mostro marino estinto. È quello che è, ed è già sufficientemente affascinante.
Siamo davvero così bisognosi di misteri da non riuscire più ad apprezzare la natura per come è?

Se l’è andata a cercare. - Massimo Gramellini



Mentre il consiglio regionale della Lombardia rendeva omaggio al fantasma di Andreotti, il capo dell’opposizione Umberto Ambrosoli è uscito dall’aula. Suo padre, l’avvocato Giorgio, fu ammazzato sotto casa in una notte di luglio per ordine del banchiere andreottiano Sindona: aveva scoperto che costui era un riciclatore di denaro mafioso. Trent’anni dopo Andreotti commentò l’assassinio di Ambrosoli con queste parole: «Se l’è andata a cercare».  

Il perdono è una cosa seria. E’ fatto della stessa sostanza del dolore e si nutre di accettazione e di memoria, non di ipocrisie e rimozioni forzate. La morte livella, ma non cancella. Con buona pace del quotidiano dei vescovi che ieri titolava: «Ora Andreotti è solo luce». Per usare una parola alla moda, Andreotti era divisivo. Lo era da vivo e lo rimane da morto. Purtroppo anche Ambrosoli. Perché esistono due Italie, da sempre. E non è che una sia «buona» e l’altra «cattiva», una di destra e l’altra di sinistra (Giorgio Ambrosoli era un liberale monarchico). Semplicemente c’è un’Italia cinica e accomodante - più che immorale, amorale - che non vuole cambiare il mondo ma usarlo. E un’altra Italia giusta e severa - più che moralista, morale - che cerca di non lasciarsi cambiare e usare dal mondo. Due Italie destinate a non comprendersi mai. Un’esponente lombarda del partito di Berlusconi ha detto che il figlio di Ambrosoli ha mancato di rispetto al morto. Non ricorda, o forse non sa, che anche Andreotti aveva mancato di rispetto a un morto. Quell’uscita dall’aula se l’è andata a cercare

Commissione Giustizia, Palma presidente. Decisivi voti Scelta Civica, per Pd scheda bianca.

Commissione Giustizia  Palma presidente Decisivi voti Scelta Civica  per Pd scheda bianca

(AGI) - Roma, 8 mag. - Nitto Francesco Palma e' stato eletto presidente della commissione Giustizia del Senato, nel ballottaggio con il senatore del Movimento 5 Stelle Mario Giarrusso. All'ex Guardasigilli Pdl sono andati 13 voti, all'esponente 5 Stelle 4 voti, 8 le schede bianche mentre una e' stata dichiarata nulla. "Scelta Civica ha votera' per Francesco Nitto Palma in Commissione giustizia per senso di responsabilita'", aveva annunciato il capogruppo di Scelta Civica al Senato, Gianluca Susta, entrando nell'Aula della Commissione Giustizia. Susta ha poi aggiunto: "Non abbiamo partecipato all'accordo. E' un accordo che non ci piace, ma votiamo perche' serve un minimo di responsabilita'. C'erano altre candidature che avevamo un minimo di imbarazzo, non capiamo l'irrigidimento nei suoi confronti". Il Pd ha optato per la scheda bianca, come annunciato da Felice Casson.

http://www.agi.it/politica/notizie/201305081540-pol-rt10230-senato_palma_presidente_commissione_giustizia_decisivi_voti_sc

Appalti ai Casalesi, arrestato il sindaco di Battipaglia.

 Giovanni Santomauro

Domiciliari per il sindaco di Battipaglia, Giovanni Santomauro. Secondo l'ordinanza dei Pm di Salerno imprese legate alla camorra avrebbero ottenuto con l'intervento del primo cittadino lavori pubblici per 5 milioni.

Il sindaco di Battipaglia (Salerno), Giovanni Santomauro, è stato posto agli arresti domiciliari per appalti banditi dal Comune e ottenuti da ditte legate al clan camorristico dei Casalesi. Nell'operazione scattata all'alba, la Dia di Salerno gli ha notificato un'ordinanza per turbativa d'asta, concussione aggravata e abuso d'ufficio.
Il provvedimento, insieme agli altri in corso di esecuzione e notifica da parte della Dia di Salerno, sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Salerno, su richiesta della Dda di Salerno, al termine di indagini condotte dalla Dia salernitana su appalti che ditte legate al clan dei Casalesi hanno ottenuto - secondo l'accusa - in maniera illecita dal Comune di Battipaglia.
Tra le persone finite in carcere vi è Nicola Madonna, imprenditore ritenuto dagli investigatori contiguo al clan dei Casalesi. Secondo i risultati delle indagini, attraverso una ditta intestata a un prestanome avrebbe ottenuto dal sindaco di Battipaglia appalti pubblici per oltre cinque milioni di euro. Madonna - sempre stando all'accusa - avrebbe fatto ricorso a un prestanome perchè il fratello Michelangelo è colpito da un'interdittiva antimafia della Prefettura di Caserta. All'operazione scattata all'alba, denominata Alma, oltre alla Dia di Salerno, Napoli, Firenze e Bologna, partecipano i Carabinieri dei comandi provinciali di Salerno, Caserta, Avellino e l'Aquila.