lunedì 8 luglio 2013

L’incidente di Roswell.


L'incidente di Roswell è un evento verificatosi a Roswell (Nuovo Messico, Stati Uniti) l'8 luglio 1947, nel quale si schiantò un pallone sonda appartenente ad un'operazione della United States Air Force. La vicenda divenne famosa però per le prime notizie divulgate dai giornali e tuttora sostenute da ufologi e appassionati dell'ufologia, secondo cui si sarebbe invece verificato lo schianto di un UFO e il presunto recupero di materiali extraterrestri, tra cui cadaveri alieni, da parte dei militari statunitensi. Il primo comunicato stampa pubblicato dalla base aerea di Roswell l'8 luglio 1947 parlava infatti proprio di un "disco volante"[1], tuttavia la prima dichiarazione ufficiale delle autorità statunitensi fu che si trattava di un semplice pallone sonda.[2] La teoria della caduta di un'astronave aliena è divenuta popolare presso i media e tra gli ufologi, secondo i quali tra il 2 giugno e il 3 luglio 1947 sarebbero accaduti dei fenomeni di carattere ufologico in questa città e nella vicina Corona (Nuovo Messico), culminati il 2 luglio con lo schianto nel deserto di un velivolo spaziale di ipotetica provenienza aliena.[3][4]
In risposta al "caso Roswell", e dopo indagini del Congresso degli Stati Uniti, il General Accounting Office ha avviato un'inchiesta e imposto all'Ufficio del Segretario dell'Air Force statunitense di condurre un'indagine interna. Il risultato è stato riassunto in due relazioni. La prima, uscita nel 1995 e denominataThe Roswell Report: Fact versus Fiction in the New Mexico Desert, ha concluso che i materiali recuperati nel 1947 erano detriti di un programma segreto del governo chiamato Progetto Mogul, che utilizzava particolari microfoni collegati a palloni sonda posti ad alta quota destinati a rilevare le onde sonore generate da missili balistici sovietici o test di esplosioni nucleari nell'atmosfera.[5] Il pallone sonda caduto a Roswell fu il Mogul numero 4, lanciato dalla base di Alamogordo. Il secondo rapporto, The Roswell Report: Case Closed, pubblicato nel 1997, ha concluso che i presunti corpi alieni recuperati fossero manichini antropomorfi usati nei programmi militari come il Project High Dive condotto nel 1950, e gli effetti psicologici sulla vicenda avrebbero creato una confusione degli eventi temporali dando origine alla storia del recupero di corpi alieni o astronavi nel 1947. Le storie successive alimentate dai sostenitori UFO avrebbero creato in seguito molta disinformazione sul caso Roswell.[6]
Queste relazioni, nonostante l'accuratezza della ricostruzione e delle prove fornite, sono state respinte dai sostenitori degli UFO come non veritiere.[7]

L'inizio degli avvenimenti e la nascita del Caso Roswell 

La vicenda ebbe inizio la notte del 3 luglio 1947, quando si verificò uno schianto nella contea situata a circa 120 Km a nord-ovest di Roswell, un'isolata cittadella del Nuovo Messico popolata da appena 27.000 abitanti, composti per la maggior parte da allevatori e soldati della vicina base aerea. La mattina successiva, l'allevatore William Ware Mac Brazel trovò nel suo ranch alcuni rottami, costituiti da una grande quantità di lamine, asticelle e lattice. Il 6 luglio, Mac Brazel si recò a Corona per informare lo sceriffo, George Wilcox, e mostrare i resti rinvenuti nella sua proprietà: il contadino decise di informare le autorità locali quando già in città circolavano voci riguardanti "dischi volanti", come l'avvistamento di strani oggetti volanti non identificati da parte di due coniugi del luogo, i coniugi Wilmot, nella sera del 2 luglio. Brazel condusse lo sceriffo, accompagnato probabilmente da un militare ("un uomo in abiti borghesi", nei rapporti) sul luogo del ritrovamento per raccogliere ulteriore materiale da visionare e analizzare. Il primo rapporto parla di "pezzi di gomma, stagnola, carta piuttosto robusta, asticelle di legno e un filo di nylon" appartenenti ai resti di un oggetto di provenienza ignota.[8][9]
L'8 luglio 1947, l'ufficio di informazioni al pubblico della Roswell Army Air Field (RAAF), nel Nuovo Messico, emise un comunicato stampa, pubblicato dal quotidiano Roswell Daily Record,[10] in cui veniva descritto il recupero di un oggetto volante non identificato da parte del personale militare del campo, da un ranch vicino Roswell, scatenando l'intenso interesse dei media. Il giorno dopo arrivò la prima smentita dell'aeronautica, la quale dichiarò che dal personale RAAF era stato recuperato un pallone sonda, e non un "disco volante".[11]
L'avvenimento trovò spazio in altri giornali locali, per filtrare successivamente in quelli nazionali, dando inizio ad un vero e proprio fenomeno mediatico. Così scriveva il San Francisco Chronicle del 9 luglio 1947:
« Le numerose voci riguardanti il disco volante sono diventate realtà ieri quando l'intelligence del 509 Bomb Group dell'Ottava Air Force, Roswell Army Air Field, ha avuto la fortuna di entrare in possesso di un disco volante con la collaborazione di uno degli allevatori locali e dello sceriffo di Chaves County. L'oggetto volante è atterrato in un ranch vicino a Roswell la scorsa settimana. Non avendo un telefono, l'allevatore ha tenuto il disco fino a quando non è stato in grado di contattare l'ufficio dello sceriffo, che a sua volta lo ha riferito al Maggiore Jesse A. Marcel del 509° Bomb Group Intelligence Office. Sono immediatamente scattate misure e il disco è stato subito prelevato a casa dell'allevatore. È stato perquisito dalla Roswell Army Air Field e successivamente trasportato dal maggiore Marcel al quartier generale più alto. »

Prime smentite della notizia dello schianto di un velivolo extraterrestre

La versione del ritrovamento di un disco volante fu subito negata dal governo e dall'esercito statunitense, non appena alcuni resti ritrovati nella Foster Ranch di Corona vennero inviati dalle autorità locali a Dallas per una certificazione. Il 9 luglio 1947 venne infatti smentita la prima sensazionale notizia riportata dal Roswell Daily Record, secondo cui la RAAF (Roswell Army Air Field) avrebbe recuperato un disco volante, e sul Fort Worth Morning Star-Telegram venne pubblicato l'esito degli accertamenti da parte di Irving Newton, esperto ufficiale della stazione meteorologica di For Worth, che aveva identificato l'oggetto rinvenuto come una tipologia dipallone sonda "ray wind" non conosciuto dal personale della base aerea di Roswell, usato per determinare la direzione e la velocità dei venti in alta quota. L'articolo venne accompagnato dalla foto dei resti inviati alla stazione meteorologica sorretti dall'ufficiale. Anche il Generale Roger M. Ramey confermò che si trattava di una sonda ray wind e, come ulteriore dimostrazione, furono scattate altre foto ritraenti un soldato, il maggiore Jesse Marcel, mentre mostrava tutti i resti dell'oggetto precipitato.
La dimostrazione dell'aeronautica e delle stazioni meteorologiche risolsero i dubbi generati dalla prima notizia dell'ufficio stampa di Roswell, e il caso venne risolto e presto dimenticato.

Ripresa del Caso Roswell e nuovo interesse dei media 

Nel 1978 un ufologo ed ex ricercatore di fisica nucleareStanton T. Friedman, intervistò Jesse Marcel, il maggiore che nel 1947 fu fotografato con i resti del pallone sonda e che insieme al generale Roger Ramey sostenne che era ciò che si schiantò a Roswell. Nell'intervista, il maggiore dichiarò che la versione dell'aereonautica militare era un falso intento ad insabbiare la verità e nascondere ciò che realmente precipitò nel Nuovo Messico nel luglio del '47.[12] Nel 1980, con la consulenza di Friedman, William Moore e Charles Berlitz pubblicarono il libro The Roswell Incident, riportando l'incidente di Roswell sotto l'attenzione dei media a livello mondiale.[13]. Il nuovo scenario che si stava ipotizzando prevedeva l'esplosione di un'astronave e la conseguente caduta di frammenti in territorio di Corona sul ranch di Brazel (avvenuta la notte tra il 2 e il 3 luglio), mentre il corpo centrale del velivolo sarebbe poi precipitato nella Piana di San Augustin a circa duecento chilometri a nord-ovest di Roswell, dove sarebbero stati recuperati anche i cadaveri di alcuni umanoidi, l'equipaggio alieno del disco.

All'inizio degli anni novanta l'ufologo Kevin Randle, ufficiale in congedo dell'USAF, condusse una propria indagine e insieme a Donald R. Schmitt pubblicò nel 1991 il libro UFO Crash at Roswell, arricchendo la storia di nuovi particolari. A sua volta Friedman riprese le indagini e nel 1992 pubblicò insieme a Don Berliner il libro Crash at Corona.
Tra la ricostruzione di Randle e quella di Friedman vi sono delle discordanze sul luogo di impatto finale dell'UFO, che per Friedman sarebbe avvenuto nella Piana di San Augustin e per Randle a 40 miglia (circa 65 Km) a nord di Roswell[14]; inoltre per Randle l'UFO sarebbe caduto due giorni più tardi, nella notte del 4 luglio[15].

Le inchieste interne e la scoperta del Progetto Mogul 

Il 15 febbraio 1994, in risposta a un'inchiesta parlamentare sul caso Roswell, l'Aeronautica militare aprì un'indagine interna atta a chiarire, una volta per tutte, la faccenda. Fu così scritto e pubblicato un primo rapporto ufficiale, The Roswell Report: Fact versus Fiction in the New Mexico Desert, nel 1995, e un secondo e finale rapporto nel 1997.

Come riportato dal primo rapporto sul caso Roswell pubblicato negli anni novanta, a schiantarsi non fu una sonda meteorologica, bensì un modulo appartenente al Progetto Mogul, un'operazione Top Secret della United States Air Force dedita a monitorare le attività dell'Unione Sovietica e il suo possibile avanzamento nello sviluppo di bombe atomiche. I Mogul erano costituiti da una fila di palloni sonda variabile dai 20 ai 30, seguiti da una coda di grandi dimensioni formata da una dozzina di riflettori radar. Probabilmente, un Mogul misurava circa 100 metri, e lo schianto di uno di essi avrebbe creato dei campi di detriti in una zona più o meno estesa.
Le testimonianze di tale progetto risalgono precedentemente al 1947: fu ideato inizialmente dal geofisico Maurice Ewing, come dimostrato in un promemoria spedito al generale Carl A. Spaatz, comandante delle Army Air Forces, dove suggeriva un modo per poter rilevare eventuali test atomicisovietici. Aveva infatti scoperto che a una quota di 14 mila metri vi era un "canale acustico" in cui si sarebbero potute "ascoltare" le esplosioni dovute a test atomici sovietici. All'epoca però nessun aereo era in grado di arrivare a tali quote e quindi si decise di impiegare delle sonde specifiche. Per la realizzazione dei palloni l'aeronautica stipulò un contratto con la New York University che organizzò il cosiddetto balloon group, diretto da Athelstan Spilhaus. Dopo i primi lanci di prova effettuati tra aprile e maggio 1947 dal campo di football della Leigh University a Bethlehem, in Pennsylvania, si decise di spostare il sito di lancio nella base aerea di Alamogordo, nel Nuovo Messico. Il modulo precipitato tra il 2 e il 3 luglio 1947 fu il Mogul appartenente al volo n.4: alcuni avvistamenti (l'avvistamento dei coniugi Wilmot) e alcune ipotetiche registrazioni radar dimostrerebbero inoltre che un oggetto volante proveniente da Alamogordo proprio in quella notte si sarebbe diretto verso Corona. Il rapporto ufficiale ha anche chiarito che gli strani simboli simili ageroglifici osservati da Brazel ed altri testimoni su alcuni frammenti precipitati al suolo erano in realtà i disegni di un motivo floreale presenti sul nastro adesivo del pallone[16].
Gli ufologi e i sostenitori della versione dello schianto dell'UFO cercarono di contrastare la versione ufficiale del governo, prendendo in considerazione un test a cui vennero sottoposti il veterano Earl Fullford (sergente della base aerea di Roswell negli anni quaranta e presunto impiegato del prelevamento dei detriti nel luogo dell'impatto) e Jesse Marcel Jr. (figlio di Jesse Marcel, maggiore dell'esercito direttamente coinvolto nelle vicende dell'incidente del 1947). I due uomini, che raccontarono di aver visionato e toccato i resti del velivolo precipitato, furono chiamati per analizzare vari materiali, tra cui il mylar, principale composto dei palloni sonda. I due indicarono però un foglio di acetato come ciò che più si avvicinava al materiale dei resti dell'incidente di Roswell, quando nella composizione di un pallone sonda appartenente al progetto Mogul non compare l'acetato in strisce o in fogli, ma solo del nastro in acetato.
È impossibile accertare la validità del presunto test, effettuato per un documentario. Inoltre, i detriti ritrovati da Mac Brazel nella sua proprietà, portati allo sceriffo di Corona ed elencati nel primo rapporto ufficiale delle autorità locali, fanno tutti parte della composizione di un normale pallone aerostatico, come riportato da un articolo del CICAP a cura di Massimiliano Teso:
« L'ipotesi extraterrestre però è sicuramente meno solida dovendo fare ricorso a un'elaborata operazione di cover-up, finalizzata a nascondere fino a oggi le prove del ritrovamento di un disco volante precipitato nel 1947 e dei corpi dell'equipaggio alieno. Risulta inoltre difficile pensare che un'ipotetica astronave aliena possa essere costituita da materiale come gomma, stagnola, asticelle di legno di balsa e nastro adesivo.[17] »

Comunicati radiofonici riservati

L’8 luglio del 1947, i fatti vennero descritti grazie al testo del comunicato, redatto dal tenente Walter Haut, funzionario del Public Information Office del Campo d’Aviazione di Roswell, su ordine diretto dell’allora comandante della base, Colonnello William Blanchard, che recita quanto segue: “Le numerose voci concernenti i dischi volanti sono finalmente diventate realtà ieri, quando il Reparto Informazioni del 509 Gruppo da Bombardamento dell’VIII Forza Aerea del Campo di Aviazione di Roswell ha avuto la fortuna di entrare in possesso di un disco con la collaborazione di un allevatore del posto e dello sceriffo della Contea di Chaves (omissis). L’Aeronautica è passata immediatamente all’azione e il disco è stato rimosso dalla casa dell’allevatore, quindi esaminato nel Campo di Aviazione di Roswell e infine inviato dal maggiore Marcel al quartier generale“.

Teorie ufologiche nel dettaglio e altre teorie del complotto.

Secondo i sostenitori della teoria della caduta di un'astronave, i militari ritrovarono il corpo centrale del disco volante e ad alcuni chilometri di distanza rinvennero i corpi degli extraterrestri che sarebbero stati alla guida dell'UFO. Il tutto fu portato alla base militare di Wright Patterson e, in seguito, i rottami e i cadaveri sarebbero stati trasferiti all'interno della cosiddetta Area 51, una base militare statunitense che per questo motivo da allora gode a livello popolare di una certa notorietà.

Secondo la teoria sviluppata a partire dalla fine degli anni settanta, lo schianto vero e proprio si verificò nella pianura di San Augustin, situata a duecento chilometri di distanza da Roswell. Barney Barnett, un ingegnere addetto alla salvaguardia del territorio, fu il primo a parlare di tale ipotesi, sostenendo di aver assistito allo schianto di un velivolo mentre si trovava in quella zona per lavoro, dovendo aiutare la popolazione locale a sviluppare dei progetti per la protezione del luogo. Barnett raccontò che poco dopo i militari giunsero presso il punto d'impatto, rendendolo inaccessibile. Non è comunque noto se si sia mai veramente schiantato un velivolo - di matrice terrestre o non - nella pianura di San Augustin: uno dei principali sostenitori di questa ipotesi nell'ufologia moderna è Art Campbell, che ha più volte effettuato dei sopralluoghi sul presunto luogo dello schianto, tracciando una possibile pista dell'impatto e rinvenendo alcuni oggetti. In un documentario, il reperto più strano raccolto da Campbell venne analizzato da un gruppo di ispettori, identificandolo come un composto organico con parecchio materiale di riempimento, dovuto al contatto con la sabbia ed il terreno, ed in seguito come polietilene ad alta densità.
Una versione vuole quindi che il velivolo sia precipitato nella pianura di San Augustin, generando più di un campo di detriti, compreso quello del ranch di Brazel. Altre versioni invece parlano di due punti d'impatto differenti, che sarebbero avvenuti nello stesso momento o in un lasso di tempo separato, a distanza di un paio di giorni (il 2 e il 4 luglio)[15].

Dopo il caso Roswell, gli Stati Uniti cominciarono a smentire duramente i casi UFO. Questo fatto è stato interpretato dai sostenitori dell'ufologia e delleteorie del complotto come l'inizio di una "congiura del silenzio", che sarebbe il tentativo dei governi di voler secretare la verità sui contatti con gli alieni.
Nell'ambito delle teorie del complotto vi sono altre teorie alternative a quella dell'astronave extraterrestre.
Nel 1995 l'astrofisico Johannes von Buttlar ha dichiarato ad un congresso di ufologia di avere visionato dei documenti segreti da cui risulterebbe che l'UFO di Roswell era in realtà una macchina del tempo e i suoi piloti erano uomini provenienti dal futuro. Per nascondere questa notizia sconvolgente, sarebbero state messe in circolazione la versione ufficiale del pallone sonda e la versione ufficiosa del disco volante extraterrestre. Von Buttlar ha successivamente raccontato la sua versione dei fatti in un libro[18].
Nel 2005 l'ufologo britannico Nick Redfern ha sostenuto in un suo libro di avere ricevuto confidenze da un agente dei servizi segreti britannici secondo cui a Roswell è caduto un pallone sonda, ma all'interno della navicella non vi erano manichini ma prigionieri di guerra giapponesi, usati come cavie umane per studiare gli effetti dell'alta quota sull'organismo umano[19].
Esiste inoltre un'altra versione, sostenuta da una giornalista del Daily Beast, Annie Jacobsen. La giornalista dichiara di aver ricevuto delle informazioni sensazionali da un ex ingegnere del contractor della difesa americana, la EG&G, secondo cui l'incidente di Roswell fu architettato da Stalin per seminare il panico negli USA. Secondo questa versione il dittatore sovietico, ispirandosi al celebre racconto di Orson Welles intitolato La guerra dei mondi, avrebbe spedito verso l'America un cacciabombardiere Horten Ho 229 con all'interno alcuni esseri umani deformi e mutati da esperimenti eugenetici da Joseph Mengele. Questa operazione nacque quindi con l'intento di terrorizzare l'America, ma fallì quando il velivolo precipitò a Roswell a causa di una tempesta[20]. Annie Jacobsen ha riportato questa versione in un suo libro intitolato Area 51, pubblicato nel 2011.

Principali testimoni che sostengono la versione dello schianto di un UFO 

Mac Brazel 

Il primo testimone dell'ipotetico schianto fu un contadino di Corona, William Ware Mac Brazel. L'uomo affermò di avere sentito una forte esplosione proveniente dal suo ranch e che il giorno dopo, uscito di casa, notò dei frammenti a lui estranei in tutto il suo ranch e nell'area circostante, l'uomo ne portò la maggior parte allosceriffo di Roswell, George Wilcox. Lo sceriffo a sua volta li giudicò molto strani e li portò a far analizzare alla base militare di Roswell. Qui, il maggiore Jesse Marcel e la équipe li giudicarono non appartenenti ad unmissile o ad un aerostato, ma forse appartenenti ad un'astronave.[21] La notizia della caduta di un UFO fu subito smentita dalla stampa, alla quale gli alti gradi militari comunicarono che ricerche più approfondite diedero alla luce i resti di un pallone sonda.

Walter Haut 

L'allora tenente Walter Haut, che aveva l'incarico di curare le pubbliche relazioni della base militare di Roswell e fu responsabile del famoso comunicato stampa dell'8 luglio del 1947, ha lasciato una sua dichiarazione firmata e sigillata da aprirsi solo dopo la sua morte (avvenuta il 15 dicembre 2005). In essa egli dichiara in sostanza che la prima versione pubblicata nel comunicato stampa in questione era esattamente veritiera circa i fatti: "Sono convinto che quello che io personalmente osservai era un tipo di astronave e il suo equipaggio provenienti dallo spazio".[22]

Il testo integrale della dichiarazione giurata è stato pubblicato nel giugno 2007 nel libro Witness to Roswell: Unmasking the 60 Year Cover-Up.[23]Secondo gli autori, Haut aveva giurato al suo amico colonnello Blanchard di non rivelare in vita nessuna informazione sull'accaduto. Pertanto, aveva sempre negato di essere stato testimone degli eventi, dicendo di aver rilasciato informazioni che gli erano state riferite.
Nella sua dichiarazione, Haut raccontò che l'8 luglio 1947, a seguito del comunicato stampa dato nel pomeriggio, era stato portato in un hangar della base dal colonnello Blanchard. Qui vide un'astronave a forma di uovo lunga circa 4 metri e mezzo e diversi piccoli corpi di circa un metro di altezza con le teste di grandi dimensioni. Era sicuro che i corpi erano alieni e si trovavano sul veicolo spaziale schiantatosi a Roswell. Haut ha inoltre dichiarato che c'erano due zone con i detriti, il primo era un campo di detriti di grandi dimensioni a circa 75 miglia a nord-ovest di Roswell (il sito indagato dal maggiore Marcel), mentre il secondo era a circa 40 miglia a nord della città, dove erano stati trovati l'astronave principale ed i corpi. Il sito a nord era stato trovato da civili il 7 luglio. Nel corso della riunione della mattina dell'8 luglio, in cui Haut partecipò, gli ufficiali della base vennero informati degli strani detriti trovati in giro, che nessuno seppe identificare. Haut disse che ci fu una discussione su ciò che doveva essere raccontato al pubblico. Il Generale Ramey era arrivato per partecipare alla riunione. Ramey suggerì di comunicare all'opinione pubblica solo del campo di detriti più distante, come diversivo, per distrarre dalla zona più importante con i corpi e il veicolo spaziale. Egli seppe che Ramey stava eseguendo gli ordini del Pentagono. Haut aggiunse che non era a conoscenza esattamente di quali informazioni divulgare. Il comunicato stampa che venne emesso dopo poche ore descrisse solo la prima zona con i detriti in termini generali, dicendo che l'United States Army Air Forces era venuto in possesso di un "disco volante" con la collaborazione di un allevatore locale, ed era stato trasferito ai "piani più alti" dopo essere stato esaminato alla base. Il Generale Ramey disse in seguito che un pallone meteorologico fosse stato erroneamente identificato come un disco volante.

Elias Benjamin 

In un documentario video della serie Sci Fi Investigates del canale Syfy, nel corso dell'episodio dell'8 novembre 2006 intitolato The Roswell Incident vi è l'intervista a Elias Benjamin, poliziotto militare del 390º Air Service Squadron che la notte tra il 7 e l'8 luglio scortò tre corpi sotto un lenzuolo dall'Hangar 84 all'ospedale della base militare di Roswell. Egli racconta che durante il trasporto uno dei corpi sembrava muoversi, e che durante il trasferimento, il lenzuolo scivolò "rivelando un volto grigio e turgido, e una testa priva di capelli di una specie che capì non essere umana". Più tardi nell'ospedale della base, con il lenzuolo rimosso, egli vide "un essere molto piccolo, con una testa a forma di uovo più grande rispetto al corpo. ... gli unici elementi del viso che ricordo ora è che aveva gli occhi obliqui, due fori che avrebbero potuto essere il naso, e una piccola fessura che avrebbe potuto essere la bocca. Credo che fosse viva. C'era un odore terribile in ospedale." Aveva anche visto i detriti metallici dello schianto nel capannone che non appartenevano a un incidente aereo, perché non erano bruciati. Più tardi, "Sono stato interrogato e mi fecero firmare una dichiarazione di riservatezza. Mi è stato detto che se avessi parlato, sarebbe successo qualcosa di brutto, non solo a me, ma anche alla mia famiglia".[24]

Frederick Benthal 

Il sergente Frederick Benthal, esperto fotografo, raccontò che lui e il caporale Al Kirkpatrick partirono in aereo da Washington DC, per fotografare il relitto e i corpi degli alieni. Essi furono condotti a nord di Roswell nella zona dello schianto, dove Benthal vide i camion che trasportavano rottami di un oggetto di qualche tipo. Poi Kirkpatrick venne condotto in un'altra zona dove venivano raccolti altri pezzi, mentre Benthal venne portato in una tenda vicina. Nella tenda fotografò alcuni piccoli corpi sdraiati su un telo: "Erano quasi tutti identici, dalla pelle scura, sottile e con teste di grandi dimensioni. C'era un odore strano dentro la tenda che puzzava come fosse formaldeide". Kirkpatrick in seguito andò in un altro sito dove c'erano camion carichi di rottami. Tutte le loro attrezzature e materiale fotografico venne confiscato. Essi tornarono alla base e poi tornarono a Washington, dove vennero interrogati e dissero di non aver visto nulla.[25]

Veterani che negano le teorie ufologiche 

James Noce 

James Noce lavorò nell'Area 51 negli anni sessanta e settanta per conto della CIA. A 72 anni, non più vincolato dal patto di segretezza, decise di parlare di ciò che avveniva nella base segreta, intervistato dal Seattle Times.[26]

Noce raccontò la sua esperienza e la sua partecipazione a progetti ed operazioni "black": negli anni sessanta, l'Area 51 testava aerei sperimentali come l'A-12, l'SR-71 Blackbird e l'Lockheed_U-2, modelli ora conosciuti che non dovevano essere resi noti durante le progettazioni e i test per ragioni logistiche. Il 24 maggio 1963, fu uno degli addetti alla copertura dello schianto di un A-12 denominato "Article 123", nello Utah. Confermò anche che per gli agenti della CIA era pratica comune intimidire i testimoni a non rivelare nulla sugli avvenimenti che non dovevano essere resi noti, e che non vi furono mai incontri ravvicinati con velivoli o creature non umane, sostenendo che le storie sugli UFO fanno comodo alla CIA e all'Air Force per nascondere i test dei prototipi segreti.

Veterani della Roadrunners Internationale 

I veterani della Roadrunners Internationale sono militari che lavorarono all'interno di basi dell'aereonautica militare che, secondo il mondo dell'ufologia, furono teatro di operazioni dedite al contatto con velivoli e civiltà extraterrestri. Non più vincolati dal patto di segretezza, hanno fatto luce su cosa avveniva nelle basi segrete statunitensi, raccontando per esempio del progetto OXCART, un aereo spia addetto alle missioni nei territori dell'Unione Sovietica e sperimentato all'interno dell'Area 51. Hanno reso nota anche la costruzione di falsi prototipi, ideati dagli ingegneri della base per sviare le forze sovietiche, che grazie ai satelliti ad infrarossi cercavano di monitorare ciò che accadeva.

Inside Area 51: il documentario di National Geographic 

Un documentario diretto per National Geographic Channel nell'estate del 2011 si è occupato delle attività del governo americano nel deserto del Nuovo Messico e, indirettamente, del caso Roswell. I veterani intervistati e i documenti dell'intelligence dimostravano come in basi come l'Area 51 venivano progettati e collaudati velivoli militari top secret, tra cui i più avanzati modelli di aerei spia o un velivolo invisibile assolutamente segreto, sviluppato all'interno dell'Area 51 e precipitato nel 1963 con conseguente copertura da parte della CIA.

Analisi delle testimonianze e ipotesi [modifica]

Karl Pflock in un libro del 2001[27] ha effettuato un'analisi delle testimonianze prodotte da altri autori sul caso Roswell e ha riscontrato che su circa 300 testimoni solo 41 avevano avuto informazioni dirette o al massimo di seconda mano e solo 23 avevano riscontrato evidenze fisiche; di questi ultimi, solo 7 avevano pensato che si trattasse di qualcosa proveniente da un altro mondo. Pflock ha rilevato anche che solo 4 testimoni hanno detto di avere visto corpi di alieni: 3 testimoni non sono da ritenersi attendibili perché hanno cambiato versione, mentre sul quarto testimone ci sono poche informazioni. Pflock ha ipotizzato che a distanza di decenni i testimoni possano avere fatto confusione nei loro ricordi. In particolare è stato evidenziato che nel 1956 un aereo cisterna è caduto a pochi Km da Roswell, incendiandosi e uccidendo gli 11 membri dell'equipaggio, alcuni dei quali sono stati trasportati in ospedale e sottoposti ad autopsia[28]; secondo Pflock, alcuni testimoni potrebbero avere confuso i fatti del 1947 e quelli del 1956 riunendoli in un unico evento.

venerdì 5 luglio 2013

Ladri di biciclette. - MASSIMO GRAMELLINI


Sabato scorso un ciclista parcheggia la sua bici da tremila euro sulla punta del molo di un porticciolo di Agrigento per andarsi a fare un giro in barca. Al ritorno dalla gita il ciclista scopre che la bicicletta è stata rubata e, senza troppe speranze, sporge denuncia all’autorità competente. Invece, nonostante siano sotto organico e oberate da ogni genere di reati, le forze dell’ordine trovano il tempo di visionare insieme con il derubato le immagini dell’impianto di videosorveglianza, smascherano il ladro in men che non si dica e recuperano la superaccessoriata refurtiva. 

Sempre sabato scorso un ciclista parcheggia la sua bici da duecento euro intorno al palo che fronteggia un bar di Pavia per andarsi a fare un giro in centro. Al ritorno dalla passeggiata il ciclista scopre che la bicicletta è stata rubata e, senza troppe speranze, sporge denuncia all’autorità competente. Purtroppo, poiché sono sotto organico e oberate da ogni genere di reati, le forze dell’ordine non trovano il tempo di visionare le immagini dell’impianto di videosorveglianza, che dopo una settimana (domani) verranno inesorabilmente cancellate, rendendo impossibile lo smascheramento del ladro e il recupero della sottoaccessoriata refurtiva. 
Dagli scarni indizi sopra esposti, vi sfido a scoprire quale dei due ciclisti derubati sia il signor Angelino Alfano, ministro degli Interni, e quale la signora Tina Bianco, lettrice de La Stampa. 

martedì 2 luglio 2013

Ecco la batteria che rimane in carica per 27 anni!

Stoccare e conservare l’energia elettrica è un problema che la scienza sta affrontando dai tempi della  rivoluzione industriale. Le batterie al litio degli ultimi anni hanno rappresentato un enorme passo avanti, perché ci permettono di utilizzare strumenti complessi come pcportatili o smartphone senza il bisogno di un cavo costantemente collegato alla rete.
Questo metallo, più leggero dell’acqua, permette anche il funzionamento delle batterie delle automobili elettriche, che in molti oramai vedono come il futuro della mobilità mondiale. Nel caso delle auto, il problema finora era stata la capacità di garantire un’autonomia sufficiente per molti km e la durata delle stesse batterie.
Gli scienziati del Zentrum für Sonnenenergie- und Wasserstoff-Forschung (ossia il Centro per la ricerca sull’energia solare e l’idrogeno) del Baden-Württemberg in Germania hanno ovviato a quest’ultimo problema sviluppando dellebatterie a ioni di litio in grado di conservare la propria efficienze per ben 27 anni.
Gli esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che dopo 10.000 cicli di carica e scarica completa, l’equivalente medio di 27,4 anni di utilizzo, le batterie conservavano l’85% della capacità iniziale. Inoltre, la potenza di tali apparecchiature consentirebbe ad un veicolo maggiori prestazioni e tempi di ricarica più veloci.
L’unico problema è forse quello della scarsità del litio che è sì abbondante sulla crosta terrestre ma non nella forma utile all’industria elettronica. La metà dei giacimenti attuali sono poi situati nelle Ande boliviane, specialmente nel deserto di sale del Salar de Uyuni, ma il presidente Evo Morales non è più disposto a svendere le enormi risorse locali alle compagnie minerarie straniere.
Speriamo che la ricerca scientifica, la cui avanguardia è rappresentata dalla fisica quantistica, riesca ad ovviare ai problemi politici e di scarsità con soluzioni atte a garantire una più equa e abbondante distribuzione delle risorse.

America Is Not A Democracy - Noam Chomsky



Forza e onore …- Francesco Briganti



“ L’ambiente era spoglio: scaffalature ai muri ad indicare una passata valenza, qualche macchinario sperso per l’ampia superficie presente, più per la sua vetustà, che per l’effettiva possibilità di essere venduto, alle spalle di un bancone due scrivanie dietro le quali assisi un imprenditore e la sua segretaria. 
Tempi duri anche allora, tempi di crisi in una terra di conquista per industrie del nord venute a seminare speranze, ma poi decise a raccogliere contributi lasciando dietro di sé terra bruciata, dipendenti in cassa integrazione, terziario assoggettato a debiti impagabili,  fornitori con le lacrime agli occhi. 
La giornata trascorreva lenta ed abitudinaria, la maggior parte passata al telefono ad inventare novelle per chi chiedeva un pagamento, la restante parte a sollecitare dei pagamenti: in entrambi i casi, nocciolo comune, una risposta negativa. Il sole dall’est nato a mitigare il nero dell’animo, violento entrava dall’ampia porta vetrina rendendo difficile il riconoscimento immediato di chi entrasse avendolo alle spalle. 

“ Buongiorno signor … “  la voce di uno dei due avventori scoppiò alle scrivanie interrompendo due telefonate in sincrono, una a chiedere e l’altra a negare. “ Volevamo parlare con Voi … “ continuò la voce mentre, come fossero i padroni oltrepassavano il bancone e, senza invito, sedevano di fronte all’imprenditore.  
Due volti conosciuti, non adusi ad esser frequentati da quel titolare, ma da questi debitamente salutati con rispetto ogni qualvolta incontrati per strada o ad uno dei bar della zona. 
Due persone a cui si potevano chiedere favori, due persone a cui non si potevano  negare favori. In nessuna delle parti a confronto v’era sorpresa nella visita e senza preambolo alcuno, che non fosse la cordialità imperiale di chi dice e non chiede, l’argomento della stessa fu determinato con poche parole: “ … dobbiamo comprare due caterpillar; noi abbiamo la ditta venditrice, noi versiamo l’anticipo, voi fate da intermediario poi diventa problema nostro il pagamento dei mezzi. Per voi signor …, ci sono venti milioni subito e venti a consegna avvenuta …”. 1985!. 
Quaranta milioni di lire ed una montagna di problemi risolti in un baleno come al tocco di una magia; di più, un miracolo!; e, contemporaneamente, la salvezza da un probabile fallimento nell'andare oltre quella linea di correttezza a cui, da sempre quell’imprenditore, si era attenuto: era lampante che i quattrocento milioni dei due caterpillar la ditta costruttrice non li avrebbe mai visti. Una tempesta di pensieri a sovraffollare un cervello: addio ai notai che chiamavano, addio alle banche assillanti, addio a quello strozzino che scroccava un caffè ogni mattina e addio al potersi guardare allo specchio, pur disperato, ma con la fronte alta e lo sguardo limpido nel riflettersi negli occhi dei figli e della moglie; addio ad un nome che, sia pure in grande difficoltà, era da tutti rispettato ed onorato nella città e tra i concorrenti. 
L’imprenditore portò le mani ai capelli e strinse forte le tempie, sentiva pulsare il sangue nelle vene così forte da dolergli la fronte; un’improvvisa secchezza della bocca ne rendeva aspro e di fiele il sapore; tentò una, due volte di articolare una risposta poi, biascicando più che parlando riuscì a dire quel “ Don …” a fare da stura a tutta la propria frustrazione e disperazione. “ … Voi sapete, Don … , quali sono le condizioni della mia azienda; sono oberato dai debiti e non per mia colpa, ma perché i tanti piccoli artigiani della zona non mi hanno pagato e solo perché anch’essi  sono vittime della situazione; sapete anche che a questo punto della storia ciò che mi offrite sarebbe per me la salvezza da un fallimento certo e, sapete, che il mio nome è ancora la garanzia necessaria a che i due caterpillar arrivino qui senza troppi problemi …; Don …, a me il nome mi è rimasto!, se perdo anche quello, che farò domani!?!”. Una supplica più che un rifiuto; una offerta di sé stessi come contro partita di una disonestà evidente e marchiante per il resto del tempo.
 I due Don, si guardarono per un attimo negli occhi, poi  si alzarono e allungando, entrambi, la mano, uno per volta strinsero quella dell’imprenditore e prima di uscire il Don, più don dei due, con un evidente freddo, ma deciso rispetto disse: “ …  
Ho capito signor …, state tranquillo, e scusatemi se sono venuto. “ poi uscirono perdendosi nella luce del sole sempre più brillante. “ Non una parola è inventata, nulla di quanto avete letto è fantasia. L’imprenditore poi fallì, macchiando comunque il proprio nome, qualcun altro fece arrivare i due caterpillar di cui la ditta costruttrice non ebbe mai il pagamento e i don continuarono a fare i don come al solito, ma, quando in un bar incontravano assieme o singolarmente quell’imprenditore, da quel giorno furono loro ad offrirgli il caffè. Un gesto di coraggio o di vigliaccheria rispetto ad un futuro forse migliore economicamente, ma senz’altro frutto di un rimorso costante? 
Ed oggi, a tanti anni di distanza ed a morale ed etica vigenti, quel rifiuto sarà vissuto come un rimorso o  come un rimpianto?. E, cosa alberga oggi nella mente di quegli imprenditori, di quei politici, di quella gente comune che cerca e trova e segue sempre un'unica via : quella più facile e più conveniente?. Ecco, dare e darsi delle risposte, potrebbe, forse, dare inizio al cambiamento. Ma ci vuole coraggio, o forse solo la vigliaccheria di non doversi confrontare ogni giorno CON IL PROPRIO RIMORSO!. 

https://www.facebook.com/notes/francesco-briganti/massimo-decimo-meridio-/144232312447373

Carota nera: proprietà e benefici.

La carota nera è una varietà della carota che pochi in occidente conoscono, ma che promette molto bene per le sue proprietà e per i benefici che può portare al nostro corpo
E’ da sempre invece molto conosciuta in oriente, specialmente in India e in Cina dove viene consumata regolarmente proprio per le suo proprietà benefiche nel prevenire molte malattie.
La “purple carrot” ha proprietà simili a quelle dei mirtilli, delle prugne, dell’uva o del vino rosso ed è quindi ricca di antociani dall’alto potere antiossidante, molto utili contro i radicali liberi, le infiammazioni, i problemi circolatori, i danni provocati dagli ultravioletti.
Una curiosità che forse non tutti sanno è che la carota nasce nera e non arancione, probabilmente in una zona dell’oriente come l’Afghanistan e solo nel 1500 gli Olandesi la fecero diventare arancione in onore di Guglielmo D’Orange (fonte confagricoltra).

Sinceramente quando ho saputo dell’esistenza di una carota nera, come al solito, mi sono subito incuriosito e ho cominciato a cercare e a cercare: non mi sono fermato al primo sito o al primo libro e ho trovato veramentemoltissime proprietà benefiche che vi riassumo molto sinteticamente qui sotto.

Quali benefici?

Nello specifico quali sono i motivi per cui mangiare o bersi succhi o centrifughe di carote nere?
  • il grande apporto vitaminico comprende anche la vitamina A e il selenio, molto importanti per il benessere del corpo
  • migliora il benessere di occhi, capelli, pelle e sangue
  • gli antiossidanti, molto abbondanti, aiutano nella prevenzione dai radicali liberi e di molte malattie tra le quali il cancro
  • aiuta il sistema immunitario con le infezioni e le infiammazioni
  • migliora la qualità dello sperma dell’uomo
  • potrebbe essere utilizzato anche in Italia come colorante completamente naturale nell’industria alimentare

A ogni varietà le sue proprietà

Se vivete in Italia e doveste decidere di recarvi in un supermercato o da un fruttivendolo quasi sicuramente troverete una sola variante di carote, quella arancione classica, ottima per le sue proprietà, ma in realtà esistono diverse varietà della carota:
  • la carota nera
  • la carota rossa è ricca di licopene (antiossidante molto potente contro l’invecchiamento)
  • la carota gialla è ricca di xantofilla capace di portare benefici sulla pressione e in generale a lungo termine
  • la carota arancione contiene betacarotene
  • la carota bianca infine è molto studiata nell’ultimo periodo per le sue proprietà molto positive nella lotta contro il cancro
Purtroppo non è per niente facile trovare tutte queste varietà nei nostri supermercati o dai nostri fruttivendoli di fiducia, ma un giorno potremmo beneficiare di tutto il benessere che questi alimenti sono in grado di apportare al nostro corpo!
Il consiglio, per chi ha la possibilità, è quello di coltivare le carote nel proprio orto, in modo da aver sempre a disposizione queste bombe di salute; se ne avete l’occasione alternate ogni giorno un colore diverso di carota e se dovesse stufarvi e sentiate il bisogno di cambiare potete sempre utilizzare una centrifuga per bere letteralmente le carote lasciando praticamente intatte le proprietà nutritive.

Come farsi un deodorante naturale.

Sono davvero sicuri i deodoranti che acquistiamo nei supermercati? O possono danneggiare la nostra salute?
Alcuni studi scientifici avrebbero messo in evidenza deirischi collegati ai sali di alluminio la cui applicazione continuativa potrebbe favorire l’insorgere di tumori al seno e di alcune malattie neurologiche. Anche altre sostanze come triclosan ed etanolo con funzione antisettica, parabene con funzione conservante, hanno dubbi effetti.
Per ovviare a rischi alla salute, per evitare di introdurre nel nostro organismo sostanze chimiche, possiamo fare una scelta ecologica e fai-da-te, come ricorrere ai deodoranti naturali oppure produrceli a casa.
La natura dispone di deodoranti naturali, quali la pietra di allume, da strofinare sotto le ascelle, che è antisettica e astringente, formata da cristalli di alluminio che non vengono assorbiti dalla pelle; l’argilla con proprietà assorbenti;oli essenziali come lavanda e teatree che sono antibatterici, la menta che è rinfrescante, mentre altri, palmarosa, salvia sclarea e limone hanno proprietà deodorante.
Se qualcuno vuole cimentarsi nella realizzazione di deodoranti fai-da-te, ecco le ricette.
Per fare uno spray deodorante occorrono: 10 ml di alcol puro a 90 gradi, 15 ml di aceto di sidro o aceto bianco, 25 ml di acqua di rose, 10 gocce di olio essenziale di palmarosa e 20 gocce di oli essenziali puri o mescolati tra di loro come ad esempio lavanda, menta, teatree, limone, ecc.
Si versa l’alcol in un contenitore spray da 50 ml, si aggiungono gli oli essenziali, si agita il composto per mescolarlo, infine si aggiungono aceto e acqua di rose.
Per realizzare una crema deodorante fai-da-te occorre della crema idratante biologica piuttosto fluida e 4 gocce di olio essenziale di palmarosa. Si mette un po’ di crema nel palmo della mano oppure in un contenitore, si aggiunge l’olio essenziale, si mescola con le dita e si spalma il composto sotto le ascelle.
Facile, no?