domenica 6 aprile 2014

Antibiotici naturali.



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La dittatura dell'illegittimità. - Ida Magli

 

Finalmente “Renzi il Giovane” è riuscito ad inaugurare la nuova Era, quella del primato dei giovani. L’eliminazione del Senato, il più antico consesso romano di governo degli Anziani (Seniores)  significa – ed è – soprattutto questo, gridato a gran voce, simbolicamente ma anche concretamente: “Via i vecchi”! Il Ministro del lavoro sta pensando ai prepensionamenti per dare lavoro ai giovani ed è sicuramente inutile fargli notare che soltanto con il sistema di certi popoli “primitivi”, quello di abbandonarli senza acqua né cibo in luoghi disabitati, sarà possibile oggi liberarsi dei vecchi dato che è la maggiore conquista della nostra civiltà aver allungato di oltre un terzo la durata media della vita sconfiggendo il tifo, la tubercolosi e la mortalità per parto. Probabilmente la signora Madia non sa che le donne morivano giovanissime perché affrontavano partorendo un rischio di morte talmente alto che la Chiesa l’aveva equiparato a quello dei soldati in battaglia emanando per le partorienti lo stesso obbligo di confessarsi, all’inizio delle doglie, in vigore per i soldati prima del combattimento. Lo stato di salute e la durata della vita dei cittadini è il dato primario che connota una società: non è capace di governare chi non se ne rende conto al punto di credere di poter tenere una parte del gruppo fuori dal gioco.

 Se accantoniamo però questa constatazione sul modo farsesco con il quale siamo governati, non possiamo non rimanere stupiti della facilità con la quale, malgrado la lunga esperienza storica che ne abbiamo alle spalle, è possibile in Italia a chi abbia un minimo di disinvoltura e di potere instaurare una dittatura. Sono nate quasi sempre così le dittature in Europa: sfruttando i momenti di mancanza o di sospensione delle regole e affermando che è necessario, appunto, instaurarne di nuove. Dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi non c’è mai stata però una situazione di reale vuoto e di illegittimità conclamata delle istituzioni come quella in cui viviamo e nella quale Renzi nuota a suo piacere. L’incostituzionalità della legge elettorale è diventata, invece che una debolezza, il suo maggiore punto di forza in quanto è ormai passato così tanto tempo dalla sentenza della Consulta che si possono considerare come nulle anche le decisioni della massima Magistratura. D’altra parte Renzi sa di poter contare su un’assoluta certezza: i suoi colleghi non si faranno mai sbalzare fuori dalle proprie poltrone andando alle elezioni e Berlusconi gli manterrà il suo appoggio perché non ha altro modo per rimanere nel gioco politico. Accantonato quindi con disinvoltura il progetto di una nuova legge elettorale, il nostro piccolo Mussolini si dedica a sistemare l’Italia in vista del potere in Europa. È l’Europa, infatti, che ha guidato Napolitano nell’escludere il ritorno alle elezioni per potere instaurare i governi di Monti, di Letta e di Renzi ed è per questo motivo, la sottomissione all’impero europeo, che nel diluvio di commenti che accompagna le imprese di Renzi nessuno accenna, né giornalisti né politici, al primato dell’Europa che le domina. La pseudo cancellazione del Senato serve infatti, oltre al piacere di togliere di mezzo un’istituzione “vecchia”, a indebolire lo Stato e disintegrarne l’unità: eliminare gli Stati nazionali è indispensabile all’unione politica dell’Europa.

 Renzi odia il popolo italiano quanto e più (di più perché ride mentre lo tradisce) di quanto l’abbiano sempre odiato i suoi politici e governanti lungo tutta la sua storia, salvo la brevissima pausa del Risorgimento. Il dovere principale per il quale si batte è rispettare Maastricht e la moneta euro. A felicitarsi di questa fedeltà è venuta in Italia la Regina Elisabetta II e ne aveva ben donde: nella sua qualità di massimo capo della massoneria mondiale e di partecipante alla Banca Centrale Europea, così come a tutte le altre Banche Centrali, sta gioiosamente seduta sulla montagna di soldi che ha spremuto e spreme ai poveri europei, ai poveri italiani, agli imprenditori suicidi, ai milioni di lavoratori rimasti disoccupati da quando i loro governanti hanno adottato la moneta euro. È una spietata strozzina, come sono spietati strozzini i Re di Spagna, d’Olanda, del Belgio, i Rothschild, i Rockfeller e tutti gli altri azionisti delle Banche Centrali. Ancora una volta, però, giornalisti e politici hanno mantenuto il silenzio sull’obbrobriosa personalità di questa donna, dedicandosi a commentare il tenero colore dei suoi cappelli. È questo silenzio che permette agli usurai d’Europa di portare i popoli alla rovina.

Ida Magli
Roma, 5 aprile 2014  


http://www.italianiliberi.it/Edito14/la-dittatura-dell-illegittimita.html

Bussi, preoccupa mercurio in scampi.

 (foto: ANSA)

Forum Acqua rilancia indagine internazionale, agire subito.
"Valori preoccupanti di mercurio negli scampi pescati nel 2009 di fronte a Pescara, nel raggio di 40 miglia, anche nella parte commestibile". È quanto emerge da uno studio condotto da un team dell'Università di Teramo e del Centro di Referenza Nazionale per la Sorveglianza e il Controllo degli Alimenti per gli Animali di Torino, rilanciato dal Forum abruzzese dei Movimenti per l'acqua.
In particolare, le analisi hanno riscontrato 0,78 milligrammi/kg nella 'white meat' contro un limite comunitario di 0,5 milligrammi/kg; la carne bollita che i ricercatori hanno esaminato ha raggiunto anche valori superiori, di 1,05 milligrammi/kg. "Questi dati - evidenzia il Forum Acqua - fanno il paio con quelli dell'Agenzia regionale per la tutela ambientale (Arta) del 2012 relativi ai sedimenti del Porto canale di Pescara, poi dragati con un grande dispendio economico.
La stragrande maggioranza dei campioni, 59 su 75, è risultata avere livelli di mercurio superiore allo standard di qualità fissato dal Decreto ministeriale 56 del 2009 (0,3 milligrammi/kg). Due campioni presentavano valori estremamente elevati, rispettivamente di 14 e 17 milligrammi/kg, addirittura maggiori rispetto ai picchi riscontrati in una delle aree più contaminate da mercurio in Mediterraneo, la laguna di Grado". Sottolineando che "i dati disponibili sulla contaminazione da mercurio nell'area di Pescara, oltre a quella di Bussi, dovrebbero portare immediatamente ad agire", Augusto De Sanctis, del Forum Acqua, spiega che "lo studio è stato pubblicato nel 2013 su una prestigiosa rivista scientifica internazionale.
I ricercatori - dice l'ambientalista - pur non individuando esattamente la fonte di inquinamento dell'ambiente che può aver causato la contaminazione degli animali, esprimono la loro preoccupazione per tale situazione e propongono precise azioni da attuare". 

Casta diplomatica, niente paura per i tagli: pensione di platino al posto dell’indennità. - Thomas Mackinson

Casta diplomatica, niente paura per i tagli: pensione di platino al posto dell’indennità

Guadagnano fino a 600mila euro l'anno e costano 108 milioni di euro. Il ministro Mogherini annuncia un ddl per ridurre gli stipendi d'oro della diplomazia. Ma la riforma, a conti fatti, potrebbe portare ulteriori vantaggi alla categoria e maggiori costi per lo Stato grazie a pensioni ancora più alte.

Guadagnano fino a 600mila euro l’anno e di retribuzioni ne hanno due, quella a Roma e quella all’estero. Ma ora la musica cambia per tutti. “Basta stipendi d’oro agli ambasciatori d’Italia”, ha promesso il ministro degli esteri, Federica Mogherini, annunciando giovedì 3 aprile un disegno di legge per modificare il trattamento economico del personale diplomatico all’estero. Dopo 48 ore si scopre però che anche invertendo l’ordine dei fattori il costo della Casta non cambia. E forse, se possibile, aumenta. Il ministro ha incontrato i sindacati della Farnesina per presentare le linee guida del piano che deve essere ancora formalizzato in un documento. Le prime reazioni sono di sconcerto. Alcuni delegati sono convinti sia  un’operazione di facciata, utile a dare un contentino al Mef, al Commissario Cottarelli e all’opinione pubblica, che non intaccherà le prebende della diplomazia più costosa al mondo. Al contrario, rimodulando le voci che compongono le loro retribuzioni – in media 15-20mila euro netti al mese – l’intervento potrebbe portare ulteriori vantaggi alla categoria e maggiori costi per lo Stato. Un passo indietro. Quanto guadagna un diplomatico italiano? Due anni fa ilfattoquotidiano.it ha fornito cifre e paragoni con altri Paesi che non si potevano credere e l’economista Roberto Perotti, docente alla Bocconi, le ha confermate un mese fa: l’ambasciatore a Tokyo 27mila euro netti al mese, a Mosca 26mila, a Parigi 21mila  fino a città delMessico, dove l’ambasciatore si “accontenta” di 18mila euro. Trattamenti economici superiori a molti capi di Stato derivanti dalla somma di diverse voci.
Le principali sono il cosiddetto “stipendio metropolitano” cioè quello preso a Roma, tassato e soggetto a trattenute previdenziali, che oscilla mediamente tra i 180-200mila euro netti l’anno, più della media del dirigente pubblico nazionale. Poi c’è l’indennità di servizio estero (Ise), una voce forfettaria onnicomprensiva che varia a seconda della distanza e del coefficiente di disagio della sede, è esentasse e può raggiungere cifre stratosferiche. Mediamente 20mila euro al mese per l’ambasciatore, 13-18mila euro per i consoli. Come si modulano le due voci? Quando il diplomatico va in missione (sono 123 attualmente all’estero) la prima voce pesantemente ma tale riduzione è sostituita e compensata abbondantemente dalla seconda. L’ambasciatore a Parigi, ad esempio, come stipendio riceve “solo” 5.385 euro al mese, per di più soggetti a trattenute fiscali e previdenziali. Ma si consolerà brindando a un Ise da 15.610 euro esentasse. Così messe, non stupisce che le retribuzioni di 901 diplomatici (31 ambasciatori, 201 ministri plenipotenziari e 357 consiglieri e 303 segretari) costino allo Stato 184milioni di euro l’anno, una media per persona di 199mila euro. Poi ci sono le residenze da sogno gratis, le indennità di sistemazione e trasloco, per i famigliari a carico, per l’istruzione dei figli nelle scuole internazionali e così via. Bene. 
Quali sono le linee guida presentate dal ministro per mettere un freno a tutto questo? L’idea da tradurre in legge, secondo le indiscrezioni trapelate nella serata di venerdì, è quella di rimodulare le retribuzioni invertendo i rapporti tra stipendio base e indennità. Grosso modo dovrebbe funzionare così. Indifferentemente che resti a Roma o vada all’estero, il diplomatico italiano riceve lo stipendio metropolitano per intero,  senza decurtazioni e agli attuali livelli ministeriali. Dunque senza le riduzioni che immagina il commissario Cottarelli. Pericolo scampato. L’indennità di servizio all’estero – finora voce forfettaria onnicomprensiva – invece sarebbe abbattuta e sostituita da rimborsi scorporati e riconosciuti a fronte di spese effettivamente sostenute, a garanzia di maggiore trasparenza. Ben venga la trasparenza, certo. Ad addolcire l’amaro calice alle Feluche ci sarebbe però un effetto indiretto che sa di miele. Il calo del superbonus indennità sarà compensato da un formidabile aumento della base imponibile ai fini previdenziali. In pratica tutti e 901 i funzionari della carriera diplomatica riceveranno una pensione ancor più alta di quella che percepiscono oggi, sia che restino a Roma e sia che girino il mondo. Più che una dieta mirata, dunque, un lifting con tonico per tutta la categoria. 
Problema: come indorare la pillola anche per il Mef, che chiede ben altre riduzioni? A quanto risulta al fattoquotidiano.it si cercherà di accreditare che, assoggettando l’intero stipendio agli oneri fiscali e previdenziali, tale impianto avrà effetti positivi sulle entrate tributarie. Così al Tesoro non metteranno paletti e si potrà sostenere che l’operazione fa bene ai conti pubblici. Certo i singoli dettagli sono ancora da definire, ma il quadro generale è già abbastanza complicato da rendere difficile capirne gli effetti. Se in ambasciata la festa è finita o solo rimandata, se il sacrificio di oggi contiene in realtà un regalo più grande domani: uno stipendio d’oro che in nome del risparmio diventa una pensione di platino

Andrea Scanzi.



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sabato 5 aprile 2014

Da 'Niente da dichiarare?' a 'Gli equilibristi' L'agenzia delle Entrate mappa l'Italia.




Roma - (Adnkronos) - Il fisco 'divide' il territorio in otto aree. I gruppi individuati sono stati nominati con il titolo di un film - GUARDA LA MAPPA - Il direttore AttilioBefera: "Necessario calibrare gli interventi in modo differenziato"

Roma, 5 apr. (Adnkronos) - Otto aree per un'azione più efficace sul territorio. L'Agenzia delle Entrate divide il territorio in gruppi di Province e sceglie e li nomina con il titolo di un film per richiamare in modo efficace un tratto distintivo di ogni cluster: 'Niente da dichiarare?', 'Stanno tutti bene', 'Gli equilibristi, 'Rischiose abitudini', 'Rischio totale, 'Non siamo angeli' , 'L'industriale' e 'Metropolis'.
A incidere sulla valutazione, che porta le province a essere inserite in un gruppo piuttosto che in un altro, sono numerosità del bacino, pericolosità fiscale e, a seguire, pericolosità sociale, tenore di vita, maturità della struttura produttiva, livello di tecnologia e servizi e, infine, disponibilità e fruibilità di infrastrutture di trasporto.
Il nostro Paese, ha osservato il direttore Attilio Befera, in una recente audizione parlamentare "è, infatti, l'insieme di molteplici territori estremamente variegati per cultura, struttura produttiva e condizioni socio - ambientali, ed è necessario calibrare gli interventi in modo differenziato perché la condizione socio-economica è un fattore che influenza l'adempimento spontaneo".
Incrociando i dati dell'Istat con la mappa dell'Agenzia delle Entrate si riscontra che ci sono 11,2 milioni di residenti nelle province 'Rischio Totale'. Seguono i 9,4 milioni di cittadini di altri due gruppi: i'Metropolis', ovvero i 7,1 milioni di residenti delle province di Roma e Milano, e i 'Niente da dichiarare'. Ci sono poi 23,3 milioni di cittadini che abitano in province che il fisco considera tranquille: sono il gruppo 'Industriale' e 'Stanno tutti bene'.