martedì 29 aprile 2014

Strage via D'Amelio, Mancino s'avvale facoltà di non rispondere.

Nicola Mancino (foto: ANSA)


Ex ministro chiamato a deporre al processo in corso a Caltanissetta.
L'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, chiamato a deporre al processo per la strage di via D'Amelio in corso a Caltanissetta, si è avvalso della facoltà di non rispondere. L'ex politico Dc, che è imputato al dibattimento sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, doveva essere sentito come imputato di procedimento connesso: tale status gli ha dato la possibilità di astenersi dal testimoniare. 
"Non voglio sottrarmi in alcun modo, ma non voglio interferire su un procedimento in cui non sono stato ancora interrogato", ha detto riferendosi proprio al processo di Palermo sulla trattativa in cui è accusato di falsa testimonianza. Mancino avrebbe dovuto deporre sul suo incontro col giudice Paolo Borsellino avvenuto l'1 luglio 1992, giorno del suo insediamento alla guida del Viminale.

MA MI FACCIA IL PIACERE-Marco Travaglio-Il Fatto Q.-28 aprile 2014



Razzi suoi. “Mio figlio commercia in unghie finte per donna. Ed è bravissimo anche a           montarle sulle dita” (Maria Jesus Razzi, moglie del deputato FI Antonio, Corriere della sera, 24-4). Uno spende tanti soldi per far studiare i figli, ma poi non c'è niente da fare: le soddisfazioni arrivano.

Pacchetto sicurezza. “Non ci sentiamo sicuri in Italia” (Barbara Berlusconi, figlia di Silvio, Vanity Fair Spagna, 23-4). Dev'essere da quando si aggira a piede libero un frodatore fiscale condannato a 4 anni.


Il Piccolo Padre. “Napolitano si fa padre quando dice a Renzi 'ciao Matteo'...” (Tg3, 26-4). “Il Presidente, con il suo pragmatismo riflessivo...” (ibidem). E Donna Rachele, che dice Donna Rachele?

Uomini d'onore. “Desidero non far mancare una parola su come fanno onore all'Italia i nostri due marò ingiustamente detenuti” (Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, nel 49° anniversario della Liberazione, 25-4). Hanno una mira infallibile.

L'accelerato Firenze-Roma. “Ma ora Renzi accelera: 'Avanti come un treno'” (La Stampa, 22-4). Confonde l'Italicum con l'Italicus.


La bella addormentata nel Boschi. “Vorrei tre figli, a volte penso di essere già in grave ritardo. Sono single da un anno, la vita di coppia mi manca. Torno sempre tardi dal lavoro, la casa è sempre vuota, sono lì da sola a bermi una tazza di latte e magari ho passato la giornata a discutere di emendamenti con uno dell'opposizione” (Maria Elena Boschi, deputato Pd e da due mesi ministro delle Riforme, Vanity Fair Italia, 23-4). Qualcuno, per favore, la aiuti. Magari trovandole un fidanzato. O almeno un posto in miniera o alla catena di montaggio.


Gare di burlesque. “I pm: 'Finte infermiere per l'affare milionario di Stamina'” (Corriere della sera, 24-4). Berlusconi: “Ragazzi, com'è che io non ne sapevo nulla?”.

Come passa il tempo. “Confessioni di un finanziere: 'Incasso tangenti per lo Stato'” (Libero, 26-4). Berlusconi: “Ragazzi, com'è che io non ne sapevo nulla?”.


Achille Renzi. “Ma quale misura elettorale: gli 80 euro arrivano dopo le elezioni!” (Matteo Renzi via twitter, Corriere della sera, 24-4). Come l'altra scarpa agli elettori di Achille Lauro.

Schifaiuti. “L'adesione dell'amico Paolo Bonaiuti al gruppo di Ncd conferma lo stato di profonda crisi in cui versa Forza Italia” (Renato Schifani, presidente Ncd, Ansa, 23-4). Vero. Mai, però, come lo stato di profonda crisi in cui versa Ncd dopo le adesioni degli amici Schifani e Bonaiuti.

Schifagcom. “I ridotti tempi di notizia e di parola dedicati al Ncd costituiscono una grave violazione ai principi del pluralismo,della par condicio e della parità di accesso ai mezzi di informazione nei tg e nei programmi di approfondimento Rai, Mediaset e La7” (Schifani in un esposto all'Agcom, 24-4). Schifani che invoca la par condicio: era dai tempi del Sarchia-pone che non si rideva tanto.

Avanti c'è posto. “Abbiamo numeri consolidati e noi di Ncd attendiamo altri arrivi dopo Paolo Bonaiuti” (Schifani, Corriere della sera, 26-4). Si parla di Gianpi Tarantini, Lele Mora e Mariano Apicella.

Sinonimi. “Berlusconi, lunedì partirà la nuova vita da volontario” (il Giornale, 25-4). In effetti le carceri italiane sono sovraffollate di volontari.

Tutto vero. “Prima superiamo Grillo, poi riprendiamo Alfano” (Elisabetta Gardini, europarlamentare FI, Libero, 22-4). Poi ti svegli.

Pirletti. “Quando il Primo Maggio sarà anche la festa dell'impresa, avremo fatto tombola” (Giuliano Poletti, Pd, ex capo delle coop rosse, ora ministro del Lavoro, Sette-Corriere della sera, 25-4). E quando il Primo Maggio sarà anche la festa della tombola, avremo fatto l'impresa.

Pirlenzi/1. “Se Silvio insiste vado in piazza anch'io. Sull'Italicum ho i numeri anche se lui si sfila” (Matteo Renzi, La Stampa, 25-4). I numeri della tombola.

Pirlenzi/2. “Renzi fiducioso: 'Forza Italia rispetterà i patti'” (La Stampa, 26-4). Come sempre, del resto.

Il costituzionalista. “L'Italicum, con il nuovo Senato, è incostituzionale” (Silvio Berlusconi, Porta a Porta, 24-4). È quasi come se l'avesse scritto lui.

Misture. “Marò, rimosso l'inviato De Mistura. Le ministre Mogherini e Pinotti: 'Servono figure nuove'” (Corriere della sera, 25-4). Nel senso di figure di merda.

The must to be place. “Stamina, quando Vannoni cercò di sbarcare a Capo-verde” (La Stampa, 26-4). Poi da Capoverde gli dissero: “Resti pure nel Terzo Mondo”.

Sola andata. “Napolitano: dall'Ue non si torna indietro” (La Stampa, 14-4). Lasciate ogni speranza voi ch'entrate.

Un egiziano a Roma. “Prima gli italiani!” (Manifesto elettorale di Magdi Cristiano Allam, nato al Cairo da genitori egiziani e candidato in Italia con Fratelli d'Italia, aprile 2014). 

Non resta che accontentarlo. Non votandolo

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Una nana bruna da brividi. - Eleonora Ferroni

Rappresentazione artistica della nana bruna WISE J085510.83-071442.5. Crediti: Robert Hurt/JPL, Janella Williams/Penn State University
Rappresentazione artistica della nana bruna WISE J085510.83-071442.5. Crediti: Robert Hurt/JPL, Janella Williams/Penn State University

La sua temperatura si aggirerebbe fra i -48 e i -13 gradi centigradi. Si trova a "soli" 7,2 anni-luce da noi e ciò la rende il quarto sistema più vicino al nostro Sole. Essendo così fredda, la stella è stata osservata all'infrarosso da Spitzer e WISE, risultando invisibile agli altri telescopi.

Usando il Wide-field Infrared Survey Explorer (WISE) e lo Spitzer space telescope della NASA, un astronomo della Pennsylvania State Universtiy ha scoperto quella che sembra essere la nana bruna più fredda mai osservata prima. La stella, ghiacciata quasi come il nostro Polo nord, si trova a 7,2 anni luce da noi ed è la quarta stella più vicina al Sole. Il sistema più vicino alla nostra stella è Alpha Centauri, un terzetto di stelle a circa 4 anni luce di distanza.

Cosa sono le nane brune? Si tratta di stelle troppo piccole per riuscire a innescare la fusione dell’idrogeno, che le farebbe essere delle vere e proprie stelle, ma troppo grandi per potersi considerare a pieno diritto pianeti. Per questo in molti adottano il termine “stelle mancate” riferendosi ad esse. La stella si chiama WISE J085510.83-071442.5 e la sua temperatura si aggirerebbe tra i -48 e i -13 gradi centigradi. Precedentemente erano state trovate altre nane brune fredde, ma sempre a “temperatura ambiente” (che di solito non supera i 20 gradi). La sua massa è stata stimata da 3 a 10 volte quella di Giove, per questo gli esperti hanno anche ipotizzato che possa trattarsi di un gigante gassoso espulso dal nostro Sistema Solare. Se, invece, fosse davvero una stella si tratterebbe di una delle nane brune con la massa più bassa mai scoperta.

I sistemi stellari più vicini al Sole - Crediti: Penn State University

“È molto eccitante scoprire un vicino così ravvicinato per il nostro Sistema Solare”, ha detto Kevin Luhman, astronomo del Center for Exoplanets and Habitable Worlds. “E considerando la sua temperatura estrema, potrebbe dirci molto riguardo le atmosfere dei pianeti, che solitamente hanno temperature altrettanto fredde”, ha sottolineato. Luhman ha però specificato che, nonostante si trovi davvero vicino al Sole, la nana bruna non è un obiettivo appetibile per prossime future esplorazioni e missioni con equipaggio umano proprio a causa delle temperature troppo fredde. ”Questo oggetto è apparso muoversi molto velocemente nei dati WISE – ha aggiunto l’astronomo – questo ci ha suggerito che era qualcosa di speciale”. La spiegazione è semplice: più il corpo da osservare è prossimo alla Terra o, in questo caso, ai telescopi e più sembra muoversi velocemente. Per scovare la nana bruna ghiacciata WISE ha dovuto scandagliare il cielo due volte all’infrarosso, osservando alcune regioni anche tre volte. Questi oggetti possono risultare invisibili se osservati con telescopi che lavorano in luce visibile. Pur essendo molto fredda, invece, il bagliore termico della stella è stato catturato da WISE.
WISE J085510.83-071442.5 è stata osservata per la prima volta nel marzo del 2013 tra alcuni scatti di maggio 2010 e novembre 2010 e subito è stato rilevato il suo muoversi velocemente. Luhman ha poi analizzato ulteriori immagini scattate con Spitzer e il telescopio Gemini Nord sul Cerro Pachon in Cile trovando di nuovo la nana bruna in movimento a giugno 2013 e gennaio 2014. Le osservazioni con Spitzer sono state utili per determinarne la temperatura, mentre i dati combinati di Spitzer e WISE hanno contribuito a rilevare la distanza attraverso l’effetto di parallasse, cioè lo stesso principio che spiega perché un dito della nostra mano sembra spostarsi da un lato all’altro a seconda se guardiamo solo con l’occhio sinistro o destro.

Sempre durante le ricerche del 2013 Luhman, attraverso le immagini di WISE, aveva scoperto una coppia di nane brune molto calde ad una distanza di 6,5 anni luce da noi, e si tratta proprio del terzo sistema più vicino al Sole. La sua ricerca di corpi in rapido movimento ha anche dimostrato che il Sistema Solare esterno probabilmente non possiede un grande pianeta sconosciuto, chiamato “Pianeta X” o “Nemesis”.

Il quartetto galattico. - Nadia Drake

Il quartetto galattico e l'aurora in Alaska

Quartetto galattico
Fotografia per gentile concessione NASA / CXC / SAO (raggi X); Detlef Hartmann (ottico); NASA / JPL-Caltech (infrarosso)

Quattro galassie brillano in questa fotografia diffusa il 23 aprile dal team del Chandra X-ray Observatory della NASA. L'immagine è il risultato di una nuova collaborazione tra fotografi dilettanti e NASA.

In senso orario, partendo dal'immagine in altro a sinistra: la galassia M101 (la "Girandola", nella costellazione dell'Orsa Maggiore), M81 (anche questa nell'Orsa Maggiore), Centaurus A (sede di un enorme getto in eruzione dal suo buco nero centrale) e M51 (la "Galassia vortice").

Le fotografie sono state ottenute dalla sovrapposizione dei dati di Chandra (raggi-X, in in rosa-viola), quelle dello Spitzer Space Telescope (infrarosso, in rosso nelle foto) e le immagini nell'ottico scattate da due astrofotografi.


http://www.nationalgeographic.it/scienza/spazio/2014/04/28/foto/il_quartetto_galattico_e_l_aurora_in_alaska-2116449/4/#media

lunedì 28 aprile 2014

TRAVAGLIO SCATENATO: LADRONI A 5 STELLE.

mani nella marmellata
Beccati. 
Finalmente li hanno presi con le mani nel sacco. 
Ecco cosa nascondono i 5Stelle, ecco perché Grillo e Casaleggio han fondato il MoVimento, ecco perché i grillini fanno politica: per fare soldi. 
La scoperta la dobbiamo ai segugi di Repubblica, che in due giorni han piazzato altrettanti scoop mica da ridere. I titoli parlano da sé: "Una pioggia di euro dagli spot sul blog, ecco la miniera d'oro di Beppe e Casaleggio", "Le ombre nel bilancio dei grillini al Senato". Hai capito quei ladroni? Zitti zitti, mentre tuonano contro i finanziamenti pubblici ai partiti, accumulano un tesoro nella grotta di Alì Babà. 
Come fanno? 
Semplice. 
Il nababbo Gianroberto Casaleggio, la cui società che edita il blog di Grillo (il 77° d'Italia) è sempre andata in perdita e nel 2012 racimolò un utile di 69.500 euro, incassa soldi a palate dalle pubblicità, pagate dagli inserzionisti un tot ogni mille clic.

Quanto? 

Secondo il Sole 24 Ore 5 euro. 
Secondo il titolo di Repubblica 0,92 euro; 
secondo l'articolo di Repubblica 0,64 euro. 
Per un totale annuo di 5-10 milioni secondo il Sole, 
di 570 mila euro secondo Repubblica . 
Se ne saprà di più il mese prossimo, quando sarà pubblicato il bilancio 2014 sul 2013 ("sarà molto migliore del 2013", ha anticipato il guru). 
È vero che non conterrà il dato scomposto del blog di Grillo; ma, essendo questo la principale attività della società, si capirà se l'ordine di grandezza è quello indicato dal quotidiano della Confindustria o da Repubblica. Nel primo caso, sarebbero un bel po' di soldi (peraltro legittimi, per giunta privati). Nel secondo, saremmo poco sopra l'accattonaggio. In ogni caso, la domanda sorge spontanea: siccome è assolutamente pacifico e dichiarato che il blog di Grillo, come peraltro tutti i siti web di questo mondo, si finanzia con gli spot, dove sarebbe il "mistero" dei finanziatori? Basta aprirlo e vedere chi sono gli inserzionisti. Non c'è nulla di meno misterioso di un'inserzione pubblicitaria. Si dirà: ma il blog di Grillo è l'organo ufficiale di un movimento politico. Verissimo. Esattamente come l'Unità ed Europa per il Pd, la Padania per la Lega, e così via (Forza Italia non ne ha bisogno). 
Ma con due lievi differenze. 
1) I giornali di partito incassano fior di milioni dallo Stato, cioè da tutti i cittadini, compresi quelli che non si sognerebbero mai di votare per quei partiti, e senza quella "pioggia di euro", quella "miniera d'oro", fallirebbero all'istante; in più, sulla carta e sul web, fanno pubblicità e incassano altri soldi da inserzionisti privati. Secondo: nessuno mena scandalo per tutto ciò, nessuno pubblica "inchieste" sulla "pioggia di euro" e la "miniera d'oro" degli house organ dei partiti.

Ma attenzione: ora, sempre grazie a Repubblica , conosciamo pure "le ombre nel bilancio dei grillini al Senato". Quali? Tenetevi forte: "affitti da 2 mila euro al mese ai dipendenti della comunicazione" (il prezzo medio di un trilocale al centro di Roma), "pranzo da 6,71 euro consumato il 6 giugno dal senatore Lucidi" nel ristorante di Palazzo Madama" e soprattutto, scandalo degli scandali, "buffet in onore di Beppe Grillo che l'11 luglio 2013 tenne una conferenza stampa al Senato", roba da "114 euro" per 55 persone (il capo e 54 senatori), cioè 2 euro a testa, mica bruscolini. Ed ecco la prova che c'era qualcosa da nascondere: nel rendiconto "per uso interno", il sardanapalesco banchetto fu registrato come "acquisto di panini e bibite per accoglienza Grillo", mentre in quello pubblico c'è scritto "spese di rappresentanza". Capita la furbata?

Dopodiché, astuti come volpi, i 5Stelle potevano papparsi 42 milioni di rimborsi elettorali, invece li hanno lasciati allo Stato; ogni tre mesi potrebbero intascarsi 2,5 milioni non spesi fra diarie e indennità, invece li versano in un fondo per le piccole imprese; potevano pure spartirsi i 420 mila euro avanzati dai contributi raccolti nella campagna elettorale 2013, invece li hanno devoluti ai terremotati dell'Emilia. Ma il movente è chiaro: farsi una gazzosa da 2 euro con Grillo alla facciazza degli italiani. Sporcaccioni.

sabato 26 aprile 2014

Marcel Laverdet, opere digitali.

Paesaggi CGI di Marcel LAVERDET

http://kihm2.wordpress.com/2014/03/19/marcel-laverdet/

Reati ambientali, la legge che fa saltare i processi. E la grande industria ringrazia. - Thomas Mackinson e Francesco Casula


Porto Tolle, Tirreno Power, Ilva: per magistrati ed esperti di diritto il testo in discussione al Senato sembra scritto appositamente per limitare le indagini e mettere a rischio procedimenti in corso. Il Pd si divide. Realacci parla di "eccesso di critica dei magistrati", Casson bolla il testo come un "regalo alle lobby".

Chi inquina paga, ma solo se ha violato disposizioni amministrative, se il danno è irreversibile e la sua riparazione è “particolarmente onerosa” per lo Stato. In altre parole, chi inquina rischia di non pagare affatto. E’ ​all’ultimo giro di boa il testo unificato che introduce nel codice penale i delitti contro l’ambiente. Nelle intenzioni dovrebbe rendere dura la vita a chi infierisce su natura, paesaggio e salute pubblica. Ma il testo, per come è scritto, rischia invece di diventare un lasciapassare anche per le violazioni più gravi e di mettere a rischio anche le indagini e i processi penali già in corso, a partire da quelli sui disastri da inquinamento ambientale provocati dalle centrali termoelettriche di Savona e Rovigo. E anche nell’eventuale processo contro i vertici Ilva, la nuova norma, grazie al parametro dell’irreversibilità, potrebbe trasformarsi in un regalo ai Riva. A lanciare l’allarme sono magistrati ed esperti di diritto dell’ambiente che sperano ancora di sensibilizzare Palazzo Madama dove, in vista dell’approvazione, si ripropone anche lo scontro ideologico tra la destra sensibile alle ragioni dell’industria e la sinistra ambientalista, nonché un ruvido confronto tra le diverse anime di quest’ultima.
Licenziato alla Camera e ora all’esame delle commissioni Ambiente e Giustizia del Senato, il disegno di legge 1345 introduce delitti in materia ambientale, prima puniti solo con contravvenzioni, ad eccezione del traffico illecito di rifiuti (2007) e della “combustione illecita” del decreto Terra dei Fuochi (2014). Viene inoltre introdotto all’articolo 452 ter il “disastro ambientale”, punito con pene da 5 a 15 anni. Mano pesante, dunque, se non fosse che la norma è scritta con tanti e tali paletti da renderne impossibile l’applicazione, almeno ai casi davvero rilevanti. E lo dicono gli stessi magistrati che devono utilizzarlo. Il nuovo testo qualifica infatti il “disastro” come “alterazione irreversibile dell’equilibrio dell’ecosistema” quando quasi mai, per fortuna, il danno ambientale si rivela tale. In alternativa come un evento dannoso il cui ripristino è “particolarmente oneroso” e conseguibile solo con “provvedimenti eccezionali”. Ma il degrado ambientale potrebbe verificarsi anche se ripristinabile con mezzi ordinari. L’estensione della compromissione e del numero delle persone offese cozzano poi con la possibilità che il disastro possa consumarsi in zone poco abitate e non per forza estese.
Il disegno di legge sposta poi in avanti la soglia di punibilità configurando il disastro come reato di evento e non più di pericolo concreto, come è invece il “disastro innominato” (l’art. 434 del codice penale, comma primo), la norma finora applicata dalla giurisprudenza al disastro ambientale. Sinora era stato possibile punire chi commetteva “fatti diretti a causare un disastro”, quando vi era stato il pericolo concreto per la pubblica incolumità, anche senza che il disastro avvenisse perché non sempre il disastro è una nave che perde petrolio, un incendio o un’esplosione che producono evidenza immediata del danno. A volte, come nel caso dell’inquinamento da combustibili fossili e delle microparticelle come l’amianto, il disastro può restare “invisibile” a lungo prima che emergano i segnali della compromissione dell’ambiente e della salute della collettività. Segnali che, a volte, solo le correlazioni della scienza medica e dei periti riescono a individuare tra una certa fonte inquinante e il pericolo concreto di aumento di patologie e degrado ambientale in una certa area. Sempre che i magistrati abbiano potuto disporre le indagini penali.
Il procuratore generale di Civitavecchia Gianfranco Amendola, storico “pretore verde”, sottolinea la terza grave lacuna. “Deriva dalla evidentissima volontà del nuovo testo di collegare i nuovi delitti alle violazioni precedenti”. Il reato può essere contestato solo nelle ipotesi in cui sia prevista una “violazione di disposizioni legislative, regolamentari o amministrative, specificamente poste a tutela dell’ambiente e la cui inosservanza costituisce di per sé illecito amministrativo o penale, o comunque abusivamente, cagiona un disastro ambientale”. Come se fosse lecito, altrimenti, provocare enormi danni all’ambiente. “Fare addirittura dipendere la punibilità di un fatto gravissimo dall’osservanza o meno delle pessime, carenti e complicate norme regolamentari ed amministrative esistenti significa subordinare la tutela di beni costituzionalmente garantiti a precetti amministrativi spesso solo formali o a norme tecniche che, spesso, sembrano formulate apposta per essere inapplicabili”.
I processi a rischio: da Rovigo alla Terra dei FuochiIl testo di legge sembra sdoganare allora la linea difensiva (finora sconfitta) in alcuni processi celebri, a partire da quello di Radio Vaticana dove, a fronte di prove indiscutibili sulla molestia e la nocività delle emissioni, la difesa si era incentrata sul fatto che la norma contestata (art. 674 c.p.) richiede che l’evento avvenga “nei casi non consentiti dalla legge”. Ma soprattutto apre grandi incognite su quelli ancora da celebrarsi. Allunga un’ombra, ad esempio, sull’appello del processo appena concluso a Rovigo che ha visto condannare gli amministratori di Enel Tatò e Scaroni per le emissioni in eccesso della centrale a olio di Porto Tolle. C’è il rischio concreto, se la norma sarà licenziata così dal Senato, che in sede d’Appello ci sarà una normativa più favorevole ai vertici del colosso energetico che depenalizza proprio il reato per cui sono stati condannati.
“Nel dibattimento la maggior difficoltà è stata proprio quella di individuare specifiche disposizioni violate nella gestione dell’impianto”, spiega il legale di parte civile Matteo Ceruti. Era poi quello il cavallo di battaglia della difesa degli imputati, la non illeicità delle emissioni della centrale che – grazie a deroghe e proroghe connesse per gli impianti industriali esistenti – avrebbe potuto “legittimamente” emettere in atmosfera fino al 2005 enormi quantità di inquinanti, ben oltre i limiti imposti dall’Europa sin dagli anni Ottanta del secolo scorso. Il Tribunale ha invece condannato gli amministratori per violazione dell’art. 434, 1° comma cp che punisce i delitti contro la pubblica incolumità, evidentemente ritenendo – sulla base delle consulenze tecniche disposte dalla Procura – che l’enorme inquinamento provocato ha comunque messo in pericolo la salute degli abitanti del Polesine e l’ambiente del Parco del Delta del Po”. La stessa fine, a ben vedere, potrebbe fare anche il procedimento penale di Savona che ha condotto al sequestro dei gruppi a carbone della centrale termoelettrica Tirreno Power di Vado Ligure. Il decreto di sequestro emesso dal gip si fonda, tra l’altro, proprio sulla circostanza che per integrare il reato di disastro innominato non è necessario dimostrare che l’impianto abbia funzionato in violazione di specifiche prescrizioni di legge o dell’autorizzazione.
Lo scontro a suon di emendamenti. Il Pd diviso verso l’approvazione Sul testo si annuncia ora, in previsione del rash finale, uno scontro durissimo nelle commissioni Giustizia e Ambiente. Salvo slittamenti, si potranno presentare emendamenti fino al 29 aprile. E mentre la destra sta a guardare, è la sinistra che si ritrova il problema di far passare il testo com’è o tentare di arginare le falle. Ne rivendica la bontà il proponente, Ermete Realacci (Pd) che non lesina stoccate ai critici che “rischiano di mandare la palla in tribuna, quando sono vent’anni che si lotta per avere reati ambientali nel codice penale”. “Non sono un giurista né un magistrato – dice – se ci sono margini per migliorarlo ben venga. Ma ricordo che alcune toghe avevano criticato anche l’introduzione del reato penale di smaltimento dei rifiuti pericolosi che è stato invece determinante per combattere le ecomafie. Senza quel reato le inchieste sulla Terra dei Fuochi non sarebbero state possibili”. Non è una legge su misura delle industrie? “A volte si cerca la perfezione mentre tocca cercare vie praticabili. Questo testo riesce a tenere insieme l’equilibrio delle pene, che devono essere proporzionali rispetto ad altri reati e la certezza del diritto rispetto al quadro normativo, perché non è che se sono un magistrato posso arrestare chi voglio”.
Parole molto diverse da quelle di un altro esponente di punta del Pd, Felice Casson, vicepresidente della commissione Giustizia al Senato, per 25 anni toga di peso in fatto di reati e processi ambientali (a partire dal Petrolchimico di Porto Marghera, 1994). Casson ha colto subito nel testo il rischio di un favore ai gruppi industriali sotto assedio delle procure. E ha depositato a sua volta un disegno di legge in materia di reati ambientali. “L’avevo anche detto a quelli di Legambiente quando, a inizio legislatura, erano venuti in Senato a presentare il ddl: il testo, che resta un importante passo avanti, presenta però criticità di impostazione tecnica tecniche tali da impattare pesantemente su indagini e processi in corso. Allora proposi di modificarlo e rinviarlo alla Camera, piuttosto che farlo entrare in vigore così. A questo punto presenteremo emendamenti correttivi che integrino le disposizioni dei due testi, ma sarà dura. Perché c’è una pressione forte da parte del centrodestra per difendere il testo e farlo passare così com’è, ritenendolo perfetto proprio perché l’impostazione è tale da limitare le possibilità dell’azione penale della magistratura”.
Ilva e la norma sull’irreversibilità del danno
Anche a Taranto, nel procedimento contro la famiglia Riva e i vertici dell’Ilva per il disastro ambientale causato dalle emissioni nocive della fabbrica, il nuovo provvedimento legislativo potrebbe rappresentare un assist agli imputati. Già perché per dimostrare che il danno compiuto dalla fabbrica è “irreversibile” sarebbe necessario dimostrare di aver compiuto una serie di tentativi di bonifica che non hanno prodotto risultati. Nel capoluogo ionico, finora, le bonifiche sono state solo una promessa sulla carta: nonostante i mille proclami e la nomina di garanti, commissari e subcommissari, le operazioni di risanamento del quartiere Tamburi e delle zone colpite dalle emissioni dell’acciaieria, a oggi, nessuna operazione è concretamente partita. In un’aula di tribunale, quindi, al di là delle perizie, l’accusa non avrebbe strumenti per dimostrare che quelle operaizoni sono state inutili. Al collegio difensivo, in definitiva, basterebbe puntare sull’assenza di elementi certi per dimostrare che il danno arrecato non è, oltre ogni ragionevole dubbio, irreversibile. Un regalo che, tuttavia, non migliorerebbe di molto la situazione dei Riva che devono rispondere anche di un reato ben più grave come l’avvelenamento di sostanze alimentari per la contaminazione di oltre 2mila capi di bestiame nelle cui carni fu ritrovata diossina proveniente, secondo le perizie del tribunale, dagli impianti dell’Ilva. Un reato, che richiede la corte da’assise come per i casi di omicidio, punito con una reclusione che va da un minimo di 15 anni a un massimo, se l’avvelenamento ha causato la morte di qualcuno, anche con l’ergastolo.