domenica 31 agosto 2014

Antichi mestieri - lo scarparo o calzolaio.



Bellissima foto di antichi mestieri.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=430191237121425&set=gm.717957068274543&type=1&theater

Erice, 29 agosto 2014.


Il 29 agosto ci siamo recati a Partinico per restituire l'holter cardiaco, ECG dinamico, che Sara aveva indossato il giorno prima e per la seconda volta, visto che la prima volta non aveva funzionato a dovere smettendo di registrare i battiti cardiaci dopo solo sei delle 24 ore previste. 


Il giorno prima, infatti, per evitare che si verificasse la stessa anomalia della volta precedente, abbiamo provveduto a portare noi una batteria nuova fiammante
Ed abbiamo fatto bene, perchè, anche se ci avevano fissato l'appuntamento, avevano dimenticato di mettere la batteria dell'holter sotto carica e avremmo, pertanto, rischiato di non concludere nulla per la seconda volta.   

  

Per scaricare la tensione accumulata e cambiare aria, abbiamo deciso di fare una capatina ad Erice.

Quest'anno, per vari motivi, non ci eravamo potuti permettere una vacanza vera e propria, ma solo capatine in giornata in posti più o meno artistici ed ameni; oltretutto avevamo, finalmente, un'auto decente, più comoda ed efficiente della precedente, potevano affrontare anche qualche kilometro in più.  

Siamo arrivati ad Erice oltre l'ora di pranzo, quindi, posteggiato l'auto, siamo andati direttamente in piazza a mangiare qualcosa.
Dopo aver calmato i morsi della fame, 
ci siamo messi in moto per ammirare le bellezze di questo splendido paese medioevale.
Ecco che cosa abbiamo visto:







Cetta 

sabato 30 agosto 2014

Ecco 3 rimedi naturali per contrastare le formiche dentro casa.

Cercare di contrastare le formiche dentro casa è sicuramente uno di quei problemi che ci accomuna tutti quanti.
L’organizzazione sociale perfetta
Insetti affascinanti e laboriosi, insieme alle api, le formiche costituiscono l’organizzazione sociale perfetta. Un’organizzazione ben conosciuta e, soprattutto, molto efficiente. La loro struttura a colonie varia da specie a specie, e costituisce un esempio di gruppo sociale che anche noi umani dovremmo imparare ad emulare.
Che siano da ammirare per come funziona la loro società, non v’è alcuna ombra di dubbio, ma esiste qualcuno che non prova fastidio a ritrovarsi una delle tante decantate colonie dentro la propria casa?
Ecco quali sono i 3 rimedi naturali per contrastare le formiche dentro casa
Sicuramente, chi più chi meno, tutti proviamo ribrezzo quando troviamo quella fila di formiche che attraversa avanti e indietro le mura di casa nostra. E pur rispettando l’ambiente, l’ecosistema, e chi più ne ha più ne metta, tutti non vediamo l’ora di sbarazzarcene.
Ma non tutti sanno che per farlo esistono dei metodi (3 per essere precisi) perfettamente e sanamente naturali, soprattutto senza che vi sia il bisogno di ricorrere a decisioni drastiche, quali eventuali “formichicidi”, né tantomeno quello di usare prodotti chimici dannosi per l’ambiente e per la nostra salute.
Ecco quindi quali sono i 3 rimedi naturali per contrastare le formiche dentro casa:
  1. Aceto e Limone: basta spruzzarli negli angoli più nascosti delle vostre case, e il loro odore acre e pungente respingerà i vostri ospiti indesiderati, costringendoli ad esplorare nuovi e sconosciuti lidi.
  2. Pepe e Sale: una combinazione che contrasta perfettamente le formiche; basterà cospargere i punti critici per 6-7 giorni, e state sicuri che non torneranno più a farvi visita (per lo meno nei punti dove avrete sparso la combinazione micidiale)
  3. Caffè: altrettanto avverso alle formiche, vi basterà posizionarlo lungo il percorso preferito dai vostri amati ospiti, se poi avete modo di mescolare i fondi di caffè con del succo di limone meglio ancora. 
http://www.beezer.it/2014/08/27/3-rimedi-naturali-per-contrastare-formiche-casa/9534/                                                                                                                                                              

Renzi, cono d’ombra. - Antonio Padellaro

  
Con tutti i problemi che abbiamo non si sentiva proprio il bisogno di un replay di Berlusconi che fa il clown e passeggia per il cortile di Palazzo Chigi leccando un gelato. Anzi, duole dirlo, ma perfino l’ex Cavaliere avrebbe evitato di fare il pagliaccio con il governo nel bel mezzo di una crisi economicaogni giorno più devastante.
Ma, come il Pregiudicato (con il quale non a caso è culo e camicia e stringe patti segreti), Renzi pensa di fare fessi gli italiani con queste piccole armi di distrazione di massa. Non gira un euro, i negozi sono vuoti, le imprese chiudono, le famiglie affrontano il peggiore autunno dagli anni 50, ma il premier giovanotto viene immortalato mentre mangiucchia banane o si tira una secchiata d’acqua in testa.
Come dire: ragazzi va tutto benone, e se i gufi dell’Economist mi dipingono come un adolescente immaturo accanto a Hollande e alla Merkel mentre la barchetta dell’euro affonda, io ci rido sopra e fo il ganzo. Purtroppo, la bibbia della grande finanza voleva comunicargli che i grandi investitori non sanno che farsene del governo degli annunci ai quali quasi mai seguono i fatti. Dopo la figuraccia della riforma scolastica (con i centomila precari assunti da un giorno all’altro, secondo i giornali di corte) che aveva detto “vi stupirà” e che infatti molto ci ha stupito per la sua assenza, Renzi invece di chiudersi in un imbarazzato silenzio si è sparato la mirabolante riforma della giustizia civile che, venghino signori venghino, durerà la metà e mi voglio rovinare.
Se continua così, lo statista di Rignano non farà l’annunciato big bang, ma un grosso botto sì. Al gusto di limone.

Renzi replica al The Economist: “Vi offro io il vero gelato italiano”. - Manolo Lanaro



“Agli amici del The Economist voglio dire che questo è il vero gelato italiano artigianale”. Così il premier Matteo Renzi (Pd) ha voluto replicare, con un siparietto al termine del Cdm di oggi con tanto di carretto portagelati nel cortile di Palazzo Chigi, alla copertina del The Economist che aveva rappresentato una barca formata da una banconota da 20 euro, Angela Merkel e Francois Hollande in prima fila, e dietro il premier italiano Matteo Renzi con un gelato in mano. Dietro di loro Mario Draghiche cerca di levare acqua dall’imbarcazione che sta per affondare.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/08/29/economist-renzi-replica-alla-copertina-di-lui-con-gelato/294298/

Voto di scambio, Cassazione: “Più difficile da dimostrare”. Nuova legge non funziona. - Giuseppe Lo Bianco

Voto di scambio, Cassazione: “Più difficile da dimostrare”. Nuova legge non funziona

I giudici hanno disposto un nuovo processo di appello per Antonio Antinoro (ex Udc), accusato di aver stretto un accordo elettorale con un clan palermitano. La recente riformulazione del 416ter ha esteso l’ambito di applicazione, prevedendo oltre al denaro anche "altre utilità" come contropartita per il procacciamento di voti, ma ha pure concesso un favore all’imputato prevedendo espressamente che i voti vengano procurati con "modalità mafiose".
C’era la busta con 5.000 euro in cambio di 60 voti, c’erano i boss della potente cosca di Resuttana, alla periferia occidentale di Palermo, presenti all’incontro con il candidato che portava la busta, ma per la Cassazione, che ha applicato la nuova legge sul voto di scambio approvata sei mesi fa, tutto ciò non basta: per condannare Antonello Antinoro, medico fisiatra, enfant prodige di Cuffaro soprannominato “Mister Preferenze” per gli oltre 25 mila voti raccolti alle Regionali del 2008, dice la Suprema Corte, bisognava provare che Antinoro sapeva non solo di poter contare sulla forza di intimidazione della cosca, ma anche che i boss si fossero impegnati con lui ad adoperarla : “Ai sensi del nuovo articolo 416 ter c. p. – scrive il relatore Orlando Villoni nella sentenza 36382 depositata nei giorni scorsi, con cui ha rinviato alla Corte di appello per un nuovo giudizio la posizione di Antinoro, condannato a sei anni per voto di scambio mafioso – le modalità di procacciamento dei voti debbono costituire oggetto del patto di scambio politico-mafioso, in funzione dell’esigenza che il candidato possa contare sul concreto dispiegamento del potere di intimidazione proprio del sodalizio mafioso e che quest’ultimo si impegni a farvi ricorso, ove necessario”. Avevano ragione i grillini e avevamo ragione noi del Fatto, dunque: a salvare Antinoro è stata l’introduzione della modalità di procacciamento del voto “prevista dal 416 ter”, come spiega la sentenza della Cassazione sostenendo che “è stato sicuramente introdotto un nuovo elemento costitutivo nella fattispecie incriminatrice, tale da rendere, per confronto con la pre-vigente versione, penalmente irrilevanti condotte pregresse consistenti in pattuizioni politico-mafiose che non abbiano espressamente contemplato tali concrete modalità di procacciamento dei voti; quale logica conseguenza, deve esservi stata, ai fini della punibilità, piena rappresentazione e volizione da parte dell’imputato di avere concluso uno scambio politico-elettorale implicante l’impiego da parte del sodalizio mafioso della sua forza di intimidazione e costrizione della volontà degli elettori”.
Una circostanza assai difficile da provare concretamente, come aveva previsto il pm Nino Di Matteo, che nel convegno organizzato dal Csm a Catania il 12 giugno scorso aveva definito “diabolica” la variante normativa, denunciando profeticamente i rischi della nuova legge e definendola “l’ennesima occasione perduta per una repressione efficace del voto di scambio politico-elettorale-mafioso”. Così la prima applicazione della nuova legge accolta da un coro di consensi entusiasti del Pd e di buona parte dell’antimafia istituzionale si infrange sulle maglie ancora larghe della legge che salva l’imputato, destinato adesso a una probabile assoluzione. E con lui gioiscono anche tutti gli altri esponenti politici accusati di voto di scambio, reato che da oggi torna a mostrare tutte le falle che la legge dell’aprile scorso ha tentato inutilmente di coprire. Poco importa, infatti, che i boss che hanno partecipato a due incontri con Antinoro siano gli stessi che avevano nascosto un robusto arsenale nei giardini di Villa Malfitano, nel cuore della città, e che taglieggiavano a tappeto i commercianti della zona ovest tra San Lorenzo, Resuttana e Pallavicino. Con alcuni di loro, compreso il capo mafia di Pallavicino, Vincenzo Troia, Antinoro si è incontrato due volte, come hanno rivelato due pentiti. “La seconda volta l’onorevole Antinoro diede il denaro ad Antonino Troia” ha detto Michele Visita. Una busta con cinquemila euro destinati, si è giustificato Antinoro, al medico che ospitava quella riunione, un collega che si era impegnato nella sua campagna elettorale ed al quale ha detto di avere consegnato un rimborso spese: “Sapevo che quelle persone presenti all’incontro nello studio del medico mio sostenitore erano suoi pazienti – si è difeso il deputato – al dottore, e solo a lui, diedi una busta con del denaro, come rimborso per le spese elettorali”.
Ma da tempo le intercettazioni dei carabinieri avevano evidenziato l’impegno elettorale della cosca per il candidato Udc. “Pronto, onorevole? Io Nino Caruso sono” diceva l’ambasciatore del clan di Resuttana telefonando direttamente sul cellulare di Antonello Antinoro. Ma al telefono rispondeva un collaboratore, Vincenzo,: “Eh Nino, l’onorevole sta parlando a una riunione, se chiami fra un poco te lo passo”. “Riferisci – conclude il mafioso – ha chiamato Nino Caruso. Comunque tutte le cose stanno andando nel migliore dei modi”. La chiamata è del 12 aprile 2008 alle 17,45, il giorno prima del voto.

venerdì 29 agosto 2014

Stanato il medico che ha lavorato solo 15 giorni in 9 anni al Pronto Soccorso.

Stanato il medico che ha lavorato solo 15 giorni in 9 anni al Pronto Soccorso.

In nove anni di servizio presso l'ospedale di Sant'Isidoro di Giarre, nel catanese, ha lavorato solo due settimane. Ora l'Azienda sanitaria provinciale di Catania ha avviato un'indagine sul caso del medico assenteista.


Quindici giorni di lavoro in nove anni di servizio, solo due settimane di presenza in corsia. È il primato tutt’altro che encomiabile detenuto da un medico del pronto soccorso dell’Ospedale Sant’Isidoro di Giarre, in provincia di Catania. Il caso è venuto alla luce in seguito ad alcune segnalazioni  interne che lo hanno portato all’attenzione dell’Azienda sanitaria provinciale di Catania. L’Asp ha quindi aperto un’indagine per rintracciare eventuali vicende analoghe. Nell’ambito della stessa indagine, l’azienda sanitaria provinciale  ha anche eseguito delle verifiche sul sito web personale del dottore, che online dichiara apertamente di svolgere la sua attività come libero professionista, nonostante indichi chiaramente di essere legato da un contratto a tempo indeterminato all’azienda ospedaliera di Sant’Isidoro di Giarre.
Il medico, di origini catanesi aveva preso servizio nel 2005, usufruendo di una borsa di studio fino al 31 ottobre del 2008, data in cui ha chiesto un congedo parentale durato fino al 31 maggio. Dal 4 al 21 dello stesso mese, le famose due settimane, ha quindi prestato servizio nell’ospedale di Sant’Isidoro, salvo poi prendersi un periodo di malattia che va dal 22 maggio al 33 luglio.  Da allora e fino al 30 giugno scorso, ha disposto di un permesso per una borsa di studio. Attualmente è in congedo per un dottorato che scade il 31 dicembre del 2016. 

Parla il medico accusato di assenteismo: “Non ho infranto la legge”

“Sono perplesso, ma non preoccupato: ho usufruito di permessi non retribuiti previsti dal contratto nazionale di lavoro per frequentare dei corsi di specializzazione”. Queste le parole pronunciate in sua difesa del medico accusato di aver eluso i suoi impegni di lavoro presso l’ospedale Sant’Isidoro di Giarre. “Ho rispettato la legge” – specifica – “Mi sono mantenuto con borse di studio, inferiori allo stipendio, e ho dovuto pagare tasse e iscrizione di tasca mia. E durante le mie assenze sono stato sostituito da una collega”.
Non si tratta dell’unico caso di assenteismo, né certamente dl più grave. In Liguria  nel 2012, un medico del pronto soccorso di Lavagna è stato condannato ad un anno e sei mesi per essersi allontanato dal sistematicamente dal servizio. Duecentoventinove era il numero di ore falsamente dichiarate dal medico ligure che, dopo aver timbrato, usciva per andare a giocare a calcetto con i suoi amici. Le immagini scattate dai carabinieri dei Nas che hanno condotto l’indagine mostravano l’uomo in maglietta e calzoncini sul campo nelle ore di servizio. La Corte dei Conti ha inoltre condannato il sanitario a pagare la somma di 28mila euro di risarcimento danni all’ospedale per indebita percezione di compensi retributivi, disservizio e per aver procurato un danno di immagine all’Asl. A Bergamo invece, un altro medico con l’hobby dello sport è stato pizzicato dalla Guardia di Finanza mentre giocava a tennis in orario di lavoro.