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venerdì 29 agosto 2014

Stanato il medico che ha lavorato solo 15 giorni in 9 anni al Pronto Soccorso.

Stanato il medico che ha lavorato solo 15 giorni in 9 anni al Pronto Soccorso.

In nove anni di servizio presso l'ospedale di Sant'Isidoro di Giarre, nel catanese, ha lavorato solo due settimane. Ora l'Azienda sanitaria provinciale di Catania ha avviato un'indagine sul caso del medico assenteista.


Quindici giorni di lavoro in nove anni di servizio, solo due settimane di presenza in corsia. È il primato tutt’altro che encomiabile detenuto da un medico del pronto soccorso dell’Ospedale Sant’Isidoro di Giarre, in provincia di Catania. Il caso è venuto alla luce in seguito ad alcune segnalazioni  interne che lo hanno portato all’attenzione dell’Azienda sanitaria provinciale di Catania. L’Asp ha quindi aperto un’indagine per rintracciare eventuali vicende analoghe. Nell’ambito della stessa indagine, l’azienda sanitaria provinciale  ha anche eseguito delle verifiche sul sito web personale del dottore, che online dichiara apertamente di svolgere la sua attività come libero professionista, nonostante indichi chiaramente di essere legato da un contratto a tempo indeterminato all’azienda ospedaliera di Sant’Isidoro di Giarre.
Il medico, di origini catanesi aveva preso servizio nel 2005, usufruendo di una borsa di studio fino al 31 ottobre del 2008, data in cui ha chiesto un congedo parentale durato fino al 31 maggio. Dal 4 al 21 dello stesso mese, le famose due settimane, ha quindi prestato servizio nell’ospedale di Sant’Isidoro, salvo poi prendersi un periodo di malattia che va dal 22 maggio al 33 luglio.  Da allora e fino al 30 giugno scorso, ha disposto di un permesso per una borsa di studio. Attualmente è in congedo per un dottorato che scade il 31 dicembre del 2016. 

Parla il medico accusato di assenteismo: “Non ho infranto la legge”

“Sono perplesso, ma non preoccupato: ho usufruito di permessi non retribuiti previsti dal contratto nazionale di lavoro per frequentare dei corsi di specializzazione”. Queste le parole pronunciate in sua difesa del medico accusato di aver eluso i suoi impegni di lavoro presso l’ospedale Sant’Isidoro di Giarre. “Ho rispettato la legge” – specifica – “Mi sono mantenuto con borse di studio, inferiori allo stipendio, e ho dovuto pagare tasse e iscrizione di tasca mia. E durante le mie assenze sono stato sostituito da una collega”.
Non si tratta dell’unico caso di assenteismo, né certamente dl più grave. In Liguria  nel 2012, un medico del pronto soccorso di Lavagna è stato condannato ad un anno e sei mesi per essersi allontanato dal sistematicamente dal servizio. Duecentoventinove era il numero di ore falsamente dichiarate dal medico ligure che, dopo aver timbrato, usciva per andare a giocare a calcetto con i suoi amici. Le immagini scattate dai carabinieri dei Nas che hanno condotto l’indagine mostravano l’uomo in maglietta e calzoncini sul campo nelle ore di servizio. La Corte dei Conti ha inoltre condannato il sanitario a pagare la somma di 28mila euro di risarcimento danni all’ospedale per indebita percezione di compensi retributivi, disservizio e per aver procurato un danno di immagine all’Asl. A Bergamo invece, un altro medico con l’hobby dello sport è stato pizzicato dalla Guardia di Finanza mentre giocava a tennis in orario di lavoro.

giovedì 10 gennaio 2013

Catania, la mafia nel racket dei rifiuti 27 arresti, 16 funzionari pubblici indagati. - Giorgia Mosca


Catania, la mafia nel racket dei rifiuti 27 arresti, 16 funzionari pubblici indagati


Operazione della Dia del capoluogo siciliano. I reati: associazione mafiosa, traffico di armi e droga, truffa aggravata ai danni di Ente pubblico. Impegnati 250 uomini delle forze dell'ordine. La Aimeri Ambiente: ci tuteleremo, società estranea.

CATANIA - Erano le cosche a gestire il business dei rifiuti con gli appalti per la raccolta e lo smistamento in discarica in 14 centri del Catanese (Bronte, Calatabiano, Castiglione di Sicilia, Fiumefreddo, Giarre, Linguaglossa, Maletto, Maniace, Mascali, Milo, Piedimonte Etneo, Randazzo, Riposto e Sant'Alfio), come anche ad Enna, a Milano e a Torino. Milioni di euro che rimpinguavano le tasche della malavita organizzata, infiltrata all'interno dell'Aimeri Ambiente srl, azienda che opera nel ciclo di rifiuti dell'area ionica-etnea come aggiudicataria dell'appalto bandito dalla Ato Ct1 Joniambiente. 

L'organizzazione riusciva ad ottenere notevoli profitti attraverso la falsificazione dei formulari relativi alla raccolta e al conferimento in discarica dell'umido e della differenziata facendo credere che il servizio, in realtà inesistente, funzionasse alla perfezione. E inoltre attivava il ricorso alle procedure di somma urgenza, come ad esempio l'eliminazione di micro discariche o la pulizia di caditoie e margini stradali, affidandole a ditte conniventi. Altro elemento portante era la mancanza assoluta di controlli sostanziali, ma solo formali, da parte di amministrazioni pubbliche come comuni e la stessa Joniambiente.   

Ventisette i provvedimenti di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari che sono stati emessi dal Gip di Catania e molteplici i reati contestati: associazione di stampo mafioso, associazione per delinquere, traffico di rifiuti, traffico di sostanze stupefacenti, traffico di armi aggravato dal metodo mafioso e truffa aggravata ai danni di ente pubblico. Inoltre, tutti i documenti afferenti agli appalti conferiti all'Aimeri, come anche alla Sicilia Ambiente e Alkantara 2001, sono stati acquisiti. Nell'ambito della stessa inchiesta dalla quale è emerso anche un traffico di stupefacenti, sono state disposte 16 perquisizioni ancora in corso: 16 amministratori comunali e diversi funzionari sono indagati. Tra loro il sindaco di Mascali, Filippo Monforte. Il reato ipotizzato nei suoi confronti è corruzione. Lo ha confermato lo stesso amministratore che ha ricevuto un'informazione di garanzia. "Per il momento non ho alcunchè da dire", ha commentato. Nello stesso Comune indagati anche l'assessore ai Lavori pubblici, Rosario Tropea, e il dirigente responsabile del settore, Bruno Cardillo. Indagato anche l'ex assessore all'Ambiente del Comune di Giarre, Piero Mangano.

Nell'operazione sono stati impegnati 250 uomini tra poliziotti, carabinieri e finanzieri che questa mattina, insieme con il personale del reparto Volo della polizia di Reggio Calabria e delle unità cinofile, hanno portato a termine il blitz, condotto dalla Dia e coordinato dalla Dda della Procura della Repubblica di Catania. Non è ancora completamente definito il giro degli affari: le indagini continuano e potrebbero esserci risvolti a giorni. Ci potrebbero essere dei collegamenti con gli attentati incendiari di alcuni mesi fa all'interno dell'Aimeri subito dopo l'arresto di Russo, elemento di spicco del clan Cinturino. 

Ecco i nomi degli indagati. Per associazione per delinquere di tipo mafioso i nomi di spicco sono: Roberto Russo, responsabile tecnico operativo della Aimeri Ambiente, insieme con Salvatore Tancona, commerciante, e Gianluca e Carmelo Spinella. Per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti gli indagati sono Alfio e Carmelo Tancona, gravitanti anche nell'orbita dei Cappello Bonaccorso, Nico Marino Benedetto e Santo Cristaldi già ai domiciliari per spaccio, Arianna Ingegneri, Alessandro e Francesco Mangano nonché Mauro Miceli, Salvo Musumeci, Giuseppe Sciacca, Girolamo Zappala', Antonino La Spina e Sebastiano Vitale. Gli altri arrestati dovranno rispondere di detenzione di armi da fuoco, associazione per delinquere e traffico illecito di rifiuti.
La Aimeri Ambiente dichiara "la più totale estraneità rispetto alla vicenda, considerandosi con tutta evidenza parte lesa ed annunciando la propria costituzione in giudizio come parte civile". L'azienda precisa che "le persone colpite dai provvedimenti giudiziari sono dipendenti ed ex dipendenti con mansioni di secondo piano e che comunque risponderanno personalmente dei reati per i quali sono accusati, alcuni reati addirittura completamente estranei all'attività svolta dalla società". "Infine - si legge in una nota - si evidenzia che l'equivoco sul presunto coinvolgimento dell'azienda, diffuso erroneamente da alcune fonti di informazione, comporta già da ora un danno gravissimo per Aimeri ambiente che si riserva di agire per la piena tutela dei propri diritti e della propria immagine". La società si dice "pronta a garantire, come sempre, la massima disponibilità a collaborare con le Autorità competenti per fare luce sulle gravi vicende di cui ancora, tuttavia, non conosce nel dettagli i particolari".