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giovedì 10 gennaio 2013

Catania, la mafia nel racket dei rifiuti 27 arresti, 16 funzionari pubblici indagati. - Giorgia Mosca


Catania, la mafia nel racket dei rifiuti 27 arresti, 16 funzionari pubblici indagati


Operazione della Dia del capoluogo siciliano. I reati: associazione mafiosa, traffico di armi e droga, truffa aggravata ai danni di Ente pubblico. Impegnati 250 uomini delle forze dell'ordine. La Aimeri Ambiente: ci tuteleremo, società estranea.

CATANIA - Erano le cosche a gestire il business dei rifiuti con gli appalti per la raccolta e lo smistamento in discarica in 14 centri del Catanese (Bronte, Calatabiano, Castiglione di Sicilia, Fiumefreddo, Giarre, Linguaglossa, Maletto, Maniace, Mascali, Milo, Piedimonte Etneo, Randazzo, Riposto e Sant'Alfio), come anche ad Enna, a Milano e a Torino. Milioni di euro che rimpinguavano le tasche della malavita organizzata, infiltrata all'interno dell'Aimeri Ambiente srl, azienda che opera nel ciclo di rifiuti dell'area ionica-etnea come aggiudicataria dell'appalto bandito dalla Ato Ct1 Joniambiente. 

L'organizzazione riusciva ad ottenere notevoli profitti attraverso la falsificazione dei formulari relativi alla raccolta e al conferimento in discarica dell'umido e della differenziata facendo credere che il servizio, in realtà inesistente, funzionasse alla perfezione. E inoltre attivava il ricorso alle procedure di somma urgenza, come ad esempio l'eliminazione di micro discariche o la pulizia di caditoie e margini stradali, affidandole a ditte conniventi. Altro elemento portante era la mancanza assoluta di controlli sostanziali, ma solo formali, da parte di amministrazioni pubbliche come comuni e la stessa Joniambiente.   

Ventisette i provvedimenti di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari che sono stati emessi dal Gip di Catania e molteplici i reati contestati: associazione di stampo mafioso, associazione per delinquere, traffico di rifiuti, traffico di sostanze stupefacenti, traffico di armi aggravato dal metodo mafioso e truffa aggravata ai danni di ente pubblico. Inoltre, tutti i documenti afferenti agli appalti conferiti all'Aimeri, come anche alla Sicilia Ambiente e Alkantara 2001, sono stati acquisiti. Nell'ambito della stessa inchiesta dalla quale è emerso anche un traffico di stupefacenti, sono state disposte 16 perquisizioni ancora in corso: 16 amministratori comunali e diversi funzionari sono indagati. Tra loro il sindaco di Mascali, Filippo Monforte. Il reato ipotizzato nei suoi confronti è corruzione. Lo ha confermato lo stesso amministratore che ha ricevuto un'informazione di garanzia. "Per il momento non ho alcunchè da dire", ha commentato. Nello stesso Comune indagati anche l'assessore ai Lavori pubblici, Rosario Tropea, e il dirigente responsabile del settore, Bruno Cardillo. Indagato anche l'ex assessore all'Ambiente del Comune di Giarre, Piero Mangano.

Nell'operazione sono stati impegnati 250 uomini tra poliziotti, carabinieri e finanzieri che questa mattina, insieme con il personale del reparto Volo della polizia di Reggio Calabria e delle unità cinofile, hanno portato a termine il blitz, condotto dalla Dia e coordinato dalla Dda della Procura della Repubblica di Catania. Non è ancora completamente definito il giro degli affari: le indagini continuano e potrebbero esserci risvolti a giorni. Ci potrebbero essere dei collegamenti con gli attentati incendiari di alcuni mesi fa all'interno dell'Aimeri subito dopo l'arresto di Russo, elemento di spicco del clan Cinturino. 

Ecco i nomi degli indagati. Per associazione per delinquere di tipo mafioso i nomi di spicco sono: Roberto Russo, responsabile tecnico operativo della Aimeri Ambiente, insieme con Salvatore Tancona, commerciante, e Gianluca e Carmelo Spinella. Per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti gli indagati sono Alfio e Carmelo Tancona, gravitanti anche nell'orbita dei Cappello Bonaccorso, Nico Marino Benedetto e Santo Cristaldi già ai domiciliari per spaccio, Arianna Ingegneri, Alessandro e Francesco Mangano nonché Mauro Miceli, Salvo Musumeci, Giuseppe Sciacca, Girolamo Zappala', Antonino La Spina e Sebastiano Vitale. Gli altri arrestati dovranno rispondere di detenzione di armi da fuoco, associazione per delinquere e traffico illecito di rifiuti.
La Aimeri Ambiente dichiara "la più totale estraneità rispetto alla vicenda, considerandosi con tutta evidenza parte lesa ed annunciando la propria costituzione in giudizio come parte civile". L'azienda precisa che "le persone colpite dai provvedimenti giudiziari sono dipendenti ed ex dipendenti con mansioni di secondo piano e che comunque risponderanno personalmente dei reati per i quali sono accusati, alcuni reati addirittura completamente estranei all'attività svolta dalla società". "Infine - si legge in una nota - si evidenzia che l'equivoco sul presunto coinvolgimento dell'azienda, diffuso erroneamente da alcune fonti di informazione, comporta già da ora un danno gravissimo per Aimeri ambiente che si riserva di agire per la piena tutela dei propri diritti e della propria immagine". La società si dice "pronta a garantire, come sempre, la massima disponibilità a collaborare con le Autorità competenti per fare luce sulle gravi vicende di cui ancora, tuttavia, non conosce nel dettagli i particolari".