venerdì 29 marzo 2019

Palermo, corruzione elettorale. Gli ex deputati regionali Nino Dina e Franco Mineo condannati a 8 mesi.

Palermo, corruzione elettorale. Gli ex deputati regionali Nino Dina e Franco Mineo condannati a 8 mesi

5 euro per un voto, ma anche pacchi di pasta del “Banco opere di carità”. In tutto inflitte 16 condanne.

Palermo, 26 marzo 2018 – 8 mesi per l’ex deputato regionale dell’UDC Nino Dina, uguale condanna per Franco Mineo, ex parlamentare di Grande Sud.
La sentenza, emessa dalla quinta sezione del Tribunale di Palermo, riguarda anche altri 20 imputati coinvolti nell’inchiesta denominata “Agorà”, condotta dalla Guardia di Finanza, nata nel 2015 quando la Procura di Palermo ipotizzò i reati di corruzione elettorale aggravata, malversazione, millantato credito e peculato.
Un’inchiesta, coordinata dal Pubblico Ministero Amelia Luise, che aveva inizialmente coinvolto 28 persone, tra queste anche l’ex deputato regionale Roberto Clemente, precedentemente condannato con rito abbreviato.
10 anni e 10 mesi sono stati invece inflitti a Giuseppe Bevilacqua. Sembrerebbe essere lui la figura centrale dell’inchiesta che in seguito avrebbe coinvolto altre persone. Bevilacqua avrebbe ottenuto pacchetti di voti in cambio di denaro, cinque euro al voto. Avrebbe anche ringraziato gli elettori utilizzando i generi alimentari del “Banco opere di carità”, all’insaputa però dei volontari.
Siamo nel corso della campagna elettorale per le comunali 2012. Bevilacqua si era candidato al consiglio comunale di Palermo, ma non riuscì ad essere eletto. Ma secondo inquirenti, avrebbe utilizzato questi pacchetti di voti in occasione delle regionali 2012, mettendoli a disposizione di Dina, Mineo e Clemente. Dai candidati avrebbe ottenuto in cambio finanziamenti per associazioni e incarichi per propri familiari.
Dei 22 imputati sono stati condannati in 16:
Teresa Bevialcqua condannata a 4 anni e 6 mesi, Anna Brigida Ragusa a 4 anni e 5 mesi, Pietra Romano a 4 anni e un mese, Giusto Chiaracarne a 4 anni. 2 anni e 6 mesi inflitti a Domenico Noto, a Giuseppa Genna e Salvatore Ragusa, un anno e 4 mesi Natale Gambino, un anno a Giuseppe Antonio Enea, 8 mesi a Carmelo Carramusa, Salvatore Cavallaro, Onofrio Donzelli e Vincenzo Di Trapani. Assolti Pietro Cosenza, Enzo Fantauzzo, Salvatore Machì, Fernando Vitale, Salvatore Zagone e Agostino Melodia.

https://www.filodirettomonreale.it/2019/03/26/palermo-corruzione-elettorale-gli-ex-deputati-regionali-nino-dina-e-franco-mineo-condannati-a-8-mesi/#vBfzJAUfPFvqDiFb.99

Quasi 2 milioni di persone hanno dovuto restituire il bonus Renzi da 80 euro. - Andrea Carli



Circa 1,8 milioni di soggetti hanno dovuto restituire integralmente o parzialmente il bonus ricevuto per un importo di circa 494 milioni di euro (di cui il 56%, pari a 992.000 soggetti, ha dichiarato una restituzione integrale per un ammontare di 385 milioni di euro), di questi soggetti 1,2 milioni hanno però ottenuto anche la restituzione di ritenute Irpef indebitamente versate, pari a 770 milioni di euro.

È quanto emerge dalle statistiche fiscali pubblicate nel primo pomeriggio sul sito del Dipartimento delle Finanze sulle dichiarazioni Irpef, relative alla totalità delle persone fisiche per l’anno d’imposta 2017.

I soggetti ai quali è stato erogato direttamente dal sostituto il bonus sono 12,2 milioni (+2,0% rispetto al 2016) per un ammontare di oltre 9,2 miliardi di euro. La rilevazione del Mef mette in evidenza invece circa 1,9 milioni soggetti (pari al 16,1% del totale soggetti con diritto al bonus) che hanno fatto valere il bonus in dichiarazione in forma parziale o totale per un importo di 825 milioni di euro (di cui il 38%, pari a oltre 772.000 soggetti, ha dichiarato di fruirne integralmente in dichiarazione per un importo di 564 milioni di euro).

10,5 milioni contribuenti con imposta “zero”.

L’imposta netta totale dichiarata è pari a 157,5 miliardi, in aumento dello 0,9% rispetto all’anno precedente. Al netto degli effetti del bonus 80 euro, l’imposta netta Irpef è pari in media a 5.140 euro e viene dichiarata da circa 30,7 milioni di persone, il 75% dei contribuenti. Oltre 10,5 milioni di soggetti hanno un’imposta netta pari a zero. In prevalenza, spiega il ministero dell’Economia e delle Finanze, si tratta di contribuenti con livelli reddituali compresi nelle soglie di esenzione. Considerando i soggetti la cui imposta netta è interamente compensata dal bonus 80 euro, i soggetti che di fatto non versano l’Irpef salgono a circa 12,9 milioni.

Dai 94 paperoni arrivati 8 milioni di euro.

Primo bilancio anche per la tassa piatta sui cosiddetti paperoni che si trasferiscono in Italia. Nel complesso sono 94 i contribuenti esteri interessati: di questi 75 soggetti come contribuenti principali e 19 soggetti come familiari a cui è stato esteso il regime agevolativo da parte del contribuente principale. Nel primo caso l’imposta dovuta sui redditi esteri è pari a 100mila euro mentre nel secondo caso è di 25mila euro. Complessivamente le imposte pagate ammontano a 8 milioni di euro.

In calo il reddito complessivo totale dichiarato.

Il reddito complessivo dichiarato ammonta a circa 838 miliardi di euro (-5 miliardi rispetto all’anno precedente, -0,6%) per un valore medio di 20.670 euro, in flessione dell’1,3% rispetto al reddito complessivo medio dichiarato l’anno precedente. Il calo del reddito complessivo totale e medio è dovuto in parte agli effetti transitori dell’introduzione del regime per cassa per le imprese in contabilità semplificata e in parte al calo del reddito da lavoro dipendente.

La Calabria ha il reddito medio più contenuto.

La regione con reddito medio complessivo più elevato è la Lombardia (24.720 euro), seguita dalla Provincia autonoma di Bolzano (23.850 euro), mentre la Calabria presenta il reddito medio più basso (14.120 euro). Anche nel 2017, quindi, è considerevole la distanza tra il reddito medio delle regioni centro-settentrionali e quello delle regioni meridionali.

5% contribuenti sopra 50 mila euro paga 39% Irpef totale.

Analizzando i contribuenti per fasce di reddito complessivo in base alle dichiarazione dei reddito per l’anno d’imposta 2017 si osserva che solo il 5,3% dei contribuenti dichiara più di 50 mila euro, versando il 39,2% dell’Irpef totale. Il 45% dei contribuenti, che dichiara solo il 4% dell’Irpef totale, si colloca nella classe fino a 15 mila euro; in quella tra i 15 mila e i 50 mila euro si posiziona circa il 50% dei contribuenti, che dichiara il 57% dell’Irpef totale.

In crescita il totale dei contribuenti.

Nel complesso, circa 41,2 milioni di contribuenti hanno assolto l’obbligo dichiarativo, direttamente attraverso la presentazione dei modelli di dichiarazione “Redditi Persone Fisiche” e “730”, o indirettamente attraverso la dichiarazione dei sostituti d’imposta (Certificazione Unica – CU). Il numero totale dei contribuenti è aumentato di circa 340.000 soggetti (+0,83%) rispetto all’anno precedente.

https://infosannio.wordpress.com/2019/03/29/quasi-2-milioni-di-persone-hanno-dovuto-restituire-il-bonus-renzi-da-80-euro/?fbclid=IwAR3n4VklDsaVtSAGbOJY4mH50C2PjVx34FlLwaNbvam6MX38bghRTgdneWA

giovedì 28 marzo 2019

Ecco gli autori degli incendi che nel luglio 2017 distruggevano Piano Geli e zone limitrofe. Due anni dopo la giustizia fa il suo corso. - Piergiorgio Immesi

Ecco gli autori degli incendi che nel luglio 2017 distruggevano Piano Geli e zone limitrofe. Due anni dopo la giustizia fa il suo corso

Gli incendi che interessarono il territorio di Monreale quell’estate ebbero effetti devastanti: ettari ed ettari di macchia mediterranea furono dati alle fiamme e ridotti in cenere.


Monreale, 26 marzo 2019 – Sono stati individuati ed arrestati oggi i responsabili degli incendi appiccati nel luglio 2017 nel territorio di Monreale: si tratta di Pietro e Angelo Cannarozzo, colpevoli anche di aver rubato parti di guard rail, rame e una telecamera installata dalla polizia.
Gli incendi che interessarono il territorio di Monreale quell’estate ebbero effetti devastanti: ettari ed ettari di macchia mediterranea furono dati alle fiamme e ridotti in cenere. Alcune villette furono evacuate, il rischio per i residenti era alto e il fuoco si estendeva velocemente.
Il primo incendio fu appiccato il 18 giugno, nei pressi di via Torrente d’Inverno, e distrusse quasi 5.000 metri quadri di vegetazione, oltre a rappresentare un grave pericolo per l’incolumità dei residenti. Poi nel mese di luglio arrivarono gli altri fuochi, uno di questi interessò l’area di Piano Geli, a Monreale, e furono necessari interventi lunghi e costosi per domare le fiamme.
Fu necessario l’intervento di due squadre, supportate da due moduli boschivi antincendio, e le fiamme lambivano le abitazioni. Quasi due anni dopo la giustizia ha fatto il suo corso e sono stati individuati i responsabili degli eventi catastrofici di quell’estate.

https://www.filodirettomonreale.it/2019/03/26/luglio-2017-le-fiamme-distruggevano-piano-geli-e-zone-limitrofe-due-anni-dopo-la-giustizia-fa-il-suo-corso/#xLqWvKprtubTO0BF.99


Leggi anche: 
https://www.blogsicilia.it/palermo/che-mi-interessa-se-bruciano-le-persone-intercettazioni-choc-dei-piromani-di-san-martino-video/476873/?fbclid=IwAR27xEJ8q27KTkT1p4uubW639Asduq6MAGZYggI4CmdqBSUueSvs4oN4v5o

mercoledì 27 marzo 2019

Tiziano Renzi, “aperto un fascicolo per traffico di influenze”. A Roma pm hanno chiesto archiviazione per vicenda Consip.

Tiziano Renzi, “aperto un fascicolo per traffico di influenze”. A Roma pm hanno chiesto archiviazione per vicenda Consip

È quanto scrive Panorama. Secondo il magazine l'ipotesi di reato è il traffico di influenze: tutto ruota intorno a un personaggio già noto nelle vicende del padre dell'ex premier: Luigi Dagostino, ex socio dei genitori di Renzi, arrestato lo scorso giugno per fatture false e coimputato con loro in un processo per false fatture.

Un nuovo fascicolo d’inchiesta, aperto a Firenze, sugli affari di Tiziano Renzi. È quanto scrive Panorama nel numero in edicola. Secondo il magazine l’ipotesi di reato è il traffico di influenze: tutto ruota intorno a un personaggio già noto nelle vicende del padre dell’ex premier: Luigi Dagostinoex socio dei genitori di Renzi, arrestato lo scorso giugno per fatture false e coimputato con loro in un processo, iniziato il 4 marzo scorso, per due fatture considerate false, pagate alla madre e al padre dell’ex segretario dei Democratici. Nella fattispecie si tratta di due pagamenti, per un totale di 195mila euro, che l’imprenditore di origini pugliesi ha versato nelle casse della Eventi 6, la società in cui i Renzi hanno ormai lasciato le cariche societarie, per la realizzazione di una struttura ricettiva all’interno del The Mall di Leccio Reggello.
Il nuovo fascicolo, secondo Panorama, punterebbe al movente di quei versamenti: ovvero un’attività di lobbying di cui lo stesso Dagostino aveva parlato con La Verità: “Perché faceva parte del suo lavoro, quello della lobby. Era un’epoca, quella, dove incontravi un tale per strada e voleva stare con Renzi… Come l’arbitro che dà il rigore alla Juventus per condizionamento psicologico“. La prima fattura di circa 20mila euro, ricostruisce Panorama, viene inviata a Rignano sull’Arno il 17 giugno 2015. La data coincide il tuor che l’imprenditore pugliese fa fare a tre persone: il magistrato Antonio Savasta, l’avvocato Ruggiero Sfrecola e il tributarista Roberto Franzé. Il primo arrestato nell’ambito di un’inchiesta per corruzione in atti giudiziari perché stando alle indagini evitò di indagare su Dagostino in cambio di un appuntamento con l’allora Sottosegretario del consiglio Luca Lotti: il pm aveva procedimenti disciplinari  e penali a suo carico e voleva trasferirsi a Roma. Mentre stando a quanto rivela Panorama Franzé ha raccontato agli inquirenti fiorentini che nei primi mesi del 2015 l’imprenditore gli riferì che che si rinnovavano per scadenza naturale i consigli d’amministrazione di alcune società partecipate dallo Stato. Il traffico di influenze è già stato contestato nell’inchiesta Consip a Tiziano Renzi, ma per i pm di Roma, nonostante l’inattendibilità dell’indagato, non ci sono le prove di aver cercato denaro promettendo favori con la pubblica amministrazione. E oggi il Fatto Quotidiano pubblica in esclusiva le chat tra Renzi senior e l’imprenditore Carlo Russo, per cui però la procura di Roma aveva derubricato il reato in millantato credito.

martedì 26 marzo 2019

Appiccava il fuoco ai boschi di Monreale, ma di giorno era un forestale: arrestato.

Appiccava il fuoco ai boschi di Monreale, ma di giorno era un forestale: arrestato

Le indagini dei Carabinieri di Monreale sono nate a seguito di una serie di gravissimi incendi, di matrice dolosa, avvenuti tra il mese di giugno e i primi giorni di agosto del 2017.

Le indagini dei Carabinieri di Monreale sono nate a seguito di una serie di gravissimi incendi, di matrice dolosa, avvenuti tra il mese di giugno e i primi giorni di agosto del 2017
Su delega della Procura della Repubblica di Palermo, i Carabinieri di Monreale, in esecuzione di un’ordinanza del Gip del Tribunale di Palermo, hanno arrestato due persone, padre e figlio, poiché ritenute responsabili a vario titolo dei reati di furto pluri aggravato in continuazione e in concorso, peculato e incendio boschivo. Si tratta di Pietro Cannarozzo, 62 anni, palermitano, operaio del Servizio Antincendio dell’Azienda Foreste e Territorio della Regione Siciliana e Angelo Cannarozzo, 26 anni, palermitano.
Le indagini dei Carabinieri di Monreale sotto la direzione e il coordinamento della Procura della Repubblica di Palermo, sono nate a seguito di una serie di gravissimi episodi incendiari, di matrice dolosa, che hanno interessato la zona boschiva dell’agro di Monreale tra il mese di giugno e i primi giorni di agosto del 2017. Le risultanze hanno consentito di individuare Angelo Cannarozzo quale responsabile degli incendi del 18 giugno del 2017, appiccato a Palermo nel vallone alle spalle della via Torrente d’Inverno che distruggeva circa 5.000 metri quadrati di vegetazione, del 13, 17, e 25 luglio 2017, che si sono sviluppati a Piano Geli a Monreale, che hanno interessato diversi ettari di macchia mediterranea, richiedendo mirati e prolungati interventi per lo spegnimento delle fiamme.
In particolare, l’incendio del 25 luglio è arrivato a minacciare le abitazioni presenti nell’area danneggiando alcuni cavi elettrici con conseguente interruzione dell’erogazione di energia elettrica nella borgata. Inoltre, è emerso anche che gli indagati hanno commesso una serie di furti, finalizzati all’accaparramento di materiale ferroso che poi veniva rivenduto, talvolta sottratto alle locali infrastrutture stradali senza alcuna remora per eventuali rischi per gli utenti delle strade. E’ altresì emerso come Angelo Cannarozzo si sia impossessato anche di una telecamera con relativi fili di rame, installata dalla Polizia Giudiziaria per finalità investigative concernenti proprio gli incendi che avevano colpito l’agro monrealese.
Infine, Pietro Cannarozzo è stato trovato in possesso di diversi attrezzi agricoli (motoseghe e decespugliatori privati di matricole ed etichette identificative) di proprietà dell’Azienda Foreste e Territorio della Regione Siciliana, da lui sottratti approfittando del proprio incarico come operaio del Servizio Antincendio del predetto ente.

lunedì 25 marzo 2019

Mimmo Lucano, chiesto il processo anche per associazione a delinquere già esclusa dal gip di Locri

Mimmo Lucano, chiesto il processo anche per associazione a delinquere già esclusa dal gip di Locri

La richiesta riguarda altri 29 indagati nell’operazione Xenia. L’udienza preliminare davanti al gup di Locri Amelia Monteleone è fissata per il primo di aprile.

La Procura di Locri – dopo la chiusura indagini – ha chiesto il rinvio a giudizio per Domenico Lucano, sindaco sospeso di Riace. Assieme a Lucano la richiesta riguarda altri 29 indagati nell’operazione Xenia. L’udienza preliminare davanti al gup di Locri Amelia Monteleone è fissata per il primo di aprile. La Procura di Locri contesta a Lucano e agli altri indagati, sulla base delle indagini condotte dalla Guardia di finanza, il reato di associazione per delinquere per avere, tra l’altro, orientato “l’esercizio della funzione pubblica degli uffici del Ministero dell’Interno e della Prefettura di Reggio Calabria, preposti alla gestione dell’accoglienza dei rifugiati nell’ambito dei progetti Sprar, Cas e Msna e per l’affidamento dei progetti da esplicare nell’ambito del Comune di Riace”. In tal senso, il Ministero e la Prefettura reggina potrebbero costituirsi parte civile. A Lucano viene contestato anche il reato di abuso d’ufficio per avere procurato ad alcune associazioni “un ingiusto vantaggio patrimoniale, pari a 2.300.615 euro”.

Il reato associativo e quello di abuso d’ufficio non avevano superato il vaglio del gip, che all’epoca aveva disposto gli arresti domiciliari per Lucano solo per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta rifiuti. Intanto è stata annullata la misura cautelare dell’obbligo di firma a Tesfahun Lemlem, la compagna di Mimmo Lucano, coinvolta nell’inchiesta su Riace. La sesta sezione penale della Cassazione ha accolto il ricorso della difesa, gli avvocati Lorenzo Trucco e Andrea Daqua, e dichiarato cessata l’efficacia della misura. Alla donna, di origine etiope, vengono contestati gli stessi reati del sindaco sospeso di Riace, tra cui il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, in particolare per aver cercato di far venire in Italia il fratello combinando un falso matrimonio. Inizialmente le era stato imposto il divieto di dimora, trasformato nell’ottobre scorso dal tribunale del riesame in obbligo di firma.